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Autore: saitou catcher    07/12/2016    3 recensioni
"Ma Combeferre ha solo Combeferre, e Combeferre aveva solo Enjolras- ma niente di tutto questo può bastare, perché Enjolras è morto, Grantaire è morto, e lui sa che se si appogiasse a se stesso crollerebbe, e non si riuscirebbe più a rialzare."
Al funerale di Grantaire, Combeferre si trova a dover fare i conti con sentimenti he da troppo tempo ha tenuto nascosti.
(Seguito della one-shot "Next To Normal", di cui è necessaria la lettura per la comprensione del contesto)
Leggete e recensite!
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Combeferre, Courfeyrac, Enjolras, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Next To Normal'
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I Am The One

I am the one who loved you,
I am the one who stayed,

I am the one, and you walked away

 

Piove. Come a tutti i funerali, del resto. Il pensiero è un guizzo di ironia che balena nella mente di Combeferre, e subito si spegne- la coltre ovattante del dolore che ricopre tutto quello che resta delle sue riflessioni. In piedi nella pioggia battente, senza nemmeno un ombrello a proteggerlo dalle raffiche di gelo, tutto quello che riesce a fare è guardare la fossa aperta come una ferita fresca nel terreno, e le figure nere dei suoi amici accalcate sui bordi gonfi di terra umida.

Gocce fredde gli colpiscono il volto come mille capocchie di spillo, e Combeferre si chiede distrattamente se è questo che si prova a piangere. Una parte di lui sa che dovrebbe provare dolore, strapparsi i capelli, soffrire, urlare al cielo tutta la sua rabbia e la sua ingiustizia, ma lui non sta soffrendo. Perlomeno, se lo sta facendo, non lo sente. Tutti i suoi amici attorno a lui piangono, le figure avvolte nel lutto scosse dai singhiozzi, e Combeferre si chiede dove trovino in sé la forza per piangere, quando lui dentro si sente così solo, così stanco, così vuoto.

Non si sofferma troppo sulla domanda, perché una parte di lui sa già la risposta.Vede Cosette che si appoggia alla spalla di Marius e versa lì tutte le proprie lacrime, vede Courfeyrac e Jehan che si tengono le mani fino a farle impallidire, vede Javert accorrere a reggere Eponine prima ancora che lei si accorga di stare per cedere. Ed è tutta lì la differenza. Loro possono permettersi di piangere. Possono permettersi di crollare a pezzi e mollare, perché sanno che poi qualcuno verrà a raccogliere i cocci. Possono permettersi di essere deboli, di essere umani, perché stavolta altri saranno forti al posto loro.

Ma Combeferre ha solo Combeferre, e Combeferre aveva solo Enjolras- ma niente di tutto questo può bastare, perché Enjolras è morto, Grantaire è morto, e lui sa che se si appogiasse a se stesso crollerebbe, e non si riuscirebbe più a rialzare.

Da qualche parte molto lontano da lui, sente il prete salmodiare- parole vuote e arrabbattate su un Paradiso in cui Grantaire non credeva, e qualcosa dentro di lui guizza, un lieve barlume di sentimento, e quando Combeferre lo accoglie e lo riconosce, e lascia che gli scorra come vino bollente tra le vene, è con un moto di sorpresa che si accorge che quello che prova adesso non è dolore.

No, Combeferre non sta soffrendo.

Combeferre è arrabbiato.

È arrabbiato perché Grantaire non aveva il diritto di morire, dopo tutto quello che loro hanno fatto per lui in questi mesi, non aveva il diritto di dimenticare Enjolras e di lasciare tutti loro nella merda, a soffrire senza poterne parlare, perché altrimenti la sua mente si sarebbe spezzata- facile, facile per Grantaire dimenticare per non dover soffrire, e poi sucidarsi quando il dolore era diventato troppo- è arrabbiato perché lui ha soffocato tutti i suoi sentimenti, ha inghiottito le lacrime fino a sentirle bruciare, solo per poterlo aiutare, e l'unico modo in cui Grantaire l'ha ripagato è stato un'altra tomba, altro sangue, altro dolore.

È arrabbiato perché, in questi mesi, nessuno si è preso la briga di pensare a lui- come se il suo dolore non contasse niente, come se Grantaire fosse l'unico a soffrire. Come se fingere che il suo migliore amico non fosse mai esistito e lui non l'avesse mai perso sia stato facile, perché, in fondo, cos'è il suo dolore in confronto a quello di Grantaire? Di Grantaire che ha perso il suo amore, la sua vita, il centro su cui imperniava la sua esistenza?

Stronzate, non riesce a fare a meno di pensare Combeferre.

Perché Grantaire avrà anche perso l'amore della sua vita, ma Combeferre ha perso Enjolras- e tutte le innamorate del mondo non potranno mai colmare questo vuoto.

Non avevi il diritto di farci questo, Grantaire, è tutto quello che riesce a pensare, mentre la terra ricopre la bara, noi abbiamo dimenticato solo per poterti aiutare, e tu non avevi il diritto di fare questo a nessuno di noi.


 

I am the one who saved you
And now you tell me that you don't give a damn
Like you never knew who I am


 

-Combeferre?

La mano posata sulla sua spalla lo distoglie improvvisamente dalle sue elucubrazioni. Combeferre distoglie lo sguardo dalla fossa appena ricoperta e vede Courfeyrac, in piedi dietro di lui, una mano a reggere l'ombrello che ripara Jehan.

-Io e Jehan adesso andiamo con gli altri a prenderci un caffé- dice- Vieni con noi?

Si fissano per un attimo negli occhi, e la mano di Courfeyrac serra lievemente la presa, quasi una supplica. Combeferre lo vede nei suoi occhi che lui sa, che capisce, perché Courfeyrac lo ha sempre capito senza che ci fosse bisogno di parole, e lo farà anche adesso.

Perciò scuote la testa, appena appena. -No, Courfeyrac, grazie. Penso che andrò a casa, adesso.

Un lampo passa nelle iridi di Courfeyrac, ma lui non dice nulla. La sua mano scivola lentamente dalla spalla di 'Ferre. -D'accordo. Allora ci vediamo dopo. Chiamami quando sei a casa.

-Non preoccuparti- risponde, cominciando già ad avviarsi- Sto bene.

Sto bene. Quante volte ha ripetuto questa frase, in questi mesi. E ogni volta era più falsa della precedente.

Courfeyrac lo sa, pensa lui, mentre percorre la strada sotto la pioggia per arrivare a casa. Gli altri potranno anche essersi lasciati ingannare dalla sua sceneggiata dell'uomo forte che prende in mano la situazione, ma non Courfeyrac. Courfeyrac sa che ogni volta che Combeferre abbassava la voce per renderla più calma il suo cuore dentro si stava spezzando, che tutte le volte che deponeva il suo dolore per alleviare quello di qualcun altro il suo stava cementando in fondo allo stomaco, che non ha versato una lacrima dal giorno in cui è morto Enjolras, e non sa se lo farà mai.

Courfeyrac sa, e vorrebbe parlarne, ma Combeferre non si sente pronto per questo- non ancora. Ha serrato la sua sofferenza in un luogo così nascosto da averne ormai smarrito la chiave, e in ogni caso, se anche riuscisse a parlarne, non è sicuro che servirebbe. A guarire il senso di vuoto, la sensazione di essere squarciati a metà. Nemmeno Courfeyrac potrebbe fare niente per questo. Perché Courfeyrac è il suo migliore amico, e Combeferre gli vuole un bene dell'anima... ma Courfeyrac non è Enjolras.

Il silenzio ovattato dell'appartamento lo accoglie quando finalmente entra in casa, l'oscurità dietro le serrande rotta solo dai lampi. Combeferre abbandona sull'attaccapanni il cappotto umido di pioggia, e poi si lascia scivolare sul divano. Sa che dovrebbe alzarsi e cercare in frigo qualcosa da mangiare, ma in questo momento non ne ha la forza.

Si sente svuotato. Inutile. Per tutti questi nove mesi, il suo unico obbiettivo è stato tenere al sicuro Grantaire, evitare che la sua fragile mente potesse crollare- ma adesso anche lui se n'è anadato, e a lui non resta più niente. Ha fallito il suo compito. Non ha nulla a cui pensare che possa allontanargli il dolore.

-Ci ho provato, Enjolras- dice improvvisamente, e la sua voce risuona innaturalmente forte nell'appartamento vuoto- Ci ho provato, davvero.

-Lo so- sussurra una voce dietro di lui.


 

I am the one who knows you
(I am)

I am the one you fear
(I am)
I am the one...
...who's always been here

 

Combeferre sussulta, e quasi cade dalla sedia quando si volta di scatto.

Enjolras è in piedi al centro della stanza, nitido e reale come l'ultima volta che lui l'ha visto, e il suo cuore ha una stretta dolorosa alla vista, ma è solo un momento, prima che Combeferre si rialzi di scatto, con il corpo scosso da tremiti.

-Tu non sei reale- cerca di dire, ma la voce gli trema pericolosamente.

Enjolras sorride- un sorriso flebile e triste. -Sono reale per te.

-No, invece- Combeferre volta le spalle e si allontana, deciso a dirigersi verso la cucina, ma a metà della strada si blocca, la sensazione che dentro di lui si stia spalancando una voragine- Sei solo un frutto della mia immaginazione. Probabilmente sono molto stanco. Il freddo, la pioggia...

-Combeferre- è appena un sussurro, ma lo ferisce più di mille pugnalate- non farlo. Non tu.

Combeferre chiude gli occhi. Si sente tremare fin dentro le ossa. -Non fare cosa?

-Non mi dimenticare.

L'accusa lo lascia talmente scioccato che Combeferre si volta di scatto per replicare, ma la voce gli muore in gola quando lo vede, perché adesso quella sesazione di essere incompleti, di essere lacerati, è così intensa da togliergli il respiro.

-Io non ti ho dimenticato- riesce a dire infine.

Enjolras sorride di nuovo- Enjolras che non sorrideva mai. -L'hai fatto, invece. Tutti voi lo avete fatto. Forse non in modo plateale come Grantaire, ma avete tentato. La verità è che andava bene anche a te fingere che non fossi mai esistito. La verità è che hai paura di pronunciare il mio nome sin da quando me ne sono andato. La verità è che anche tu vorresti poter dimenticare, cancellare tutto con un colpo di spugna come ha fatto Grantaire. Ma non puoi.

-Sta zitto!- urla Combeferre, talmente forte da temere che possano saltargli le corde vocali. Afferra una foto accanto a lui e la scaglia contro la figura, ma prima ancora di sentire lo schianto secco del vetro contro la parete sa già di aver colpito il vuoto. -Tu non sai niente!

Si volta, e rimane immobile, il fremito che lo scuote che si fa quasi insostenibile, e Combeferre si afferrra la testa e la stringe, come se in questo modo potesse spremere via tutti i pensieri, e con loro tutta l'angoscia, tutto il dolore.

-Perché sei qui?- chiede con voce spezzata.

Non l'ha sentito avvicinarsi, non ha avvertito che vagamente la mano che gli si poggia sulla spalla, ma il sussurro che avverte poi dietro di lui è troppo chiaro per poterlo negare.

-Perché io ci sono sempre stato.

 

 

I am the one who'll heal you,
I know you told them
that I'm not worth a damn,
But I know you know who I am

 

-No- ribatte Combeferre, gli occhi ostinatamente serrati, mentre dentro di lui il cuore si frantuma e si spezza. Deglutisce parecchie volte, prima di sollevare finalmente le palpebre, ma anche in quel momento non osa alzare lo sguardo. -Tu non sei qui. Non sei qui. Te ne sei andato, te ne sei andato nove mesi fa, sei morto perché un manganello ti ha fracassato la testa. Io lo so. Ero lì. Te ne sei andato, sei morto, sei morto da nove mesi e io...

-E tu cosa, Combeferre?- la voce tronca a metà le sue parole con una nota crudelmente beffarda- Hai pianto? Hai sofferto? Hai mostrato a nessuno il tuo dolore? O invece ti sei chiuso in te stesso, rifiutando di pronunciare persino il mio nome, dicendo a te stesso quanto eri coraggioso a caricarti sulle spalle tutta la sofferenza di Grantaire, quando invece stavi soltanto scappando dalla tua immagine?

-Sta' zitto...

-Sai, non me lo sarei mai aspettato da te- la voce non accoglie la sua preghiera, si sovrappone al rumore martellante dei suoi pensieri, e scava, crudele, fredda, incisiva- Me lo sarei aspettato da chiunque, ma mai da te. Credevo che saresti stato abbastanza forte da guardare in faccia il tuo dolore e affrontarne le conseguenze. Invece hai preferito nascondere la testa sotto la sabbia, e quel che è peggio ti sei pure trovato una scusa razionale per farlo. Oltre che un vigliacco, sei anche un bugiardo.

-Sta' zitto...

-Valevo così poco per te, Combeferre?- queste ultime parole escono in un sussurro basso, e se fosse possibile, quasi spezzato dal pianto- Valevo così poco perché tu non trovassi per me nemmeno il coraggio di piangere?

-STA' ZITTO!-urla improvvisamente Combeferre, e le vene del suo collo danno uno strattone doloroso, mentre l'eco delle sue parole s'infrange contro le pareti scure.

 

(No)
I know you know who I am

 

Si volta, e finalmente lo fronteggia con lo sguardo, il petto che si alza e si abbassa al ritmo del suo respiro ansimante, e ogni movimento è un'altra lacerazione, altro sangue, altro dolore.

-Così poco?- sibila, talmente piano che neanche lui riesce a sentirsi- Così poco? Valevi così poco da farmi soffocare il mio dolore per impedire che il tuo innamorato fosse schiacciato dal suo. Valevi così poco che ho passato giorni e giorni chiuso in casa per impedire agli altri di vedere che il mio cuore stava per scoppiare. Valevi così poco da farmi desiderare di urlare e urlare fino a squarciarmi la gola, quando tutti si chiudevano in un cerchio protettivo intorno a Grantaire e si appoggiavano a me come se io non stessi soffrendo nulla... come se la mia perdita fosse minore della sua, perché, in fondo, cos'era il mio dolore in confronto al suo? Cos'eri tu per me, rispetto a quello che eri stato per lui?

La gola gli si è chiusa in un grumo rovente, ma Combeferre non sta piangendo, non ancora; il suo respiro si è regolarizzato, adesso, e il dolore cementa in fondo, lì dove da nove mesi ha smesso di battere il cuore, lì dove da nove mesi cresce e si sviluppa il germe di un vuoto che non si placa... e non potrà mai farlo.

-Così poco- sussurra, le parole roventi di rabbia e dolore- Sì, hai ragione, Enjolras. Non valevi abbastanza da indurmi a piangere. Non dopo tutto quello che ho fatto per te.

 

 

I know you know who I am
(Can't you just leave me alone?)
I know you know who I am.
(Why didn't you go with him?)

 

-Combeferre- mormora appena la visione, i suoi occhi più tristi di quanto lui ricordi di averli mai visti.

-No- Combeferre si volta e si costringe ad avviarsi verso la cucina, si costringe a raggiungere il frigorifero, le dita pesanti, così pesanti, mentre si chiudono attorno allo sportello-Lasciami in pace.

-Non smetterà, se continui a scappare.

-Lasciami in pace, ho detto. Non voglio sentire.

-Per quanto ancora potrai andare avanti così?- la voce è più vicina, adesso, e anche se non lo vede Combeferre sa che gli è giunto alle spalle-Grantaire è morto. Non hai più niente a cui aggrapparti. Non hai più niente che possa allontanare il dolore. Non puoi continuare a fuggirmi per sempre. Prima o poi dovrai affrontarmi.

Le dita di Combeferre si serrano con forza sulla maniglia del frigorifero, il suo corpo scosso da tremiti violenti. -Non hai qualcun altro da tormentare?- sputa tra i denti- Magari il tuo caro Grantaire? Ah, già dimenticavo, l'hai fatto suicidare, giusto? Beh, sappi che io non ho intenzione di starti a sentire.- la consapevolezza di quanto sia ridicolo fare sfoggio di sarcasmo contro un'allucinazione lo coglie solo nel mezzo della frase, ma ormai Combeferre è andato troppo oltre: se questo è un incubo, almeno per una volta potrà rivelare tutto quello che ha tenuto nascosto per troppo tempo.

-Non ho tempo da perdere con te- ringhia, ma comunque non si volta (codardo, sussurra la parte ancora razionale della sua mente). -Almeno su una cosa hai ragione, sai? Grantaire è morto. Finalmente questa ridicola farsa è finita. È finita, sono stanco, Enjolras. Non voglio più saperne niente di questa storia assurda. Lasciami in pace. Non ho più la forza di lottare.

Chiude il frigorifero con uno schianto, si volta- sempre senza guardare- e fa per andarsene, ma poi una mano si posa sulla sua spalla.

-E allora arrenditi- sussurra Enjolras.


'Cause I'm holding on
(Let me go...)
And I won't let go
(Let me go!)
And I want you to know
(Yeah, you don't know)

 

Combeferre chiude gli occhi; il tremito che scuote il suo corpo si fa sempre più violento e per un attimo teme di non farcela, che crollerà in pezzi sul pavimento e lì si schianterà.

-Ti prego- riesce a esalare- Ti prego, vattene. Non tormentarmi ancora.

-La guerra è finita, Combeferre- risponde Enjolras- Non c'è più bisogno di combattere ancora. Hai lottato, hai lottato fino a spaccarti il cuore, e non hai vinto, ma forse questa è semplicemente la vita. Hai fatto il meglio che sapevi fare, e nessuno ti ha mai chiesto di più. Puoi piangere, adesso. Puoi soffrire.

-Vattene- le lacrime stanno arrivando, Combeferre le sente bruciare sotto le palpebre, ma lui non può permettersi di piangere, non può- perché se lo facesse adesso, allora tutto crollerebbe, e nulla di quello che ha fatto negli ultimi nove mesi avrebbe un senso. -Ti prego, vattene. Lasciami in pace. Voglio solo che tutto questo finisca. Voglio solo che il dolore sparisca. Voglio...-

Ed è allora che la verità arriva, e lo colpisce con tutta la forza della sua sofferenza, una sofferenza vera, lacerante, che spacca il cuore e stritola le viscere, che scorre lungo le guance in rivoli di lava, ed emerge dalla gola con i gemiti di un morente.

E allora Combeferre crolla, e il pavimento impatta contro le sue ginocchia, mentre le mani stringono la testa, come se la potessero strappare via, e nella nebbia del suo dolore lo sente- Enjolras che si inginocchia accanto a lui e lo abbraccia, così caldo, vivo e reale, Enjolras che non l'ha mai toccato in vita sua.

-Puoi piangere adesso- gli ripete all'orecchio.

E Combeferre lo fa.

 

I am the one who held you
I am the one who cried
I am the one who watched
while you died

 

Piange, piange come un bambino, e intanto si aggrappa a Enjolras, così come allora, come quel giorno maledetto di nove mesi fa che ormai è marchiato a fuoco nella sua mente; perché quel giorno non è stato Grantaire a tenerlo tra le braccia mentre la vita lasciava il suo corpo, e la felicità scorreva via con il sangue; non è stato Grantaire a sentirlo diventare freddo sotto le sue dita, fantoccio inutile e inerte, senza sapere chi dei due stava davvero morendo, se lui o Enjolras; perché quel giorno Grantaire ha dimenticato, ma Combeferre ricorda, e ogni ricordo è un'altra lacrima che scende a scavargli il volto, ogni reminescenza è un'altra palata di terra sulla sua tomba; perché quel giorno Grantaire ha perso l'amore della sua vita, ma Combeferre ha perso Enjolras- e questo non si può dimenticare.

 

 

I am the one who loved you
I tried pretending that
I don't give a damn,

But you've always known
who I am

 

-Mi manchi- singhiozza finalmente Combeferre- Mi manchi.

La stretta attorno al suo corpo svanisce, ma lui nemmeno se ne accorge. Lentamente, il pianto nella sua gola si affievolisce. Le lacrime scorrono ancora, ma con più delicatezza di prima, e Combeferre quasi le assapora, gli occhi chiusi, mentre gradualmente il respiro si regolarizza.

L'ha detto, realizza in un angolo della sua mente. La verità inconfessabile che ha tenuto celata per tutti questi mesi, il dolore che ha cercato di seppellire in un angolo del suo cuore, lì dove credeva che non potesse far male. L'ha detta, finalmente, ed è stata una rivelazione senza squilli di tromba né fuochi d'artificio, ma in qualche modo a Combeferre improvvisamente tutto sembra diverso.

Apre gli occhi. La luce si è affievolita, adesso, e i contorni della cucina si delineano appena nella lieve penombra.

Lentamente, Combeferre si alza. La gola gli duole ancora, le lacrime stanno già cominciando a seccarsi sulle sue guance. Si guarda intorno, ma l'appartamento vuoto non fa altro che rivelargli quello che già sa- che in un angolo della mente ha sempre saputo.

Enjolras non è lì.

Chiude gli occhi, inspira lentamente. Un'ultima lacrima si gonfia sull'orlo della palpebra, rotola lungo la guancia. Quando cade, non fa rumore.

-Enjolras- sussurra appena.

Fa ancora male. Farà sempre male, capisce finalmente, ma ora lottare non ha più senso. Non può tornare intero, ma non vuole più essere un uomo a metà. Le cose non possono più essere come prima, e forse non seranno migliori. Ma almeno saranno diverse.

E per il momento, questo è già abbastanza.

Con dita impacciate, Combeferre tira fuori il cellullare. Quando risponde, la voce di Courfeyrac è impastata dalla sorpresa.

-Pronto?

-Courf? È ancora valida l'offerta per il caffé?

Silenzio. Poi, all'altro capo del telefono, qualcuno sorride.

-Ma certo. Quando vuoi, Ferre.

-Allora sarò lì tra poco.

-Ti aspetto.

Combeferre mette via il telefono. Quasi involontariamente, un piccolo sorriso gli allunga le labbra.

Fuori ha smesso di piovere.

 

Ehilà, folle e variegato popolo di EFP!

Finalmente, dopo mesi di gestazione, pubblico questo piccolo rutto mentale, che spero vi sia piaciuto. Come scritto sopra, questo piccola one-shot è ambientata dopo gli avventi narrati nell'altra mia OS Next To Normal. Di cui è necessaria la lettura per la comprensione del contesto di questo brano. Ho deciso di affrontare lo stato d'animo di Combeferre, perché questa canzone è semplicemente perfetta (per sentirla, cercate su You Tube "Next To Normal- I Am The One (Reprise) e trovate la versione con Aaron Tveit ;) e perché, almeno per come immagino io il rapporto ta loro due, perdere Enjolras non dev'essere stato per niente facile per Combeferre.

E adesso, a voi la parola! Sotto con le recensioni!

Un bacio,

Saitou

 

 

 

 

  
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