Lei era corsa via dal covo, mi aveva guardato per un attimo, un istante e poi si era infilata nell’ascensore ed era sparita, ma dovevo assolutamente sincerarmi che stesse bene…oh meglio sapevo benissimo che non poteva stare bene…sapevo in cuor mio che probabilmente ero l’ultima persona che voleva vedere, ma dovevo sapere…dovevo assicurarmi che non facesse nulla di insensato nn potevo lasciarla sola!
Non riuscivo a respirare, gli altri nel covo mi parlavano ma io non sentivo niente…non capivo niente era tutto un brusio di parole senza senso..e incurante di tutto e di tutti con il costume ancora addosso mi fiondai per le strade e per i tetti fino a che arrivai dove avrei voluto essere.
Mi arrampicai facilmente sul tetto di fronte a quello che per me sarebbe stato sempre il “nostro loft” e la guardai piangere attraverso quei vetri in quell’appartamento dove avevamo condiviso alcuni dei nostri momenti più belli e per un attimo mi persi nei ricordi….
Quella volta che gli avevo portato la colazione a letto e lei mi aveva sorriso…quel suo sorriso così bello, così puro e naturale che mi penetrava dritto al cuore e curava la mia anima….quella volta in cui avevamo fatto pace e proprio lei mi aveva detto che sarebbe andato tutto bene..che ci saremmo ritrovati uno nell’altro….SEMPRE….Questo ricordo mi travolse e mi riportò bruscamente e dolorosamente alla realtà…e per un attimo mi chiesi se saremmo mai potuti tornare come allora…se ci poteva essere ancora speranza per noi.
Mi concentrai di nuovo su di lei anche se faceva male….dannatamente male..raggomitolata su quel divano troppo grande per lei..il suo adorato tablet buttato malamente accanto (era chiaramente sconvolta perché trattava sempre quell’aggeggio con estrema cura e delicatezza) avvolta in quel maglione che nascondeva tutte le sue splendide forme quanto avrei voluto avvolgerla io tra le mie braccia, ma non potevo…piangeva in un modo comunque delicato e sommesso..nel suo modo di affrontare il dolore e le sue lacrime scatenarono anche le mie…eravamo entrambi spezzati, rotti, devastati.
Avrei voluto arrampicarmi su quel balcone e affogare il mio dolore tra le sue braccia e avrei voluto estirpare il suo dolore da lei e farlo mio…tutto pur di farla smettere di soffrire..avrei voluto dirle che ci sarei stato sempre per lei..per la mia partner, per la mia compagna..per la mia anima gemella…avrei voluto che non soffrisse più, ma ancora una volta invece le stavo facendo del male…le avevo fatto del male.
Rimasi lì a vegliarla per tutta la notte….agli occhi di una persona estranea potevo sembrare un angelo, ma non mi sentivo tale….forse un angelo nero perché invece che proteggerla come avrei voluto continuavo a ferirla..a trascinarla sempre di più verso l’oscurità.
Sì decisamente mi sentivo un angelo nero che infettava e distruggeva tutto quello che toccava…come aveva detto lui..quel mostro…
C’era stato un tempo in cui avevo davvero pensato che mi potesse salvare..ci avevo creduto, ma ora dopo tutto quello che anche lei aveva passato per colpa mia ce l’avrebbe fatta a salvarmi? Ancora una volta l’avevo spezzata..il mio angelo la cui missione era sempre stata quella di portarmi verso la luce ora aveva bisogno di una guida, di qualcuno che le indicasse il cammino e non sapevo ancora come avrei fatto, ma dopo tutto quello che lei aveva fatto per me ora avrei fatto tutto quanto in mio potere per farla ritornare a risplendere!