Anime & Manga > Food Wars!
Ricorda la storia  |      
Autore: LeeShiHo    04/12/2016    1 recensioni
"Stai tranquilla, Jun... ti posso assicurare che non ho nessuna intenzione di morire, almeno non fino a quando potrò rimanere al tuo fianco. Ma sappi una cosa: io vincerò questa gara, e vincerò per te. Per te che mi hai trovato e mi hai dato una ragione per vivere, per sperare, per lottare. Ti voglio bene, Jun. Anche se non te lo dimostro mai, io ti ho sempre voluto bene, e te ne vorrò ancora, ancora, ancora..."
Racconto di fantasia sulla coppia Akira Hayama / Jun Shiomi di Food Wars!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Hayama, Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una notte movimentata

Image and video hosting by TinyPic

La professoressa Jun Shiomi era stanchissima anche quella notte.
Sebbene fosse abituata a fare le ore piccole a causa del suo lavoro, spesso le capitava di addormentarsi comicamente sul pavimento, e toccava inevitabilmente ad Akira prenderla, raccoglierla come un sacco di patate e adagiarla su qualcosa di più confortevole di un freddo e duro pavimento; e, ogni volta che lo faceva, la mente del ragazzo era attraversata dallo stesso, divertito pensiero:

Quando la smetterai di fare così, Jun? Anche se sei piccolina, hai il tuo discreto peso! Non dovresti essere tu la mammina premurosa fra noi due? Starei anche cominciando a stancarmi di doverti raccattare ogni santa notte!

Era così da sempre, da quando Jun lo aveva portato via dalla baraccopoli per tenerlo con sé, per dargli quella vita dignitosa e piena d'affetto di cui ogni essere umano dovrebbe godere.
Alla giovane e buffa professoressa capitava anche di svegliarsi dopo che Akira l'aveva "recuperata", e, non vista, di osservare il giovane lavorare con tutta la serietà, l'impegno e la forza di volontà che da sempre costituivano sue prerogative, anche a quelle ore assurde.
Quella notte non era diversa dalle altre.
Con gli occhi ancora impastati di sonno, Jun sbadigliò, inforcò gli occhiali e guardò fuori. Erano circa le tre e mezzo del mattino... eppure, a quell'ora impossibile, Akira era ancora lì, ad armeggiare con il mortaio, i capelli nivei che parevano quasi brillare alla luce incerta della luna.
Abituata ad osservare quella scena, la donna non poté fare a meno di sorridere, anche se i suoi erano sempre sorrisi velati dalla solita punta di amarezza:

Akira-kun, la tua forza di volontà è ammirevole... io non arriverei mai a fare quello che sei in grado di fare tu per questo seminario... però, ti prego... FERMATI. Vai a riposare. E' già una settimana quasi che non dormi, che mangi pochissimo, che non pensi ad altro che a queste selezioni... E A ME. Ti prego, và a dormire... il tuo lavoro lo finirò io se necessario!

Voleva alzarsi da quel divanetto, andare da Akira e dirgli di smettere, dirgli che aveva paura che, continuando così, si sarebbe di certo fatto del male, che del sano riposo non avrebbe certo compromesso le sue prestazioni alle selezioni autunnali imminenti, ma sapeva per certo che sarebbe stato come parlare al muro.
La cosa che la professoressa Shiomi temeva di più, tuttavia, era che Akira si ammazzasse di fatica per lei, che lei stessa lo incoraggiasse inconsciamente a fare qualcosa che in realtà non voleva fare soltanto per il suo tornaconto personale. E intanto, il giovane indiano continuava, del tutto assorto, a triturare spezie nel mortaio, ignaro degli sguardi di Jun.

All'improvviso, però, cambiò qualcosa nella silenziosa atmosfera notturna, e la professoressa venne di colpo distratta dai suoi pensieri.
Akira aveva rallentato il ritmo del suo lavoro, e inaspettatamente, senza preavviso, si fermò.
Jun continuava ad osservarlo dal divanetto, e agrottò le sopracciglia, confusa.
Cosa c'era che non andava? Akira aveva sbagliato qualcosa? E soprattutto, cos'era quella sensazione tutt'altro che gradevole che le opprimeva il petto?
Akira aveva portato avanti le mani sul ripiano e aveva chinato la testa.
Jun non capiva.
Deve aver sbagliato qualcosa... non può essere altrimenti...
Ma no... c'era palesemente qualcosa che non andava nel giovane...
Si era portato una mano alla testa, e sbatteva ripetutamente le palpebre.
Jun non poté più trattenersi: "Hayama-kun...?"

Il ragazzo pareva non sentirla: aveva la mente offuscata, e tutti i suoni, i colori e perfino gli odori gli apparivano all'improvviso distanti, lontani, irraggiungibili.
Jun si alzò, ora decisamente angosciata, e gli si avvicinò.
"Hayama-kun, che succed...?"
Ma prima che potesse finire la frase, Akira stramazzò al suolo, trascinando con sé il mortaio e tutto il suo contenuto, che si sparse disordinatamente sul pavimento.
"HAYAMA-KUUUUUN!!!"

Jun gli si inginocchiò accanto, completamente nel panico e in lacrime.
"HAYAMA-KUN! HAYAMA-KUN, CHE HAI? RISPONDI! RISPONDI, HAYAMA-KUN! PER L'AMOR DEL CIELO, SVEGLIATI! SVEGLIATI!! TI AVEVO DETTO DI NON LAVORARE SEMPRE COSI' TANTO, CHE TI SARESTI FATTO DEL MALE! PERCHE' NON MI DAI MAI ASCOLTO? PERCHE'??"
Il giovane non fece una piega. Se ne stava lì, immobile, steso sulla fredda pietra, i capelli candidi che contrastavano nettamente con il nero delle mattonelle, e aveva dipinta sul volto un'espressione calma e serena, come un principe indiano che trova appagamento nel sonno dopo una lunga ed estenuante battaglia.

Tremando e tornata un po' in sé, Jun afferrò Akira da sotto le ascelle e, con forza, lo pose sopra al divanetto su cui lei era stesa soltanto qualche attimo prima, e, constatato con sollievo che il cuore del suo assistente batteva ancora, esalò: "R-RESISTI, HAYAMA-KUN! ORA TI AIUTERO' IO! MA TU MI DEVI RESISTERE! NON LASCIARMI, TI PREGO!!"
Si guardò disperatamente attorno, non sapendo bene cosa fare: era talmente agitata e tremante che non le era minimamente venuta in testa l'ipotesi di chiamare qualcuno.
Poi, improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, le venne un'idea.
Del ghiaccio... del ghiaccio... ho bisogno di un po' di ghiaccio...

Come una che aveva completamente perso il lume della ragione, si precipitò verso il freezer, lo aprì, estrasse una vaschetta con dentro tanti cubetti rettangolari, la mise sotto l'acqua ed estrasse il ghiaccio, mettendolo in una pentola di stagno che aveva preso precedentemente.
Hayama-kun, aspettami... farò in un attimo... intanto, ti prego di scusarmi!
Finito di affannarsi con il ghiaccio, la donna riaprì tutta la cannella dell'acqua fredda, aspettò che fosse gelida a sufficienza e riempì la pentola.
Dio, ti prego... fà che funzioni!

Akira ancora non si era mosso, e continuava beatamente a giacere sul divanetto, del tutto ignaro di quello che sarebbe successo di lì a poco.
Jun tornò.
Bene... ci siamo... ti prego, fà che funzioni!
Senza tanti convenevoli, la donna gettò il contenuto della pentola in faccia al povero ragazzo, che si tirò su a sedere come una molla, l'espressione composta e dignitosa di poco prima ora mutata in una buffa e ridicola smorfia di stupore.
"MA CHE CACCHIO...??!!"
Con gli occhi fuori dalle orbite, Akira Hayama si scostò i capelli bagnati che gli erano ricaduti sulla fronte, e vide Jun.

"J-JUN! MA... CHE TI E' PRESO?? TI SEI FORSE IMPAZZ...?"
Ma non poté finire la frase. La donna gli gettò le braccia al collo e gli strinse la testa in una maniera alquanto fastidiosa, mentre esternava tutta la sua contentezza:
"HAYAMA-KUN, SEI VIVO! COME SONO FELICE! Sigh... che spavento che mi hai fatto prendere! Promettimi che non lo farai più... ho avuto tanta paura... sigh!...sigh!"
"Lasciami! Ngh! Ahia, mi fai male! Ma che ti prende?"
"Sniff... come? Sei svenuto, te ne stavi lì, steso sul pavimento, avevo paura che... avevo paura che..." e scoppiò in un pianto dirotto.
Liberatosi dalla morsa d'affetto della sua benefattrice, Akira iniziò a fissarla, basito; conosceva molto bene Jun: sapeva che era emotiva e che si agitava facilmente, ma vederla ridotta in quella maniera, con gli occhi arrossati, gonfi, e tutta scarmigliata, gli provocava uno spiacevolissimo effetto.
Alla fine tuttavia sorrise, si alzò, prese un fazzoletto e lo porse a quell'adorabile frignona, poi disse, imperturbabile e calmo come sempre: "Non è niente, Jun. Non serve che fai una tragedia per una cosa così sciocca. E' stato solo un colpo di sonno, probabilmente! Piuttosto, prega che non mi prenda un raffreddore ora che siamo alle selezioni. Lo sai che il mio naso mi serve." concluse, non riuscendo a trattenere un lieve riso. Ci voleva una bella pazienza, con quella pazza di Jun!
Vergognandosi della propria mancanza di sangue freddo, Jun alla fine disse: "Scusa, Hayama-kun... ma avevo tanta paura... so che sei arrabbiato con me, adesso! E hai tutte le ragioni!"
Il ragazzo sospirò. Non sapeva se irritarsi o semplicemente ridere.
"No, Jun... ti assicuro che non sono arrabbiato. Sono soltanto leggermente infreddolito" replicò, ironico.
Appena ebbe detto questo, la giovane ricercatrice scattò in piedi, e ansimò: "Ah... eh... già!! Certo, c-certo! Ti prendo un asciugamano e degli indumenti asciutti!" e partì come una saetta.

Tornò poco dopo. Aveva finalmente smesso di piangere.
Mentre Akira si asciugava il viso, Jun parlò di nuovo: "Hayama-kun, ti prego... vai a letto, adesso."
La voce petulante e lamentosa di poco fa aveva lasciato spazio al suo solito tono materno, perentorio e amorevole, come se in quel momento Jun non fosse altro che una povera madre preoccupata a morte per la salute di suo figlio.
Akira Hayama, ancora sconvolto dalla sua "aggressione", fece per parlare, ma la donna lo interruppe: "So che ti stai impegnando duramente per le selezioni autunnali, però ti scongiuro... almeno per questa notte, và a riposare. A te sembrerà soltanto una sciocchezza, ma io... io vorrei non vedere più una scena come quella di stasera. Non sto scherzando."

Il ragazzo, per la prima volta dopo tanto tempo, non sapeva cosa ribattere.
Anche lui era stupito dal fatto che quella notte avesse davvero avuto uno svenimento per il troppo lavoro e, per quella volta, ma solo per quella volta, decise che avrebbe fatto come diceva.
"Va bene, Jun. Farò come vuoi t..."
"GRAZIE MILLE, HAYAMA-KUN!!! Vedrai, penserò a tutto io!! Tu và a dormire, che ne hai bisogno! Io vado a prendere uno straccio per asciugare il pavimento!" e partì.
Non potendo più aprire bocca, Akira rimase un attimo a fissare il punto in cui Jun era scomparsa.
Si sentiva strano, e non sapeva spiegarsi il perché, ma non ebbe il tempo per rifletterci, perché Jun fece capolino e squittì: "Ah, un'ultima cosa, poi veramente ti mando a dormire!... SMETTILA DI CHIAMARMI JUN!"
Akira non poté trattenersi dal rivolgerle un sorriso di scherno, ridacchiò e si avviò verso la camera da letto, concludendo che per quella notte aveva avuto fin troppe emozioni.

*

Fuori era ancora buio, e aveva anche iniziato a piovigginare.
Akira Hayama si era appena infilato sotto le coperte ma, nonostante la stanchezza lancinante che lo aveva tormentato fino a poco tempo prima, non riusciva a prendere sonno.
Continuava a pensare a quanto era appena accaduto, a Jun che piangeva in quella maniera... al suo candore.
Era fin troppo consapevole della paura della donna sul fatto che lui si sentisse forzato a dedicare la sua vita alla cucina, ma lui sapeva la verità, anche se probabilmente era troppo codardo e freddo per aprirsi con lei come davvero avrebbe dovuto fare un figlio.
Quella dimostrazione d'affetto che Jun aveva avuto quella notte l'avevano convinto ancor di più sul fatto che doveva assolutamente vincere la competizione, doveva farlo per il bene di quella buffa donna-bambina che miracolosamente l'aveva salvato dalla sua miserabile vita.
Si girò su un fianco e per qualche momento ripensò alla sua infanzia negata, alle umiliazioni, alle percosse, alla fame che gli attanagliava le viscere, alle sue lacrime che diventavano un tutt'uno con la pioggia gelida e impietosa...

Anche quella notte, di nascosto, Akira Hayama pianse a calde lacrime... per gratitudine? Per liberazione? Per tristezza?
Non sapeva spiegarsi il perché di quel pianto, lui, sempre così composto, distaccato e imperscrutabile, sia con gli avversari, sia con quella dolce pazzerella della professoressa Jun Shiomi.
Al ripensare a lei, Akira non poté fare a meno di sorridere, lasciando deliberatamente che quella nuova, meravigliosa sensazione di gratitudine gli inondasse il petto, e disse, tra sé e sé:

Stai tranquilla, Jun... ti posso assicurare che non ho nessuna intenzione di morire, almeno non fino a quando potrò rimanere al tuo fianco. Ma sappi una cosa: io vincerò questa gara, e vincerò per te. Per te che mi hai trovato e mi hai dato una ragione per vivere, per sperare, per lottare. Ti voglio bene, Jun. Anche se non te lo dimostro mai, io ti ho sempre voluto bene, e te ne vorrò ancora, ancora, ancora...

Infine, definitivamente vinto dalla stanchezza e dalle sue stesse lacrime, Akira Hayama chiuse gli occhi e si addormentò.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Food Wars! / Vai alla pagina dell'autore: LeeShiHo