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Autore: OlicityAllTheWay    09/12/2016    6 recensioni
Prometheus colpisce una delle persone più vicine a Oliver. Quali saranno le conseguenze?
Siate clementi, è la mia prima ff. Avrei tante idee ma devo imparare a metterle nero su bianco. Spero che questo possa essere un buon inizio :*
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono nel mio ufficio, firmando delle scartoffie che Thea mi ha appena portato. Dopo averne letta qualcuno sento che bussano alla porta.

<< Avanti >> dico; alzo lo sguardo e vedo che è la mia segretaria. Non si decide a parlare allora la incito io << Dimmi  pure Jaclyn, qualcosa non va? >>

<< No, signor Queen è tutto a posto. Volevo solo informarla che è arrivato un pacco per lei. >>

<< Un pacco per me? Va bene portamelo pure, grazie >>.

Lei fa un cenno d’assenso ed esce dal mio ufficio. Dopo qualche attimo rientra con uno scatolone bianco tra le mani.

<< Poggialo pure sulla scrivania >>

Lei fa come chiesto, ma rimane impalata a fissare me e il pacco. La guardo confuso.

<< Grazie, Jaclyn puoi andare. >>

<< Certo, signore scusi, vado. >>.

Scuoto leggermente la testa e mi avvicino al pacco per capire di cosa si tratti. Non sembra una cosa pericolosa o sospetta, decido quindi di aprirlo.

Il contenuto è ricoperto da carta velina verde, non appena la tolgo rimango senza fiato: ci sono dei vestiti di Felicity e i suoi occhiali dentro. Poco sotto c’è anche una sua foto, scattata dentro il loft.

Scavo più a fondo e trovo un biglietto che recita “Indovina chi sarà il prossimo della mia lista”.

Non ho dubbi: è un messaggio, anzi una minaccia di Prometheus che mi dice che ha preso di mira lei.

 

Esco dal mio ufficio come una furia mentre la mia segretaria si alza in piedi e chiede qualcosa. Ma io non la sento: sono troppo concentrato ad uscire da quel posto e arrivare il prima possibile da Felicity.

Provo a chiamarla, almeno 5 volte, ma non risponde nemmeno una.

Inizio a sentire il fiato pesante: sono sempre troppo agitato quando lei si trova in pericolo. Non riesco a pensare lucidamente, ma so che questo non servirebbe e che devo diventare razionale, devo diventare Green Arrow al 100%.

 

Arrivo al loft dopo dieci minuti e se prima ero spaventato ora sono terrorizzato: è tutto sottosopra, vetri rotti, divani rovesciati. Abbasso lo sguardo e vedo delle impronte di piedi lasciate con il sangue.

Mi si blocca il respiro: ti prego fa che non sia vero.

<< Felicity! >> chiamo diverse volte guardandomi intorno. Nessuna risposta.

Seguo le impronte che mi portano fino alla camera da letto dove trovo Felicity legata e imbavagliata, con del sangue secco su una tempia. Ha gli occhi spalancati e il viso pieno di mascara. Corro verso di lei e la libero, ma la prima cosa che fa lei è correre verso un angolo della stanza.

Mi sento un po’ spaesato ma capisco subito cosa l’abbia fatta correre con tanta fretta: vedo Donna riversa a terra su una pozza di sangue e ha una shuriken proprio in mezzo al collo.

Felicity si inginocchia accanto a lei, scuotendola e chiamandola a bassa voce.

<< Oliver, aiutala ti prego. Chiama aiuto >>.

Le sue parole mi riportano alla realtà e vado verso di lei. La sollevo piano prendendola per i fianchi e la allontano dal corpo di Donna, ormai senza vita.

 

///

 

Diggle entra al covo e mi fa capire che non ce l’ha fatta: sono andati tutti a turno da Felicity per cercare di parlarle e vedere come stesse ma tutti hanno fallito.

<< Non mi vuole vedere amico, credo che sia arrivato il tuo momento. >> mi dice.

Io lo guardo incredulo: << John non posso. Come faccio ad andare da lei sapendo che tutto questo è colpa mia? Non riesco a guardarla negli occhi >>

<< Non è colpa tua Oliver, e lo sai. Non direttamente comunque. >>

<< Questo non semplifica le cose, John >> dico sospirando.

Lui mi posa una mano sulla spalla e dice << Lo so, scusa mi sono espresso male. Quello che volevo dire è che tu sei l’unica persona di cui si fidi ciecamente, ha bisogno di te adesso più che mai. Và da lei. >>

Una marea di ricordi mi investono: come quando non ci sono stato subito per lei quando era in ospedale o quando ha scoperto di non poter più camminare.

Volevo cambiare per lei e lo voglio ancora, le farò capire che ci sono sempre per lei.

Faccio un respiro profondo e faccio capire a Diggle quello che stavo pensando, senza parlare.

Lui mi dice << Bravo amico, è la scelta migliore. >>

E scompaio nel bagno del covo per mettermi dei vestiti più casual.

 

///

 

Arrivo al loft ed entro dalla porta d’ingresso con la chiave di scorta che ancora tengo io. Mi guardo intorno e non vedendola subito capisco che dev’essere in camera da letto. Salgo le scale e non appena arrivo alla porta la vedo seduta sul letto che fissa l’angolo in cui c’era il corpo di Donna. Ha uno sguardo vitreo, assente. Sono spaventato, non l’ho mai vista così: lei era la luce, la gioia, la spensieratezza e ora tutto questo le è stato portato via per colpa mia. Dovrò riportarla a galla e non so come fare. Prendo un profondo respiro e faccio qualche passo verso la sua direzione.

Lei sentendomi alza lo sguardo, mi guarda ma non mi vede, e si gira immediatamente.

<< Ehi >> le dico dolcemente

<< Cosa ci fai qui, e come sei entrato? >> è la sua unica risposta. Si sta chiudendo, ma non glielo lascerò fare. Ho, anzi abbiamo, bisogno che mi faccia entrare. Mi inginocchio di fronte a lei.

<< Sono venuto a controllare se fosse tutto a posto >> le dico piano mentre la fisso negli occhi e le metto dietro l’orecchio una ciocca di capelli.

Al mio tocco lei si riprende e mi guarda, come se mi vedesse per la prima volta. Le scende una lacrima solitaria e gliela asciugo con il pollice. Non sarà l’ultima e io sarò qui, pronto ad asciugarle una a una.

<< Ti prego Oliver, non lasciarmi. >> fa una piccola pausa durante la quale studia la mia espressione << …non oggi intendo. >>.

<< Ehi guardami >> le dico, e lei obbedisce subito << Ti fidi di me? >> le chiedo in un sussurro.

Lei fa un cenno d’assenso con la testa, e mi riempie il cuore sapere che non ci abbia pensato nemmeno un attimo, anche dopo tutto questo tempo, anche dopo tutto quello che le ho fatto…

<< Ti prometto che non ti lascerò, né oggi né mai >> poi mi sporgo in avanti e le do un bacio sulla fronte, non so perché l’ho fatto, ne sentivo il bisogno. Ma appena prendo coscienza della realtà faccio per staccarmi. Ma Felicity mi prende per il bavero del cappotto e mi tiene stretto.

 

Rimaniamo stretti per molti minuti, fino a quando non prendo la parola << Felicity, devi prepararti per l’onoranza >> le dico piano mentre le accarezzo i capelli. Lei tira su col naso e annuisce. Però non accenna a muoversi. Lo faccio io, mi stacco lentamente da lei che si lamenta e mi avvio verso l’armadio. Scelgo un abito nero, consono all’occasione e lo adagio sul letto.

<< Vado a fare una doccia e a sistemarmi un po’ >> dice lei, senza guardarmi.

<< Ok, vuoi che faccia venire Thea? Io dovrei andare al covo a prendere un abito nero. >>

Lei spalanca gli occhi, come se fosse spaventata e poi li abbassa.

<< Certo, vai pure. E per Thea va bene, se per lei non è un problema. >>

<< Certo che non è un problema, la chiamo subito. >> Dopo di che faccio due passi per raggiungerla e le prendo il viso tra le mani << Ricorda cosa ti ho promesso, tornerò a prenderti prima della funzione e andremo insieme. >>

<< Okay. >>

 

///

 

Durante tutta la funzione Felicity si è trattenuta dal piangere, ma so che lo farà appena arriveremo a casa.

Parcheggio proprio di fronte all’entrata e scendiamo entrambi dalla macchina.

Entriamo e lei sale le scale come se fosse un automa. La seguo per assicurarmi che si riposi.

Dopo qualche minuto esce dal bagno con indosso un pigiama. Mi mancava vederla così, mi ricorda che avevamo un’intimità che non ho avuto con nessun altra. Si avvicina a me di qualche passo << Faresti una cosa per me? >> mi chiede.

<< Tutto quello che vuoi >> rispondo senza pensarci.

<< Rimani con me stanotte, non voglio stare sola. Ci sono ancora dei tuoi vestiti nell’armadio >> parla a raffica senza prendere fiato.

<< Va bene  >> le dico guardandola dritto negli occhi.

Quando esco dal bagno con la mia tuta addosso vedo che è già stesa sul letto con le coperte tirate fino al petto, ma è sveglia.

Mi corico nella mia parte del letto e la guardo incerto. E’ lei a fare la prima mossa: si avvicina a me e accoccola sul mio petto. La stringo tra le braccia e le accarezzo i capelli, a volte le do un bacio sulla testa.

Dopo qualche minuto lei inizia a piangere. Sapevo sarebbe successo. Le sussurro parole dolci, che mi vengono spontanee quando si tratta di lei.

Si addormenta tra le mie braccia, sfinita dalla giornata, sfinita da tutto.

Faccio aderire il mio corpo al suo e la abbraccio più forte << Perdonami, perdonami per tutto Felicity. Ti amo >>.

Come se mi avesse sentito fa un sospiro profondo e mi addormento con lei.

 

   
 
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