Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: nattini1    05/12/2016    5 recensioni
Il padre di Castiel ha ricevuto una promozione, che, dal punto di vista del bambino di sette anni, significa trasferirsi in una nuova città, lontana dai suoi amici e, al momento, lontana da tutti i suoi giocattoli perché il camion del trasloco è rimasto bloccato lungo la strada. Castiel si ritrova da solo nella stanzetta nuova, che ancora non sente sua, piena di mobili vuoti a pregare per un po' di compagnia. La risposta alla sua preghiera non tarderà ad arrivare.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

• Personaggi: Dean Winchester, Castiel

• Coppia: nessuna

• Prompt: Prompt 4. = One Shot – AU!Christmas, Kid!Dean e Kid!Castiel (Fluff, Comico, Angst se serve)

 

 

Questi personaggi non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

 

 

 

Il fiato caldo si condensava sul vetro in una nuvoletta opaca. Castiel, in piedi su una sedia appoggiata al davanzale, il nasino schiacciato contro la finestra, guardò fuori; il giardino della sua nuova casa era completamente ricoperto dalla neve, ma, sotto quel soffice tappeto, sembrava esserci uno spazio promettente: in primavera potrà aiutare la mamma a piantare dei fiori e magari il papà gli costruirà un'altalena attaccando una corda al ramo di quel grande albero.

Il viaggio in macchina fino a Lawrence, lungo ed estenuante, era stato reso ancora più complicato dalla neve che quest'anno aveva scelto di cadere come mai nell'ultimo decennio. Al suo papà avevano dato una promozione, che, dal suo punto di vista di bambino di sette anni, significava avere una casa più grande, ma in una nuova città, a mille miglia dalla sua scuola, dai suoi amici e, al momento, lontana da tutti i suoi giocattoli. Sì perché il camion del trasloco con quasi tutte le loro cose era rimasto bloccato lungo la strada a causa della nevicata improvvisa, quindi lui si ritrovava da solo nella stanzetta nuova, che ancora non sentiva di poter chiamare «sua», piena di mobili vuoti.

Si stava annoiando parecchio. Al piano di sotto la mamma stava sistemando la cucina perché le uniche cose che avevano viaggiato con loro in macchina erano un cambio di vestiti, le decorazioni per l'albero, albero che quest'anno sembrava non ci sarebbe stato (e che Natale sarebbe stato senza albero?), e le porcellane ereditate dalla nonna, troppo preziose e fragili perché la mamma le affidasse a operai sconosciuti. Papà era uscito per una qualche non meglio specificata commissione, aveva detto che voleva fargli una sorpresa.

Ma perché avevano dovuto mettersi in viaggio proprio la vigilia di Natale? Il papà gli aveva spiegato che non poteva prendere dei giorni di permesso dal lavoro, perché entro fine anno la contabilità dell'azienda andava sistemata, e gli aveva promesso un sacco di regali per confortarlo. A Castiel non importava di avere nuovi giocattoli, poteva fare a meno anche dei suoi, gli sarebbe bastata un po' di compagnia.

Nel silenzio della propria solitudine, ovattato come se la neve lo circondasse spegnendo ogni suono, lasciò che la mente si riempisse di ogni sorta di pensieri e immagini. Agli altri bambini i genitori raccontavano di Babbo Natale, un signore grassoccio vestito di rosso che si calava dal camino la notte di Natale per portare doni ai bambini buoni. I suoi genitori, che erano molto religiosi (gli avevano dato addirittura il nome di un angelo), gli raccontavano invece che era il Bambin Gesù a portare i doni.

Ormai Castiel era abbastanza grande da porsi e porre domande: lui conosceva la storia di Gesù e, se era diventato grande, come faceva a tornare bambino per portare i doni? E poi, se non si vedeva, come si poteva essere sicuri che davvero esistesse? I suoi genitori gli avevano risposto chiedendogli se li amava. Lui aveva detto di sì. Allora gli avevano chiesto se quell'amore si poteva vedere. Castiel aveva risposto di no e i suoi genitori gli avevano detto che in quell'amore c'era Gesù. E non solo in quello, ma in ogni tipo di amore: tra amici, tra un uomo e una donna, tra un nonno e un nipotino, tra un uomo e un altro uomo o tra una donna e un'altra donna.

Castiel, non aveva compreso appieno il significato di tutte quelle parole, ma aveva capito che per amare bisogna essere in due e lui ora è solo. Sospirò e un'altra nuvoletta appannò il vetro.

Con la punta del dito toccò il vetro e si accorse di aver lasciato un segno. Così decise di scrivere, con la sua grafia ancora incerta, una lettera a Gesù sulla finestra. Soffiò e scrisse:

«Caro Gesù, quest'anno non ho giocattoli perché sono tutti nel camion del trasloco e sono solo. Potresti venire giù dal cielo a giocare con me?

Castiel».

Piano piano, mentre il freddo faceva ritirare su se stessi i bordi appannati del suo respiro, le parole svanirono. Castiel tornò a guardare fuori e vide il giardino della villetta a fianco. Ancora non era stato costruito un muro a dividere i due giardini, c'erano solo un paio di paletti e un nastro di plastica a segnare il confine. C'era un bambino che sembrava avere più o meno la sua età che aiutava a far star dritto sulle gambe un altro bambino, più piccolo di qualche anno, che faticava a camminare nella neve e rideva ogni volta che cadeva a terra. Attorno a loro correva e saltava un cane di media taglia bianco come la neve.

Sembrava si stessero divertendo molto… Le loro risate erano il primo rumore che lo raggiungeva e alle sue orecchie suonavano come il tintinnio argentino di due campanelle.

Castiel scese dalla sedia, andò al piano di sotto e domandò alla mamma se poteva andare a giocare con i bambini che aveva visto dalla finestra. La mamma gli diede più che volentieri il permesso. Sperava che il suo bambino, così intelligente, ma ingenuo e impacciato, si trovasse presto degli amici ed era una benedizione che i vicini avessero dei figli della sua età; l'avrebbe controllato dalla finestra mentre andava a conoscerli.

Castiel si infilò giacca, scarpe pesanti, sciarpa e berretto ed uscì, dirigendosi verso i due bambini che avevano iniziato a tirarsi le palle di neve. Il più grande lo vide arrivare e si distrasse tanto da lasciarsi colpire in faccia da un tiro del bambino più piccolo che gli fece perdere l'equilibrio e lo fece cadere a terra, gridando: «Palla di neve! Palla di neve!».

Castiel sollevò il nastro di plastica e si avvicinò al bambino, aiutandolo a rialzarsi prendendolo per una spalla. Il cane si avvicinò annusandolo e poi scodinzolò soddisfatto.

Quando si trovarono faccia a faccia, Castiel poté vedere che l'altro bambino aveva un sorriso sincero, reso ancora più sbarazzino dalla mancanza di un paio di denti, e due occhi di un verde luminoso accentuato da una generosa spruzzata di lentiggini.

«Ciao! Grazie che mi hai aiutato. Io sono Dean e lui – aggiunse indicando il più piccolo – è il mio fratellino Sammy con la sua cagnolina Black».

Il piccolo sorrise e fece «ciao» con la manina avvolta da un guanto troppo grande per lui che lo faceva quasi sembrare un pugile.

«Ciao. Io mi chiamo Castiel, da oggi abito nella casa qui di fianco» si presentò un po' timidamente Castiel.

«Che razza di nome è Castiel?» domandò Dean.

«È il nome di un angelo. – spiegò Castiel. Se gli avessero dato un penny per ogni volta che ha dovuto rispondere a questa domanda, ora avrebbe abbastanza soldi per comprare il maxy menù col suo hamburger preferito. Poi aggiunse un po' piccato: – E che razza di nome è Black per un cane tutto bianco?».

«L'ha scelto papà, lui adora i Led Zeppelin e cantano una canzone che si chiama Black dog. Beh, angelo Cas, allora facciamo gli angeli di neve?» domandò Dean.

«Sìììììì! – gridò Sammy – Io lo so come si fanno!» e si buttò di schiena sulla neve agitando le piccole braccia e le gambe.

Gli altri due lo imitarono, sentendosi avvolgere dalla pungente carezza del freddo e lasciando che spruzzi della neve che sollevavano carezzassero le loro guance, e poi si rialzarono e si allontanarono per ammirare il loro lavoro. Sul suolo, circondate dalle tracce dei loro piedi, c'erano tre zone lisce che disegnavano le sagome di due angeli di neve e, in mezzo a loro, quella di un angioletto più piccolo. Castiel non aveva mai visto un angelo e si chiese se erano davvero dei ragazzini con le ali che vegliavano sui bambini, proteggendoli, se restavano su nel cielo o scendevano sulla terra; gli avevano raccontato che quando uno ti passava di fianco, ti lasciava una sensazione di felicità. Sentì l'aria gelida pungere i suoi occhi blu come l'oceano, facendogli scivolare una lacrima, e sfiorargli le labbra lasciandole screpolate, ma guardò Dean che sfoggiava un enorme sorriso e lo ricambiò.

«E adesso cosa facciamo?» nelle parole di Castiel non c'era incertezza, ma solo curiosità e voglia di divertirsi.

«Pupazzo di neve!» strillò Sammy speranzoso.

«Ma quello lo fanno tutti. – obiettò Dean – Costruiamo una mega montagna di neve, sopra ci facciamo uno scivolo e sotto un tunnel!».

Si misero al lavoro, raccogliendo tutta la neve attorno; dopo un po', Black decise di tornare nella sua cuccia sorvegliandoli da là. Castiel insegnò loro a fare una piccola palla con le mani e poi ad appoggiarla a terra e spingerla lasciando che altra neve si attaccasse spontaneamente ingrandendola. Un paio di queste palle, un po' distanziate sormontate da una terza e avevano già il loro tunnel. Sam ci passò subito sotto, ma la palla in alto non era abbastanza compatta e, quando la urtò con la schiena, si ritrovò sepolto da una piccola valanga. Gli altri due lo tirarono fuori per i piedi. Il piccolo si scrollò di dosso tutta la neve che poteva e poi protestò: «La neve è ghiaccio! È freddissima!».

Abbandonata l'idea dello scivolo, divertente, ma tecnicamente faticosa e complicata per loro, si guardarono intorno per trovare qualche altra idea. Dal tetto spiovente della cuccia del cane penzolavano delle luccicanti stalattiti di ghiaccio. Presi i ghiaccioli, si divertirono a usarli come spade in una battaglia immaginaria: si rincorrevano e facevano tintinnare insieme i ghiaccioli finché in parte non li scioglievano con il calore delle mani e in parte li spezzavano in furiosi assalti.

«È stato stramegabello!» esclamò Dean felice, contagiando gli altri due con un'allegra risata.

Un suono di clacson richiamò la loro attenzione: il papà di Castiel era tornato e scaricava dalla macchina un bell'abete. Gli occhi azzurri di Castiel si illuminarono: non credeva che avrebbero avuto un albero quest'anno, ecco la sorpresa del suo papà!

«Saluta i tuoi nuovi amici Castiel! Vieni a decorare l'albero con noi!» lo chiamò il padre.

Castiel si girò, e gli occhi di Dean non avevano perso il buonumore: «Vai, noi ci vediamo domani!».

Castiel fece cenno di sì e corse dietro al padre.

Si sedettero tutti e tre nel salotto con il loro nuovo albero e attaccarono le palline, le campanelle, i festoni argentati che in tutti i Natali precedenti avevano rallegrato la loro famiglia. Castiel osservò le fronde verdi agghindate con nastri dorati, ascoltò il chiacchiericcio dei suoi genitori che, come ogni anno, gli raccontavano del primo Natale che avevano passato tutti e tre insieme, quando lui, che appena riusciva ad alzarsi in piedi, si era attaccato ai rami con le manine tirandosi l'albero intero in testa. Gli sembrò quasi di sentire la dolce musica dei canti di Natale che si spandeva in echi d'amore e di pace. E finalmente Castiel si sentì a casa.

Provando con una carezza a sistemare quei capelli neri perennemente scompigliati, la mamma gli disse dolcemente: «Scommetto che non vedi l'ora di aprire il tuo regalo domani mattina!».

Castiel le sorrise e poi rispose: «Veramente Gesù me l'ha già portato oggi pomeriggio!».

 

 

 

 

 

NdA

Ciao a tutti! Stiamo entrando nel clima natalizio, quindi ecco il mio piccolo racconto di Natale!

È la mia prima AU e ho cercato di scrivere dei dialoghi che tenessero conto della proprietà di linguaggio dei bambini (ne ho in casa un paio che mi hanno ispirata!); «stramegabello» è la mia versione bambinesca di «awesome». Ho immaginato che la famiglia di Castiel fosse profondamente religiosa, credo sia coerente con il personaggio.

Mi farebbe piacere se mi lasciaste un commento!

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: nattini1