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Autore: Amatus    06/12/2016    2 recensioni
Quando un soldato, che per anni si è autoinflitto una vita di esilio e solitudine, incontra l'Inquisizione, potrebbe trovarsi ad affrontare battaglie che non si sarebbe aspettato. La sua abilità con lo scudo potrebbe non aiutarlo questa volta.
Per quanto tempo ancora dovrà combattere la sciocca ostinazione dell'elfa? Quante volte dovrà allontanarla, quante volte dovrà serrare i pugni e adombrare lo sguardo, prima di convincerla a prendere le distanze?
E' sempre stato un soldato, ha combattuto a volte per interi giorni, senza un attimo di riposo, ma quella lotta, contro quell'elfa irriducibile, lo sta sfinendo.
[BlackwallxLavellan]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blackwall, Inquisitore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Fen'Len - Figlia del Lupo'
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Braccia sottili e gambe agili, affusolate, forse un po' troppo magre. Occhi grandi, profondi da far paura. Quel modo di scrutare che ogni volta spezza il fiato. I suoi sguardi persistenti quando crede che lui non stia guardando, ma lui vede sempre. Sente i suoi occhi addosso come sente la presenza degli arcieri in battaglia.
Per quanto tempo ancora dovrà combattere la sciocca ostinazione dell'elfa? Quante volte dovrà allontanarla, quante volte dovrà serrare i pugni e adombrare lo sguardo prima di convincerla a prendere le distanze?
E' sempre stato un soldato, ha combattuto a volte per interi giorni senza un attimo di riposo, ma quella lotta contro quell'elfa irriducibile lo sta sfinendo.
Giorno dopo giorno si fa più vicina. Prima che se ne accorga ha trascorso un intero pomeriggio con lei a discutere delle Terre Centrali, delle bellezze di terre lontane che lui non ha mai visto, di clan dalish con cui lui non ha mai avuto a che fare. E' astuta, la giovane. Non fa quasi mai domande, sa che non gli piacciono, allora racconta, racconta di sé, dei posti che conosce, dei posti in cui dovranno recarsi insieme. E intanto gli rimane accanto, lo studia, ogni tanto infila una domanda come una stoccata e si fa un passo più vicina.
E quando lui realizza di essere finito in un'imboscata, deve mettere mano allo scudo, alzare le difese e rigettarla in dietro. Ma ogni volta quello scudo è più pesante da sollevare e la difesa costa ogni volta uno sforzo maggiore, sfiancante.
Lei è una cacciatrice, sa riconoscere l'ansito della belva allo stremo delle forze. La sua abilità in combattimento risiede proprio nel riconoscere il punto debole di ogni avversario e trarne vantaggio. Più l'avversario è sfinito più i suoi colpi divengono letali, come se la fatica della lotta non potesse niente contro di lei.
Lui ha visto fin troppe battaglie per non capire in che modo volgono le sorti durante un combattimento.
La vede avvicinarsi con passo lieve, sorride e lui sente una fitta allo stomaco. Un altro colpo messo a segno. Deve allontanarsi, la ritirata a volte è l'unica via d'uscita, non c'è disonore nell'abbandonare il campo se questo può allontanare la sconfitta.
Serra la mascella e distoglie lo sguardo. Ha delle mansioni da svolgere e richiedono tutta la sua attenzione. Lei si allontana un poco delusa, ma sa che non basterà, tra qualche giorno tornerà all'attacco. Chissà poi perché?
Ma abbassare la guardia è fatale, l'elfa si allontana e lui dimentica di impedirsi di guardarla andare via. Si trova a pensare alla sensazione che potrebbe dare avere quella pelle pallida tra le dita, stringere tra le mani la sua vita sottile e i fianchi aggraziati, respirare l'aria attraverso i suoi capelli. Quella che doveva essere una ritirata strategica, si trasforma in disfatta.
Non deve pensare, deve rimettere insieme le ultime difese e preparare se stesso allo scontro. Non può cedere, non deve cedere. Abbandonarsi alle lusinghe che le belle labbra della giovane elfa sembrano offrire sarebbe un crimine, uno dei peggiori. Lei non conosce il vero volto del nemico, sta dando la caccia ad una bestia infetta, avere la meglio su di essa sarebbe per lei una sciagura.
E allora lui deve resistere ancora, finché lei non sarà stanca.
Ma non tutti i campi di battaglia possono essere favorevoli. Haven è familiare lui sa bene come controllare la situazione, conosce ogni via di fuga e sa come sfruttare ogni palizzata, ogni barriera. Ma fuori, lontano, in terre sconosciute, dove la compagnia è ristretta e le giornate sono lunghe, tutto è più difficile. Quando la battaglia ha infuriato per tutto il giorno e il corpo stanco non desidera altro che un fuoco caldo e un po' di riposo, allora è stremante continuare a tenere alta la guardia.
Diventa così facile notare come i riflessi del fuoco giochino armoniosamente con i tatuaggi del suo viso o come la sua risata sia stranamente rassicurante.
È in questi momenti che la cacciatrice che è in lei fiuta la resa. Si avvicina, si siede poco discosta perché sa cosa spaventa la preda. Non parla, la sua vicinanza è tanto densa da spingere lui a parlare. Lei ascolta e risponde con allegria, la stanchezza della giornata sembra allontanarsi. Il pensiero corre alla tenda fredda, a come sarebbe piacevole se lei potesse seguirlo all'interno e aiutarlo a scacciare il freddo e la solitudine.
Ma non può essere e allora sì, perché non rimanere un po' più a lungo attorno al fuoco, bere un altro boccale di birra e parlare un altro po'?
Lei lo osserva, la vede posare lo sguardo sulle sue labbra, un brivido lo percorre. Chissà se la barba la infastidirebbe? Pensieri avventati. Deve riportare gli occhi sul fuoco e lasciarli piantati lì, finché il fumo e il calore non li faranno lacrimare e allora potrà chiuderli senza tradirsi, potrà rilasciare quel sospiro che trattiene da così tanto.
Ma è lei invece a sospirare, gli occhi, dispettosi e insolenti, corrono di nuovo a lei. Il suo sguardo ora è scuro, è triste. La notte porta a ciascuno i propri pensieri e lei di certo deve averne di terribili. Come fanno quelle spalle minute a sorreggere tanta responsabilità?
È solo un attimo e l'uomo sente tutta la propria impotenza. Non può più combattere, non contro la tenerezza che lo afferra davanti ad occhi tanto tristi da poter essere specchio dei suoi.
Si arrende e la resa è totale, senza condizioni.
Guarda la ragazza accanto a sé, solleva un braccio e le circonda le spalle. Lo sguardo sorpreso di lei è un colpo mortale che gli penetra il cuore. È sconfitto. La sente trattenere il respiro, ferma, cristallizzata in quell'attimo. Poi qualcosa accade.
"Blackwall? "
Una domanda sorge alle labbra della ragazza, una richiesta d'aiuto forse? Ma quelle parole sono per lei il peggior nemico. L'uomo si irrigidisce e si allontana. Ricorda tutto, sa cosa difende, sa cosa deve fare. Il suo nome è una trincea invalicabile.

   
 
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