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Autore: DanieldervUniverse    10/12/2016    3 recensioni
Una gradevole serata a cena per i personaggi di FFXIII dopo essersi abituati al nuovo mondo post-Lightning Returns. E Hope. ovviamente, spera di riuscire a confessare i propri sentimenti a Lightning, pur mancandogli il coraggio. Ce la farà?
...
DAL TESTO:
Hope si schiarì sonoramente la gola, cercando di scrollarsi dalle membra il suo imbarazzo.
La porta della casa era ancora chiusa, ma si potevano chiaramente sentire le voci dall’interno che discorrevano, un poco frettolose ma anche eccitate.
E lui?
Beh, lui stava alla porta: un mazzo di rose in mano, un completo bianco elegante, gemelli sui polsini, la sua immancabile sciarpa al collo, i capelli curati e pettinati per l’occasione.
Tirò di nuovo la cravatta, quasi a cercare di strangolarsi per l’imbarazzo, e si riallisciò la sciarpa, sperando che gli desse coraggio.
Avrebbe preferito venire vestito con abiti comuni, magari si sarebbe stirato una camicia e avrebbe indossato un paio di pantaloni grigi per andare: già solo le scarpe, italiane probabilmente, costavano quanto l’affitto, l’intero completo probabilmente valeva più della macchina e dell’appartamento messi assieme.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hope, Lightning, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Autore Nota: Lo sto facendo. Non è vero, FINALMENTE LO STO FACENDO!
Daniele II Nota: Tu ci tieni proprio a rovinare la gente…


Hope si schiarì sonoramente la gola, cercando di scrollarsi dalle membra il suo imbarazzo.

La porta della casa era ancora chiusa, ma si potevano chiaramente sentire le voci dall’interno che discorrevano, un poco frettolose ma anche eccitate.

E lui?

Beh, lui stava alla porta: un mazzo di rose in mano, un completo bianco elegante, gemelli sui polsini, la sua immancabile sciarpa al collo, i capelli curati e pettinati per l’occasione.

Vanille e Fang gli avevano teso un agguato quel pomeriggio, e avevano passato ore a truccarlo e vestirlo per bene, in modo che sembrasse impeccabile, eliminando perfino quei due o tre brufoli che sbucavano sulla sua pelle delicata e le ciclopiche occhiaie che gli erano venute aspettando quella sera, facendo avanti e indietro nel suo appartamento, in pigiama, vestito o, in situazioni disperate, persino nudo.

Tirò di nuovo la cravatta, quasi a cercare di strangolarsi per l’imbarazzo, e si riallisciò la sciarpa, sperando che gli desse coraggio.

Avrebbe preferito venire vestito con abiti comuni, magari si sarebbe stirato una camicia e avrebbe indossato un paio di pantaloni grigi per andare: già solo le scarpe, italiane probabilmente, costavano quanto l’affitto, l’intero completo probabilmente valeva più della macchina e dell’appartamento messi assieme.

Dove diavolo li avevano trovati abiti tanto lussuosi, gli venne da chiedersi.

-Allora ti dai una mossa?- chiese Fang, facendogli rizzare tutti i peli del corpo.

-Shhh- fece il ragazzo, voltandosi come se avesse degli spasmi.

Le due aguzzine stavano pazientemente (mica tanto) aspettando dietro di lui, tallonandolo da molto vicino, e di sicuro non aiutavano a farlo rilassare.

Fang, ormai modella affermata, era vestita con un abito da sera lungo fino a mezza coscia e un padio di tacchi, e teneva i capelli raccolti in un voluminoso chignon, con le labbra scure impreziosite da un rossetto, e lo fissava con sguardo inquisitore e le braccia incrociate (essendo ancora più alta di lui); Vanille, designer nel campo della moda, specializzata in abiti di alta classe, portava un elegante vestitino rosa che le lasciava scoperta una spalla, tenuto fermo da un arabesca decorazione a forma di fiore all’altezza dell’altra, un paio di ballerine color confetto e gli immancabili codini; le guance erano ovviamente rosate per dare un tocco più delicato al viso, e in questo momento erano leggermente gonfiate mentre la ragazza cercava di fingere un risentimento nei confronti del giovane.

-Non urlate voi due. Potrebbe sentirvi- bisbigliò sull’orlo di una crisi il ragazzo, sentendosi percorrere da violente scariche elettriche.

-Beh lo scopo è quello- insisté Fang, per altro con tono normalissimo -Sai com’è, siamo invitati a cena apposta.

-Lo so, ma non così…- cercò di replicare Hope, arrossendo vivamente.

-Per l’amor del cielo, Hope!- sbottò Fang, facendosi da parte -Si sta formando la fila qua dietro.

Noel salutò tranquillamente, vestito con una camicia nera un poco sgualcita, una cravatta bianca annodata male, un gilè di pelle, e un paio di jeans scuri con uno strappo sul ginocchio (“Fortunato lui” pensò il ragazzo); dietro di lui, Djah stava ammirando un paio di fiori del giardino, mentre Sazh, che era venuto vestito con la sua vecchia divisa da aviatore di PSICOM, fissava imbarazzato le due ragazze.

-Che hai da guardare?- lo rimbeccò Fang, suscitando una risatina da parte di Vanille, Noel e Djah, ma la cosa non fece altro che preoccupare ancora più Hope, ancora più imbarazzato di dover entrare in compagnia di tutti quei soggetti.

Il vialetto era molto semplice, un mattonato che partiva dal marciapiede arrivando fino al patio di legno, dividendo in due il giardino; la siepe che lo costeggiava era un’affascinante roseto, tagliato a livello anca, ma comunque appariscente.

Alla fine Fang sbuffò, facendolo riprendere dal suo momentaneo divagamento, e con un gesto deciso prese la borsetta di Vanille, aprendola e tirando fuori l’astuccio con l’anello che gli avevano regalato proprio per quell’occasione.

Glielo agitò davanti agli occhi, per poi tirare fuori il gioiello e infilarlo in una delle rose nel mazzo, camuffandolo con i petali in modo che non si notasse.

-Coraggio tigre- lo incoraggiò la donna, voltandolo verso la porta, per poi spingerlo con l’aiuto di altre quattro mani sconosciute (molto probabilmente Noel e Vanille, se doveva proprio indovinare) -Vai e fai la tua entrata.

Sospinto un po’ troppo violentemente, il ragazzo incespicò vistosamente sugli scalini del portico e finì dritto contro la porta, reggendosi alla maniglia per non crollare fragorosamente a terra.

-Arrivo- fece Snow da dentro, avvicinandosi con passi pesanti.

Hope si rimise frettolosamente in piedi, rischiando di cadere di nuovo, e fu sul punto di filarsela quando la portà si aprì, rivelandogli il torace di Snow proprio al livello degli occhi.

Fu sul punto di gridare per lo sgomento e ci sarebbe riuscito se una mano poderosa non gli avesse tappato la bocca con la forza di un toro.

-Ehi Snow- fece Noel, allontanandolo nel frattempo dal biondo vichingo -Come va la palestra?

-Alla grande ragazzo- replicò quello, sorridendo e mostrando il pollice alzato.

I capelli erano ben curati e pettinati, ma l’abito comprendeva un gilé aperto e dei pantaloni a zampa larga su delle scarpe talmente grosse da sembrare un pagliaccio, il tutto meticolosamente bianco.

Un mostro.

Fortunatamente, una mano planò ad acchiappare l’orecchio dell’energumeno, tirandolo da parte e rivelando Serah nel proprio abito nero e argento, con uno spacco sulla gamba sinistra e senza spalline.

-Spostati, così possono entrare no?- lo rimproverò la ragazza, spingendolo da parte, fuori dal campo visivo di Hope.

-Ehilà, siamo arrivati!- salutò Fang, approfittando del vano della porta d’ingresso scombro per spingerlo a forza dentro.

-Bene- rispose Lightning, da qualche parte nella casa -Qui ho quasi fatto.

Il cuore di Hope mancò un battito solo a sentirla, facendolo irrigidire come una molla.

I suoni si attutirono, mentre il resto degli invitati si prestava ai saluti, svanendo poco a poco dalla sua coscienza.

Lightning uscì dalla porta della cucina, visibilmente accaldata e con i capelli, raccolti in una treccia, un poco scomposti; indossava un grembiule da cucina sopra la divisa della polizia.

Probabilmente aveva passato tutto il pomeriggio, dalla fine del turno, a cucinare.

Un improvviso calore si diffuse al livello del suo stomaco, facendolo finalmente calmare.

In qualche modo, pensare a lei lo innervosiva, ma incontrarla lo faceva sentire subito come se tutto sarebbe andato bene, come quando era un bambino inerme.

-Hope!

Si riscosse di colpo, sobbalzando.

Serah lo stava scuotendo per la spalla, cercando di attirare la sua attenzione.

-Ciao!- rispose lui, imbarazzato.

-Ciao- replicò la ragazza, abbracciandolo -Lieta che tu sia riuscito a venire. Oh, lascia a me i fiori- aggiunse, sfilandoglieli di mano prima che lui potesse dire qualcosa, e dirigendosi verso il soggiorno, probabilmente per infilarli da qualche parte.

Dall’ingresso si dava direttamente sulla sala da pranzo, che occupava tutto lo spazio a destra, aprendosi su un grande tavolo apparecchiato su una tovaglia candida.

Il resto dell’appartamento si allargava, andando a formare un trapezio rettangolo, con la porta del soggiorno di fronte a quella d’ingresso, e quella della cucina obliquamente sulla sinistra.

Hope strinse i denti, sentendo già che le cose si stavano complicando più del previsto.

-Ehi.

La voce di Lightning lo fece voltare all’istante, ammaliato.

Rimasero a fissarsi per un poco, lei squadrandolo dall’alto in basso, con le braccia conserte, e lui tenendo gli occhi fissi sul suo volto.

-Ricordati di darmi il numero del tuo sarto- disse infine la donna, annuendo soddisfatta; lui arrossì all’istante, grattandosi la nuca per l’imbarazzo.

-Quando vuoi Light!- rispose Vanille dalla tavola.

-Se vuoi un aiuto per uscire da quella divisa, chiedi pure- le fece eco Fang.

-Nei tuoi sogni- rispose un po’ acida Lightning, prima di dare un pacca ad Hope -Coraggio, va a sederti, tra poco è pronto in tavola.

Mentre Hope, ubbidiente, si dirigeva al suo posto, il campanello squillò di nuovo, e Djah si lanciò subito alla porta per aprire, seguito a ruota da Sazh, mentre Serah si assicurava che Snow restasse fermo al suo posto.

-Zio Caius! Zio Cid!
-Ehi, ragazzino!- lo salutò il vecchio nemico, mentre portava la sua possente figura in vista.

Hope ebbe una sgradevole sensazione al vedere il completo VIOLA dell’uomo, sempre raffinato e impeccabile, ma con quei capelli improbabili da guerriero tribale e con il viola così dominante...

Dietro di lui, almeno, Cid aveva avuto la piacevole idea di venire in abiti comuni, tanto per non farsi riconoscere.

Yeul riuscì ad infilarsi tra i due, a stento, e venne immediatamente raggiunta da Noel, che la prese per mano e l’accompagnò nel posto affianco a lui.

-Allora, ragazzi- li richiamò Lightning, arrivando dalla cucina spingendo un grande carrello carico di vassoi pieni di leccornie -Forza, seduti, è ora di mangiare.

-È un peccato che gli altri non siano potuti venire- commentò Cid, prendendo posto accanto a Sazh.

-I ragazza avevano le prove oggi- spiegò il biondo, seduto a capotavola, stringendo la mano della fidanzata alla sua destra.

-E il capitano Amodar e Rygdea erano impegnati con i turni- aggiunse Lightning, andando a fermarsi vicino alla tavolata.

-Mmmhhh, hai deciso di viziarmi, tesoro- commentò Fang.

-Ti ricordo che porto una pistola, tesoro- replicò la Farron.

-Anche un paio di manette- puntualizzò malizioso Caius, tra Vanille e Yeul.

Mentre si provocava un momento di ilarità, Hope fece scorrere lo sguardo sul tavolo: Serah, affianco a lui, scambiava sguardi sognanti con Snow, Fang e Lightning (l’unica ancora in piedi) scherzavano dall’altro lato del tavolo, Vanille gli rideva dietro, Caius era impeganto in una cortese discussione con Yeul e Noel, Cid parlava delle notizie del giorno con Sazh, Djah giocava con una forchetta, con il tovagliolo messo a bavaglino, e…

Hope ebbe un mancamento a realizzare che l’unico posto vuoto era porprio accanto a lui.

“Niente panico, niente panico” cominciò a ripetersi, prendendo il tovagliolo e cominciando a sventolarsi, sentendosi avvampare.

Era troppo presto, adesso avrebbe dovuto passare tutta la sera incastrato tra le due Farron, costretto a partecipare alla discussione tutta la sera senza… senza…

Il ragazzo strinse i denti, cercando di non mostrarsi preoccupato, ma era sul punto di alzarsi e correre in bagno a piangere.

In quel momento bussarono alla porta.

Tutti quanti smisero per qualche attimo con il loro brusio, sorpresi.

Poi il suono si ripetè.

-Chi potrà mai essere?- chiese Fang.

-E perché non suona il campanello?- osservò Cid.

-Vado io, voi cominciate a fare le parti- replicò Lightning, sfilandosi il grembiule e dirigendosi alla porta a grandi falcate.

-Come vuole signora- disse famelica Fang, prendendo immediatamente possesso di uno dei vassoi.

-Ehi, ingorda, lasciane anche per noi- fece Noel, scatenando un’altra ondata di ilarità generale, mentre i piatti cominciavano a passare.

Hope tirò un sospiro di sollievo, grato che fi fossero concessi ancora pochi attimi di tregua prima della tempesta.

Prese un vassoio che gli stava offrendo Serah, aiutandola a poggiarlo sul tavolo, e poi iniziò a servirsi.

Il cibo era sicuramente ottimo, e il pensiero che l’avesse cucinato lei per lui era ancora più confortante.

Però, notando che ci metteva un po’ troppo a tornare, alzò lo sguardo verso l’ingresso e vide Lightning immobile davanti alla porta aperta.

Chiunque ci fosse sull’uscio, era coperto dal portone.

-Light, chi è?- chiese, con un pizzico di autostima nel rivolgerle la parola per la prima volta nella serata.

Tutti quanti cominciarono a girarsi interessati, alcuni persino a bocca piena (come Caius o Fang), attirati dalla curiosità, ma la ragazza non rispose.

-Come mi hai trovato?- chiese, con voce rotta, dopo alcuni apparentemente interminabili istanti.

La porta si chiuse, mentre una figura particolarmente esotica si rivelava ai loro occhi: era alto quanto Snow, ma più longilineo e meno massiccio; indossava un antica armtura grigia sopra una tunica blu, con un mantello cobalto assicurato alle spalle; una coda di capelli bianchi scendeva sulla schiena, e una bandana arancione copriva il resto del capo.

-Me l’ha detto il cuore- replicò lui -Le rose mi hanno guidato a questa…- fece una pausa, mostrando il suo volto giovane al gruppo, vivamente arrossato -M-m-magione.

Hope ebbe un brutto presentimento, a vedere la ragazza che fissava in quel modo il nuovo arrivato.

-F-F-Firion- balbettò lei, quasi in lacrime, prima di lanciarsi d’impeto tra le braccia del nuovo venuto, venendo accolta da un eslcamazione di gioia.

Fu un attimo, e le sue labbra rosee furono congiunte con quelle candide di lui.

Hope ebbe la netta sensazione di non sentire più la terra sotto i piedi, sentendosi leggero e vuoto, in assenza di gravità e con le budella che si snodavano per ogni dove dentro al suo corpo.

-Hope?- fece una voce attutita, quasi sconosciuta.

-Hope? Ehi!- continuò.

Qualcuno lo strattonò da parte facendolo voltare.

Vedeva le cose a rallentatore, mentre i suoi sensi si affievolivano; l’immensa capigliatura di Sazh si agitava confusamente davanti al suo volto.

L’uomo stava cercando di dirlgi qualcosa, ma non distingueva più niente.

Presto si sentiì risucchiare dall’oscurità, venendo strappato dalla realtà fisica, e tutto divenne buio.


Autore N: Morale della favola: chi non va in Dissidia perde poltrona!

Daniele II N: Sei un cazzo di criminale efferato, lo sai?!

A N: Certo, e tu non puoi fare niente per impedirmelo!

DII N: Dici?

A N: Beh… non cerco conferme. Alla prossima, e stavolta chi vuole è autorizzatA ad odiarmi. Ciao.

  
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