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Autore: AnotherAlice    12/12/2016    0 recensioni
Che mi è saltato per la testa ? Stupida, Idiota, Imbecille..... mi sono fatta prendere dalla rabbia. Rabbia.... allora esiste anche qui ?
Mi sta abbracciando. Il corridoio è deserto... non posso dirglielo.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi li, seduta a quel tavolo davanti a quegli idioti dell’FBI tra Lisbon e Jane. Parlano di un fascicolo che noto essere sotto le mani di Jane accuratamente appoggiate sul tavolo. È seduto in maniera elegante come il suo solito. Schiena appoggiata allo schienale della sedia, gambe accavallate nascoste appena sotto il tavolo e dita incrociate tra loro con le palme delle mani a formare una gabbia protettiva del fascicolo. Probabilmente riguarda John. Indossa il suo solito completo grigio scuro e i capelli sono leggermente scompigliati; segno che è stato svegliato nel bel mezzo del suo riposino sul divano. Teresa d’altro canto è un tipo più maschile: Jeans neri, maglia nera e giacca in pelle nera. È seduta con le piante dei piedi ben ancorate a terra e le gambe leggermente divaricate. La schiena è sporta in avanti e i gomiti sono a malapena appoggiati al bordo del tavolo in Mogano. Lo sguardo continua a rimbalzare da quell’odiosa donna che è seduta di fronte a me e Jane; Teso, preoccupato. Forse è paura? Tristezza? Non saprei dire…
“ Deve darci quel fascicolo signor Jane. Il caso ora è sotto la nostra giurisdizione.”
Jane non risponde. Continua a fissare il fascicolo e a premere in modo quasi impercettibile le dita e i poli su di esso terrorizzato dal fatto che possa scivolare via.
“Agente Lisbon. Non complichi le cose, ci dia quel fascicolo.”
Lisbon non risponde. Altrettanto muta immersa in una vagonata di pensieri che nonnle danno pace.
“Ragazzina, almeno tu agisci con un briciolo di cervello. Dammi subito quel fascicolo.”
È un appellativo giusto. Ho 19 anni, non faccio parte del dipartimento e sono seduta li, bloccata adiscutere sul quale dei due servizi di sicurezza pubblica debba avere per le mani il caso di uno spietato pluriomicida. Sento la rabbia salirmi in corpo e gli occhi di Jane spostarsi su di me. Il tono saccente e superiore con cui mi ha dato l’ordine è l’unica cosa che mi riempie la testa tanto che ignoro completamente lo sguardo dell’uomo che mi siede affianco. La lingua comincia a correre più del pensiero riversando parole che sembravano non avere intenzione di ascoltare il buonsenso.
“No. Se lo scordi. È la vita…. Il caso di Jane e del CBI. Di certo non sarò io a toglierglielo dalle mani. Menchè meno per ordine vostro.”
Mi alzo decisa. Sconvolta? Forse. Anzi no. Molto. Non si mette bene per me. Ma che mi è saltato in mente? Esco dalla stanza. Qualcuno si è alzato e qualcosa scivola sul tavolo. Mi segue. La voce di Lisbon nella stanza termina ogni trattativa pacifica possibile. Mi dirigo verso il corridoio deserto. È sera e non c’è nessuno che è rimasto in centrale. Sbatto la fronte contro il muro. Devo riuscire a riordinare i pensieri. Cosa ho fatto…. Ho risposto senza pensare ad un’agente della sicurezza nazionale e me ne sono andata; tutto nell’impeto di un momento di rabbia. Stupida! Imbecille! Emerita idiota! Che cazzo ti è saltato per quella tua noce che hai al posto del cervello ?.... Noce ? Dopo questo momento direi più un Bagigio.
“Hei…”
Una voce mi costringe a girarmi di colpo e mi ritrovo con il naso schiacciato contro il gilèt grigio di Jane che d’improvviso mi abbraccia. Faccio passare a fatica le braccia tra le sue. Gli cingo il collo. Mi tocca alzarmi in punta di piedi per riuscire a ricambiare l’abbraccio. Sono decisamente troppo bassa. Piango. O meglio… le lacrime scendono da sole. È il mio modo di scericare la tensione.
“Ti ringrazio…” La sua voce mi arriva flebile all’orecchio. Trema leggermente. Perché? Non riesco a comprenderlo. Non sono nelle condizioni o semplicemente non mi importa. Scorgo Lisbon passare oltre la spalla. Sta accompagnando alla porta i tre agenti. Non ci ha visti. O non ha voluto? Non lo so. Inspiro sonoramente. Sto tentando di darmi coraggio nonostante so benissimo che non è quello a farmi parlare. Butto fuori tutto ciò che mi passa per la testa che in questo momento equivale ad un solo pensiero.
“Lo so che non è il momento più adatto e che non dovrei mai dirtelo ma ….”
Mi blocco. Non posso. Non devo. Non è giusto. Non è moralmente giusto. Socilamente. L’età, il posto, lui, Teresa…. Via il dente via il dolore.
“….MI PIACI.”
Si è irrigidito. In modo quasi impercettibile ma l’ho sentito. Impressione ? Non so neanche questo. Mi ha alzato di peso e si dirige verso l’ufficio affiancochiudendo la porta con un piede. È vecchio. Ci sono scatoloni pieni di fascicoli ovunque e una scrivania in metallo, fredda, su cui mi appoggia.
“Dopo quello che hai detto lì detro mi hai istigato.”
Mi sta baciando. Un bacio a stampo. Si è allontanato di poco che ecco…. Il numero due le labbra leggermente incastrare tra di loro. Sono calde. Mi sta tenendo per i fianchi come se avesse paura che scappi. Lo stringo d’istinto. Non voglio più svegliarmi….

   
 
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