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Autore: cartacciabianca    19/05/2009    1 recensioni
Fan Fiction dedicata all'unico gioco di sparatoria che mi sia mai piaciuto davvero! Ambientata nella missione in Afghanistan all'inizio del gioco. <<-L’hai sentito anche tu?- domandò in un sussurro il giovane. Tyson spostò la canna dell’arma qua e là, guardandosi attorno circospetto e coi muscoli tesi. –Sì- disse suo malgrado. –‘Sta indietro- aggiunse, ed Elliot corse subito dietro di lui. -Da quando temiamo i nostri nemici?- sbottò Salem. -Da quando i nostri nemici sono corazzati e paiono parecchio incazzati- digrignò l’altro stringendo la presa attorno al grilletto.>>
Genere: Demenziale, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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ARMY of TWO

SALVATION


Elliot tentò di stappare la boccetta con le dita, ma le mani sudate e i guanti frantumati non aiutavano. –Merda!- digrignò tentando con le unghie. –Ma un po’ più complicate, ‘ste aperture no?!?!- gemé.
-Cristo, Elliot…- ansimò l’altro. –Pure mia nonna ci riuscirebbe…- rise.
-E allora fattela da solo la pic-pic, ingrato…- brontolò allegro.
Rios, seduto a terra e con le gambe stese, alzò una mano e tremante si sfilò la maschera così da traspirare al meglio. Il volto sudato, la fronte contratta dal dolore che provava. Sulla guancia destra si diramava la cicatrice: uno sfregio, un dolore, una leggenda. Le parti della sua armatura erano rovinate e bucherellate di proiettili, alcuni dei quali erano penetrati nella carne dell’avambraccio. –Spicciati, ragazzo- chiamò col respiro irregolare. –Dobbiamo arrivare in fondo al tunnel e trovare quell’ultimo missile, perciò…- fece una breve pausa, osservando l’amico. –Muoviti-.
-Senti, eh! Ce la sto mettendo tutta!- sibilò Elliot graffiando il contenitore di liquido trasparente nel tentativo di aprirlo. –E ringrazia il cielo che sono riuscito a fare piazza pulita senza di te che avresti dovuto pararmi il culo!- alzò gli occhi al cielo, continuando a grattare il tappino della boccetta. –E invece no! Dovevi farti i cazzi tuoi e andartene avanti da solo! Te l’avevo detto di starmi accollato, ma ti pare??? Il grande Rios mica ascolta la matricola di turno! Noooo!!! Il grande Rios se ne fotte un cazzo della matricola, preferisce fare l’eroe!!! Sei così stronzo, delle volte…- si bloccò osservando l’espressione seria e rabbiosa del compagno a terra.
Elliot si sollevò la maschera dipinta e inarcò un sopracciglio. –Che c’è???- domandò interdetto.
-Hai finito di approfittarne solo perché non posso riempirti di calci nel culo?- parve piuttosto calmo.
Detto ciò, nella caverna risuonarono i tuoni di armi che di certo non appartenevano a loro.
Erano dodici, e comparvero dal fondo del tunnel cominciando a sparare all’impazzata, gridando in afgano quello che parve un groviglio di ordini e imprecazioni.
Elliot si alzò in piedi con la boccetta ancora in mano, lanciando un’occhiata stupita verso l’origine degli spari.
-Ma allora sei scemo forte, ‘sta giù!- Rios lo spinse in avanti e il ragazzo rotolò al suolo, andando a nascondersi dietro una pietra abbastanza spessa e resistente. Nel frattempo Tyson afferrò la sua arma  da terra e rifornì il caricatore, seppur con estrema difficoltà nei gesti.
-Merda!- sbraitò Elliot guardandosi attorno con la schiena contro la roccia. –Perché mi hai spinto?! Ho perso la boccetta! Dov’è?!- chiese terrorizzato.
-Come cazzo faccio a saperlo, idiota!- ruggì Rios. Questi si trascinò verso la pietra dietro la quale era al riparo il suo compagno e afferrò una granata dalla cinta.
-Pazzo!- intervenne Elliot tentando di fermalo, ma Tyson stappò la bomba coi denti e la lanciò alla cieca oltre la loro posizione.
In primis, fu il silenzio più nero. Afgani e mercenari tacquero alcuni istanti, poi qualcuno gridò: -GRANATA!- e subito dopo l’esplosione, il cui boato si diffuse a parabola per tutta la caverna.
- Era l’ultim! Trova quell’adrenalina, cazzo!!!- Rios sparò una trentina di colpi e, tra macerie del soffitto che crollava e nel frastuono più assordante, annientò la metà dei nemici.
-Mettiti il casco!- ridacchiò il più giovane cominciando la ricerca.
-Elliot!!!- lo riprese agonizzante tornando steso al suo fianco.
Gli spari erano ovunque.
Erano una dozzina, nascosti dietro i vecchi carichi rovesciati della miniera abbandonata. Le esplosioni delle granate erano anticipate dagli urli straziati di chi tentava la fuga, ma parte dell’uscita alle loro spalle era ostruita da delle grosse e pesanti macerie.
-Salem, cazzo! O ti dai una mossa o fai piazza pulita!- gridò. –A te la scelta!-.
-Incapace…- borbottò abbassandosi la maschera e alzandosi in piedi. –Benvenuti all’inferno!- gioì impugnando al meglio la mitragliatrice e annientando furioso il primo che gli capitò a tiro.
Ce ne furono altri che uscirono allo scoperto. Infami dementi, pensò Elliot piantando loro nel petto dieci colpi ciascuno.
Gli bastarono una trentina di secondi, e la galleria della miniera precipitò di nuovo nel silenzio.
-Ma che diamine …- Rios infilò una mano sotto le sue natiche e afferrò lo strano oggetto di vetro che, non appena lo mostrò ad Elliot, questi riconobbe come la boccetta contenente il liquido tanto cercato.
-Idiota- ridacchiò Salem chinandosi al suo fianco e strappandoglielo allegro. –Sei un idiota, Tyson- continuò a ridere. –Ti ci sei seduto sopra, ma bravo! E volevo vedere se lo rompevi-.
Afferrò la siringa dalla tasca della cinta del compagno e vi succhiò dentro il liquido trasparente. Dopodiché infilzò il braccio del compagno con forza e iniettò il tutto senza ulteriori ripensamenti.
A cose fatte, Elliot aiutò l’amico ad alzarsi prendendolo per di più dal braccio ferito. Una volta in piedi, Elliot si calò sul volto la maschera e fece per avviarsi, incurante della furia repressa sul viso dell’altro soldato scelto.
Ascoltò il suono di due, tre passi alle sue spalle, ed un istante dopo Rios lo colpì con violenza alla testa con la parte posteriore della sua arma.
Il ragazzo cadde in avanti inciampando per la sorpresa, e Rios lo sorpassò anticipandolo sulla strada ridendo di gusto.
Elliot sbuffò seccato e si sollevò appoggiandosi alla canna del fucile. –Ridi ridi…- si beffò barcollante, massaggiandosi il punto leso poco in alto rispetto alla nuca. –Ti ci vedo tra pochi secondi steso a terra agonizzante! Ah!!- sbraitò. –Quella era l’ultima- brontolò incamminandosi.
Rios, già avanti di qualche metro, non si volse neppure, ma la sua risata grave risuonò nella caverna e oltre.
All’improvviso Elliot si voltò, colto ad una strana sensazione.
Rios camminava proprio davanti a lui, a pochi passi di distanza, ma c’era qualcosa che lo turbava profondamente. Ogni suono, ogni suo respiro…
-Ehi, T- chiamò.
-Hmm?- fece lui distratto, disinteressato, altamente disinteressato.
Il ragazzo si sistemò meglio l’arma tra le braccia. –Perché ho un brutto presentimento?- domandò, ed erano poco distanti dallo sbocco della caverna che già s’intravedeva un tenue bagliore più in basso, oltre un precipizio di qualche metro al massimo.
-Non sarebbe la prima volta- sospirò scocciato.
-Sul serio!- intraprese una corsa lenta e gli si affiancò. –Questa volta non scherzo-.
Rios levò gli occhi al cielo. –Ed io- si puntò l’indice al petto. –Ed io dovrei fidarmi del sesto senso di un ragazzino?- chiese.
Salem lo guardò storto. –Ovviamente nessuna fiducia in chi ti ha salvato le chiappe appena 30 secondi fa!-.
Un ciottolo colpì la parete della caverna, un’ombra si mosse nel buio.
Rios si volse di colpo, impugnando la mitragliatrice e puntandola alle spalle del ragazzo che, colto alla sprovvista, sobbalzò facendo altrettanto.
-L’hai sentito anche tu?- domandò in un sussurro il giovane.
Tyson spostò la canna dell’arma qua e là, guardandosi attorno circospetto e coi muscoli tesi. –Sì- disse suo malgrado. –‘Sta indietro- aggiunse, ed Elliot corse subito dietro di lui.
-Da quando temiamo i nostri nemici?- sbottò Salem.
-Da quando i nostri nemici sono corazzati e paiono parecchio incazzati- digrignò l’altro stringendo la presa attorno al grilletto.
-Ah, ecco…- mormorò lui leggermente scosso.
-Tu fa’ bene la parte da matricola, mi raccomando! Dattela a gambe non appena puoi- ridacchiò l’esperto.
Salem si adombrò. –Pensa alla missione-.
Gli spari li sorpresero d’un tratto, invaghendo l’aria viziata e immobile dei loro mille scoppiettii metallici.
I due soldati scelti si ripararono dietro ad un carrello rovesciato di pietre e si presero del tempo per analizzare la situazione.
Dopo alcuni istanti di silenzio, gli spari ripresero.
-E’ da solo- constatò Rios serio in volto, caricando con un colpo secco la sua arma. –Ci pensi tu?-.
-Ah!- sogghignò. –Da solo contro di noi? Ma scherzi, quale folle, veramente…- non terminò la frase che ai loro piedi rotolò un affare tondo, verde, che pareva solo un sasso ma lampeggiava di una lucetta rossa che andava ad aumentare il ritmo col passare dei millesimi di secondo.
Rios spalancò gli occhi. –Cazzo!- si slanciò in avanti afferrando il compagno per la spalla dell’armatura, e la spinta dell’esplosione li accompagnò con violenza entrambi contro la parete opposta.
I due si schiantarono al muro; Salem cadde di lato, scivolando con la schiena addossata alla parete. Rios, più integro di quanto ci sarebbe da aspettarsi, si sollevò lentamente restando piegato sulle ginocchia.
-Tutto bene?- domandò con voce bassa all’amico.
Salem annuì debolmente, ma un violento brivido lo percorse da cima a fondo, mentre un ghigno di sopportazione si stampava sotto la maschera. Aveva una gamba sfregiata da una grande quantità di schegge che avevano perforato i pantaloni. Il sangue colava a fiotti, era in pessime condizioni.
-Chi è ora l’agonizzante? - sbraitò guardandosi intorno. –Sta’ tranquillo, so come uscirne…-.
-Demente, fa’ qualcosa!- gridò, ma Rios lo ignorò del tutto allontanandosi da lui, lasciandolo lì, steso al suolo.
Salem parve non capire e, più che confuso, gridò: -Ma che cazzo fai?!? Torna qui! Stronzo!-.
Rios lo fulminò con un’occhiataccia e gli fece un gesto con due dita, andandosi a nascondere dietro una roccia abbastanza spessa.
A quel punto Elliot capì e si stette zitto per un secondo e mezzo.
Pronto a recitare la sua parte, il ragazzo si schiarì la gola: -Rios… Riso, amico, cos’hai? No, non allontanarti… Rios… perché barcolli??? Agente speciale T, cazzo, alzati! Non c’è tempo… Ehi, Tyson… se è uno scherzo, non è divertente… quel sangue…- stava fingendo, ma per una buona causa.
Di fronte al giovane Salem comparve la figura robusta di un uomo imbacuccato da cima a fondo in un’armatura due volte lui. Due mitragliette ad entrambe le mani che si apprestò a cacciarsi nei foderi. Gli si avvicinò, aveva il viso celato dietro una maschera di ferro molto simile alla sua, con la sola differenza che era un nemico. Un infido. Bastardo. Infame. Nemico.
Con la coda dell’occhio, Elliot scorse il suo compagno d’avventura allontanarsi sempre più, fin quando Rios non fece il giro della caverna avvicinandosi al losco tizio camminando quatto, quatto alle sue spalle.
Nel frattempo, l’uomo che aveva davanti, brandì una delle due mitragliatrici e gli puntò la canna contro.
Salem chiuse gli occhi. –Fermo, ti prego!- implorò falso, dimenandosi.
-Americano, eh?- ridacchiò l’uomo sotto la maschera. –Io odia americani. Americani crede grossi, forti da poter fermare guerra. Americani stupidi, e tu americano più stupido che io mai ammazzato- rideva come sapeva ridere un bastardo Afgano servo di Al-Habiib, il tizio che, non appena disattivato l’ultimo missile, avrebbero dovuto eliminare.
Rios osservò attento la scena. Fece per premere sul grilletto della sua arma già puntata alla nuca dell’uomo che minacciava il suo compare, quando la sua attenzione fu attirata da un grosso piccone conficcato nel suolo a pochi passi da lui.
Lasciò la presa sulla mitragliatrice e si allungò ad afferrare l’allettante arma che aveva a portata di mano. Se la rigirò tutto contento, ammirandola divertito e, poco prima che il reietto Afgano potesse sparare un colpo, Rios sollevò il piccone piantandogli la parte appuntita sulla schiena.
L’uomo restò in piedi alcuni istanti, poi cadde in ginocchio e si accasciò a terra nel trambusto delle placche di metallo.
Salem riaprì gli occhi lentamente.
-Andiamo, matricola- fece allegro Rios sfilando il piccone dal corpo del tizio e gettandolo di lato, tra le pietre rovesciate di un carrello. –Ce la fai a camminare?- chiese.
Il ragazzo si sollevò piano, con cautela. –Ne ho abbastanza di questa missione di merda… vivo, morto, con una gamba o tre…- digrignò avvicinandosi a lui. –Cazzo, andiamocene da qui!- gli gridò in faccia.
-Sono con te, soldato- ridacchiò Tyson prendendolo sotto braccio, e i due scomparvero avvolti dal bagliore dell’uscita della caverna.
   
 
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