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Autore: Fed    20/05/2009    3 recensioni
"Questa non è una storia a capitoli.
Non fatevi ingannare dal racconto, sappiate che è uno studente caparbio e cercherà di fregarvi in tutti i modi per puro diletto.
[...]
L'assassino è Azzurra."
[Dedicata Puciu, anche se questo non è un Grazie abbastanza grande]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa non è una storia a capitoli.

Non fatevi ingannare dal racconto. Sappiate che è uno studente caparbio e cercherà di fregarvi in tutti i modi per puro diletto.
È solo un racconto.
Non parlerà di cadute né d’ascese, né di morte, né di vendetta. Non parlerà d’amore, perché a lui piacciono le more e proprio non gli va di metterci davanti un’alfa privativa, né di crescita, perché questo è un racconto bambino.
 
 

[…]
 
 

Passiamo subito al momento dell’attesa di Attesa.

Lei procede a tratti e rovina fulminea su qualche citazione al citofono – “il bene ed il male delle sale d’aspetto” ha detto, con la voce deformata, per farti capire che ci avrebbe messo un po’.
Aspettala.
 
 
No, non hai ancora finito.
Bisogna attendere per vederla, sai. Attesa è subdola, non scenderà tanto in fretta. È un tic tac sul collo e un tonfo di polpastrelli che si staccano dopo aver tenuto il ritmo per tutta la vita.
E non sembrare così annoiato! È una donna, vuole sembrarti bellissima e ritarderà solo per cercare di renderti più orgoglioso della sua pelle perfetta o delle sue unghie laccate.
 

Una volta avevo un gatto.
Non lo ricordo, in realtà, ma mi hanno detto che si chiamava Azzurra.
Sai com’è quando ti raccontano le storie con enfasi: le vedi, proprio come facevi da piccolo quando la mamma ti raccontava la favola della buona notte.
Probabilmente non le ricordi, le favole della buona notte. Poco male, io non ricordo com’era Azzurra.
 
Deve aver avuto il pelo grigio e gli occhi gialli.
 
 

Attendi senza lamentarti, se vuoi fare bella figura. Attendi.
Ancora, e ancora, e anc…
 
 

Ho avuto anche un altro gatto. Sempre femmina.
Si chiamava Cleopatra.

Ricordo che adoravo ironizzare sul fatto che tutte le mie amiche avevano pesciolini rossi chiamati Cleo e che io chiamavo con lo stesso nome una gattona nera pronta a mangiare un intero acquario.
Non miagolavo ancora, in quel periodo, quindi non so bene come fosse il suo carattere. Vorrei poterla rivedere ora solo per chiederle “Miao, miao miao, miao?” [trad. “Ti piaceva il nome Cleo?”].
 
 

Questa è una storia. Siamo solo al primo capitolo, quindi porta attenzione.
Magari è solo un prologo – penserai tu – ma ti assicuro che potrebbe lo stesso nascondere il nome dell’assassino.
 
I prologhi e gli epiloghi mi hanno sempre annoiata a morte.
 
 

Eccola, sta scendendo.
Attesa non si fa aspettare mai. Hai visto? È arrivata subito, senza ritardare, per non annoiarti.
Ti sorride.
 
Sorridile e fermati, da bravo.
Fe e e r mo.
 
 
 
Da piccola avevo un osso di seppia nella gabbia degli uccellini.
Si chiamavano Armando e Luisa. A r m a n d o  e  L u i s a. Gli uccellini, non l’osso di seppia.
All’osso di seppia gli uccellini diedero il nome “Ciip Cip” [Trad. “Aner Ouden”].

Eccoli, comunque. Aner Ouden, Armando e Luisa.
Li vedi? Sono con l’Attesa, lì, oltre la porta.
 
 

Leggi con attenzione per non perdere il filo. Ilprossimocapitolosaràpiùchiaro. Chi-Chiaro.
L’assassino, comunque, è Azzurra.
 
 

                  Vorrei [davvero] essere [sbattere] felice [la testa contro un muro].
                  Vorrei davvero essere una felice testa battuta sul muro.
“Glu glu glu” [Trad. “Glu glu glu”].
 
 

Questo è un arrivederci.

Le storie finiscono sempre, magari riesci a cavarne un’idea. Il filo lo puoi riprendere a tuo piacimento.
E l’altro giorno un ragazzo si è pure fatto un cartone. Eppure c’era tanto sole.
 
Sole.
 
Com’è solo, il sole. Dev’essere triste essere un maschile singolare ed un femminile plurale insieme, se il femminile è così triste. Le ragazze dovrebbero sorridere sempre.
 
 

C’era una ragazza bellissima che guardava il cielo.
Chissà cosa vedeva.
 

F
I
L
O
 

Ti conviene riprenderlo, visto che l’hai trovato. Ora o mai più.
Io certi giorni trovo per strada fili adorabili. Non sai mai dove ti portano.
 
 
 
Armando e Luisa erano davvero carini. Ero piccola, ma sapevo già cinguettare e loro mi raccontavano favole bellissime.
Comunque, l’Attesa ti sta aspettando.
Sappilo.
 
Non raggiungerla prima dell’alba.
Vale la pena di guardare il cielo – ora che è scuro – per cercare di capire cosa stava guardando la ragazza bellissima.
 
 
 
 
 
 
 

               Continua.
Magari davvero o, probabilmente, no.
Cosa?
Chi era la vittima?
Non l’hai già capito?
E cosa guardava la ragazza?
Domande interessanti, ma prima me ne farei altre.
Eh?
L’epilogo…?
[…]
  
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