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Autore: Ella Rogers    11/12/2016    2 recensioni
"Chi non muore si rivede, eh Rogers?"
Brock Rumlow era lì, con le braccia incrociate dietro la schiena e il portamento fiero. Il volto era sfregiato e deturpato, ma non abbastanza da renderlo irriconoscibile, perché lo sguardo affilato e il ghigno strafottente erano gli stessi, così come non erano affatto cambiati i lineamenti duri e spigolosi.
"Ti credevo sepolto sotto le macerie del Triskelion."
La risata tagliente di Rumlow riempì l'aria per alcuni interminabili secondi, poi si arrestò di colpo. L'uomo assunse un'espressione truce, che le cicatrici trasformarono in una maschera di folle sadismo.
E Steve si rese conto che, per la prima volta da quando l'aveva conosciuto, Brock Rumlow si mostrava a lui per quello che realmente era, privo di qualsiasi velo di finzione.
"Credevi male, Rogers. Credevi male."
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Road of the Hero'
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Note
 
Ogni tanto mi faccio viva, visto? Sono un caso perso, lo so.
Questa volta le note sono all’inizio, perché questo è un capitolo un po’ speciale e incentrato sul rapporto fra Steve e Anthea.
La mia ispirazione ha ricevuto l’input determinante da una persona che sostiene me e questa coppia con passione e con straordinaria costanza, la mia carissima e fantastica Sister Ragdoll_Cat, a cui voglio dedicare questo capitolo con tutto il cuore
 
Hai apprezzato questi due fin dall’inizio della primissima storia e ciò mi ha spinta a continuare a scrivere su di loro.
Inoltre i tuoi consigli e le tue parole riescono a davvero a smuovermi dall’interno. Adoro infinitamente l’idea che hai dell’amore e ti ringrazio per averla condivisa con me.
Spero di aver fatto un buon lavoro, ci tengo davvero
Ti mando un abbraccio fortissimo! Grazie per Tutto! Ti voglio Bene!
 
Grazie a tutti coloro che continuano a leggere questa storia e un grazie speciale a the little strange elf per le recensioni e il sostegno *.*
 
Alla prossima!
 
Buona Lettura!
 
 
 
 
 
 
Volontà
 
Il buio si estende in ogni direzione, denso e soffocante. Si chiede se la sua interiorità sia davvero così sterile ed oscura e se esista un modo per portare un po’ di sana luce lì dentro. Eppure, quell’oscurità la mette spaventosamente a proprio agio.
 
Un alone rosso si fa spazio nel buio fitto, proprio dinanzi a lei. La figura che vi è racchiusa stanzia in piedi, le spalle dritte e il capo chinato verso il basso.
 
Ci siamo pensa Anthea, perché sa chi ha di fronte. Ha udito la voce di quella creatura per anni, nonostante non l’abbia mai vista, e si domanda che aspetto abbia.
È ancora troppo lontana per mettere a fuoco il demone. Più si fa avanti, più si rende conto di non avere paura, affatto. Si chiede se l’abbia mai temuto davvero, il suo demone.
 
“Heith.”
 
“Ti aspettavo.”
 
La risposta del demone risuona nel buio. La voce profonda e femminile le provoca un brivido che le attraversa l’intera colonna vertebrale. Ma è un brivido di eccitazione.
Anthea fa ancora qualche passo, prima di fermarsi a un paio di metri da Heith. Gli occhi si spalancano in un muto grido di sorpresa e il respiro le si spezza in gola.
 
“Il mio aspetto ti sorprende tanto? Non dovrebbe.”
 
L’oneiriana fa sparire ogni emozione dal proprio volto, gli occhi si assottigliano e il taglio duro li rende ostili. Non è più una bambina, non può permettersi di apparire debole, non con tutte le responsabilità che si è caricata sulle spalle negli ultimi tre lunghissimi anni.
L’entità che ha di fronte non si muove, si limita a piegare le labbra in un sorriso enigmatico e ad attendere.
Anthea pensa che è come guardarsi allo specchio e intravedere una differente sfaccettatura di sé, una sfaccettatura che emana sicurezza e potere ed è apparentemente priva di qualsiasi debolezza.
Eppure c’è qualcosa che non la convince. La risposta ce l’ha proprio davanti gli occhi, però continua a non vederla. Damastis ha affermato che Heith è la conseguenza di un’errata gestione di un grande potere, una scissione di un Io instabile.
 
Io instabile.
 
Davanti il silenzio prolungato della giovane, Heith decide di prendere la parola.
“Non struggerti tanto. Quando saremo definitivamente una cosa sola, i tuoi dissidi interiori saranno solo un lontano ricordo. Tu sarai solo un lontano ricordo.”
 
Il demone piega la bocca in un ghigno, ma questo muore presto, perché Anthea si porta una mano alla fronte e scuote il capo, mentre una risata dalle tinte amare le fa tremare leggermente le spalle.
 
“La paura deve averti dato alla testa.”
 
L’oneiriana smette di ridere e punta l’indice destro contro l’entità avvolta nel rosso di un’aura fatiscente.
“Tutto questo tempo passato a crederti una specie di demonio rinchiuso nel mio corpo ... tutto questo tempo passato a temerti … mi sbagliavo e tu stai commettendo il mio stesso errore. Il potere della Convergenza non è la soluzione.”
 
Heith mostra per un attimo la propria confusione, confusione che si trasforma in ira.
Il demone si muove, veloce, le dita della sua mano si stringono intorno al collo di Anthea, che si tira indietro di riflesso, senza però tentare di sottrarsi alla morsa.
 
Un suono metallico si spande in quel buio assoluto. Sono catene che tintinnano.
 
“Non ... non hai ucciso Thor, vero?” balbetta Anthea, a corto di ossigeno.
 
Heith ringhia.
“Non fa differenza! Lui non potrà comunque aiutarvi. Ormai è tardi.”
 
“Per me fa differenza, invece. E sai perché?”
 
“Non mi interessa!” sbotta il demone, il quale ha improvvisamente perduto la maschera di porcellana che estingue ogni sprazzo di emozione dal suo volto.
 
“Perché c’è umanità in te, quell’umanità che tanto disprezzi.”
 
“Tu sei pazza. Io sono Odio. Io sono Potere. Non c’è alcuna fragile scintilla di umanità in me.”
 
Anthea non si lascia intimorire dalla rabbia che sta facendo brillare pericolosamente le iridi vermiglie di Heith.
“Allora perché piangi?” chiede, quasi innocentemente.
 
Heith ammutolisce e, come guidata dal mero istinto, si ritrova ad osservare l’immagine del proprio viso riflessa negli occhi della mezzosangue.
Quello che vede le lava via anche la sicurezza ostentata fino ad allora. Ci sono due strisce sulle sue guance, due strisce di sangue secco mischiato ad alcune gocce ancora fresche.
Il demone lascia andare Anthea e si tira indietro. Passa con stizza i dorsi delle mani sulle guance e il liquido denso le sporca maggiormente la faccia i cui lineamenti sono arricciato dalla rabbia.
‘È tutta colpa di quella debole creatura. Non sono io. Non. Sono. Io’ è il pensiero assordante che le squilla in testa.
 
“Tu sei-” comincia Anthea.
 
Heith grida infervorata e il buio tutt’intorno trema.
“Ti farò pentire di queste tue assurde insinuazioni. Spezzerò il tuo molle cuoricino e avrò la mia vedetta. Stavolta vincerò io e non c’è niente che tu possa fare. L’energia della Convergenza ha quasi completato il lavoro.”
 
 “Dov’è Thor?” chiede allora l’oneiriana, riportando l’attenzione sulle priorità.
 
“Vuoi davvero continuare ad aiutare i tuoi cari terrestri. Vuoi davvero stare così vicino al tuo prezioso umano, sapendo che presto non avrai più tu il controllo? Sapendo quanto io lo detesti per averti permesso di vincere contro di me tre anni fa?”
Heith sorride con malizia e lo sguardo diventa improvvisamente più oscuro ed intenso.
 
“Non gli farai del male” afferma Anthea, asciutta “io stessa ti impedirò di fargliene. Hai già causato sufficiente sofferenza.”
 
Il demone scoppia a ridere. Ride con fare isterico e si piega in avanti, portando entrambe le mani sul ventre nudo.
“Devo riconoscere che non sei più una mocciosa petulante e codarda. Ma io rimango la più forte, ricordalo.”
 
“Questo è tutto da vedere” replica Anthea, asciutta.
 
“Bene” esordisce Heith dopo un silenzio prolungato “va’ allora e goditi questi ultimi momenti di lucidità. Ormai non c’è più nulla che tu possa fare.”
 
Heith si avvicina di nuovo alla mezzosangue e le posa l’indice sulla fronte.
 
“A presto, Anthea.”
 
 
 
֍
 
 
 
Anthea non si era mossa dal momento in cui aveva chiuso gli occhi. Era perfino difficile scorgere l’infinitesimale movimento della gabbia toracica all’estendersi e al contrarsi dei polmoni.
Steve temeva quasi che avrebbe potuto farle perdere la concentrazione solo respirando.
 
“Il mio posto è al tuo fianco, Steve” gli aveva detto lei durante lo scontro con Daskalos, una vita fa. In quel silenzio innaturale, il biondo poté riascoltare quelle parole risuonare nella mente e un piccolo sorriso piegò i tratti del suo viso stanco.
Chissà se lei aveva ancora quella convinzione?
 
Il Capitano si riscosse quando avvertì una presenza al suo fianco.
 
“Quindi sei tu il famoso Steve Rogers?”
Gli occhi trasparenti di Damastis raggiunsero quelli cerulei del super soldato, che esternò una certa confusione.
 
“Lei non era andato via?” chiese il giovane, con cautela.
“Le persone vanno e vengono, figliolo. Sai, lei mi ha parlato molto di te.”
“Davvero?”
L’anziano annuì leggermente.
“A volte le persone vanno scosse, perché la loro parte migliore si deposita sul fondo. In questi ultimi tempi, lei era divenuta così apatica. Le è bastato trascorrere un misero lasso di tempo sulla Terra, nonostante la disastrosa situazione, affinché riacquistasse quella scintilla che le avevo visto brillare negli occhi la prima volta che l’ho incontrata e che si è spenta con il passare dei giorni.”
 
Steve non sapeva cosa dire. Quelle parole facevano un certo effetto.
 
“Non starò qui a parlarti della situazione complicata che Anthea ha dovuto affrontare dal momento in cui Nuova Oneiro è sorta. Però voglio che tu sappia che lei non è mai davvero appartenuta a questo mondo, il suo cuore non ha mai lasciato la Terra e credo tu sappia bene il perché.”
Damastis prese un respiro profondo prima di andare avanti.
“Non è mia intenzione importi nulla, ma ti chiedo umilmente di non abbandonarla adesso. Non è una persona cattiva, niente di lei lo è. È una persona alla quale sono accadute cose cattive.”
 
“Lo so” disse Steve, di getto.
Una strana stretta al cuore lo rese improvvisamente nervoso.
 
“Un’ultima cosa. Ricorda che non c’è niente di più potente della volontà, figliolo.”
 
“E questo cosa significa?”
 
“Tempo al tempo, figliolo. Tempo al tempo. Sii forte.”
Damastis sorrise con gentilezza e la sua figura si dematerializzò gradualmente fino a scomparire, lasciando il Capitano piuttosto esterrefatto.
 
“L’ho trovato!”
 
Anthea scattò in piedi, facendo sussultare Steve.
La giovane sorrise con fare stanco e tese una mano verso l’alto. La spada dall’elsa bianca raggiunse il suo palmo e la lama scintillò nel buio schiarito solo dagli aloni delle candele.
 
“È a Vakuum, la grande cascata che si getta nel vuoto.”
“Nel vuoto?”
Steve sollevò un sopracciglio, perplesso.
“Capirai quando la vedrai.”
“Sta bene?”
“Io non so dirlo con precisione. Heith mi ha mostrato la cascata e nient’altro.”
Anthea abbassò gli occhi, sfuggendo allo sguardo del super soldato, ma poco dopo risollevò il capo.
“È la nostra unica strada. Dobbiamo tentare.”
 
Rogers annuì piano e, senza pensarci su molto, posò una mano sulla spalla della ragazza.
“Sei sicura di farcela? Il potere della Convergenza ti-”
“Posso farcela. C’è ancora tempo.”
 
Il biondo non sembrava molto convinto. Anche un cieco si sarebbe accorto della debolezza della giovane e della fatica per imperniava ogni suo movimento.
Ma Anthea era testarda e non ci sarebbe stato modo di farle cambiare idea.
“Allora andiamo” disse solamente e l’oneiriana sorrise di nuovo, tanto che Steve si chiese cosa fosse accaduto durante l’incontro con Heith.
 
Forse Anthea stava solo cercando di nascondere la sua paura o, forse, il dolore dovuto al potere della Convergenza le stava togliendo anche la forza di sentirsi in ansia.
Rogers odiava non riuscire a capirla al volo. Lei era dannatamente complicata e non c’era verso di leggerla senza sbattere contro un muro di confusione, perché lei aveva la straordinaria capacità di confondere.
 
“Cosa ti faranno quelli del Consiglio, dopo ciò che è successo poco fa?” si azzardò a domandare mentre si incamminavano verso l’uscita.
 
“Niente di cui tu debba preoccuparti. Risolviamo un problema alla volta, okay?”
 
“Okay.”
 
Un problema alla volta.
 
 *
 
“Ma che figata assurda! Non si vede davvero il fondo! E scusa, continuerei a cadere all’infinito se dovessi finirci dentro?”
 
“Perché non ci provi, Wilson? E poi vieni a raccontarcelo” lo canzonò Clint, mentre si sporgeva con attenzione oltre il muretto di pietra grigia che affiancava Vakuum.
 
C’era solo un’immensa distesa di erba verde intorno a loro, attraversata dal largo letto di un fiume dagli alti argini rocciosi. L’acqua cristallina correva veloce fino a gettarsi nel vuoto, dando vita ad un’immensa cascata che cadeva in un baratro senza fondo. Vicino all’infinito precipizio, il rumore dell’acqua era quasi assordante e getti di schiuma bianca si formavano al suo infrangersi contro la roccia levigata delle sponde.
C’era anche un altro suono, più basso ma continuo, che proveniva dallo spaventoso baratro. Un suono che pareva quasi un lamento incessante.
 
“Sono le voci di coloro che vi sono caduti e che continueranno a cadere per l’eternità” spiegò Anthea, cinerea in volto, facendo sbiancare i tre Vendicatori.
Poi la sua espressione lugubre si illuminò di colpo e un sorriso felino le arricciò le labbra.
“O almeno è così che narra la leggenda. Vakuum è un mistero per tutti ancora. Evitiamo comunque di cadere.”
 
“E se Heith ci avesse spinto Thor giù per la cascata?”
La domanda di Sam, seppur così lecita, fece crollare per un attimo tutte le speranze di riavere il dio del tuono con loro.
Ma quell’attimo fu dissolto dallo stesso Falcon, che indicò un punto alle spalle dei suoi tre compagni.
“Dimenticate ciò che ho detto” asserì.
 
La figura del dio del tuono si era palesata dall’altra parte della cascata, tra il vapore generato dall’acqua.
 
 “Thor!”
Alla vista della figura dell’asgardiano, un’ondata di sollievo travolse Steve e lavò via la sua frustrazione.
“Thor!” chiamò ancora, ma il dio non diede segno di aver udito e Rogers si chiese se il fragore della cascata avesse inghiottito la propria voce. Fece per muoversi, intenzionato a raggiungere l’amico, ma una mano si chiuse attorno al suo polso, ferrea, e lo tirò indietro.
 
“C’è qualcosa di strano.”
Spinto dallo sguardo penetrante dell’arciere, il Capitano fu costretto a freddare l’entusiasmo.
Effettivamente c’era qualcosa di insolito nel modo di avanzare di Thor, nel suo porre meccanicamente un piede dinanzi all’altro, dando l’impressione di un lento vagare privo di meta. Come a conferma di quei pensieri, il dio del tuono si fermò per un istante, girò di centottanta gradi su se stesso e riprese a camminare nella direzione opposta, sparendo nel vapore.
 
“Ma che diavolo gli hai fatto?” chiese Barton, rivolto ad Anthea.
Si era immaginato di trovare Thor in fin di vita o incatenato da qualche parte o … qualsiasi cosa, ma quello? Quello era un fottuto scherzo.
Il dio sembrava stare bene.
 
D’un tratto, Thor si palesò di nuovo nel medesimo punto, ma stavolta sollevò il capo e piantò lo sguardo su di loro.
 
“Viene verso di noi” fu l’asciutto commento di Rogers, nell’osservare l’asgardiano raggiungere l’argine opposto della cascata rispetto al loro, con passo improvvisamente spedito e sicuro.
“Non so voi, ma io non credo sia una buona cosa” convenne Sam.
  
“Adesso corre verso di noi” rettificò Barton.
“Già” rimarcò Steve.
“Corre veloce. Molto veloce” sottolineò Sam.
“Non si ferma” fu la successiva constatazione dell’arciere, a cui Rogers rispose con un semplice “Non sembrerebbe, no.”
“E noi non ci stiamo muovendo” si sentì in dovere di fare presente Wilson.
 
“Beh cominciate a muovervi! Ora!” ordinò Anthea, che finalmente era riuscita a comprendere cosa non andasse nel dio.
Heith era stata davvero furba.
può far sorgere nella mente delle sue vittime i pensieri che vuole si pensino” aveva detto Damastis e il demone si era ben servito di questa sua capacità.
 
Clint, Sam e Steve furono quindi certi che Thor non stava correndo ad abbracciarli e si prepararono ad uno scontro che mai avrebbero creduto possibile.
Il dio del tuono era un compagno ed un amico e affrontarlo era per loro impensabile.
 
“Cosa gli ha fatto?” chiese Rogers, ma Anthea non ebbe tempo di rispondere.
 
“Come osate calpestare il terreno della sacra cascata. Vi punirò per questo. Io sono il guardiano di Vakuum” furono le parole gridate da Thor, un attimo prima che questo saltasse come niente fosse l’intero letto del fiume per raggiungere l’altra sponda.
Nell’atterrare, l’asgardiano abbatté Mjolnir contro il terreno e un’onda d’urto scaraventò i tre Vendicatori indietro di una decina di metri, mentre Anthea riuscì a rimanere in piedi nonostante fu forzata a piegarsi sulle ginocchia e ad affondare una mano nel terreno.
 
“Beh fai schifo come guardiano, dato che hai appena rovinato il prato!” gridò Clint, rimettendosi in piedi e imprecando per la botta presa al fondoschiena.
 
Dallo spacco apertosi nel terreno fuoriuscì un fiotto di magma scuro, il quale prese a modellarsi e a solidificarsi al tempo stesso, dando forma a una specie di umanoide di basalto impreziosito da crepe dalle quali sgorgavano rivoli di fluido incandescente.
La creatura senza volto rimase immobile al fianco dell’asgardiano, ergendosi in tutti i suoi tre metri.
 
“Ma perché le cose diventano sempre più complicate di quanto lo sono già?” borbottò tra sé e sé il pararescue, con gli occhi spalancati per l’incredulità.
 
“Ascoltate! Thor è sotto l’influsso di un raggiro mentale. Bisogna trovare il modo di farlo tornare in sé. Anche la creatura deve essere opera di Heith, una maggiore garanzia di sbarazzarsi di chiunque avesse trovato Thor” spiegò Anthea, che a quel punto cominciava a chiedersi se sarebbero usciti indenni dallo scontro. Lei era potente, ma le condizioni attuali le intorpidivano il corpo. Aveva anche lasciato la spada al palazzo perché si era accorta di fare fatica a sollevarla, data la lunghezza e la larghezza della lama.
 
“Come lo liberiamo dal condizionamento mentale?”
Clint incoccò la prima freccia ma non sollevò ancora l’arco, restio a scontrarsi con Thor.
“Non ho idea di come funzioni. Io non ho mai fatto una cosa simile” fu la sola risposta della ragazza, mortificata.

“Propongo una ricalibratura cognitiva. Contro la magia dello scettro di Loki ha funzionato.”
Steve si diede dei lievi colpetti con le nocche sulla testa, simulando cosa intendesse dire.
 
“Botta in testa bella forte dunque.”
E a Sam venne quasi da ridere, perché quanto forte bisognava colpire un dio per fargli realmente male? Spaccare il cemento sarebbe stato più semplice molto probabilmente.
“E per quel coso spuntato dalla terra?” chiese infine, dato che la creatura lo preoccupava anche più di Thor.

“Va distrutto. Cercate di stargli alla larga voi. Lasciatelo a me.”
“Non se ne parla, Anthea” cominciò Rogers, ma non riuscì a dire molto di più.
 
Con passi ampi e pesanti, la creatura si avvicinò ai quattro, fermandosi a poco meno di una decina di metri. Aprì la bocca in maniera innaturale e un fiotto di lava incandescente ne uscì fuori, veloce come un proiettile.
Anthea si portò istintivamente dinanzi ai tre Vendicatori e proiettò fuori una barriera di energia dai riflessi aranciati, proteggendoli dalla lava.
 
“Come vi ho detto prima, stategli alla larga!” berciò la ragazza e evidenti furono le incrinature nella voce dovute alla fatica.
 
La barriera si dissolse non appena il mostro smise di sputare fuori materiale fuso e Anthea contrasse i muscoli delle gambe e scattò in avanti, velocissima. Il suo pungo destro si infranse sulla faccia della creatura, che emise uno verso quasi animalesco.
 
“Sam!”
 
Il pararescue distolse a fatica lo sguardo dall’oneiriana. Ancora non era abituato alla vista di una così apparentemente fragile ed esile ragazza che sfoderava una tale forza. Vide Steve superare la creatura impegnata a proteggersi dai colpi della loro compagna e puntare dritto verso Thor.
Senza pensarci due volte, Falcon attivò le ali meccaniche che uscirono dallo zaino ultratecnologico stridendo appena, segno che avevano bisogno di un check up. Prese il volo e seguì il Capitano.
 
“Bene. Collaudiamo queste, così se non funzionano potrò prendermela con Stark.”
Barton tese la corda dell’arco. La freccia che aveva preparato solo qualche attimo prima era di un azzurro elettrico e, come Tony gli aveva spiegato, scaricava addosso al bersaglio parecchi Ampere di elettricità.
Sperava almeno di stordirlo.
 
Rogers poté percepire uno spostamento d’aria pericolosamente vicino il suo orecchio sinistro, prima di vedere una freccia infilarsi nella spalla di Thor ed emettere scintille.
 
L’asgardiano si lasciò scappare un grido di dolore e afferrò con stizza l’oggetto piantato nella carne, tirandolo fuori con un gesto secco. Quell’attacco inaspettato era riuscito a fargli perdere lucidità, perciò non si rese conto dell’arrivo dello scudo che il Capitano aveva lanciato non appena visti gli effetti della freccia.
Il cerchio in vibranio colpì Thor sulla fronte con tanta forza da fargli piegare la testa all’indietro.
 
“Che botta!”
Sam si fermò a mezz’aria.
 
Il dio del tuono aveva lasciato cadere il martello ed ora si teneva la fronte con entrambe le mani, sofferente.
 
“Ti prego, funziona” fu la muta preghiera del super soldato.
 
Thor alzò la testa dopo attimi che parvero infiniti.
Steve vide chiaramente gli occhi dell’amico accendersi della luce che vi aveva visto brillare più volte, ma quella luce scomparve l’attimo dopo lasciando posto ad una spaventosa vacuità.
 
“Non è bastato.”
Rogers strinse i denti, quando capì che Thor lo avrebbe attaccato senza riserve.
 
Era ironico. Nemmeno un paio di settimane prima, i due Vendicatori si erano affrontati in un allenamento nella palestra della Tower per scaricare le loro tensioni. Steve non poteva capacitarsi del fatto che, stavolta, avrebbe dovuto combattere Thor considerandolo un vero e proprio nemico.
Non aveva scelta.
 
Sfruttando l’agilità che aveva acquisito grazie ad estenuanti allenamenti, il super soldato schivò il pugno del dio e fece lo stesso con i successivi attacchi, che se andati a segno gli avrebbero molto probabilmente spezzato qualche osso.
 
Falcon si lanciò in picchiata e recuperò lo scudo. Poi, si diresse a tutta velocità verso l’asgardiano che gli dava le spalle, tenendo il cerchio ben saldo dinanzi a sé.
 
Questa volta, Thor intercettò con la coda dell’occhio l’assalto del suo avversario e si scansò all’ultimo secondo.
Sam, grazie alle sue straordinarie doti di pilota, riuscì ad evitare di travolgere Rogers al posto del dio, fermandosi a un palmo dalla sua faccia. I due si scambiarono uno sguardo sollevato e, l’attimo dopo, il sibilo di una freccia passò vicino le loro teste.
 
L’asgardiano si ritrovò ancora una volta con una freccia piantata nella stessa spalla e una nuova scarica di elettricità lo fece piegare dal dolore.
 
“Non ringraziatemi!” gridò Occhio di Falco.
 
Il Capitano prese lo scudo dalle mani di Wilson, che si fece tempestivamente da parte, e affiancò Thor.
Il cerchio in vibranio impattò con forza contro una tempia dell’asgardiano, costringendolo a cadere su un ginocchio, parecchio intontito.
 
“Thor” chiamò piano Steve e fece per tendergli una mano, ma Mjolnir, rimasto a terra fino ad allora, gli arrivò addosso. Il super soldato fece appena in tempo a frapporre lo scudo fra sé e il devastante martello.
 
Lo schianto tra le due armi, come prevedibile, causò un’onda d’urto parecchio potente, che coinvolse tutti i presenti, scaraventandoli nelle direzioni più disparate.
La stessa Anthea, impegnata a fronteggiare la creatura, fu spazzata a parecchi metri di distanza.
 
Clint si rialzò a fatica e cercò i suoi compagni, ma la sua visuale fu oscurata dall’imponente mostro di basalto, che gli si piazzò davanti e spalancò la bocca.
L’arciere sgranò gli occhi, rendendosi conto di essere spacciato. Eppure, nessun liquido incandescente finì per squagliarlo come cera.
 
Rogers si era gettato di peso contro il mostro, riuscendo a trascinarlo a terra con lui.
Il super soldato fu veloce a rimettersi in piedi e a ripristinare fra sé e la creatura una certa distanza di sicurezza.
“Non ringraziarmi” scandì a voce alta, affinché Clint potesse sentirlo.
Aveva il fiato corto e la stanchezza accumulata nei giorni precedenti cominciava ad essergli di intralcio.
 
Anthea lanciò uno sguardo in direzione di Steve e si apprestò a raggiungerlo, ma Thor scelse lei come nuovo bersaglio e un fulmine la colpì alle spalle, aprendole uno squarcio nel corpetto nero e bruciandole la carne.
Cadde sulle ginocchia, trattenendo a stendo un disperato grido di dolore. Si era distratta e questi erano i risultati.
Le linee che segnavano ormai ogni lembo di pelle si accesero di un rosso intenso e nuove lacrime di sangue sgorgarono dai suoi occhi bui. Percepì la presenza di Thor proprio dietro di lei e si voltò appena in tempo per vedere il martello impugnato dal dio calare sul suo viso come una ghigliottina.
La giovane sollevò un braccio e le iridi si tinsero d’oro. Il braccio di Thor si bloccò all’istante e il martello non la raggiunse per un soffio.
“Dannazione” sibilò tra i denti, respirando con sforzo eccessivo.
Una più intensa scintilla le attraversò gli occhi dorati e l’asgardiano fu spinto via da una straordinaria forza invisibile.
L’oneiriana si spinse in piedi con estrema fatica. Ricadde in ginocchio subito dopo. Le pareva che la schiena fosse in fiamme e le linee sulla pelle pulsavano dolorosamente.
 
Steve avrebbe voluto raggiungere la ragazza, ma la creatura di basalto era già pronta ad attaccare. Fu costretto a rannicchiarsi dietro lo scudo per proteggersi dai fiotti di lava che quella prese a sputargli contro.
 
“Non muoverti!” fu l’ordine che gli arrivò da Clint e gli venne spontaneo borbottare tra sé e sé un “Come se potessi” decisamente ironico.
 
Barton prese dalla faretra una delle sue frecce esplosive e scoccò. Il dardo si piantò nella fronte del mostro ed esplose, riducendolo in pezzi.
 
“Non ringraziarmi, Capitano!”
 
Il super soldato roteò gli occhi. Corse verso Anthea e, quando fu abbastanza vicino, poté dire con certezza di non averla mai vista ridotta in quello stato. Era pallidissima e le intricate linee erano arrivate addirittura sulle guance e sulla fronte imperlata di sudore. Inoltre, sulla schiena si estendeva una chiazza di pelle bruciata e sanguinante.
Le prese delicatamente un braccio e la tirò su, posandole poi una mano appena sotto la ferita causata dal fulmine, in modo da sorreggerla come meglio poteva.
 
“Thor … si sta già riprendendo” soffiò fuori la giovane, osservando il dio riacquistare la posizione eretta.
 
“Non riesco a colpirlo abbastanza forte … è mio amico” ammise Steve.
 
“Beh, è colpa mia se è in quello stato, quindi io dovrei riparare al danno.”
 
“Anthea …”
 
“Posso farcela.”
 
Sam atterrò davanti a loro proprio in quel momento.
“Non volevo disturbarvi ma … il mostro si ricompone.”
 
Anthea scivolò via da Steve e prese un bel respiro.
“È ora che sparisca.”
Le iridi dell’oneiriana si accesero nuovamente d’oro.
 
Rogers si accorse però che Thor era già ripartito alla carica e, lanciato uno sguardo di intesa a Sam, si mosse.
Si ritrovò per la seconda volta faccia a faccia con l’asgardiano e intraprese con lui una lotta impari ma necessaria a coprire le spalle di Anthea per un po’. Fortunatamente, Thor non sembrava essere nel pieno delle sue forze. Evitò di proteggersi dal martello usando lo scudo, preferendo schivare il colpo, e assestò al dio un calcio nel fianco seguito da una gomitata nello sterno.
Infine, approfittando dell’instabilità procuratagli, il super soldato si spinse in avanti e circondò il busto di Thor con entrambe le braccia. Riuscì a spingerlo a terra e a tenerlo bloccato, finché un colpo di reni non lo sbalzò via.
 
“Raggiungi Steve” disse Anthea a Sam.
“Sicura di non avere bisogno che ti guardi le spalle? Sei …”
La giovane scosse il capo e chiuse il discorso con un “Ce la faccio” piuttosto discutibile.
 
“Va’ Wilson!” rincarò Clint “ci penso io a coprirla.”
 
Anthea attese ancora un istante, il tempo che il mostro si fosse completamente ricomposto. Le iridi baluginarono ancora, con maggiore intensità. Dalla punta delle dita fin sopra le spalle, le sue braccia parvero assumere le fattezze di metallo incandescente.
 
“Sta andando a fuoco, letteralmente.
Clint non poteva credere ai propri occhi.
 
Con un movimento difficilmente percepibile dall’occhio umano, la giovane si portò dinanzi alla creatura di basalto e affondò entrambe le braccia nel suo petto con la stessa facilità con cui si affonda un coltello nel burro.
Fiamme innaturali avvolsero il mostro, mentre dal petto si spandeva a macchia d’olio la stessa la stessa luce incandescente che ricopriva le braccia dell’oneiriana. Furono sufficienti pochi secondi, affinché quel corpo di basalto evocato dal potere di Heith divenisse nient’altro che polvere.
Gli occhi di Anthea si spensero, tornando al blu cupo originale, e l’incandescenza sulle sue braccia si dissolse. Prese a respirare con affanno e imprecò mentalmente contro la crescente debolezza provocatale all’energia della Convergenza.
 
Non era ancora finita.
 
Thor stava riacquistando le forze e Steve cominciava ad essere in difficoltà. Gli unici due colpi ben centrati nell’addome già provato - perché i danni dovuti allo scontro con l’Ultra Soldato erano tutt’altro che svaniti -, gli avevano oscurato la vista.
Falcon afferrò al volo le cinghie che sorreggevano lo scudo sulla schiena e trascinò il Capitano lontano da un sempre più aggressivo asgardiano che, ringhiando, fece per scaraventarsi sui due.
 
Anthea si frappose fra loro e, dando fondo all’ultimo sprazzo di forza che aveva in corpo, usò il suo potere per bloccare Thor.
 
“Steve! Avanti!”
 
Il super soldato si morsicò l’interno della guancia. Quella era forse l’ultima possibilità di riavere indietro Thor. Doveva colpirlo davvero. Forte.
“Mi dispiace, amico.”
Con una torsione del busto ben calcolata, Rogers lanciò lo scudo usando realmente la sua forza e il disco si schiantò di taglio contro la fronte del dio.
 
Anthea percepì distintamente l’incantesimo che imprigionava la mente di Thor rompersi e annullò l’influsso del suo potere su di lui, lasciandolo cadere a terra privo di sensi.
“È fatta, l’ho sentito!” esultò, prima di accasciarsi al suolo a sua volta, stremata dal dolore e dalla fatica. Si distese sulla schiena e chiuse gli occhi, scivolando nell’abbraccio dell’incoscienza.
 
“Questo significa che possiamo tornare sulla Terra” convenne Barton e passò una mano tra i capelli con fare stanco.
 
“Ce la siamo cavata meno peggio del previsto.”
Sam tirò un bel sospiro di sollievo. Era un gran vantaggio avere dalla propria parte individui con capacità che di umano non avevano nulla.
Peccato che Anthea non fosse nei Vendicatori in pianta stabile. Beh, teoricamente nemmeno lui lo era, non ancora almeno.
 
Anche Steve si concesse un profondo sospiro di sollievo.
Thor era di nuovo con loro finalmente.
Il giovane si incamminò verso l’oneiriana, che in quel momento, priva di ogni difesa, gli parve terribilmente fragile e piccola. Il petto le si alzava ed abbassava velocemente e il rosso del sangue spiccava sulla sua pelle bianca come la neve. Le ferite non stavano guarendo, perché l’energia della Convergenza inibiva la capacità rigenerativa.
Il biondo si chinò per passarle un braccio sotto le gambe e l’altro sotto le spalle. La sollevò senza alcuna fatica e si ritrovò a pensare che era più pesante di come ricordava.
 
Anthea riaprì gli occhi a fatica e l’iniziale spaesamento fu sostituito, in un battito di ciglia, da una profonda felicità che le fece brillare le iridi buie. Fece scivolare un braccio dietro il collo del super soldato e appoggiò la testa sulla sua spalla, rilassandosi completamente contro di lui.
Le fu sufficiente quella vicinanza affinché il subbuglio interiore e il mero dolore fisico fossero eclissati. Pregò che il momento durasse per sempre, mentre godeva del calore che il corpo di Steve le trasmetteva. Le venne quasi da piangere nell’accorgersi di quanto quella vicinanza le fosse mancata e decise che non ci avrebbe più rinunciato.
 
Rogers, nel sentirla stringersi a lui, si lasciò scappare un sorriso lieve e sincero. Camminò con passo cadenzato fino a Clint, ora chino sul corpo di Thor e intento a controllare che fosse effettivamente vivo.
 
“Non mi sembra vero” confessò l’arciere, non appena si accorse della presenza del Capitano alle proprie spalle.
“Avevo seri dubbi sulla riuscita di questo salvataggio e ammetto di aver pensato al peggio più di una volta da quando siamo arrivati qui.”
 
“Non sei il solo” ammise Steve, sorridendo all’amico.
 
“Pessimisti” fu il lieve borbottio da parte dell’oneiriana.
 
“Parla quella con le crisi isteriche.”
 
“Che vuoi farci? Sono emotiva.”
 
“Spaventosamente emotiva. E con spaventosamente intendo meglio-darsela-a-gambe-prima-che-mi-uccida” si intromise Sam, che aveva raggiunto i suoi compagni dopo essersi assicurato che la creatura di basalto fosse rimasta polvere.
“E comunque sono contento che abbiate fatto pace. La tensione che c’era tra di voi era tremenda e con tremenda intendo …”
“Sam!”
Rogers sapeva di essere arrossito per due motivi. Il primo era che sentiva distintamente una sovrabbondanza di calore sulle gote. Il secondo motivo riguardava il ghigno insinuatorio che Clint Barton si era spiattellato in faccia.
 
Anthea, dal canto suo, si limitò a ridere sommessamente. Non era intenzionata a tornare sulle proprie gambe tanto presto.
Sfortunatamente, la risata le morì in gola non appena una voce conosciuta raggiunse le sue orecchie.
I tre Vendicatori imprecarono mentalmente quasi nello stesso istante.
 
 
“Che cosa è successo qui?”
Andras era lì, la spada in pungo e il portamento fiero.
 
“Credo che tu sia arrivato un po’ tardi. La festa è già finita.”
Barton cominciava ad essere stufo di ritrovarsi quel pallone gonfiato tra i piedi e non si faceva problemi ad esternarlo.
 
Andras sorrise in modo poco rassicurante.
“Perseverate con il vostro ridicolo sarcasmo, a quanto pare.”
Quel sorriso tagliente svanì di colpo non appena lo sguardo si fermò sulla giovane sovrana.
“Abbiamo faticato tanto a ricostruire il regno. Perché vuoi mandare tutto in fumo?”
 
Anthea strinse con forza il tessuto della divisa di Steve, alla base del suo collo.
Il biondo la mise giù con delicatezza, ma continuò ad offrirgli una spalla come supporto.
 
“Tutto questo non riguarda il regno, Andras. Riguarda me. Ti chiedo di restarne fuori, per favore.”
 
“Riguarda te? Sei la sovrana di questo regno. Ciò che riguarda te, riguarda indissolubilmente il regno.”
 
“Andras …”
 
“Sono il legittimo pretendente alla tua mano e futuro re di Oneiro. Ho il dovere di eliminare ciò che rappresenta una minaccia per te e per questo regno. Il Consiglio mi ha conferito la facoltà di ricorrere a qualsiasi metodo pur di riportarti sulla retta via. Non costringermi ad usare la forza. Smettila di comportarti da bambina capricciosa, rispedisci gli umani su Midgard e torna ad adempiere ai tuoi compiti. Tu appartieni a questo mondo, tienilo bene a mente.”
 
“Già che ci sei, potresti metterle una catena al collo, così da stare certo che non si allontani troppo. Mi chiedo se tu sia cosciente delle assurdità che dici, ma credo che la risposta sia no. Adesso ti dico io qualcosa che devi tenere bene a mente. Lei non appartiene a niente e nessuno se non a sé stessa, ti è chiaro il concetto?”
L’espressione di Rogers si era fatta truce e Anthea rabbrividì più volte nel sentirlo pronunciare quelle parole.
 
“Non puoi rivolgerti a me in questo modo, umano. Se non lo hai capito, io sono il futuro re di Oneiro. Come tale, vi ordino di tornare sul vostro mediocre pianeta e di chiudere ogni contatto con la nostra regina o dovrò costringervi a farlo e, credimi, non sarà piacevole.”
 
“Noi non obbediamo ai tuoi ordini, quindi risparmiaci l’elenco dei tuoi titoli nobiliari” fu l’intervento tempestivo di Barton.
 
“Come osate? Pagherete per la vostra insolenza.”
Andras era visibilmente furioso e pronto ad attaccarli.
 
“Non ti permetterò di fare loro del male.”
Anthea si portò dinanzi ai suoi compagni, pronta a proteggerli con tutta la forza che le rimaneva in corpo.
 
“Non puoi impedirmelo. Le mie azioni sono autorizzate dal Consiglio e tu adesso sei troppo debole per competere con la mia forza.”
 
Andras non attese oltre. I suoi occhi si tinsero d’oro e, in un battito di ciglia, si portò a un passo dalla giovane mezzosangue e le pressò un palmo sull’addome.
“Guarda come ti sei ridotta … sarà meglio spegnere le fiamme di questa tua assurda ribellione” le sibilò in un orecchio.
 
Le labbra di Anthea assunsero un colorito bluastro, mentre un intenso gelo le penetrava sotto la pelle. Non riuscì a reagire, era troppo debole per farlo. Il potere di Andras aveva su di lei effetti devastanti. Sei lei propendeva per il fuoco, Andras era ghiaccio.
Le mancò il respiro poco dopo che l’oneiriano l’ebbe toccata. Si sentì afferrare per un braccio e venne tirata indietro con uno strattone, tanto che si ritrovò a rotolare sul manto erboso, distante dal suo pretendente.
 
“Sta’ lontano da lei” berciò Steve, dopo aver staccato Anthea da quel pazzo.
“Ti sei appena scavato la fossa, umano.”
“Non ho paura di te.”
“Dovresti averne.”
 
Il Capitano cercò di far collidere lo scudo contro la faccia di Andras, ma il suo corpo fu bloccato da una forza invisibile.
“Dannati poteri psichici!”
 
“Non hai speranze, ragazzino.”
 
“Un’ultima cosa. Ricorda che non c’è niente di più potente della volontà, figliolo.”
Le parole di Damastis ritornarono alla mente del super soldato proprio in quel frangente.
 
La volontà. Era cresciuto aggrappandosi ad essa. Aveva lottato e si era rialzato contando sulla stessa volontà che, dal giorno del suo risveglio, lo aiutava ad andare avanti e avanti e ancora avanti.
Non sarebbe stato di certo quel tizio a fermarlo. Non poteva permettersi di essere fermato, non ora.
Strinse i denti e costrinse il proprio corpo a muoversi e lo scudo raggiunse il suo bersaglio, collidendo con la faccia dell’oneiriano.
Sfruttando l’incredulità e il momentaneo intontimento dell’avversario, Rogers lo colpì nello stomaco con una ginocchiata, poi gli piantò il gomito destro tra gli occhi e, senza lasciargli tregua, torse il bacino per eseguire un potente calcio rotante che gli piazzò sul collo.
 
Andras perse la spada e tossì un paio di volte, sputando sangue misto a saliva. Con la coda dell’occhio intercettò il ragazzino muoversi nella sua direzione e tentò di bloccarlo utilizzando il potere psichico ma, per qualche motivo, non ebbe alcun effetto.
Incrociò le braccia davanti alla faccia per parare il calcio del giovane umano. Non ricordava che i midgardiani avessero una forza così devastante e non ricordava neppure quand’era stata l’ultima volta che aveva affrontato una lotta corpo a corpo senza poter usufruire dei suoi poteri.
 
“Quelli li ha sentiti” commentò Sam, scioccato.
In tutte le occasioni che l’aveva visto combattere, il Capitano doveva essersi trattenuto. Colpi del genere avrebbero spezzato di netto le ossa a un semplice umano.
 
“Oh sì, Rogers fa sul serio.”
Clint sorrise compiaciuto. Adesso Andras non sembrava più tanto regale.
 
Difatti, l’oneiriano era finito con il sedere per terra, i suoi denti bianchi erano macchiati di sangue e una gota era tumefatta.
“Questa me la paghi!” gridò, in preda alla rabbia, prima di rialzarsi in piedi e gettarsi sul giovane Capitano.
Finirono entrambi a terra e rotolarono verso il muretto di pietra della cascata. Steve cominciò a sentire un’innaturale gelo penetrargli nelle ossa e capì che era opera di Andras nell’istante in cui incrociò il suo sguardo dorato. Se lo levò di dosso spingendolo via con entrambe le mani e lo vide allungare un braccio per richiamare la spada, la quale fu subito nel suo palmo.
Il super soldato occhieggiò allo scudo perduto durante la colluttazione, ma poi il suo sguardo cadde su Barton. Sorrise e non si mosse.
 
Andras, accecato dalla rabbia, non si accorse della freccia che gli si piantò nella schiena e che subito dopo emise una scarica di elettricità talmente intensa da farlo crollare in ginocchio.
“Schifoso insetto!”
Gli occhi dell’oneiriano si accesero d’oro e a Clint venne a mancare il suolo sotto ai piedi.
 
Sam spiccò il volo e afferrò la caviglia destra dell’arciere, ma fu trascinato con lui verso il vuoto in cui precipitava Vakuum.
 
“Fermati!”
Steve sentì il terrore invaderlo, anche se si accorse della tempestività di Barton nell’incoccare una delle sue frecce-cavo. Si precipitò verso il muretto, ma nel farlo diede le spalle al nemico.
Andras sorrise ferino e, muovendosi con impressionante velocità, arrivò ad afferrare il ragazzino per la collottola. Lo gettò a terra con brutalità e sollevò la spada, intenzionato a trapassarlo da parte a parte.
Eppure, nonostante fosse certo di averlo in pungo, il colpo non andò a segno, perché qualcosa lo travolse con violenza.
 
Rogers riaprì piano gli occhi che, istintivamente, aveva serrato nell’osservare la lama calare su di lui. La prima cosa che vide fu una mano tesa verso di lui e la riconobbe all’istante.
“Thor” balbettò, accettando l’aiuto dell’amico senza esitazione.
L’asgardiano sorrise fiero e circondò con un braccio le spalle del super soldato, sorreggendolo.
“Stai bene?”
“Sì. Grazie.”
Steve ricambiò il sorriso.
 
“Ehi! Potete tirarci su, voi due?”
La voce di Clint risuonò con fare isterico nell’aria.
L’arciere era appeso al suo arco, sospeso in quel baratro infinito, e poteva udire distintamente il suono rassomigliante a una macabra litania nonostante il fragore della cascata.
“Ehi Wilson! Sei ancora curioso di sapere cosa succede se si cade lì dentro?” chiese al pararescue, aggrappato alle sue caviglie.
“Nah, improvvisamente non me ne importa più nulla!”
 
I due si sentirono tirare su con uno strattone secco e sospirarono sollevati nel ritrovarsi con il sedere sulla solida terra.
“Ottimo tempismo, Thor” fu il saluto che Clint rivolse al dio del tuono.
“Oh, davvero ottimo, grazie. Ah, io sono Sam, Sam Wilson.”
“Piacere di fare la tua conoscenza, Sam. Steve mi ha parlato di te.”
“Il piacere è mio.”
 
“Cosa ci fa qui il figlio di Odino?”
Andras era già in piedi, sofferente e pieno di rancore.
 
“Andras. Adesso basta.”
 
L’oneiriano voltò il capo alla propria destra e incrociò lo sguardo con quello di Anthea. La ragazza tentava faticosamente di raggiungerlo. Aveva ancora le labbra bluastre e non aveva più nemmeno un briciolo di energia nel corpo.
 
“Se stai facendo questo per la stramaledetta corona, posso dartela anche subito. Sapevate che non sarei rimasta per sempre, ma avete continuato ad ignorare questa verità. Adesso è tempo che la prendiate come dato di fatto.”
“Sei seriamente impazzita? Ti è bastato trascorrere qualche misero giorno con degli umani per perdere completamente la ragione.”
Anthea sorrise stancamente.
“Sì, è stato sufficiente qualche misero giorno ... ma per riacquistare la ragione.”
“E, per la cronaca, il regno che vuoi tanto governare esiste grazie a questi umani che disprezzi, credimi. Ascolta, se nutri anche solo un briciolo di rispetto nei miei confronti, fermati. Nessuno tra noi è il nemico.”
“Che cosa …”
“Te lo sto chiedendo per favore. Una volta hai detto di fidarti di me, beh, continua a farlo, non lasciarti plagiare dal Consiglio.”
 
Andras esitò.
Non aveva mai visto Anthea sacrificarsi tanto per qualcosa. Rispettava la giovane mezzosangue, ma odiava il fatto che lei fosse legata agli umani a tal punto da voler abbandonare il regno che si era tanto impegnata a ricostruire.
Il Consiglio voleva controllarla. E lui? Anche lui voleva imporsi su di lei con la forza?
Di colpo si sentì così stupido per aver agito in quel modo e tutto perché era invidioso … invidioso che lei non lo guardasse con la stessa intensità con cui guardava il ragazzino con lo scudo.
Lesse una muta preghiera negli occhi bui di Anthea e gli fece il medesimo effetto di una secchiata d’acqua gelida.
La stava facendo soffrire. E dire che una volta aveva criticato il pungo di ferro che il Consiglio usava su di lei.
 
“Voglio la tua parola che tornerai dopo aver sistemato le cose su Midgard.”
Andras le rivolse uno sguardo intenso.
“La hai” fu la sincera risposa della giovane sovrana.
L’oneiriano fece un cenno d’assenso con il capo. Incrociò poi lo sguardo con quello di Steve e gli puntò contro un dito.
“Noi due abbiamo un conto in sospeso, ricordalo.”
 
Il super soldato sollevò un sopracciglio dinanzi l’occhiataccia che ricevette da Andras, ma non disse nulla.
 
“Al palazzo ci sono oneiriani con grandi capacità curative. Credo sia meglio vi facciate dare un’occhiata, soprattutto tu, Anthea” disse l’oneiriano.
“Il Consiglio …”
“Parlerò io con loro.”
 
“Ma quello non voleva ammazzarci?”
Sam era certo di essersi perso qualcosa.
“Ah, non chiederlo a me. Questi oneiriani sono troppo lunatici per i miei gusti” fu l’asciutto commento dell’arciere.
“Ehi Steve tu cosa ne …”
Sam ammutolì quando si accorse del colore cadaverico che aveva assunto il volto dell’amico. Le labbra erano dello stesso colore bluastro di quelle di Anthea.
Il super soldato si portò una mano all’addome, dove gli pareva di sentire centinaia di aghi tentare di penetrare sempre più a fondo. Un rivolo di sangue gli colò da un angolo della bocca.
I suoni si attutirono progressivamente fino a sparire. La vista divenne sfocata e poi fatta solo di ombre.
Quando sopraggiunse il buio, Steve riuscì a percepire le braccia di Thor sorreggerlo ed evitargli uno schianto poco piacevole.
 
 
*
 
 
Il grande specchio le restituì un’immagine che le fece storcere il naso.
Indossava morbidi pantaloni bianchi che le arrivavano appena sotto il ginocchio, punto in cui si stringevano grazie a un bordino azzurro elasticizzato. Azzurra era anche la fascia, larga un palmo e cucita all’estremità dell’indumento, che le circondava l’addome fino a poco sopra l’ombelico. La maglia grigio chiaro a maniche lunghe era accuratamente infilata nei pantaloni. Aveva raccolto i lunghissimi capelli color miele in una morbida treccia che le ricadeva davanti la spalla sinistra.
Le linee rossastre erano perfettamente visibili da oltre il bordino azzurro dei pantaloni fino sui piedi nudi, sul collo e sul viso. Se tirava un po’ su le maniche della maglia, poteva vederle risalire dall’estremità delle dita verso il gomito.
Nonostante le cure degli oneiriani più esperti e il bagno caldo rigenerativo, si sentiva ancora debole e dolorante. Si chiese quanto tempo le rimanesse prima che il potere della Convergenza terminasse il lavoro, permettendo a Heith di tornare finalmente alla luce.
 
Sospirò e diede le spalle allo specchio. Raggiunse il grande letto che riempiva buona parte della sua stanza illuminata dall’intensa luce del satellite e si mise seduta tra le lenzuola sfatte del lato destro, appoggiando il capo alla testata in legno.
Tese un braccio e posò delicatamente una mano sulla fronte del giovane super soldato, sentendola tiepida e non più gelida come un paio di ore prima.
“Non ti stanchi mai di provare a morire, eh?”
Il ragazzo dormiva profondamente, le lunghe ciglia bionde tremolavano ad ogni respiro.
Spostò il palmo sul suo petto, coperto dal candido lenzuolo e da un bendaggio accurato, e ascoltò il ritmo cadenzato del battito cardiaco.
“Che disastro.”
Anthea fece per ritrarre la mano, ma le dita del biondo si chiusero attorno al suo polso, facendola sussultare. Si ritrovò puntati addosso quegli occhi azzurri e limpidi che aveva imparato a leggere e ad amare già tre anni prima.
 
“Cosa è successo? Gli altri …”
“Stanno bene. Dormono nella stanza contigua a questa. Il potere di Andras ti ha messo fuori gioco per sei ore. È in grado di far scendere a picco la temperatura corporea e di dare forma a sottili aghi di ghiaccio nel punto in cui vieni toccato. Gli aghi possono crescere in lunghezza fino a perforare gli organi interni. I guaritori hanno avuto un bel da fare per evitare che ci lasciassi la pelle. Andras credeva che non avesse avuto effetti su di te, invece sono sopraggiunti in ritardo. Deve essere stato il siero.”
 
“Non ha toccato anche te?”
 
“Non con lo scopo di uccidermi.”
 
“Thor?”
 
“I guaritori hanno controllato le sue funzioni vitali. Sta meglio di tutti noi messi assieme. Ha vegliato su di te fino ad un paio di ore fa. Non si fida a lasciarvi soli, nonostante Andras stia tenendo buono il Consiglio.”
 
“E tu? Come stai?”
 
“Potrebbe andare peggio.”
 
Steve si mise faticosamente seduto e rabbrividì più volte.
“Fa freddo qui.”
“La tua temperatura corporea è ancora bassa. So che non ti piace il freddo …”
Nel dire quelle ultime parole, Anthea si fece più vicina, fino a far toccare le loro spalle.
“Tu vai a fuoco, invece” sussurrò il biondo, non intenzionato a sottrarsi a quella vicinanza e al calore che gli stava trasmettendo.
“Il fuoco è il mio elemento, ricordi?”
 
Si protrasse un lungo silenzio, finché Steve non decise di romperlo.
“Hai detto che ho smesso di lottare … mi spieghi come avrei fatto a sopravvivere fino ad ora, se non lottando?”
 
Un sorriso triste piegò le labbra della giovane.
“Esatto. Sopravvivere. Tu ti sei limitato a sopravvivere non a vivere, Steve. Quando inizierai a vivere, allora avrai iniziato a lottare davvero e fermarti sarà difficile. Adesso sei terribilmente vulnerabile.”
 
I loro occhi si incastrarono gli uni negli altri per infiniti attimi.
Poi Steve chinò il capo e passò una mano tra i capelli.
“Sai cosa si prova nello svegliarsi notte dopo notte, fradicio di sudore, con il cuore che ti rimbomba nel petto a causa della paura e dell’incertezza che ti accompagnano in ogni istante senza lasciarti mai? Ci sono stati dei momenti in cui ho davvero creduto di aver trovato finalmente la stabilità, di poter ricominciare a vivere. Gli Avengers, lo SHIELD, tu ... ma tutto continua a crollarmi addosso e fa male. Sopravvivere è l’unico modo per andare avanti.”
 
“Mi dispiace” riuscì solamente a dire l’oneiriana, sapendo bene che ogni altra parola sarebbe stata inutile e superflua.
“Dispiace anche a me. Non ce la siamo passati tanto bene noi due, eh?”
“No, ma chi lo sa? Forse insieme sarà diverso ... magari smetteremmo di continuare a sopravvivere per iniziare a vivere.”
Steve tornò a guardarla direttamente in viso e odiò quelle maledette linee rossastre che le solcavano la pelle.
“Sei davvero intenzionata a lasciare il tuo regno?”
“Non è il mio regno, Steve. È il regno di mio padre, il regno che lui ha voluto che ricostruissi. Da quando sono nata, non ho mai avuto in mano la mia vita. Adesso voglio scrivere io la mia storia, voglio scegliere io cosa fare.”
“Il tuo pretendente ci rimarrà male.”
“Non ha mai avuto speranze … lo sai.”
 
Steve si ritrovò a sorridere fin nel profondo.
“Sei diventata davvero coraggiosa.”
La ragazza sussultò appena quando il biondo le posò una mano sulla testa con fare affettuoso.
“Accidenti, allora c’è ancora un po’ dello Steve che ho conosciuto tre anni fa. Mi è mancato.”
Steve rise sommessamente.
“Una persona saggia mi ha detto che a volte le persone vanno scosse, perché la loro parte migliore si deposita sul fondo.”
 
Anthea annuì, trovando vere quelle parole. Poi, con un gesto fluido, appoggiò il dorso della mano sulla fronte di Steve.
“Sei già più caldo” constatò.
“Grazie a te” fu l’istintiva replica del giovane.
 
Stettero in silenzio, a godersi la reciproca vicinanza.
Il cielo stellato visibile oltre i vetri della grande finestra della stanza cominciava a schiarirsi, segno dell’arrivo di una nuova alba.
 
La ragazza voltò leggermente il capo per incontrare lo sguardo del giovane Capitano e, solo allora, si accorse che lui aveva ceduto alla stanchezza, ricadendo nell’abbraccio del sonno.
Gli fece scivolare con delicatezza la testa sul cuscino e, nel momento in cui cercò di allontanarsi, si rese conto che lui le teneva una mano attorno al polso, come se non volesse lasciarla andare.
 
Anthea percepì una singola lacrima rigarle la guancia sinistra.
“Non andrò più via. Te lo prometto e, stavolta, davvero.”
 
Si rannicchiò al suo fianco e desiderò rimanere lì per sempre.
 
 
 
                                                         ***
 
 
 
Terra
 
 
“Da quando sei diventata tanto sentimentale da stare ad osservare le stelle per ore?”
 
Tony raggiunse Natasha, appoggiata al parapetto della veranda.
 
“Manca poco al concludersi delle prime ventiquattro ore” disse semplicemente lei.
 
“Lo so.”
Stark allungò un braccio e posò la mano sulla schiena della rossa, che lo guardò stranita.
 
“Che c’è?”
 
“Da quando sei diventato tanto sentimentale da essere capace di simili gesti?”
 
L’inventore fece spallucce.
“Andiamo dentro. Devo aggiornarti su un paio di cosette.”
 
“Okay” Natasha si staccò dal parapetto e sospirò “Hai detto a Fury di Barnes?”
 
“Ehm, diciamo che ho preferito sorvolare.”
Stark le fece un occhiolino d’intesa.
 
“Sempre il solito.”
   
 
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