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Autore: Hobbsess    08/12/2016    0 recensioni
Un bambino fa cadere una credenza e con questa un importante vinile. Lui ancora non sa la conseguenza di questa sua azione. Toccherà alla madre fargliela comprendere.
[etichettato 'fantasy' a causa di un elemento "magico"]
Genere: Drammatico, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nadia lasciò cadere il cucchiaio dentro la pentola e corse immediatamente in soggiorno.
Nestore si alzò di fretta da terra e corse ad abbracciare la mamma, ancora pieno di spavento.
«Ti sei fatto male?» fu la prima domanda che le venne in mente osservando gli occhi rossi del figlio.
«No, mamma, no. Però...» fece un paio di respiri profondi e tirò su col naso «Non l'ho fatto a posta, lo giuro, non volevo.»
Solo allora la donna alzò lo sguardo e si guardò intorno. Il vecchio mobile in legno della nonna era sdraiato sul pavimento, la cornice che ne orlava la parte superiore si era staccata ed era volata sopra il divano, il tappeto era ricoperto di vetri e ceramiche rotte e tutto intorno oggetti di vario tipo, da bomboniere a bambole, da videocassette a libri, da argenteria a cancelleria erano disseminati per tutto il pavimento.
«Sicuro di non esserti tagliato con qualche scheggia?» chiese preoccupata, prendendo per le braccia il bambino e osservandolo da capo a piedi in cerca di macchie di sangue.
«No, sono saltato via prima che cadesse tutto e mi sono nascosto dietro il divano.»
La madre lo tirò a sé e lo abbracciò. Dopo avergli impresso qualche bacio sulla testa, riportò lo sguardo sul disastro che li circondava e allora la vide. La scatola era aperta.
Lasciò andare il bambino e si diresse verso il contenitore. Si inginocchiò e lo prese in mano. Quando alzò il coperchio, il contenuto era sparito; doveva essere caduto. Cercò a destra e sinistra, sollevò lievemente il mobile per controllare che non vi fosse finito sotto o, peggio, che non fosse stato schiacciato e rotto a causa del suo peso; ma non era nemmeno lì. Quando stava ormai per chiedere al bambino se avesse visto un vinile volare in mezzo al caos, ecco che vide il nero disco appoggiato alla credenza vicino alla porta. Doveva essere rotolato fin lì. Lo afferrò con prudenza e si mise ad analizzarlo.
«Scusa, mamma, non volevo,» disse il bambino tra le lacrime, dopo aver visto lo stato di preoccupazione in cui sembrava navigare la madre «So che ho combinato una cosa brutta e che ho fatto un mucchio di disordine, ma volevo tanto guardare 'Space Jam', e tu stavi cucinando e non volevo disturbati perché l'ultima volta che ti ho chiamato tu ti sei scottata la mano,» si fermò un momento per pulirsi il naso con la manica della felpa «E allora mi sono arrampicato sopra il mobile per prendere la cassetta, ma lo sportello non si voleva aprire e così ho tirato; ma poi sono caduto indietro e il mobile ha cominciato a dondolare e i piatti sono scivolati tutti verso il vetro e anche le cassette e tutte quelle piccole statuine bianche con i confetti e anche le posate, e ho fatto giusto in tempo a scappare prima che tutto mi cadesse addosso. Scusa, mamma, mi dispiace!» terminò tutto d'un fiato.
Nadia aveva rivolto al bambino poca attenzione, giusto quanto bastava per comprendere l'accaduto a sommi capi. La sua concentrazione era rivolta al vinile. Lo avvicinava al viso, lo inclinava e rigirava fra le mani, accarezzava la sua superficie con i polpastrelli.
Nestore aspettò che lei si voltasse e cominciasse a sgridarlo, come aveva già fatto altre volte, con le mani sui fianchi, le spalle larghe e la fronte corrugata, rivolgendosi a lui con voce grave e scandendo bene le parole, una per una, come se così potessero meglio imprimersi nella sua memoria. Ma la ramanzina non arrivò. Quando la madre si volse verso di lui, Nestore si accorse che i suoi occhi erano arrossati e che la donna stringeva con forza il vinile al petto. Poi lei allungò una mano e gli chiese di avvicinarsi. Tutte le altre volte che aveva combinato un malanno e la mamma gli aveva ordinato di accostarlesi, lui aveva finito col piangere a causa dello schiaffo ricevuto poco dopo; ma questa volta sentiva che era diverso: vedeva la mano normalmente sicura tremare e un lieve sorriso – che avrebbe dovuto essere segno di felicità, ma che a lui conferiva tanta tristezza – ornare le labbra morbide della donna.
Quando lui le si sedette affianco, lei gli accarezzò dolcemente il viso.
Dalla cucina cominciava a provenire un lieve profumo di bruciato. Nadia non se ne importò.
«Devo raccontarti una storia.» annunciò. Porse al bambino il vinile e lasciò che lui lo esaminasse per qualche secondo «Riguarda questo oggetto. Devi sapere che è nella nostra famiglia da generazioni; si dice, anzi, che faccia parte della nostra eredità da molti secoli ormai; ma i vinili non esistevano ancora a quell'epoca, quindi a questo non ci crede quasi nessuno. Di sicuro è appartenuto alla tua bisnonna. Mia mamma, che è anche tua nonna, mi ha raccontato molte volte come i suoi genitori si sono conosciuti e, come credo avrai immaginato, è proprio grazie a questo vinile. Il tuo bisnonno era un grande appassionato di musica. Un giorno un suo amico lo pregò di accompagnarlo ad una piccola festicciola a casa di una vicina di casa, dicendo che senza di lui non avrebbe fatto altro che annoiarsi e che necessitava quindi la sua presenza. Ma alla fine, anche se il tuo bisnonno andò con lui alla festa, questo suo amico si annoiò lo stesso. Perché, vedi, il tuo bisnonno non aveva potuto fare a meno di notare l'enorme giradischi posto sul tavolo in un angolo della sala e tanto meno poteva farsi sfuggire il vinile – questo vinile – che la ragazza col vestitino giallo reggeva in mano. Lo cercava da molto tempo. Ma quando si avvicinò, non seppe decidersi se prestare più attenzione al vinile o alla bella ragazza nelle cui mani esso si trovava. Puoi immaginare cosa il tuo bisnonno abbia preferito. Oggi tutti i mobili sono cambiati e anche le pareti sono state riverniciate, ma la stanza in cui ci troviamo ora è proprio la stanza in cui i tuoi bisnonni si sono parlati per la prima volta. Ma non è tutto. Sai come ha fatto tua nonna a decidere se accettare o meno una proposta di lavoro che l'avrebbe costretta a trasferirsi? Era così indecisa, che finì per mettersi nelle mani del caso. Avrebbe potuto semplicemente decidere fra testa o croce e lanciare una monetina, ma invece – la conosci e sai quanto è strana – si mise a declamare “si” e “no” a destra e a manca come si fa con i petali di una margherita, solo che al posto dei petali usò i vinili che erano impilati in una cassa accanto al divano. Questo vinile era l'ultimo, quello più in fondo, e possiamo dire che sia stato proprio lui a decidere la sua sorte, non credi? E forse già saprai che questo vinile ha avuto un grande significato anche per me e tuo padre.»
Nestore fece un cenno d'assenso con la testa.
«Hai scelto papà perché il suo nome inizia per 'N'.»
«Esatto, piccolo mio.» sorrise nuovamente la donna.
Il bambino non capiva perché una lacrima avesse cominciato a scivolare giù dalla coda dell'occhio fino al mento della madre; la guardò cadere a bagnare il tappeto.
«Devi sapere che tuo padre mi ha fatto una corte smisurata. Però io non sapevo decidermi. Al che tua nonna mi ha dato il suo solito consiglio. Ti ricordi qual è?»
«Lascia che il destino faccia il suo corso.» rispose subito Nestore, compiaciuto.
«Bravo,» lo incoraggiò la madre, spettinandogli giocosamente i capelli «Proprio così. Secondo lei dovevo guardarmi intorno e lasciare che fossero i piccoli segni a guidare la mia decisione. Se l'universo avesse voluto che io e tuo padre ci mettessimo insieme, me lo avrebbe fatto sapere. E così è stato. Tuo padre mi aveva invitato ad andare a fare una passeggiata con lui ed era venuto a prendermi. Tua nonna lo aveva fatto accomodare mentre io finivo di prepararmi. Quando entrai in soggiorno, vidi tuo padre osservare il giradischi e accarezzare il vinile che vi era posto sopra. Devi sapere che si trovava lì ormai più per bellezza, perché era così rovinato che il suono che emetteva era pessimo. Quando mi avvicinai, notai alcuni graffi sulla sua superficie; avevo osservato quel disco milioni di volte, ma solo in quel momento, con la luce del sole a evidenziarne i solchi e le imperfezioni, mi resi conto che quei tre graffietti formavano una 'N'. In questo modo l'universo ci aveva dato la sua benedizione, a me e a tuo padre Nanni.»
Nestore allora cominciò subito ad ispezionare il vinile in cerca di quei segni, ma la madre lo fermò.
«Prima lasciami concludere.» lo ammonì.
Il bambino bloccò ancora per qualche istante la sua curiosità e rimase ad ascoltare. La seconda lacrima che vide scendere sulla guancia della madre lo convinse a trattenersi.
«Vi è un ultimo particolare, a cui pochi, pochissimi credono. Più che una storia, io la chiamerei una leggenda. Vedi, si dice che questo vinile non faccia parte del nostro mondo, ma che provenga da un universo in cui il tempo non esiste; quindi, se gli succede qualcosa in quello che per noi è il presente, per questo vinile è come se fosse sempre stato così. Per esempio, se si fosse rotto cadendo dal mobile, avrebbe voluto dire che anche sessant'anni fa sarebbe stato rotto; la tua bisnonna non lo avrebbe tenuto fra le mani in questo soggiorno durante quella festa, ma esso si sarebbe invece trovato in una discarica. E i tuoi bisnonni non avrebbero mai avuto l'opportunità di conoscersi. Dicono anche che sia questo il significato del suo titolo.»
Nestore avvicinò il vinile agli occhi e lesse le parole vicino al suo centro: 'Perdere il passato'.
«Ma non si può sapere se questa leggenda sia vera o meno perché, se succedesse davvero qualcosa al vinile, noi non ce ne accorgeremmo; la nostra storia verrebbe riscritta e noi non ricorderemmo mai ciò che è stato. Però si dice anche che prima che i cambiamenti giungano fino al momento in cui il mutamento ha avuto origine, ci sia il tempo di dire addio a ciò che si sa verrà cancellato.»
Nadia prese il disco dalle mani del figlio, gli diede un'occhiata veloce e poi con l'indice indicò al bambino un punto vicino al bordo. Nestore avvicinò il volto e strizzò gli occhi: quattro graffietti erano impressi sulla superficie del disco a formare una 'M'.
Nadia fece giusto in tempo a prendere il figlio per le spalle e a imprimergli un bacio sulla fronte.

Dalla cucina arrivava ormai un forte odore di bruciato. Nadia corse verso i fornelli. Non ricordava il motivo per cui li avesse abbandonati.
   
 
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