Octavian

Mancavano trenta minuti all'alba,aveva poco tempo,decisamente poco tempo.

Una dolce melodia accompagna la brezza di quella che sarà una mattina uggiosa,ma solare.                                    All'improvviso  un'ombra misteriosa appare dal nulla e inizia un breve cammino,verso le prime luci.

Ottaviano era appena entrato nel mondo dei vivi,come ogni giorno,per osservare ciò che in passato aveva davanti agli occhi,ma non vedeva,ciò che in passato lo avrebbe dalla solitudine: l'amore.
Una bella pena eterna,quella che gli avevano inflitto,visto che nella sua vita non aveva mai amato,il suo castigo eterno sarebbe stato quello di osservare l'amore della sua "vita" ma non poterci mai interagire.


I passi si fanno più veloci,per una misteriosa fretta,dovuta ad una ragione tutt'altro misteriosa.
La musica accompagna l'ombra verso la fine del boschetto,lì vi sono immensi campi coltivati


Ottaviano raggiunse i maestosi campi di fragole,con un passo del tutto accelerato,mancava poco.
Come ogni mattina,prima di entrare,diede una breve occhiata all'insegna di quel posto,Camp Half - Blood.
Che nome idiota - pensò - troppo priso di fantasia e bellicosità,ma di certo i greci non avevano niente a che fare con i romani. 
 
Un debole raggio di sole nasce sull'orizzonte,segno che le prime luci stanno per risplendere nell'oblio di quel maestoso cielo,che in realtà,di oscuro non ha nulla.

Appena entrò,sembro disperdersi nelle varie cabine,come se non fosse mai entrato,ammetteva di essere disorientato,forse l'emozione,ogni sacra volta il desiderio di vedere Rachel,ardeva sempre più nel suo cuore.
Raggiunse la grotta di corsa,e la trovò lì in piedi,a dipingere un magnifico quadro astratto,più bella che mai.
I suoi riccioli erano stati domati da una crocchia fatta alla meglio,aveva una matita nell'orecchio sinistro e i vestiti macchiati di pittura,Ottaviano capì che lui da vivo era veramente ceco,ma non letteralmente,lui era ceco sentimentalmente,non coglieva la meraviglia che lo circondava,si limitava a vivere e basta.
Ora che amava,non poteva esprimerlo,era morto e
 purtroppo,la morte ha fatto rivivere la parte migliore di sè,quella che tecnicamente non era mai morta,perchè non era mai stata utilizzata.
Eppure l'amava così tanto,quegli occhi lo facevano perdere nel vuoto,lo disorientavano dal mondo stesso.
E poi,quei capelli sempre in completo disordine,almeno una volta nella vita avrebbe voluto toccarli,accarezzarli,sentirne il suo profumo,la sua essenza,voleva percepire tutto di lei,ma sopratutto avrebbe voluto baciarla.
Avrebbe voluto sfiorare quelle labbra,dirle un "ti amo" o se avesse avuto più tempo un "vuoi sposarmi?"ma purtroppo era questo il problemail suo tempo era terminato,la sua vita conclusa e la sua anima buttata all'aria per l'eternità.




Un grillo inizia a cantare crenado un suono veloce e acuto,il tepore del sole inizia a farsi percepire,la nostra ombra si allontana.



E così,Ottaviano la lasciò lì e le sussurrò quel "ti amo" che lei non avrebbe mai sentito.
Uscì velocemente dal Campo,si diresse verso la foresta e appena il sole sorse,lui era già svanito,alle prime luci dell'alba.


La musica conduce un cammino verso qualcosa di oscuro ma sereno,forse un'agonia che sarà eterna.








-Scritta sulle notte di "notturno in mi bemolle maggiore" di Fryderyk Chopin




Angolo autrice:

Ehy,salve :D

Questa è la prima one - shot che scrivo,spero vi sia piaciuta :3

Vorrei sapere il vostro parere,quindi vi chiederei di recensire porfavor ;3

-Daphe Haddock