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Autore: _Cthylla_    11/12/2016    2 recensioni
| Golden Age | Young Kozmotis Pitchiner (soprattutto nel primo capitolo) | AU | OCs
L'epoca in cui era la Casa Lunanoff a governare si è distinta per la prosperità presente in ogni parte del regno. La Golden Age è stata un florilegio di grandi eroi dorati e di Case nobiliari, note come "Costellazioni", i cui componenti erano nobili di sangue quanto di cuore.
Ciò è quanto è passato alla storia, quel che la maggioranza dei pochi superstiti è in grado di ricordare. Ma se quei ricordi riguardassero soltanto la parte conosciuta della storia in questione? Se ci fosse stata una parte oscura che quasi nessuno ha potuto o voluto vedere?
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Luna Dorata'
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= Matrimoni e allucinazioni, conigli e contrattazioni =







«sì, ho visto il vestito che hai disegnato per la tua futura moglie».
 
«lo so, non è qualcosa che metteresti tu» disse il quattordicenne, indicando sua sorella con la matita che aveva in mano «ma Lili lo metterà volentieri. Comunque…come lo trovi?»
 
La prerogativa dei nobili di sposarsi già dai quattordici anni aveva permesso ad Aldebaran e Altair di combinare un matrimonio tra Vaendiliel, la sola figlia di Lord Renin Altair, e Nihil Iruhu, il settimo dei nove eredi che Iyra Aldebaran aveva dato alla luce.
Poteva sembrare un matrimonio poco vantaggioso per l’erede di Casa Altair, ma la verità era che le altre famiglie delle Costellazioni avrebbero accettato di combinare un matrimonio con chiunque portasse il cognome della Casa più ricca del regno.
Bastava pensare al fatto che gli Albali e i Virgo avessero già messo gli occhi sui figli -di un’età che andava dai sei anni in giù- di suo fratello Nihil Ralonrin, come altre famiglie lo avevano fatto coi figli di Nuro.
Era così da sempre: essere un Aldebaran significava avere tanti pretendenti quante tonnellate d’oro. Ai più superficiali poteva sembrare bello essere circondati da persone pronte a lusinghe e matrimoni, ma bisognava sempre tenere presenti i motivi dietro tutto ciò.
 
“sarebbero disposti a sposare persino una capra, se questa avesse la voglia sul muso” pensò Nahema. «è bello, su questo non ho nulla da dire. Stoffa oro, decori d’oro…molto Aldebaran» disse «ma “Lili” è un’Altair».
 
«per questo insieme al vestito c’è un luuuuungo mantello blu scuro molto Altair» obiettò Iruhu «con piccole applicazioni in oro sul fondo che ricordano un po’le stelle del cielo: non è bellissimo?»
 
«è una buona idea, Iruhu».
 
Iruhu non era precisamente uno dei fratelli che Nahema conosceva meglio, a causa degli impegni e della differenza d’età, ma nel tempo in cui si erano frequentati aveva dimostrato di avere un carattere amabile, ereditato da loro padre Kerasaas…
 
«certo che lo è! È una mia idea!»
 
… Nonostante la completa mancanza di falsa modestia -un altro tratto che condividevano, oltre al colore degli occhi e dei capelli. «ottimo atteggiamento, se non si è i primi a essere sicuri delle proprie idee non si può pretendere di arrivare da nessuna parte. In ogni singolo aspetto della vita!»
 
«e soprattutto nel mondo della moda» aggiunse Iruhu «che è strapieno di squali astrali».
 
Alcuni avrebbero potuto stupirsi del fatto che a un Aldebaran, per di più maschio, fosse stato permesso di vivere in un mondo che sembrava fatto unicamente di bozzetti, aghi, stoffe e decori, ma in tutto ciò la parola chiave era proprio quel “sembrava”.
Iruhu aveva ricevuto la stessa formazione che avevano avuto lei e gli altri loro fratelli -e questo già diceva tutto; per il resto, i componenti della famiglia potevano scegliere di dedicarsi a qualunque tipo di attività, a patto che questa fosse utile e/o servisse a influenzare le masse in loro favore. Tutti motivi per cui quando Iruhu, circa un anno e mezzo prima, aveva iniziato a mostrare interesse e talento per l’attività di stilista di moda, non era stato affatto scoraggiato: al contrario!
 
«mai sentite parole più vere, il mondo della moda è quasi peggio di quello della politica. Hai progettato anche il tuo abito da cerimonia?»
 
Iruhu annuì. «sì… ma mi piacerebbe che restasse una sorpresa anche per te e nostri fratelli».
 
Nahema, per nulla contrariata, alzò le mani. «come desideri» disse, per poi sedersi su una sedia lì vicina. «si prospetta un bel matrimonio».
 
Iruhu a quel punto si decise a posare la matita, e a dare alla sorella la sua totale attenzione. «di sicuro sarà tranquillo, e non chiedo di meglio».
 
«la cerimonia e il ricevimento si svolgeranno senza intoppi» lo rassicurò Nahema.
 
«non mi riferivo a quello» disse il ragazzino, per poi face spallucce «ma va bene lo stesso».
 
Nahema non fece commenti, pensando che tutto sommato Iruhu avesse preso anche l’intelligenza di Kerasaas, oltre alla corporatura. Le tradizioni degli Altair li volevano tanto forti caratterialmente quanto abili con le armi da taglio, ma Vaendiliel -complice l’atteggiamento “morbido” del padre nei suoi confronti- non sembrava spiccare né per l’una né per l’altra cosa.
Quella di Renin Altair era una figlia di bell’aspetto e tranquilla, adatta a un matrimonio tranquillo, ed era precisamente questo ciò a cui Iruhu si riferiva.
 
«io comunque sono contento, e lei anche» continuò Iruhu «per quello che conta».
 
“Per quello che conta”. Evidentemente la realtà penetrava nei mondi fatti di stoffe e decori più profondamente di quanto si potesse pensare, e ricordando com’era anche lei a quattordici anni non riusciva a ritenerlo un male.
Non era forse l’interesse la base più solida sulla quale si fondasse un matrimonio ben riuscito? Certo. Non era stata a sua volta promessa a qualcuno? Naturalmente sì, come del resto tutti i suoi fratelli. Non si era forse fidanzata col suo promesso, com’era suo dovere? Il dovere era sacro, gli obiettivi della famiglia venivano prima di tutto, quindi la risposta era che ovviamente sì, lo aveva fatto.
Dopo anni di procrastinazione nei quali invece aveva fatto tutt’altro, in altri luoghi e con altre persone, per poi dare a Tsar il permesso di chiudere il loro legame nel più sincero affetto, almeno da parte di questi, nella prima occasione in cui c’era stata un’occasione valida per farlo.
Il dovere e gli obiettivi di famiglia erano sacri, ma le modalità e i tempi con cui svolgere l’uno e raggiungere gli altri erano sempre stati molto variabili… almeno per lei.
 
«meglio così» rispose Nahema, giusto per interrompere riflessioni un po’ “scomode”. «quantomeno avrete l’occasione di indossare dei vestiti perfino più belli di quanto siano di solito».
 
«i vestiti nuziali devono esserlo» replicò il fratello, quieto «ma comincio a credere che non ti vedrò mai addosso il tuo».
 
«…prego?»
 
Passi Kitah, che era il principale pretendente, passi Aladohar, che era il migliore amico di suddetto pretendente, ma che perfino il suo fratellino quasi quindicenne incominciasse a romperle le scatole con quella faccenda del matrimonio non era ammissibile. Cosa ne sapeva Iruhu, poi?!
 
«ho progettato i vestiti nuziali per tutti quelli della famiglia che non si sono ancora sposati» le spiegò «ma se a ventinove anni, e con tutti i pretendenti che presumo ci siano, non ti si sente mai neppure accennare ad un plausibile matrimonio…mi sa tanto che il bozzetto rimarrà nel cassetto».
 
«potrei liquidare la questione con un “fatti gli affari tuoi”, sarebbe nei miei diritti» disse Nahema «ma sei mio fratello e non sei uno stupido, per cui ti parlerò di conseguenza. Al di là del fatto che i miei impegni al momento non lascino spazio a delle nozze, la mia attuale posizione di capofamiglia renderebbe ancor più difficile trovare, eventualmente, un marito adeguato. Mi segui?»
 
«non deve essere soltanto l’altra famiglia a guadagnarci, dobbiamo avere un tornaconto anche noi, perché se così non fosse il matrimonio sarebbe completamente inutile» disse Iruhu, atono come se stesse recitando frasi a memoria, e in un certo senso era proprio così. «e forse perfino dannoso».
 
«direi che ci siamo intesi. Cos’altro aggiungere? Ah, sì: voglio vedere il progetto per il mio vestito».
 
Iruhu fece spallucce, aprì un cassetto della scrivania lì vicino e, dopo aver cercato un po’, tirò fuori un foglio. «già che ci sei te lo lascio proprio, così non rimane lì a prendere polvere».
 
Una piacevole sorpresa arrivò vedendo che Iruhu non aveva progettato un vero e proprio vestito: la parte superiore era somigliante a un’armatura da cerimonia intarsiata, ovviamente dorata, mentre la parte inferiore era composta da una lunga gonna viola con un lungo spacco sulla parte destra, non dissimile dal tipo che lei portava abitualmente -quando le portava. Stivali, cintura, e accessori vari sempre dorati completavano il tutto…e quel “tutto” le piaceva molto. «hai previsto che io mi porti dietro una spada?»
 
«non si sa mai!»
 
Trascorse quale istante di silenzio, poi Nahema guardò nuovamente il disegno, e si alzò. «se mai un giorno mi sposerò, rifiuterò di indossare qualsiasi altra cosa».
 
«promesso?»
 
Aveva deciso che quel foglio sarebbe finito nell’archivio dei documenti più importanti, nonostante non c’entrasse nulla col resto. Se Iyra fosse stata ancora in grado di intendere e di volere non avrebbe approvato quel gesto, né ne avrebbe compreso il motivo, ma Iyra non era in grado di dire la propria, e comunque neppure Nahema sapeva perché avesse preso una simile decisione. «promesso».
 
Iruhu sorrise. «sono contento che ti piaccia. E magari quel giorno arriverà presto! Ricordi cosa succede oggi pomeriggio, prima delle mie nozze?»
 
Certo che ricordava, era impossibile dimenticarlo. «un ambasciatore dei Pooka in arrivo a Paradhiso… proprio un evento. Ma non capisco cosa c’entri con le mie eventuali nozze» aggiunse, vagamente perplessa.
 
«beh, anche con il re dei Pooka andrà pure stretta una qualche alleanza. In questa unione dinastica il tornaconto ci sarebbe!» esclamò Iruhu, con un sorrisetto.
 
«tu a volte sei fin troppo somigliante a Ralonrin!» ribatté Nahema «e no, non è un complimento».
 
Iruhu, per l’ennesima volta, fece spallucce, e tornò a chiudere il cassetto. «“…rise il toro, rise il toro, la zampa sollevò…ma lo scorpion più lesto fu, perciò, sul muso gli saltò!”…» canticchiò «l’hai sentita questa canzone? Gira tantissimo».
 
Nahema si irrigidì. «evitiamo di cantarla, dal momento che il toro e lo scorpione in questione non sono stupidi animali parlanti, come tu sai benissimo» disse seccamente.
 
“e tra tutti quanti non stiamo facendo precisamente una bella figura, dal momento che Lady Vliegen tuttora non si trova e la situazione nei territori degli Scorpio è tesa, tanto per utilizzare un eufemismo” aggiunse mentalmente Nahema “alla maggior parte della popolazione di quella specie di fogna, che è purtroppo piena di uranium, non interessa che Lady Vliegen abbia fatto uccidere due bambini Taurus, e vorrebbe perfino che tornasse a gestire il tutto al posto di quell’ignavo di Jon Scorpio!” o meglio, che lo facesse l’ex attendente demone, perché milady in realtà aveva gestito proprio niente, da quel che si era capito “… tensioni dagli Scorpio, Kozmotis Pitchiner che rientra come High General tra meno di una settimana, l’incontro con il Pooka, il matrimonio di un fratello che canta le canzoni sbagliate… se fossi mia madre avrei già l’emicrania, e a me preoccupano un po’anche i Taurus, al momento”.
 
Kitah diceva di stare bene, per quanto “bene” potesse stare un uomo che aveva perso entrambi i figli da pochi mesi, ma da quel che lei sapeva la sua presenza ai vari eventi mondani era fortemente diminuita, e lo si vedeva più spesso rinchiuso nel suo palazzo che in qualunque altro luogo. Rinchiuso insieme a sua sorella Isabeli, una piagnona appiccicosa come colla e chiusa nella sua piccola bolla.
Motivo per cui aveva detto ad Aladohar di stargli vicino e tenerlo d’occhio più di quanto facesse già; lo avrebbe fatto lei stessa, ma già ora aveva più cose da fare che tempo per farne… tra le quali sondare il terreno con un vecchio amico di suo padre, ancora scapolo, per capire se fosse interessato ad accasarsi con una duchessa Taurus giovane e  molto “delicata”. Con profitto!
Kitah inizialmente non sarebbe stato felice, ma col tempo l’avrebbe ringraziata: Isabeli non era il tipo di compagnia che gli servisse al momento, né mai.
 
“anzi, è la peggiore possibile. Liberarsene gli farà bene”.
 
No, in realtà quella di Isabeli non era la peggiore compagnia di cui Kitah “godesse” al momento.
Peccato solo che non potesse saperlo.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
«i conigli cominciano a uscire dalla tana, visto?»
 
Non giunse risposta dall’uomo con lo sguardo cupo e la mascella irrigidita che, guardandosi in un grande specchio, indossava una parte dell’armatura candida che aveva appoggiato a terra.
 
«evidentemente hanno superato la paura di essere fatti arrosto o essere braccati!» aggiunse ridendo la figura, che con i suoi larghi vestiti neri spiccava sulle coperte candide del letto sul quale era seduta a gambe incrociate. «non che con noi corrano questo rischio, il coniglio arrosto non ci piace…e per il resto è molto meglio andare a braccare ragazzini tredicenni».
 
«TACI!!!» gridò l’uomo, lanciando con forza la parte di armatura che stava per indossare verso la sua interlocutrice, senza ottenere risultati concreti: il pezzo ne attraversò il corpo come se fosse stata fatta d’aria, e con un forte suono metallico andò a finire contro il muro di pietra.
 
«e per fortuna che “Vincit qui se vincit”! Io sarò pure una plebea, ma ho rispettato il motto degli Scorpio molto più di quanto tu faccia col tuo: “Venom in our veins”» recitò, con un gesto teatrale «e ora anche nelle tue».
 
Kitah raggiuse la sedia più vicina e crollò a sedere lì, passandosi le mani sul volto e sperando che quell’azione la facesse scomparire una volta per tutte dalla sua vista. Peccato che fossero speranze vane e che lui, ormai, lo sapesse fin troppo bene. «sì, l’ho notato. Proprio una meraviglia».
 
«vorresti prendertela con me perché a te è partita una rotella? Questo è il colmo! Di’, credi che a me piaccia trascorrere il mio tempo libero a fare la tua allucinazione?! Come se tu fossi una persona sopportabile, guarda un po’!»
 
«e allora vattene e smettila di rendermi la vita impossibile, maledizione!»
 
Stava parlando al vuoto, ne era conscio, ma non poteva farci nulla: tutto era cominciato una settimana dopo la morte dei suoi figli, e da quel momento in poi nulla era cambiato.
La prima volta che aveva trovato Vliegen beatamente appollaiata sul suo letto non aveva esitato un secondo a tirare fuori la spada per tagliarla in due, ma non aveva trovato altro che aria, e tutto quel che aveva ottenuto era stato mutilare uno dei suoi cuscini.
Ricordava l’incredulità che aveva provato quel giorno, e soprattutto la paura. Non sapeva dire se ne avesse provata di più quando non era riuscito a colpirla e aveva pensato che lei avesse acquisito qualche strano potere, o piuttosto quando Vliegen gli aveva detto di essere una sua allucinazione e lui aveva capito che non mentiva.
No, non era vero: in realtà sapeva benissimo di aver provato più paura quando aveva capito di essere diventato un pazzo. Un pazzo che si rendeva conto di esserlo, e che oltre a quel “piccolo” problema non ne aveva altri - si rendeva perfettamente conto di cosa gli succedeva attorno e non pensava di essere il padre di sua madre - ma sempre un pazzo.
 
«lo vuoi capire sì o no che appaio ogni volta che mi pensi?! Se fosse per me col cavolo che sarei qui, avrei di meglio da fare che stare dietro a un malato di mente» ribatté Vliegen, stratandosi sul letto «sei tu che mi rompi l’anima anche alle nove di mattina, quando a quell’ora antelucana potresti benissimo lasciarmi dormire in pace! Prova a immaginare di fare cose con Nahema, piuttosto».
 
«le “cose” con lei sono affar mio, tu non ti intromettere!»
 
«difatti mi hai mai visto intorno a voi mentre le fate?... che hai da guardare in quel modo?» Vliegen aggrottò la fronte «è successo solo una volta!»
 
«una volta di troppo, e per colpa tua in quell’occasione non sono riuscito a…ah, ma anche io perché  mi metto a discutere con un’allucinazione?!» sbottò, andando a prendere la parte di armatura che aveva lanciato «con tutto quel che c’è in ballo oggi! L’incontro con il Pooka tra tre ore, il matrimonio di Nihil Iruhu Aldebaran con Vaendiliel Altair…»
 
«e anche il tuo matrimonio con Nahema...ah, già, quello no!» fece spallucce «perché lei non ti sposerà mai!»
 
Kitah Taurus lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e strinse i pugni, sentendosi a sua volta “stretto” in una morsa fatta tanto di rabbia quanto di impotenza. «non lo fa per ora. Solo per ora…e giuro su quel vuoi che troverò il modo di liberarmi di te prima di sposarmi!»
 
La ragazza allargò le braccia. «allora guarda, hai tuuuuutto il tempo del mondo! Anche se in effetti un modo rapido ed efficace per togliermi di torno ci sarebbe» indicò il balcone «al momento siamo molto in alto, giusto?»
 
Non era la prima volta che succedeva. Non era la prima volta che l’allucinazione lo tormentava e arrivava al punto di cercare di istigarlo al suicidio, e in un’occasione era quasi riuscita nel proprio intento.
Era successo il mattino del terzo giorno, dopo aver passato quarantotto ore da incubo senza riuscire a chiudere occhio. Come avrebbe potuto farlo, con l’assassina dei suoi figli sempre presente, sempre a osservarlo, sempre a prenderlo in giro, indipendentemente da dove fosse e con chi?!
Si era accasciato su un divano con le mani tra i capelli e le aveva urlato di andarsene, l’aveva quasi supplicata.
Era stato allora che lei gli aveva porto il tagliacarte sul tavolo vicino -o meglio, che lui aveva preso il tagliacarte sul tavolo vicino credendo fosse lei a darglielo- dicendogli di finire il lavoro che lei aveva iniziato a Duskfell: o quello, o trovare la vera Vliegen e ucciderla, non c’era altro modo.
Per un attimo aveva pensato di farlo davvero, e aveva avvicinato l’oggetto alla propria gola. Non si sapeva dove fosse Lady Scorpio, e lui non poteva andare avanti in quel modo un giorno di più, o così credeva.
 
 
“Kitah? Sei qui?...cosa stai facendo?”
 
 
Poi però era entrata Isabeli, e la sua mano si era mossa da sola, gettando il tagliacarte fuori dalla finestra. Si era giustificato con la sua delicata sorella dicendo che lo aveva fatto perché non gli piaceva più, e lei, la sua ingenua salvatrice, gli aveva persino creduto.
A quel tentativo di Vliegen erano seguiti altri, inizialmente piuttosto fitti, ma lui non era più arrivato al punto di assecondare l’incarnazione delle proprie turbe psichiche, e alla fine le istigazioni al suicidio si erano diradate e avevano perso di efficacia, lui aveva ripreso a dormire, e di solito cercava di ignorare la sua presenza: quando era da solo non aveva molto successo, ma era sempre un miglioramento rispetto all’inizio.
Si poteva dire che avesse più o meno incominciato ad abituarsi, e questo, a pensarci bene, faceva più paura di tutto il resto. «puoi sempre saltare giù e verificarlo di persona».
 
«nah, senza di te non ci sarebbe gusto. In alternativa, perché non provi ad andare da uno psichiatra molto bravo?» gli chiese, con uno strano sorriso «alla lunga rischierai di perdere la testa per colpa mia… in un modo o nell’altro!»
 
«andarci è esattamente quello che farò. Un giorno».
 
Vliegen scosse la testa. «incredibile, sei così cretino da provare a mentire al tuo stesso cervello. Non ci andrai mai, e lo sai perché? Perché se lo facessi gli Aldebaran verrebbero a saperlo, se venissero a saperlo riuscirebbero anche a scoprire il motivo, e se scoprissero il motivo-»
 
«Aladohar è il mio migliore amico e Nahema mi ama!» la interruppe l’uomo «loro mi aiuterebbero!»
 
«sicuro che ti aiuterebbero!... a crepare più in fretta!» esclamò Vliegen «al posto loro non vorrei intorno una potenziale mina vagante, né vorrei un malato di mente come amico, e tantomeno nel mio letto. Gli Aldebaran sono così… loro pretendono aiuto nel momento del bisogno, ma tu non solo non puoi parlare del tuo problema al Grande Ammmore Della Tua Vita, ma devi sentirti felice del fatto che lei non abbia notato che hai qualcosa di serio che non va!...o magari lo ha notato, ma non ritiene sia il caso di dargli importanza. A proposito, tu e Nahema avete un gran bel rapporto» disse, e applaudì «complimenti».
 
«smettila di dire stronzate, o IO-»
 
«… ‘o io mi metterò a gridarti di non dire stronzate’? Perché più di questo non puoi fare, Lord Taurus! Ahahahahiiiih!» rise sguaiatamente «non puoi fare molto, contro il tuo cervellino. Come non puoi fare molto per evitare la diffusione delle belle canzoni».
 
L’uomo emise un verso che sembrava quasi un ringhio feroce. «non provare a-»
 
«“togliti di mezzo!, disse il grosso toro, o ti calpesterò. Mi basta uno zoccolo, e io ti ucciderò!”» cominciò a canticchiare l’allucinazione, ignorandolo «“prova dai, vediamo un po’!, disse lo scorpion, sei grosso ma non servirà, se ti pungerò!”»
 
Kitah raccattò gli ultimi componenti dell’armatura e, incapace di rimanere in quella stanza un minuto di più, ne uscì di corsa, sbattendo violentemente la porta dietro di sé.
 
«“rise il toro, rise il toro, la zampa sollevò, ma lo scorpion più lesto fu, perciò, sul muso gli saltò! La coda egli lì drizzò, e il toro avvelenò…”»
 
Se ne andò, pur sapendo che non sarebbe servito proprio a nulla: non poteva fuggire da Vliegen, dalla sua voce, da quella maledetta canzone.
Non poteva fuggire da se stesso.
 
«“e ora le ossa del grosso toro si seccano qui al sol! Sì ora le ossa si seccano e ride, ride lo scorpion!”»
 
 
 
 
***
 
 
 
 
“non capisco, cosa se ne fanno di un palazzo così grande? Non sarebbe molto meglio riunire i capi delle varie tribù attorno a un fuoco, come facciamo noi? Ci sono aspetti di questo tipo di società che mi lasciano un po’perplesso. Sono edifici grandiosi, non dico di no, ma servirebbero delle indicazioni al loro interno!” pensò, muovendo ripetutamente le lunghe orecchie pelose “no, su: devo cercare di rilassarmi. È un momento importante, non posso lasciare che venga rovinato dalle mie ansie, soprattutto perché sono tra quelli che ha votato a favore di un’apertura verso il regno dei Lunanoff!”
 
Pura verità ma, nonostante le sue auto- rassicurazioni e l’autocontrollo che ai Pooka veniva insegnato fin dalla tenera età, se E. Aster Bunnymund avesse detto di non essere agitato avrebbe mentito.
Non che fosse una cosa anormale, tutt’altro: dopo millenni di isolamento, in cui poche cose riguardo i Pooka erano trapelate all’esterno, la sua comunità aveva deciso di aprirsi a un regno che era sempre stato loro vicino, ma del quale non si erano mai curati di entrare a far parte. 
Se avevano preso quella decisione era tutto merito dell’eccelsa gestione del regno da parte del re e i nobili delle Costellazioni, i quali, da ciò che loro erano riusciti a sapere, sembravano essere proprio delle brave persone - beata ignoranza! - e dunque meritevoli tanto di una chance, quanto dei doni che Aster si era portato dietro.
Solo che c’era un problema: per dare loro i suoi regali, doveva prima trovare la stanza giusta.
 
«accidenti a me e alle mie idee!» borbottò.
 
Era un tipo curioso, motivo per cui aveva deciso di arrivare un po’prima con la sua navicella a Paradhiso e visitarne parte da solo, per poi aprire una galleria che lo portasse davanti all’ingresso del palazzo reale.
Non era abituato a quel genere di edifici, di veicoli e a tutto quel tran-tran, ma nonostante tutto aveva trovato Paradhiso era una città bella quanto tranquilla, e la prima parte del suo “piano” era filata liscia come l’olio - eccetto per i comprensibili sguardi stupiti di alcune persone - la seconda invece…un po’meno.
Non aveva regolato bene le varie distanze, e invece che all’ingresso era rispuntato in chissà quale ala del palazzo, finendo col perdersi.
Stava facendo una figura da scemo, sì, e non per le sue ansie.
Ansie che quei pensieri stavano facendo gonfiare a dismisura.
 
«…dico solo che proprio oggi forse non era il caso. Ecco. Il matrimonio di mia figlia con tuo fratello inizia subito dopo, avrebbe anche potuto dirgli di rimandare a un’altra occasione».
 
Una voce. Una voce maschile. Qualcuno a cui chiedere indicazioni! Miracolo!
 
«non vedo perché, Renin. Al contrario, io penso che non potesse scegliere un giorno migliore di questo!»
 
Oh. C’era anche una femmina. C’era solo da sperare che non si fossero appartati per accoppiarsi, visto che quella razza -da quel che sapeva lui- tendeva a farlo molto spesso. Del resto non tutti erano creature immortali che, per impedire la sovrappopolazione, si riproducevano una volta ogni mille anni. Letteralmente.
 
Il Pooka arrivò all’angolo, e non avendo sentito rumori inopportuni si azzardò a dare un’occhiata.
L’uomo era alto, vestito di blu scuro e con capelli di un brillante bianco argenteo, mentre la donna… diciamo che non avrebbe fatto volentieri a botte con lei, e non per l’armatura dorata dalla quale era protetta.
 
“che faccio, chiedo indicazioni a loro due? Ma poi chi sono, loro due? Non è che sono il re e la regina? E se sono loro due che figura ci faccio?!... oh senti” si passò una mano sul volto “meglio darci un taglio, chi se ne importa di chi sono e chi non sono, io devo trovare il benedetto corridoio giusto!”. «ehm… salve?» esordì, dopo essersi lisciato sia il pelo che il lungo soprabito verde smeraldo ricamato «sono E. Aster Bunnymund, ambasciatore per conto del popolo dei Pooka… e credo di essermi… ecco… un pochino perso».
 
I due si erano immediatamente voltati verso di lui con un’aria un po’sorpresa, comprensibile vista l’interruzione improvvisa e da chi questa era stata fatta, ma la donna si riebbe subito, gli si avvicinò, e lo salutò -con suo stupore- con il tipico saluto dei Pooka, facendo un leggero inchino con la parte superiore del corpo. «karere Nui Bunnymund, kia tonu koutou whenua i roto i te pua».
 
«kia tonu koutou whenua i roto i te pua» rispose lui quasi meccanicamente, dopo un’esitazione dovuta all’ulteriore sorpresa «conoscete la lingua dei Pooka, Lady…?»
 
«Lady Nihil Nahema, arciduchessa della Casa Aldebaran e, momentaneamente, High General of the Galaxies» si presentò la donna «della vostra lingua e del vostro popolo conosco solo quel che avete permesso che trapelasse al di fuori della vostra comunità, che purtroppo non è molto».
 
«speriamo che dopo l’incontro di oggi le cose cambino. Lord Renin, marchese della Casa Altair» si presentò l’uomo con i capelli bianchi «e deplorevolmente ignorante sui saluti di rito dei Pooka».
 
Aster non conosceva il loro aspetto e aveva delle lacune su usi, costumi e geografia, ma era consapevole che Aldebaran e Altair fossero due delle grandi Case delle costellazioni, e che quindi doveva comportarsi di conseguenza -e superare l’imbarazzo per la figura da sciocco fatta perdendosi. «non ve ne faccio una colpa, Lord Altair. Comunque, nella lingua comune, significa “possa la vostra terra essere sempre in fiore”» tradusse il Pooka «la terra è fonte di vita, è colei che ci sostenta, e per il mio popolo è molto importante, tanto da fare in modo che ogni angolo del nostro pianeta sia verde e rigoglioso!»
 
«deve essere un posto meraviglioso» disse educatamente Altair.
 
«se vedeste Aldebaran I, Aldebaran II, Aldebaran III allora vi spaventereste: fatta eccezione per le oasi, le rive dei fiumi e alcune coste è tutto un deserto. Giusto su Aldebaran IV e V le cose sono diverse» commentò Nahema «intanto venite con noi, vi portiamo dal nostro sovrano».
 
«grazie!... ehm…scusate l’ignoranza, ma cosa è un deserto?» domandò Aster, mentre camminavano. Lui era tra i Pooka che conoscevano la lingua comune e avevano raccolto abbastanza informazioni da decidere di avere rapporti con i Lunanoff e le Costellazioni, ma non significava essersi informato su ogni tipo di clima e terreno possibile e immaginabile, e il concetto di “deserto” gli era totalmente sconosciuto. «nel nostro pianeta ci sono solo un clima mite, il verde delle piante e  l’azzurro dei mari».
 
«se ci sono dei mari allora c’è anche la sabbia» osservò Altair, il quale cercava di trattenere una risata per l’ignoranza mostrata da quel coniglio troppo cresciuto e persino vestito. Vestito!
 
«onepu. Sì» annuì il Pooka.
 
«ecco, per farvi un’idea di come sia il deserto potete immaginare il mare prosciugato e pieno di onepu dorata, privo di verde per tratti lunghi chilometri» disse Lord Altair.
 
«ma è terribile!» esclamò Aster, senza riflettere troppo. «ehm… non voleva certo essere un’offesa».
 
«nessuna offesa» lo tranquillizzò Nahema «e vi assicuro che per chi lo conosce bene il deserto ha i suoi vantaggi».
 
«sì… certo, certo, non ne dubito… però questo mi conferma che uno dei doni che ho portato è stato molto azzeccato. Lo vedrete!» esclamò il Pooka «e considerando la quantità di sabbia di cui mi avete parlato, dovete essere la prima a utilizzarlo. Assolutamente!»
 
«la vostra gentilezza mi onora, karere Nui» replicò l’arciduchessa «e al momento non vedo altro modo di ricambiarla se non invitandovi al matrimonio di mio fratello con la figlia del qui presente Lord Altair, il quale sicuramente concorda con me» aggiunse, con un sorriso.
 
«assolutamente sì» confermò il suddetto senza pensarci.
 
 «un incontro formale era necessario» proseguì Nahema «ma per iniziare a stringere un sincero legame di amicizia tra i nostri popoli quale occasione è migliore di una festa?»
 
Aster rimase interdetto per qualche istante, perché partecipare a una cerimonia e a una festa non era nei suoi programmi -e lui non era un tipo da feste, assolutamente NO- ma capì ben presto che rifiutare un simile invito non sarebbe stato molto conveniente per nessuno, se la politica estera voleva partire col piede giusto. «accetto il vostro invito con molto piacere».
 
 “…eeeee adesso ho capito perché era tanto contenta che il giorno dell’incontro con il coniglio e quello del matrimonio coincidessero” pensò Lord Altair “tra una chiacchiera e un bicchiere di liquore gli spremerà fino all’ultima goccia di informazioni che può spremergli, e già che c’è gli farà anche firmare cinque o sei trattati per il commercio di chissà cosa, se fiuta l’affare” non visto, alzò gli occhi al soffitto “è sempre la stessa persona che quando eravamo piccoli, insieme al suo degno compare Taurus, è riuscita a fami scambiare la mia torta con le sue ‘caramelle speciali della super forza’. Super forza un corno, quella statua non era di ferro massiccio, era cava e di gesso dipinto! Di gesso! È stata una truffa bella e buona!” pensò. «ecco, siamo praticamente arrivati, e non siamo neppure in ritardo. Non più di qualche secondo, almeno».
 
“la figura che ho fatto quantomeno non è troppo pessima” pensò l’ambasciatore, drizzando le orecchie e lisciandosi di nuovo il soprabito “se il resto dei nobili delle Costellazioni è come loro due andrà tutto bene. Sì… sì, andrà tutto bene. Spero. Mi auguro. Prego”.
 
Aster nell’entrare nella sala dov’erano radunati tutti i nobili era nervoso, tuttavia non raggiungeva il livello di Tsarina Lunanoff, la quale cercò di non incupirsi troppo visibilmente -senza particolare successo.
 
“l’ambasciatore dei Pooka ritarda, anche se di pochi secondi, e insieme a chi arriva? A Lady Nahema, naturalmente!... e la presenza di Renin Altair non cambia nulla” pensò la regina “tutto quel che è successo ultimamente mi ha fatta ricordare un vecchio detto: ‘Altair colpisce, Taurus finisce, Aldebaran nasconde il cadavere’! Peccato che mio marito non da quell’orecchio non ci senta proprio!” pensò amaramente “e Nahema in questi mesi ha mietuto successi al fronte, e qualunque cosa dica lui le crede, e lei è ancora single, e- BASTA” si disse “farsi paranoie inutili non serve a nulla”.
 
Sì, soprattutto visto che da tre mesi a quella parte aveva iniziato a frequentare i maghi, sperando di far arrivare quell’erede che non sembrava aver voglia di arrivare.
Lady Vliegen era un’assassina di ragazzini, ma purtroppo alcune cose che le aveva detto le erano rimaste in testa al punto da indurla ad agire di conseguenza, e Tsarina sperava che questo avrebbe portato a dei risultati concreti.
 
Scelse di concentrarsi sull’ambasciatore dei Pooka, il quale dopo averli salutati -saluto da lei ricambiato quasi automaticamente- aveva iniziato a parlare.
Era alto almeno un metro e ottantacinque, era interamente ricoperto di pelo grigio e bianco, indossava un soprabito dell’esatto verde dei suoi occhi. Tsarina non ne era sicura, ma le sembrava di vedere su di lui il portamento di coloro che praticavano da tempo certi tipi di arti marziali.
 
“lo stesso che ha anche Na… no, eh. Non ricomincerò” si impose, dopo un paio di minuti “meglio che ascolti l’ambasciatore, piuttosto”.
 
Fortunatamente, il suddetto non si era accorto che la regina fino a quel momento lo aveva ascoltato solo a metà, e continuò imperterrito il suo discorso. «…ed è per questi motivi che abbiamo deciso che questo è il momento giusto per aprirci e avviare scambi con l’esterno, ossia con voi, che portino benefici a entrambe le parti…»
 
In pochi, nel mentre, si accorsero dell’arrivo di Kitah, scivolato nella stanza da uno degli ingressi laterali con la massima discrezione. Alla fine i suoi problemi mentali erano riusciti anche a farlo arrivare in ritardo, fantastico. «eccomi» disse pianissimo a Nahema, dopo averla raggiunta «lo so che sono in ritardo, non aggiungere rimproveri».
 
«iniziavo a pensare che non avresti partecipato neppure questa volta» replicò lei, altrettanto piano «cos’è successo?»
 
«è caduta una mosca da un cipresso. Mai che si faccia i cazzi suoi, questa» commentò Vliegen.
No, l’allucinazione non aveva abbandonato il duca nemmeno in quel frangente.
 
«smettila, una buona volta!» sibilò Taurus senza pensarci, per poi incrociare lo sguardo di Nahema -che parlava da solo- e rendersi conto della figura appena fatta. «eeeh…  non parlavo con te, davvero, credimi» farfugliò rapidamente «giur-»
 
«sì, bene» lo interruppe Nahema «comunque, ho trovato un marito a tua sorella Isabeli. I due futuri sposi praticamente devono soltanto incontrarsi, e sarà fatta».
 
Marito.
Isabeli.
Futuri sposi.
COSA?!!
 
L’argomento del discorso e la nonchalance con cui era stato buttato lì in un momento apparentemente del tutto improbabile fecero ammutolire Kitah, che sembrava soltanto capace di fissarla con lo sguardo sconvolto. Era un vero fulmine a ciel sereno, perché lui non sapeva nulla di tentativi di “piazzamento” vari che se fossero andati veramente in porto lo avrebbero lasciato completamente solo nel suo grande palazzo ricoperto di ghiaccio. Trovare un marito per Isabeli era auspicabile, ma proprio in quel periodo!... come le era venuta in mente un’idea del genere?!
 
«…solo? Non passa giorno senza che tu mi rompa le scatole, altro che solo!» disse Vliegen, alzando gli occhi al soffitto.
 
“taci! TACI!” pensò Kitah, ripromettendosi di discutere di quella faccenda con Nahema alla prima occasione. «sono io a dover decidere» si limitò a dire, almeno per il momento.
 
«assolutamente. Ma mentre decidi tieni presente che quando prima l’ho chiamata per accennarglielo sembrava stranamente contenta. Per cui…»
 
«bella personcina, la tua non-fidanzata: non solo ti scavalca tranquillamente per combinare matrimoni, ma te lo fa pure sapere in un momento e in un luogo in cui non puoi mandarla a prenderlo in quel posto!» Vliegen guardò Nahema e sollevò entrambi i pollici, con un’espressione sarcastica sul viso «non ti sposerà mai… ma forse è meglio così!»
 
Kitah non ribatté né alle parole di Nahema né a quelle della propria allucinazione: la sola cosa che avrebbe voluto era potersi togliere di torno, tornare dritto a casa e restarci per un pezzo. Tuttavia non gli era concesso neppure questo, motivo per cui si limitò a osservare l’ambasciatore dei Pooka, che stava tirando fuori un piccolo scrigno di legno scuro intarsiato dall’interno del soprabito.
 
«… e abbiamo ritenuto che siate in grado di utilizzare il primo di questi doni con la saggezza che occorre» disse Aster «all’interno del manufatto contenuto in questo scrigno è custodito qualcosa di estremamente prezioso: noi Pooka la chiamiamo “Marama o-te Hanga”, che nella lingua comune significa…» aprì lo scrigno « “Luce della Creazione”, o meglio, un suo frammento».
 
Qualcosa uscì dallo scrigno sollevandosi in aria, e una luce abbagliante accecò per qualche istante tutti i presenti, e soltanto quando questa si attenuò riuscirono a vederne la fonte: si trattava di un artefatto la cui forma ricordava in tutto e per tutto quella di un uovo, sulla cui superficie si potevano intravedere dei decori al momento non identificabili.
 
«lo chiamiamo “Creation Egg”. Sono orgoglioso di dire che il manufatto contenente la Luce è stato intagliato dal sottoscritto» continuò Aster «ha il potere di portare la vita, il verde, dove questo non c’è. Di rendere fertili terre sterili… anche quelle tutte piene di onepu, come dicevo prima a Lady Nahema. Aggiungo che inizia ad agire automaticamente una volta aperto lo scrigno, mentre per farlo smettere e tornare dentro basta dare due colpetti al coperchio».
 
«è straordinario, assolutamente!» esclamò Tsar Lunar, sinceramente meravigliato «e anche molto semplice da utilizzare. Solo…onepu?» sottinteso, perfettamente intuibile: “che roba è?”.
 
«sabbia» tradusse Nahema, prima che lo facesse Aster.
 
«aaaah, ecco! Ahem, sì… un dono senza dubbio meraviglioso, ambasciatore, del quale tutti siamo onorati» disse il re «e che utilizzeremo con intelligenza, dando la precedenza alle terre più “difficili”, come appunto è il deserto. Proprio per questo motivo ritengo che possiate consegnarlo direttamente a Lady Nahema, la sua famiglia sarà la prima a utilizzarlo».
 
“e ti pareva!” pensò Tsarina.
 
Il Pooka diede i due colpetti al coperchio dello scrigno, e l’uovo tornò tranquillamente all’interno, dopo aver smesso di brillare. «avevo pensato la stessa cosa, quando ho saputo dell’esistenza del deserto! Onepu! Onepu ovunque!... vederlo di persona sarà un’esperienza!»
 
«mi sono presa la libertà di invitare il karere Nui al matrimonio di mio fratello, così che possa conoscere altre nostre consuetudini più o meno formali… e festeggi il lieto evento assieme a tutti noi, naturalmente».
 
«eh, ho già cominciato a scaldare la voce da stamattina, io!» esclamò Lord Vega «“I’m thruuuu with loooov-”»
 
«Vega!» sbottò Lord Altair, trattenendosi dall’aggiungere un amorevole “barattolo che non sei altro” «per l’amor degli Dei, questa tienila per dopo, ora non siamo abbastanza brilli!»
 
Nella stanza risuonarono varie ed eventuali risatine: Advif Vega aveva una voce sonora, soprattutto per un uomo piccolo e grasso com’era lui, ma non era precisamente intonato. Peccato che si credesse un grande cantante, nonostante la totalità dei pareri contrari, e che dunque sentirlo cantare a ogni santissimo ricevimento fosse la prassi.
 
«a proposito del matrimonio, credo che se il secondo dono che vi ho portato sarà di vostro gradimento potrà essere utilizzato anche in quel frangente!» disse Aster «abbiate solo un attimo di pazienza».
 
In molti sollevarono le sopracciglia vedendo il Pooka battere il piede a terra un paio di volte e aprire così un buco di oltre due metri, proprio al centro della sala.
 
«non temete, maestà, il pavimento tornerà a posto» lo rassicurò «eeeee…eccolo qua!»
 
Un immenso sacco “eruttò” dal buco -il quale si richiuse subito dopo, come se non ci fosse mai stato- e dopo un breve volo in aria atterrò pesantemente sul pavimento. Qualunque cosa fosse era senza dubbio grossa, oltre due metri per due, e pesante.
 
«dobbiamo spaventarci, ambasciatore?» Tsar Lunar sollevò entrambe le sopracciglia, imitato da svariati dei nobili presenti.
 
«non è per spaventarvi, ma per deliziarvi» replicò il Pooka, sorridendo mentre tirava il nastro che teneva chiuso il sacco. La stoffa scivolò giù, rivelando…
 
«un grosso blocco marrone quadrato di due metri per due. Domanda seria: a che cavolo serve?» domandò Vliegen «...capisco che sei troppo impegnato a fare il muto, cosa di cui tanto a Nahema non frega nulla, ma avendomi chiamata potresti almeno sforzarti di darmi una risposta mentalmente!»
 
Kitah la ignorò ancora, sia perché ormai aveva adottato quella strategia, sia perché tanto non avrebbe saputo rispondere.
 
«la cosa da mangiare più buona dell’universo: si chiama “cioccolato”!» esclamò Aster, entusiasta «la ricetta è un nostro segreto, ma è-»
 
«qualcuno porti un coltello, perbacco! Ha detto che è commestibile» Lord Vega, incurante di tutto e tutti, si era avvicinato per primo all’immane blocco di cioccolato «assaggiamolo!»
 
Gli altri si erano contenuti, ma il facepalm di Renin Altair si udì perfettamente in tutta la sala.
Le manie canterine non erano la sola peculiarità di Lord Vega, c’era anche quella del buon cibo, ma ciò non toglieva che la sua Casa restasse per vari motivi da non sottovalutare.
 
Il Pooka tirò fuori un coltellino dalla tasca del cappotto. «coltello da cioccolata» disse, con un sorriso «ora ne taglio un pezzo per tutti!»
 
La distribuzione del cioccolato avvenne piuttosto rapidamente, e in breve sia la coppia reale sia i nobili ne ebbero prima un pezzo in mano, e poi in bocca.
 
«…»
 
«è buonissimo!»
 
«la cosa più buona che abbia mai mangiato!»
 
«spettacolare!» fu l’unica cosa che Tsar Lunar riuscì ad esclamare, mentre la regina, con la bocca ancora piena, annuiva. «non vi ringrazieremo mai abbastanza per i vostri doni, ambasciatore!»
 
“se anche non riuscissi a convincerlo a darmi la ricetta segreta, devo ottenere i diritti commerciali esclusivi sulla distribuzione del cioccolato in tutto il regno... la compriamo per una miseria, dal momento che la moneta dei Pooka è pirite, e la rivendiamo al giusto prezzo!” fu il solo pensiero di Nahema dopo aver assaggiato quella leccornia e aver visto le espressioni entusiaste degli altri “ho fatto proprio bene a invitarlo al matrimonio”.
 
L’incontro si concluse pochi minuti dopo, con una bella atmosfera e la consapevolezza che tutti quanti si sarebbero ritrovati a Thanoushiradryas a breve.
 
 
 
 
***
 
 
 
«vorrei soltanto tornarmene a casa. Ho voglia di tornarci da prima di partire, e cosa faccio invece?»
 
«ti metti a bevere. Che genio».
 
«senti, renditi utile e dimmi a che bottiglia sono».
 
«quasi alla fine della seconda, ne hai ancora una. Vorrei solo poter bere anche io, forse riuscirei a trovarti un po’meno insopportabile. Già che sfori con i miei orari non sindacabili e mi chiami quando ti pare almeno immaginami con una bottiglia in mano, porco due».
 
«se vuoi te ne offro un po’. Ah, già, no! Tu sei un’allucinazione, quindi non puoi bere del vino vero! Che peccato!... sei tu che vieni a tormentarmi, rimanere a secco è il minimo, quindi guardami mentre bevo alla faccia tua, e taci».
 
In quei mesi Kitah Taurus aveva avuto giornate un po’più buone e giornate assolutamente pessime, e quella era senza dubbio una delle seconde.
Dopo l’incontro con il Pooka lui e tutti gli altri si erano recati a Thanoushiradryas come stabilito: la cerimonia si era svolta nel migliore dei modi, i due ragazzini erano sembrati entrambi contenti di convolare a nozze… e sia l’abito della sposa quanto quello da cerimonia dello sposo avevano ricevuto i complimenti che meritavano.
Poi era iniziato il ricevimento, una cosa in grande come di norma erano tutti i matrimoni dei nobili delle Costellazioni. Aveva scelto quel momento per cercare di parlare a Nahema della questione Isabeli, prevedibilmente senza ottenere grandi risultati: lei era troppo impegnata a girare come una trottola passando da un gruppo di invitati all’altro, a parlare con questo e quello, concedere un ballo a quell’altro…
 
“So che è una questione importante e infatti ne parleremo tra un po’. Ovviamente preferirei ascoltare te rispetto a Vega e Ralonrin che cantano, ma adesso non è proprio il momento giusto: ho un affare in ballo che devo concludere, ci sono quasi”.
 
…e soprattutto a lavorarsi a dovere l’ambasciatore dei Pooka, riuscendo anche a fargli firmare -da quel che aveva capito- un contratto per ottenere i diritti commerciali sulla distribuzione del cioccolato.
Tanto di cappello, e se fosse stata una giornata migliore lui sarebbe stato al suo fianco in tutto questo, come al solito; ma in quel frangente, invece, avrebbe preferito che Nahema stesse vicina a lui, che parlasse con lui di Isabeli e anche altro, piuttosto di farlo intrattenere -o meglio, tenere d’occhio- da Aladohar.
Per fortuna che Nahema non era la sola Aldebaran impegnata con gli invitati, e appena Aladohar aveva guardato altrove lui ne aveva approfittato per avvicinarsi al bar, prendere troppo da bere e defilarsi. Era avvantaggiato, ritenendo di conoscere quel palazzo come il proprio, e una volta trovato un balcone piuttosto isolato che dava sul fiume si era messo lì a bere da solo.
O meglio, in compagnia della sua allucinazione.
 
«se almeno potessi dirle… se almeno potessi parlarle di questa cosa, se io glielo avessi detto…»
 
«pensavo che ne avessimo già discusso. La salute mentale lasciala perdere, quella ormai è andata, ma per il bene della tua salute fisica non puoi diventare “scomodo”» gli ricordò Vliegen «a dirla tutta non dovresti neppure essere qui. Vuoi attirare la sua attenzione, ma così la attiri per le cose sbagliate».
 
«non è la prima volta che finisco a bere un po’troppo durante un ricevimento, ci può stare» ribatté lui, finendo la seconda bottiglia «sì, di solito non sparisco per farlo da solo ma… saranno fatti miei?! E poi tanto non corro il rischio, di avere la sua attenzione» disse, per poi ridere senza allegria «ha troppe cose da fare per perdere tempo con l’uomo che dice di amare! Troppe cose da fare per sposarmi, troppe cose da fare per ascoltarmi, cose, cose…»
 
«più che “dice” di amare è “disse”, ormai sono diciassette anni che non le senti più dire che ti ama. Io mi farei due domande! Ahahahahiiiiiih!... è inutile che provi a darmi in testa la bottiglia vuota, sono un’allucinazione, idiota».
 
Kitah stava per rispondere con qualche insulto, ma una risata sonora quanto completamente cretina interruppe la sua conversazione.
 
«… eeee ci siamo perse anche stavolta!»
 
«come tutte le volte! Evviiiiivaaa… ma è possibile che per tornare nel salone dopo essere state al bagno debba volerci la mappa?!»
 
Due ragazze erano sbucate nel corridoio dietro di lui, e nonostante dicessero di essersi perse sembravano piuttosto allegre.
Preso da un impulso, Taurus decise di attirare la loro attenzione e avvicinarle. Forse quella di stare da solo non era stata una grande idea, dopotutto, quindi occorreva rimediare. «buonase-»
 
«MINTAKA!!! Uno che si è perso come noi! O forse non si è perso e sa dove dobbiamo andare! … ah sì comunque ciao, Coso! Ti sei perso?»
 
Non si vedeva molto delle due ragazze in quella penombra, ma la luce era abbastanza da permettere a Kitah di vedere che avevano entrambe un cappello, i capelli neri -una a caschetto e l’altra più lunghi- e dei vestiti scuri dal modello praticamente identico… che con i cappelli non c’entravano proprio nulla, ma era un discorso a parte.
Inutile chiedersi come avessero fatto due così a partecipare al ricevimento: facevano sicuramente parte del folto seguito prevalentemente femminile di Lord Antares, il quale da quando era rimasto vedovo raccoglieva a caso donne di qualunque estrazione sociale, purché fossero decenti. «a dire il vero mi ero allontanato perché c’era troppo rumore e volevo… eh…» aggrottò la fronte «non me lo ricordo nemmeno, cosa volevo. Perché non rimanete a bere con me, invece di tornare là?»
 
Le due si guardarono, fecero spallucce, e poi tornarono a guardare lui. «ok!» dissero, quasi in sincrono.
 
«io comunque mi chiamo Deathstar!» disse quella con i capelli a caschetto, tendendogli la mano.
 
«io Mintaka!» disse l’altra, imitandola.
 
Dopo un attimo di confusione Kitah ricordò di avere di mani, e le usò per stringere quelle delle ragazze contemporaneamente. «io sono Lord Kitah della Casa Taurus. E questa è Bottiglia di Vino della Casa Bianco».
 
Deathstar rise, rivelandogli così che la risata sentita prima era proprio la sua. «piacere di conoscerti, Bottiglia di Vino!» esclamò, stringendone e scuotendone leggermente il collo.
 
Kitah si rese conto solo dopo che il risolino demente e disperato che era seguito a quella battuta era stato proprio il suo.
Cinque minuti dopo, comunque, se ne era già dimenticato: si erano seduti a terra, lui al centro e le due ragazze ai lati, e stavano cantando canzoni marinare totalmente a caso.
 
«“quindici uominiiii… sulla casa del morto-”»
 
«nooo, non è casa, è “cassa”!» lo corresse Mintaka.
 
«sono nobile, ho la licenza poetica!... “quindici uomini sulla cassa del morto, yo-ohoh, e una bottiglia di vinoH!”»
 
«…di rhum!» lo corresse Mintaka, di nuovo.
 
«o senti!... “quindici uomini sulla cassa del mort-”»
 
«ah, ecco dov’eri».
 
L’atmosfera disperatamente allegra era svanita, sostituita da una morsa allo stomaco: improvvisamente Kitah non si sentiva più in vena di cantare, perché Nahema era lì davanti a loro, e lo stava guardando in quel momento che ora riconosceva essere assolutamente pietoso. «N-Nahema, come mi hai-»
 
«i ghoul mi hanno dato un paio di indicazioni» disse, con espressione indecifrabile «immagino che voi due ragazze vogliate tornare alla festa. Dovete proseguire lungo questo corridoio, poi imboccare il primo a destra».
 
«OOOOH, finalmente le indicazioni!!!» strillò Deathstar, e lei e Mintaka si alzarono e se ne andarono allegre e contente quasi di corsa, senza nemmeno salutare.
 
Purtroppo per Kitah, che aveva ottenuto l’attenzione tanto agognata nel momento sbagliato. «…non le conosco, quelle due» fu la prima cosa che borbottò «lo ho chiarito perché pensavo che potesse indispess… indispef…»
 
«temevi che io mi indispettissi vedendoti con loro? Ma per favore, neanche fossimo sposati. Mi preoccupa il fatto che tu sia sparito, e vedere due bottiglie vuote e una mezza piena, non che tu conosca o meno quelle due ragazze di Antares» ribatté lei.
 
“neanche fossimo sposati”.
Tre parole, tre coltellate.
 
«perché non me lo dici in faccia, che non ti importa di quello che faccio… o che io viva o muoia…» disse lui, guidato dall’alcol.
 
«questa volta direi che la sbronza ti sia presa male, perché sai perfettamente che le cose non stanno così. Se fosse, non sarei venuta a cercarti».
 
«certo… non l’hai fatto solo perché non vuoi che io intralci i tuoi affari, vero? Perché altrimenti non hai scrupoli, a lasciarmi solo quando avrei bisogno di non essere solo…»
 
No, la sbronza non gli era presa solo male, era peggio. Normalmente non se ne sarebbe mai uscito con un’accusa del genere. Quelle parole dette da un suo importante alleato non le piacevano affatto. Non era sobrio, vero, ma davano da pensare lo stesso: aveva cercato di non trascurarlo troppo proprio per evitare momenti come quello, ma se si era ridotto così, e parlava così, evidentemente non aveva fatto abbastanza.
Nahema era stata felice fino a quel momento, soddisfatta per il contratto con il Pooka, ma era tutto quanto svanito.  «se non vedessi che hai veramente esagerato con l’alcol potrei quasi offendermi. Mi domando cosa ti sia saltato in testa, davvero».
 
«tu, che accasi mia sorella!» sbottò lui.
 
«ci provavate da tempo senza risultato, ora invece il risultato c’è. Isabeli sarà felice, e per varie ragioni sono convinta che questo matrimonio farà molto bene al suo equilibrio psichico» aggiunse Nahema «questo però non significa che rimarrai da solo. È vero, io ho molti impegni e continuerò ad averne molti, ma la mia intera famiglia continuerà a starti vicina come ha fatto finora, potrai vedere Isabeli quando vuoi, e sono sicura che le tensioni con i tuoi genitori passeranno presto. Ora vieni con me, così che possa portarti in una camera da letto e lasciarti riposare» e lei, ovviamente, fatto ciò sarebbe dovuta tornare al ricevimento «parleremo domani mattina con più calma».
 
Parte di lui avrebbe voluto gridarle di no, di farsi gli affari suoi come aveva fatto per tutta la sera, di lasciarlo in pace; un’altra parte di lui però, preponderante, lo spinse ad avvicinarsi a lei e lasciarsi condurre docilmente lungo il corridoio. «non mi dovevi vedere così… non dovevi… non volevo farti pena, volevo solo… non lo so» mormorò «non lo so».
 
Più volte Nahema, nel corso degli anni, aveva pensato a quante cose stessero perdendo a causa dei loro complotti: legami affettivi, parenti, la possibilità di vivere in modo più sereno.
Ma il fine giustificava i mezzi e compensava qualunque perdita, giusto?
Lasciò morire quelle riflessioni così com’erano nate, sapendo che non poteva fare altro che sperare di avere ragione.

 

 



Sono riemersa dalle tenebre!
Con un capitolo pieno di idiozie random, camei (Deathstar e Mintaka saranno familiari a qualcuno :'D), allucinazioni e Calmoniglio, ma ne sono uscita.
Piccolo appunto sul Creation Egg e la cioccolata: non ho inventato nulla, se non la maniera in cui utilizzare l'uovo. Per il resto, il suddetto esiste... e pare proprio che siano stati i Pooka, a creare la cioccolata.
Per il resto... niente. Vi chiedo veramente scusa per tutto il tempo che ci ho impiegato ad aggiornare, e spero che col prossimo capitolo (nel quale dovrebbe vedersi Kozmotis) vada meglio.
Grazie a tutti coloro che mi seguono ancora :)
Alla prossima,

_Dracarys_
   
 
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