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Autore: cool_stuff    07/12/2016    1 recensioni
"Se dovessi dire qual è la mia più grande dote, oltre un naso finissimo per gli affari e le palle dure come il marmo, direi proprio di aver ricevuto il dono di essere in grado di dire cosa penso degli altri senza aggiungere puttanate strane e compromettenti solo per fare il lecchino o il paraculo."
[Tratto dal testo. Chiunque abbia visto questa serie che AMO fino alla quinta stagione non avrà alcun tipo di sorpresa~]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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VIVERE IN UNA FAVOLA

Se dovessi dire qual è la mia più grande dote, oltre un naso finissimo per gli affari e le palle dure come il marmo, direi proprio di aver ricevuto il dono di essere in grado di dire cosa penso degli altri senza aggiungere puttanate strane e compromettenti solo per fare il lecchino o il paraculo. Beh, un esempio decisamente azzeccato sarebbe quel Frank che si aggira da anni nel quartiere, vivendo sotto i ponti o in mezzo le vie e sopravvivendo davvero non so come. Insomma, è un cazzo di alcolizzato e drogato con una marea di figli avuti tutti mentre si trovava sotto acidi. Comunque, ritorniamo a me. 
Dicevamo che non mi costa davvero nulla mandare gente a fanculo perché non mi stanno bene, picchiarle o addirittura ucciderle se è necessario. E’ la grande legge della vita qui a Chicago ed io, come il vecchio Frank, devo pur sopravvivere in qualche modo; di certo non sono il tipo da scuola, figuriamoci da college, o da impiegato del mese. 
A dimostrazione però della mia astuzia ed occhio per il business è l’accordo che ho fatto qualche giorno fa con Kevin.
Chi è Kevin? 
Cazzo, non sapete proprio nulla eh. Kevin! Quell’omone alto e grosso ma con poco sale in zucca che da poco ha ereditato quel bar in cui tutti gli alcolizzati della città vanno e che è convinto di avere chissà quale Dio nel suo pisello per via dei tre bambini che sua moglie, o meglio dire finta moglie, Veronica sta per sfornare. Io e lui ci siamo trovati a dover collaborare per gestire un bordello, io gli do le puttane russe e lui il posto per fare in tranquillità quello che tutte le puttane russe devono fare, così dovremmo andare bene tutti quanti: Io, pisellone con la sua donna e mia moglie con compagne di patria. 
Ho detto che ho una moglie…? Svetlana non so quale cazzo sia il suo vero cognome di quella sua nazione di merda, ma tanto non serve più no? Ora è una Milcovich. 
Il primo ricordo che ho di lei? Devo dire che ero un po’ frastornato in quel momento: mio padre mi aveva beccato a scopare con una checca così mi ha colpito ripetutamente con una pistola e poi ha ordinato ad una prostituta russa (la nostra Svetlana) di “cavalcarmi fino a farmi dimenticare la mia frociaggine”, parole sue sia ben chiaro. Intanto il ragazzo che me lo stava mettendo dolcemente nel culo era li a guardare, con una pistola puntata addosso. 
Adesso vivo nel mio vecchio buco di fogna che mi ha visto crescere, assieme a Mandy (mia sorella minore con diversi problemi con Lip Gallagher), mio padre nelle rare volte in cui non è ammanettato in chissà quale carcere e una decina di puttane che non capiscono un cazzo di quello che dico e di cui non capisco un cazzo altrettanto. Ah, e ovviamente c’è Svetlana con mio figlio in grembo.
Uno schifo vero? Ci sono di quelli più fortunati ma non ne ho mai conosciuto uno, so che esistono ma li odio a prescindere.
Questa è la vita di Mickey Milcovich: pappone, succube del padre drogato, sposato con una puttana clandestina, futuro padre giovane e ah… frocio.

Nella grande esistenza di un essere umano c’è sempre qualcuno che fotte la vita a qualcun altro. Da questo non si scappa. C’è sempre qualcuno che ti costringe a rivedere le tue priorità o ciò che sei, ciò che vuoi diventare… beh che vadano tutti a fanculo. 
Credetemi, so di cosa sto parlando. Vi faccio il mio esempio: nel mio quartiere vive una famiglia piuttosto numerosa. Di quelle famiglie che hanno così tanti marmocchi in giro per casa poiché i genitori trombarono in continuazione sotto effetti di droghe pesanti o di alcol. I Gallagher sono quel tipo di famiglia per eccellenza. Cristo Santo se li odiavo. Vivono in una topaia come noi, non hanno un centesimo come noi, i genitori sono di quanto più inaffidabile ci sia al mondo, fatta ad eccezione per i nostri di genitori e sopravvivono imbrogliando. Cazzo, eppure si vogliono bene, si parano il culo a vicenda e alla fine della giornata sono felici di ritornare in quel cesso di casa di due metri quadrati e costretti a convivere in sei. Io venderei mio padre per avere una famiglia così ma poi lui mi ucciderebbe quindi…
Ritornando a quella persona che è destinato a rovinarti la vita, Ian Gallagher era stato destinato da non so quale coglione a me. Sì, di nuovo un Gallagher del cazzo. 

Sono rimasto praticamente tutta la notte a bere e a fumare davanti al mio letto, Svetlana era andata non so dove a dormire e al suo posto c’è Ian. Era stata un’emergenza: l’ho trovato dopo mesi in cui non avevo neanche sue notizie, in un locale, totalmente strafatto mentre si strusciava su vecchi froci arrapati, in più mio padre era stato arrestato il giorno prima e quindi di sicuro non ci sarebbe stato problema a farlo dormire da me. 
Sono le sei di mattina e sono ancora su questa fottuta sedia scricchiolante a fissarlo, neanche fossi un maniaco. I capelli rossi, dopo aver mandato a fanculo il gel, gli cadono leggermente sul volto, accentuando la sua carnagione pallida. A furia di girarsi e rigirarsi tra le coperte la canottiera verde è piena di piegoline e lascia ben visibile una parte del fianco, appena sopra i jeans. Le scarpe sono state le uniche cose che sono riuscito a levargli la notte prima dopo che lui fosse collassato tra la neve e averlo dovuto portare in braccio fin qui.
Come se avesse ascoltato le mie preghiere sentò un lieve borbottare qualcosa di incomprensibile e vedo i suoi occhi aprirsi cercando di mettere a fuoco la mia stanza. Non che non la conoscesse, abbiamo scopato più volte qui dentro.
Per ora mi limito a non smettere di guardarlo.
-Cosa cazzo…- mormora e la gentilezza che avevo programmato per tutta la notte di usare una volta che si fosse svegliato scompare in un batter d’occhio.
-…hai fatto? Beh, te lo dico io.- nonostante l’irritazione rimango seduto e afferro l’accendino che ho sulla scrivania affianco e mi accendo una sigaretta –Ti sono venuto a cercare in quel posto di merda. Mi hai fatto pagare venticinque dollari per poterti parlare, ti sei strusciato su di me per due minuti buoni e poi mi hai fatto alzare i tacchi- ispiro un altro po’ di fumo e poi continuo a parlare, i suoi occhi su di me –E menomale che ho deciso di aspettarti! Sennò a quest’ora saresti a casa di un vecchio con ancora il tuo cazzo nel suo culo e nel tuo stomaco altra merda. E invece no. Sei letteralmente svenuto in mezzo alla strada e così ho pensato di portarti qui e non dalla tua famiglia preoccupata per te e che non riceve tue notizie da mesi, tanto non te ne può fottere di meno, vero Ian?-.
Devo aver parlato troppo velocemente ma credo che oramai lui sia abituato. Fa perno sui gomiti e si mette a sedere e tutto d’un tratto mi sento nervoso, da quanto tempo che non ci trovavamo faccia a faccia noi due?
-E’ la mia vita, Mickey. Non c’entri nulla con me.-
Davvero non mi trattengo più e un’aspra risata lascia le mie labbra.
Cosa mi stai dicendo? Che tutti questi mesi a chiedermi tu dove cazzo fossi e come cazzo stessi sono andati sprecati? 
-Te l’ho detto. Se non mi vuoi vedere va bene, ma non credo sia giusto fare la troietta drogata in un locale per checche mentre a casa tua ci sono i tuoi fratelli che si chiedono tu dove cazzo sia. Ah e dimenticavo, dopo averli mentito così da non avere neanche un modo per trovarti. Davvero Gallagher, ben fatto.-
A stento vedo arrivare un pugno in pieno viso che quasi non mi scaraventa sul pavimento. Ora che siamo entrambi in piedi l’uno di fronte all’altro noto quanto sia diverso da come me lo ricordavo l’ultima volta che lo vidi, quando mi disse che sarebbe partito per l’esercito. Ora i capelli erano più lunghi ed uno strato di trucco nero gli copriva gli occhi, e sembra cresciuto. E’ molto più alto di prima e questo mi fa apparire nettamente inferiore, in più la canottiera nasconde un corpo che è oramai lontano da essere quello di un ragazzino che gioca a fare il soldato.
Ci guardiamo come se stessimo cercando delle risposte negli occhi dell’altro… e a chissà quale fottuta domanda, cazzo!
Così, barcollando, lo vedo fare un passo verso di me allacciandomi una mano dietro la nuca e spingendomi in un bacio. Di solito ero sempre io quello che iniziava un bacio, si faceva quando e come volevo io, non lasciavo mai lo facesse lui. 
Ricordate quello che vi ho detto? Tutta quella merda su quanto fossi fiero nel dire alle persone qualsiasi cosa mi passasse per la testa. Ho trascurato il punto in cui precisavo che con Ian non ci sono mai riuscito ed è per questo che lui ha lasciato la città. Insomma, la mia situazione è fin troppo complicata per me… mio padre, mia moglie, mio figlio… tutti parlano di quanto io sia uno stronzo e su quanto poco io valga ma nessuno cerca davvero di mettersi nei miei panni e vedere dal mio punto di vista del cazzo. Ian ci ha provato, tempo fa, ma ho davvero oltrepassato il limite quella volta quindi ha smesso anche lui subito dopo. 
Ora invece siamo al centro di una camera da letto minuscola a combattere contro fibbie e bottoni, intenti a esplorare il corpo dell’altro come non facevamo da troppo tempo o come non avevamo mai fatto prima. 
-Fottuto di un Gallagher…- sospiro tra un bacio ed un altro invece di riprendere ossigeno. Sento Ian sorridere contro il mio collo mentre è intento a lasciarmi baci che mi stanno facendo impazzire quasi quanto sono impazzito io in quel periodo senza quella testa rossa del cazzo che mi seguiva ovunque io andassi.
Qualche secondo più tardi mi scappa un: -Mi sei mancato.-, ma sta volta una risposta non tarda ad arrivare.
-Di sicuro ti potevi trovare qualcun altro da scopare.-
Ed è strano perché sento che è cambiato anche la sua anima o come cazzo la volete chiamare. Lo sento più distante, come se non si volesse arrendere a me come un tempo, come biasimarlo. 
-Nessuno è come te.- rispondo ridendo cercando di non lasciar trasparire troppo della tristezza e solitudine che ho sofferto in questi mesi senza di lui. Con uno spintone mi ritrovo steso sulle lenzuola su cui non ero stato io a dormire quella notte ed Ian nudo su di me con una sua mano in mezzo alle mie gambe.
-Va bene, ora zitto e fatti scopare.-

Ci sto lavorando, okay? Ma sta volta sento davvero che lui possa cambiare qualcosa in me, io… mi fido di lui. Ho solo bisogno di un altro po’ di tempo. Di sicuro aspettatevi altre cazzate però, che sia io il protagonista, o la mia famiglia o un fottuto Gallagher, questa non è una cazzo di favola. Fateci l’abitudine.

[Buondì a tutti!! Beh, se siete arrivati fin qui posso solamente ringraziarvi di cuore, tengo molto a questa storia, quindi se avete suggerimenti da darmi per migliorarla, sono molto bene accetti~
Alla prossima!]
  
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