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Autore: Mary_Julia_Solo    11/12/2016    2 recensioni
Un ragazzo trascinato in qualcosa più grande di lui.
Un destino segnato.
Un principe dannato.
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« Lui non era un guerriero, lui non era nemmeno Asgardiano. Lui era soltanto un ragazzo che era stato investito da una vita completamente nuova, che era stato affogato da se stesso, come da un fiume. Lui si era veramente stancato di tutto quello che stava sopportando. Si era stancato di vedere suo padre comportarsi in modi sempre diversi, si era stancato di cercare di capire le persone. Non era lui a dover salvare l’universo, l’universo poteva benissimo salvarsi da solo. Era stato trascinato in qualcosa più grande di lui, troppo in fretta. Non gli avevano lasciato scampo, lo avevano investito con troppe bugie e troppe verità allo stesso tempo. Lui era solo un ragazzo che fino a meno di un anno prima voleva fare lo scrittore, lui non era un eroe, non era uno di quei fottutissimi eroi e non lo sarebbe mai stato. Era stanco di essere visto per quello che non era. Lui era Kjell, era solo Kjell, e voleva soltanto vivere la sua vita! »
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jane Foster, Loki, Nuovo personaggio, Sif, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo - Broken
 
- Trust me, you do not wanna feel what I feel. -
 
Asgard, 24 settembre 2010 Midgardiano
Synne camminava a passo spedito nel corridoio dagli alti muri. Era contenta di essere tornata, anche se era passato molto tempo. Heimdall era stato molto stupito di sentire la sua preghiera, mentre stava inginocchiata in un campo molto fuori da Londra, quasi in Galles. Certo non sarebbe servito inginocchiarsi, ma lei pregava, pregava davvero che il Bifröst tornasse a prenderla così come l’aveva lasciata. Per fortuna Heimdall l’aveva vista. Synne voleva molto bene al guardiano. Dopotutto era stato lui a trovarla, mentre tremava in una notte di inverno. Non sapeva dove sarebbe stata in quel momento, se le cose fossero andate diversamente. Magari, chissà, sarebbe diventata una persona migliore. O magari sarebbe morta. Avrebbe preferito entrambe le opzioni, dopotutto. Heimdall si era offerto di accompagnarla fin da Odino, per spiegare il perché della sua sparizione e del suo ritorno improvvisi, magari prendendosi pure colpe che non aveva. Lui aveva soltanto cercato di aiutarla, Synne lo sapeva bene e perciò non aveva accettato la sua gentile offerta. Mentre camminava, tutti la osservavano stupiti. Doveva far loro uno strano effetto rivederla. Tra la folla che si era formata ai lati del corridoio, Synne riconobbe i visi dei Tre Guerrieri e di Lady Sif. Volstagg non ci pensò due volte prima di raggiungerla. Il suo volto si aprì in un enorme sorriso.
-Ma guarda chi si vede! La ragazzina! Ne è passato di tempo, dico bene? -Synne ricambiò il sorriso, mentre l’uomo le metteva una mano sulla spalla, facendola sbilanciare.
-Precisamente sedici anni, mio caro Volstagg. -intanto Fandral, Hogun e Sif li avevano raggiunti.
-Bella come sempre, se posso dire. -commentò Fandral, sorridendo e rivelando di non essere cambiato per nulla.
-Mi spiace domandarlo, Synne, ma cosa ti è accaduto? -si intromise Hogun, mentre Sif ancora non aveva detto una parola. Forse ce l’aveva ancora con lei per quello che era successo con Thor anni prima. Però non si poteva portare rancore per così tanto tempo… Ma per gli abitanti di Asgard, sedici anni erano solo un mero battito di ciglia. -Sembri… più vecchia. -concluse Hogun, mentre la donna si sistemava meglio i capelli castano chiaro sulle spalle, preparandosi per l’udienza con Odino.
-Il tempo passato su Midgard non mi ha giovato, a quanto sembra. -sui visi dei Tre Guerrieri si formò un’espressione stupita, mentre Sif rimase indifferente.
-Sei andata su Midgard? E com’è lì? È vero che si vestono in modo… -il viso di Volstagg si contrasse in una smorfia mentre cercava di trovare la parola giusta. -Strano? -terminò. Synne rise. La risposta giusta era che ad Asgard si vestivano in modo strano, ma dopotutto erano punti di vista. Annuì e rispose:
-Eccome. Se vedeste non ci credereste nemmeno. -lei aveva recuperato il suo vecchio vestito, lo stesso che indossava prima di andarsene, che era soltanto un po’ impolverato, ma che le stava ancora alla perfezione. Finalmente Sif si decise a parlare, chissà, forse perché era già stanca di averla nella sua visuale:
-Perché dopo tutto questo tempo sei tornata, di grazia? -era ovvio che la guerriera avrebbe preferito che non fosse tornata del tutto. All’improvviso Synne desiderò non essere mai partita da casa. Avrebbe dovuto rimanere su Midgard, il luogo a cui apparteneva e non invischiarsi di nuovo negli affari di Asgard. Soprattutto se concernevano i suoi principi.
Fece per ribattere che doveva parlare con il Padre degli Dei, quando una voce calda e forte, che conosceva bene, si levò alle sue spalle:
-Non essere così scortese, mia buona Lady Sif. -Synne si voltò e vide Thor arrivare, il Mjöllnir in pugno e il mantello rosso che fluttuava sulla sua schiena. Sorrise, felice di rivederlo, anche se forse non avrebbe dovuto. Effettivamente no. -Sono felice che tu sia qui, Synne. -esclamò il biondo prendendola tra le braccia e sollevandola, come faceva sempre. Lei rise, certa che Sif avesse appena roteato gli occhi al cielo. Thor la posò a terra e domandò:
-Che cosa ti porta qui? -Synne fece un respiro profondo e rispose, guardando il Dio del Tuono con i suoi profondi occhi azzurri:
-Devo parlare con tuo padre, Thor. -lui annuì e, come la donna sperava, si rivolse ai suoi amici.
-Miei buoni amici, se Synne è qui dev’essere per un motivo importante, quindi è meglio se lasciate che parli con mio padre. -loro annuirono e li lasciarono passare. Thor posò una mano sulla schiena di Synne e la guidò per tutto il corridoio, fino alla porta della sala del trono. All’improvviso la donna si fece insicura. Cosa diavolo avrebbe detto a Odino? Che scuse poteva trovare per essere scomparsa così? E le scuse servivano davvero? Sospirò, sentendo una fitta ai polmoni. No, no, no. Non poteva permettersi di cedere ora. Non se lo sarebbe mai perdonata. La voce di Thor la riportò alla realtà:
-Synne, stai bene? -il Dio la stava guardando con gli occhi azzurri spalancati ed evidentemente preoccupati. Lei annuì lentamente, sorridendo subito dopo, cercando di far scomparire ogni preoccupazione. Thor era un buon amico ed era felice di rivederlo, Sif poteva dire quello che le pareva.
-Non sei invecchiato di un giorno. -il biondo sorrise a sua volta, ribattendo:
-Nemmeno tu, Synne. -il sorriso della donna si fece più mesto.
-Invece sì e lo sai. Smettila di fare il galante. -
-Oh, io non vedo molte differenze. -forse Thor aveva ragione. Non era lei a essere invecchiata, era la sua anima che era andata lentamente appassendo, intrisa degli errori passati. -Perché sei qui per parlare con mio padre, se posso chiederlo? -lei alzò le spalle, fingendo che non le importasse.
-Soltanto per spiegare il perché della mia sparizione. Forse mi accetterà di nuovo come cittadina di Asgard. Spero… -Thor le diede una pacca su una spalla, ridendo.
-Non vedo perché non dovrebbe. -già, il Dio aveva ragione. Forse era lei che non voleva accettarsi come cittadina di Asgard. Sapeva che non sarebbe riuscita a vivere di nuovo in quel mondo, con i segreti che si portava appresso. Si sistemò i capelli, mentre entrava, dicendo a Thor:
-Scusa, ma, se non ti dispiace, preferirei avere udienza da sola. -lui annuì, accompagnandola ancora per qualche metro, per poi sussurrarle all’orecchio:
-Non devi sistemarti, comunque. Sei già perfetta. -Synne arrossì a quell’affermazione. Com’era possibile che fossero tutti ancorati al passato? Ormai lei non era più una ragazzina. Ma nessuno di coloro che aveva incontrato sul suo cammino per arrivare all’udienza con Odino sembrava essersene accorto. Thor sembrava ancora troppo interessato a lei, i tre Guerrieri la chiamavano ancora ragazzina e Sif ancora la odiava. Be’, forse era un bene. O forse no. Si sarebbe sentita davvero male se… Scosse la testa. Lei doveva rimanere nel presente. Ascoltò i passi di Thor che si allontanavano e la porta che si chiudeva alle sue spalle. Inspirò, espirò e alzò lo sguardo sul trono, dove il Padre degli Dei stava seduto composto. Si preparò a parlare.
 
Thor non era mai stato molto curioso, ma quando si parlava di qualcosa che gli apparteneva, tutto cambiava. Synne era sempre stata sua. Lo sapeva soltanto guardandola negli occhi. Quella ragazza era molto più forte di quanto sembrava. Persino più di Sif, pur non avendo mai combattuto. Ma non stava certo in quello la vera forza. Synne non cedeva mai davanti a niente. Mai, davvero. Per questo motivo era sua. Appena la porta si chiuse alle sue spalle, prese la bella iniziativa di origliare. Perché nemmeno lui, il figlio di Odino, aveva il diritto di ascoltare? Cosa nascondeva davvero la scomparsa improvvisa di Synne? Nel corridoio c’erano pochissime persone. Il Dio del Tuono rimase immobile, in ascolto, cercando di carpire più brandelli di conversazione possibili. Sentiva indistintamente la voce di suo padre, così si avvicinò un po’ di più alla porta, praticamente premendoci contro l’orecchio. Ora riusciva quasi perfettamente a sentire la voce di Synne.
-Sono qui per una questione abbastanza urgente, Padre degli Dei. -esitò per un attimo. -Vorrei spiegare il perché della mia sparizione improvvisa. -
-Prima che cominci vorrei farti una domanda, Lady Synne. -la donna doveva aver annuito, poiché Odino pose la sua domanda. -Heimdall ti ha ovviamente aiutata, ma era a conoscenza del motivo della tua fuga? -
-Si, Padre di Tutti. -per la mente di Thor passò un pensiero, che era lo stesso di Odino.
-Ora vorrei saperlo io questo motivo. -sentì indistintamente Synne tossire e poi parlare, la voce leggermente… tremante?
-Ci sono cose che forse non sapete Padre degli Dei… -Thor non riuscì a sentire il seguito, perché una voce lo sorprese alle spalle.
-Si può sapere cosa stai facendo? -si voltò cercando di restare calmo, imbarazzato per essere stato scoperto, a fronteggiare l’espressione corrucciata di Sif. Il Dio si passò una mano tra i capelli biondi, sorridendo.
-Assolutamente niente di interessante, mia buona Lady Sif. -la guerriera lo guardò sospirando e scuotendo la testa.
-Origliare l’udienza di Synne con Odino ti sembra nulla? -non trovando una risposta adeguata per la prima volta nella sua vita, Thor optò per il silenzio. -Thor, se ha voluto parlare con lui da sola, un motivo ci dev’essere. -
-Ma… -all’improvviso, lui ritrovò la parola. -Ma io sono Thor, il Dio del Tuono, figlio di Odino, devo avere il diritto di ascoltare! Se riguarda Asgard devo saperlo, sto per diventare Re! -Sif sollevò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto.
-Forse non riguarda Asgard, ma soltanto lei in persona. -
-Be’, ho lo stesso il diritto di sapere! -esplose Thor, che aveva cercato di tenere quei pensieri soltanto per sé. -Se riguarda lei, riguarda anche me! Non capisci, Sif, che se fosse rimasta sarebbe stata la mia sposa? -per Sif quelle parole furono come secchi d’acqua ghiacciata in faccia, ma non si fece scoraggiare e disse al Dio quello che pensava lei.
-Avresti voluto che fosse così, ma non sarebbe successo, lo capisci? Lei non ricambiava i tuoi sentimenti, lo capisci? Eppure era così ovvio… Eri troppo accecato dalla tua vanità per vedere la realtà. -Thor si sentì punto sul vivo, ma non ascoltò quello che l’amica gli stava dicendo. Non le credeva. Era gelosa e lui lo sapeva. Synne provava qualcosa per lui, ne era certo.
-Vattene Sif. -la sentì sbuffare e allontanarsi. Non gli importava, non in quel momento. Forse poteva ancora capire il centro della discussione tra Synne e Odino. Ma tutto fu vano, riuscì a sentire soltanto a sentire gli ultimi brandelli di una frase.
-…tutto questo tempo. Vorrei che la cosa non venisse alla luce, Padre degli Dei, lo desidero tantissimo, non posso permettere che tutti sappiamo. -Thor sentì suo padre sospirare.
-Hai ragione, Lady Synne. Meglio che tutto rimanga nell’ombra. Nessuno reagirebbe bene alla cosa. Bene, ora sei libera di andare. La regina ti accompagnerà alle tue stanze, se hai intenzione di restare. -
-Grazie, Padre degli Dei. -poi, soltanto dei passi. Thor raccolse il Mjöllnir, scocciato. Se non fosse stato per Sif, lui avrebbe sentito il segreto che Synne celava. Sbuffò, rassegnato, e riprese la sua strada. Però si impose una cosa: doveva scoprire perché Synne era tornata. Forse l’avrebbe chiesto a suo padre, forse l’avrebbe obbligata a parlare, non lo sapeva. Sapeva soltanto di dover sapere.
 
Synne fu molto felice di rivedere la regina, quasi più di rivedere Heimdall. Non sapeva davvero perché, ma lei era gentile, più di chiunque altro. Se ben ricordava, era stata lei a trovarle una famiglia lì ad Asgard, cercando in tutti i modi possibili di non far sapere a nessuno il suo regno di origine, Midgard. L’aveva sempre tenuta lontana dal palazzo, sicura che fosse la scelta migliore. Fino a quando non c’era più riuscita.
Frigga aveva un bel sorriso stampato in viso, uno di quelli veri, senza interessi nascosti dietro, come quelli di tutti gli altri che aveva incontrato in precedenza.
-Mia regina… -disse Synne chinando il capo. Frigga le sfiorò il mento, spingendola ad alzare di nuovo lo sguardo su di lei.
-Non essere così formale, mia cara Synne. Sono così felice di rivederti. -la donna sorrise di rimando, per poi abbracciare la regina come una bambina che rivede la madre dopo tanto tempo.
-E io sono felice di essere tornata, Frigga. -la regina rise, riconoscendo in Synne la ragazza spensierata che ricordava, sebbene il suo viso fosse cambiato, in tutti quegli anni. Synne era sempre stata legata alla famiglia reale in modo particolare, come nessuno. Già, forse anche troppo.
-Ho sentito quanto hai detto a mio marito, e devo dirti che comprendo perfettamente perché te ne sei andata. -Synne abbassò lo sguardo, distogliendo gli occhi da quelli gentili di Frigga.
-Sono io che non comprendo me stessa. Sono stata una codarda. Sono fuggita e non so nemmeno… Forse volevo… Io… Non so.  -
-Ti serve solo tempo. -Synne annuì, ma sapeva che non era vero. Di tempo ne era già passato, e non poco. E lei ancora non riusciva a perdonarsi. -Ma non restiamo nel passato. Ora sei qui ed è questo che conta. -le due donne camminarono per i corridoi, fino alla stanza che era stata assegnata a Synne, parlando di tutto meno che dell’argomento “scottante”. Synne era davvero grata a Frigga per questo. Non capiva però come sia lei che Odino avessero accettato di tenere tutti all’oscuro. In fondo, non era nulla di così tremendo. Forse. Ma lei era scappata, non poteva tornare tutto normale, non all’improvviso.
-Bene, ora ti lascio. Suppongo che tu abbia bisogno di passare un po’ di tempo da sola, per ambientarti di nuovo. -Frigga si congedò, lasciando Synne immersa nei suoi pensieri. La donna aprì la porta e si guardò intorno. Tutto quello non le apparteneva più ormai da tempo. Non poteva adattarsi di nuovo. E poi non aveva intenzione di fermarsi a lungo. Certo, sarebbe di nuovo scomparsa. Questa volta per sempre. Un violento colpo di tosse la scosse. Non aveva più tempo, non aveva più tempo! Doveva cercarlo prima che fosse troppo tardi. Credeva di sapere dove fosse, quando lei viveva ancora lì ci andavano spesso insieme. E magari proprio per quello lui non ci andava più. Sospirò e oltrepassò la porta, controllando il corridoio. Era deserto. Tirò un sospiro di sollievo. Non aveva la minima idea di cosa gli avrebbe detto, ma non voleva che la vedessero andare da lui. Soprattutto perché Thor sembrava ancora ossessionato da lei. Era un buon amico, ma in quelle circostanze non riusciva a sopportarlo. Non poteva acclamarla proprietà sua. I suoi passi risuonavano macabri nel vuoto in cui camminava. Tutto il coraggio le venne meno. Si sentiva un indistricabile nodo in gola. Non doveva tornare, decisamente no. Il suo segreto avrebbe potuto rimanere soltanto suo. E invece no, con tutto quello che stava capitando, lei aveva deciso di tornare. Forse era impazzita. Solo la pazzia poteva averla condotta di nuovo ad Asgard. Quel luogo non le apparteneva. Era soltanto una lurida Midgardiana con un segreto troppo grande da portare. Certo non sapeva che quel segreto sarebbe diventato ancora più grande, così grande e pericoloso da portare Odino a spezzare il suo patto con lei. Non sarebbe stato un problema suo. Asgard rimaneva un luogo troppo divino per lei. Gli uomini non dovevano entrare in contatto con gli Dei. Ciò che era di Asgard rimaneva ad Asgard, ciò che era di Midgard rimaneva a Midgard. E Synne era di entrambi i Regni. Una cosa certo inammissibile. Heimdall avrebbe fatto meglio a lasciarla morire. Scosse la testa, cercando di scacciare quei pensieri, senza ottenere molto risultato. Si fermò poco prima di raggiungere la biblioteca. Solo in quel momento si accorse di essersi morsa il labbro a sangue. Si appoggiò al muro, cercando un sostegno, anche se sarebbe stato più utile uno morale piuttosto che fisico. Sapeva di doverlo fare, ma doveva trovare la forza. Strinse i pugni. Inspirò. Espirò. Si riprese e ricominciò a camminare. Quando fece il primo passo dentro la biblioteca, sorrise. Era esattamente come la ricordava. Libri a perdita d’occhio. Aveva sempre dubitato che fossero in molti a leggerli. Lì ad Asgard preferivano allenarsi nel combattimento. Poi lo vide. E nulla poteva farle tornare il sorriso, in quel momento. Nemmeno lui era cambiato. Nemmeno un singolo dettaglio era diverso. E lei lo aveva osservato talmente tante volte che poteva dirlo con certezza. Lui non l’aveva vista, era troppo concentrato nella lettura. Synne perse tutta la sicurezza che aveva trovato. Uscì correndo, prima che lui potesse vederla. Non poteva, semplicemente non poteva. Tornare così all’improvviso, tornare, era stato un immenso sbaglio. Una volta uscita, scivolò lungo il muro e si ritrovò a terra, a piangere lacrime silenziose. Cosa diavolo le era venuto in mente? Doveva andarsene, al più presto. Forse Heimdall le avrebbe fatto un secondo favore senza nemmeno farle domande. Si rialzò, asciugandosi le lacrime con la manica del vestito. Prese a camminare verso l’uscita, sempre che si ricordasse la direzione. Non sapeva esattamente dove si trovasse, quando una voce ruppe il silenzio:
-Posso chiederti dove stai andando, Synne? -era Thor, ma la sua voce era strana, meno gentile del solito. Synne non poteva dire la verità, così disse la prima cosa che le passò per la testa.
-Oh, Thor. Ehm, io… Temo di essermi persa. -il Dio del Tuono sollevò un sopracciglio, davvero poco convinto.
-Non so se posso crederti. Conosci il palazzo quasi meglio di me. Allora… -la sua voce si fece più dura, quasi… cattiva. -Dove stai andando? -
-Me ne vado, va bene? Non posso restare! -rispose lei, stizzita. Thor la fissò per qualche secondo, lo sguardo azzurro perso nel vuoto. Poi lasciando stupita e sconcertata Synne, le afferrò un polso con una forza che aveva solo lui.
-No… Non puoi andartene! -Synne si ritrovò ad essere quasi spaventata.
-Thor, ti prego, tu non sei così… -lui strinse la presa, afferrandole anche l’altro braccio.
-Come puoi sapere come sono? -Synne notò che era davvero troppo vicino. Prima che potesse fare qualcosa, il Dio la spinse contro il muro e la baciò. La donna cercò di allontanarlo, senza molto risultato. -Perchè vuoi andartene? Non mi ami Synne? -lei riusciva soltanto a provare un gran senso di disgusto. Che cosa diavolo aveva fatto per ridurre Thor così? Non era né bella, né tantomeno attraente. Lui non avrebbe potuto semplicemente innamorarsi di Sif o di qualunque altra, ma non di lei?
-No, non ti amo… -sputò. Lui si ritrasse, ma non per la risposta di lei, ma rendendosi conto di quello che stava facendo. Aveva un’espressione sconcertata dipinta sul viso.
-E perché? -domandò, ormai quasi più per curiosità che per vero interesse. Ma era una domanda ridicola. Non lo amava perché sì, non aveva certo scelto. Synne fece un passo indietro e prima di correre lontano da lui mormorò:
-Perché il mio cuore appartiene già a qualcun’altro. -Thor non la seguì, rimase fermo a rendersi conto per davvero di quello che aveva fatto. Si sentì una persona orribile. Come aveva potuto farle del male? E se lo aveva fatto era ovvio che lei era soltanto una sua ossessione e nulla di più. In più Sif aveva ragione. Era stato davvero cieco, nella sua vanità. Era ovvio che il cuore e la mente di Synne erano già occupati da un’altra persona.
Synne corse a perdifiato, senza una direzione precisa, i capelli che le ricadevano scomposti sul viso, le lacrime che le offuscavano la vista. Possibile che provocasse disastri solamente esistendo? Non sapeva quanto sarebbe riuscita a sopportare ancora tutto questo. Forse presto non avrebbe più dovuto preoccuparsi. Ubriaca di lacrime com’era non riusciva più a comprendere nulla. Perse per qualche attimo la condizione del tempo e dello spazio. Urtò malamente qualcuno e, sarebbe finita a terra, sbalzata indietro dall’urto, se quel qualcuno non l’avesse bloccata prendendola per i fianchi. Synne non riusciva a vedere nulla e si sentiva la testa vorticare. In tutta quella confusione, in tutto quel nulla, comparve una voce.
-Attenta! Potresti farti male! -tutto scomparve per Synne. Tutto, c’era solamente quella voce. Era gentile, quella voce, ma non come quella di Thor, era meno… sicura? Forse lo era meno falsamente. Thor era sempre gentile con tutti, che a volte lei dubitava che lo fosse sempre seriamente. Ed era una voce che lei conosceva molto, forse troppo, bene. Synne si spostò i capelli dal viso, mentre riusciva a sentire la pelle scottare, oltre il vestito, dove lui teneva ancora le mani. Pur avendolo visto poco prima, Synne non si sentì meglio. Era così vicino che avrebbe potuto baciarlo. Ma il suo viso troppo stupito la fermò, insieme ai troppi errori passati.
-Synne…? -mormorò lui, quasi pensando che lei potesse sparire da un momento all’altro, quasi come se non potesse credere che lei fosse reale.
-Loki… -rispose lei, sentendosi un’idiota per non essere riuscita a dire assolutamente nulla di più. Forse non c’era nulla da dire, assolutamente nulla. Synne non si sarebbe mai perdonata quello che gli aveva fatto, fuggendo così, senza nemmeno poterlo salutare. Temeva che lui avesse pensato che lo prendesse in giro, come chiunque altro, che non perdeva occasione per tormentarlo. Lui però non sembrava arrabbiato, sembrava essere in uno stadio tra il felice e il troppo sorpreso per parlare. Ora la stava osservando, quasi come se fosse un’opera d’arte. Synne si chiese se si fosse accorto di quanto era invecchiata, ma probabilmente no. Almeno non da come la stava guardando.
-Mi-mi dispiace… -cominciò Synne, mentre gli occhi verdi di Loki si univano a quelli color cioccolato di lei. -Non volevo andarmene così. Non volevo farti del male… -prima che potesse aggiungere qualunque cosa, le labbra di lui furono sulle sue, mettendola a tacere. Non riusciva bene a capire se tutto quello significasse che non era arrabbiato o che forse lo era estremamente, non si poteva mai dire. Synne si era preoccupata solo di quello, da quando aveva deciso di tornare. Ma ora tutte quelle preoccupazioni sparirono. Non doveva più preoccuparsi di nulla. Era tornata da lui, solo questo contava. Synne affondò le dita nei capelli color penne di corvo -era così che per anni li aveva descritti nei suoi diari- di lui, scompigliandoli tutti, pur sapendo che lui lo odiava. Si separarono per riprendere fiato e allora fu tempo di domande.
-So che non volevi scappare… ma devo chiedertelo: perché lo hai fatto? -Synne lo guardò a lungo. Non sapeva cosa rispondere. Forse perché non poteva. Ma presto, troppo presto non avrebbe più potuto rispondere nulla. E non avrebbe dovuto più preoccuparsi di nulla. Un violento, molto più violento degli altri, colpo di tosse la scosse. La vista le si appannò e sarebbe scivolata a terra, se Loki non l’avesse sostenuta. Synne sentì un rivolo di sangue caldo scivolarle lungo la guancia, mentre ancora teneva la testa piegata. La sua vista si offuscò ancora una volta e la donna perse i sensi. Loki, dopo averle sfiorato la guancia sporca di sangue, l’aveva adagiata a terra, non riuscendo più a sostenerla. Synne rinvenne, sentendo il panico salirle dentro. Non si poteva aspettare ancora? Doveva proprio venirle in quel momento l’attacco peggiore? Sentì dei passi avvicinarsi velocemente e poi una voce.
-Loki! Cos’è successo? -era Thor. Si chiese da quanto tempo li stesse guardando. Be’, almeno finalmente avrebbe capito.
-Non lo so. Però sta male, molto male. -riuscì a sentire un accenno di panico, un leggero tremore, nella sua voce.
-Potrebbe essere una malattia di Midgard. -constatò Thor, ed effettivamente aveva ragione. Synne sapeva di non poter fare molto, la sua malattia andava avanti da troppo tempo. Per uscirne c’era un’unica via… La morte.
-Loki… -rantolò, cercando di stare calma. Ma non aveva più tempo. Lui le prese la mano, come a dimostrare che era lì e che non l’avrebbe lasciata. -Qualunque… -un colpo di tosse la scosse -Qualunque cosa succeda, ricordati che… ti amo. -finì in un sussurro quasi impercettibile, senza riuscire più a dire nulla. Il Dio la guardò con dolcezza e le sollevò leggermente la testa, baciandola, ignorando il sangue ormai rappreso agli angoli delle sue labbra.
-Anch’io ti amo. -sussurrò in risposta. Poi si alzò e lasciò che fosse Thor a sollevarla. Mentre camminavano il più in fretta possibile, Synne sentì il Dio del Tuono scusarsi con lei per quello che poco prima aveva fatto, per essere stato così cieco.
 
Il tempo sembrava quasi fare rumore, infrangendosi sulle pareti del palazzo. Thor continuava a lanciare e a riprendere il Mjöllnir, troppo agitato per fare qualunque altra cosa. Quella di Synne era davvero una malattia di Midgard, da quanto aveva sentito, e temeva che potessero fare ben poco. Loki era seduto a terra, lo sguardo perso davanti a sé. Non riusciva a concepire di poter perdere Synne di nuovo. Ne sarebbe morto. Era da tempo che i principi di Asgard non si trovavano così uniti per qualcosa. Certo, sarebbe stato meglio se l’argomento fosse stato più allegro, ma la felicità era qualcosa che aveva abbandonato Asgard. Almeno per Loki. Le porte della Camera della Guarigione si spalancarono e ne uscì Frigga, che si torceva le mani, lo sguardo triste. Loki balzò in piedi, mentre Thor lasciava cadere pesantemente il martello. La Regina sopirò prima di parlare.
-Noi non conosciamo le malattie di Midgard, ma abbiamo provato di tutto. Però… -abbassò lo sguardo, rialzandolo subito in direzione del suo figlio minore. Loki spalancò gli occhi, mentre il muro che in tutti quegli anni si era creato crollava. Sembrava che il suo cuore si fosse fermato. Fece per correre nella Camera, ma Frigga lo fermò. -No, non lo fare… -gli occhi di lui stavano diventando lucidi, ma la madre sapeva che non avrebbe pianto. Lo strinse a sé e lui affondò la testa nella sua spalla, reprimendo l’istinto di gridare. Sempre a lui. Perché sempre a lui? Cosa aveva fatto di male? Cosa aveva fatto di sbagliato? Magari tutta la sua vita era sbagliata. Si chiese perché diavolo fosse nato, se poi… Se poi cosa? Se poi tutti lo disprezzavano mentre adoravano suo fratello? Se poi non sarebbe diventato re di Asgard? Se poi soffriva e basta? Perché? Perché?! Sentì una delle pesanti mani di Thor posarsi sulla sua spalla, cercando di confortarlo. Frigga, con le lacrime agli occhi, quasi come se stesse parlando a un bambino, mormorò:
-Andrà tutto bene, te lo prometto. Te lo prometto… -ma nulla sarebbe andato bene da lì in avanti, nulla. E Loki lo aveva capito quando, otto mesi dopo, si lasciò cadere nello spazio sperando, forse, di sparire per sempre.

Angolo autrice: 
Salve bella gente! :) Ditemi una cosa: vero che faccio schifo con le trame? Maaa, non volevo dirvi questo. Volevo magari intervistare qualcuno e chiedergli/le perché mai è arrivato fino in fondo al capitolo. Purtroppo non è possibile quindi sarà per una prossima volta :) (questa faccina mi inquieta ma non so perchè)
Nooo, no, non sono pazza. Almeno non del tutto. Ehmmmm, comunque è molto probabile che nessuno abbia capito molto di questo capitolo, ma il senso era proprio quello. Cioè, tutto quello che dovete sapere verrà spiegato nei prossimi capitoli (ok, forse non proprio tutto tutto. Si aggiungeranno altre cose incomprensibili però. Sorry not sorry). Scusate per quel Thor decisamente prepotente. Lo sappiamo che il nostro Dio del Tuono in realtà è solo un grande golden retriver con gli occhioni dolci. Poi, a parte questo, come avrete notato sono completamente incapace di far parlare asgardiano agli asgardiani. No, perchè loro usano questo lessico ultra forbito… Vabbè, poi c’è Synne. Di sicuro non avete capito molto di lei e perché se ne sia andata. O magari, visto che siete certamente più intelligenti di me che credo di avervi fregato lo avete capito. Poi c’è il nostro povero Loki (cioè il mio personaggio preferito in assoluto, perché dai, anche con tutto quello che ha fatto, come si fa a non amarlo? E qui ci stava una faccina con gli occhi a cuore, ma non posso metterla :(). Vabbè lui è Loki quindi a lui capitano tutte le sfighe. Però adesso mi sa che se continuo a scrivere mi viene più lungo il commento del capitolo, quindi ve saluto! Baci <3 E grazie di essere giunti fino alla fine di questo (ehm) confundente (?) capitolo.
P.S: Scusate per eventuali errori di distrazione o di grammatica (quelli di distrazione ho paura siano tanti, quelli di grammatica, spero pochi)

 
   
 
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