Anime & Manga > Fairy Tail
Segui la storia  |       
Autore: angelo_nero    12/12/2016    3 recensioni
[Attenzione! La storia può contenere spoiler per chi non è al passo con il manga e/o segue l'anime in italiano!]
Ho deciso di creare una raccolta sulla mia coppia preferita di questo fandom: Gajevy. Ma siccome sono a corto di fantasia, chiedo a voi, recensori, di fornirmi i prompt più disparati su cui vorresti leggere qualcosa di questa coppia :3
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Pantherlily
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prompt: High School Musical
Personaggi: Gajeel, Natsu, Gray, Levy
Coppie: GaLe/Gajevy
Avvertimenti/Note: Nessuna.


 

-Che fai stasera? Tu e i ragazzi andate da qualche parte?-

Gajeel alzò lo sguardo dal suo piatto per incrociare gli occhi scuri della madre, seduta davanti a lui. Belno Redfox lo guardava in attesa di una risposta con i gomiti appoggiati al tavolo e le mani incrociate davanti al viso.

Il ragazzo spostò lo sguardo sul padre, seduto di fianco a lui, intento però a fissare il proprio piatto come se vi fosse qualcosa di interessante.

-Allora?- lo incalzò la donna. –Non vorrete passare la serata di capodanno a casa!-

Gajeel alzò gli occhi al cielo e ingurgitò in due boccate il tiramisù. Si alzò e posò il piatto nel lavandino, con il chiaro intento di svignarsela prima che la donna iniziasse a fargli pressione.

-Dove credi di andare! Rispondimi quantomeno.-

Il ragazzo uscì dalla cucina, salvato dallo squillo del cellulare. Sbloccò lo schermo e lesse il messaggio, il cui mittente era stato salvato come “Salamander”.

Siamo qui fuori. Muoviti testa di ferro, mi si stanno congelando le chiappe.”

Digitò una veloce risposta, di cui la maggior parte erano insulti verso la stupidità dell’amico. Arrivato all’ingresso si sedette a terra ed infilò i pesanti scarponi invernali, per l’intero pomeriggio c’era stato una nevicata da paura e lui di inzupparsi i piedi con la neve non aveva voglia.

-Dove stai andando?- Belno comparve alle sue spalle, facendolo sussultare.

-Vado a una festa qui vicino con Gray e Natsu, mamma. Non stressarmi.- borbottò alla fine il ragazzo allacciandosi le scarpe.

La donna a quel punto girò i tacchi e tornò in salotto, dove il marito, Metalikana Redfox, l’attendeva comodamente stravaccato sul divano.

-Vedi di non fare casino con quei due. E comportati decentemente, sia mai la volta buona che riesci a trovarti la ragazza.- urlò la donna dal corridoio.

Gajeel incassò il colpo come se gli fosse stato tirato qualcosa addosso. Rosso come un peperone rispose alla madre con un ringhio. Cosa fregava a lei della sua vita privata!?

“Come se non avessi mai avuto una ragazza poi!” pensò il ragazzo ricordando le sceneggiate che la madre faceva ogni volta che la domenica mattina trovava una ragazza nel suo letto, mai la stessa per più di una notte.

-E smettila di ringhiare! Sembri tuo padre!- lo sgridò di nuovo.

Il ragazzo non fece caso all’ultimo insulto – perché sì, paragonarlo a suo padre era un insulto – ed uscì di casa infilandosi il pesante giubbotto.

Sulla strada principale, ferma davanti casa sua l’attendeva una macchina bianca da cui proveniva una musica spacca timpani a tutto volume. Salì in macchina, sedendosi di fianco al conducente ed abbassò con un gesto veloce il volume della radio.

-Ehi!- gridò Natsu Dragneel, il ragazzo dai capelli rosa seduto dietro, che si stava rimpinzando di ogni tipo di dolce esistente.

Gajeel chiuse lo sportello con un tonfo, ignorando le proteste dell’amico.

-Detesto quel fracasso!- esclamò agganciandosi la cintura.

-Non è fracasso! È musica!- gli rispose l’altro sporgendosi tra i due sedili per arrivare alla manopola dello stereo, alzando di nuovo il volume a qualche decibel di troppo.

Gajeel spinse il ragazzo via facendolo tornare seduto e abbassò di nuovo il volume. –Quella non è musica! È fracasso! Casino, accozzaglia di suoni senza senso!-

-E allora sentiamo, Mr. Detesto-la-musica-moderna, quella roba malinconica o anni 80 sarebbe musica?-

Gajeel si voltò verso il ragazzo, semi sdraiato sul sedile posteriore.

-Certo! La musica è fatta con strumenti musicali non al computer o con un tastierino del cavolo! Tanto meno con una console!- gli ringhiò addosso.

Dragneel alzò gli occhi al cielo e tornò a sgranocchiare i dolci. –Dici così solo perché sei rimasto indietro!-

-Che cazzo significa che sono rimasto indietro!?- ruggì il ragazzo dai capelli lunghi.

-Che sei vecchio dentro! Ecco cosa significa!- rispose l’altro facendo cozzare la propria fronte con quella del ragazzo di fronte a lui.

-Sei solo invidioso perché io ho gusti migliori dei tuoi.-

-E quelli li chiami gusti!? – urlò alzando le braccia al cielo, o meglio al tettuccio della macchina. –Solo perché strimpelli la chitarra ti senti in grado di giudicare quale sia o meno musica!-

Una vena sulla tempia di Gajeel cominciò a pulsare pericolosamente e le mani gli prudevano terribilmente. Avrebbe volentieri tirato un cazzotto in faccia all’amico.

-Tu non saresti in grado di distinguere una chitarra da un piano, Salamander.-

-Come se ci volesse un genio per premere quattro tasti o suonare un paio di corde.- sminuì l’altro.

Gajeel non ci vide più: nessuno poteva insultare uno dei suoi più grandi hobby! Prese il ragazzo dalla sciarpa che si portava sempre dietro e gli mostrò un ghigno che avrebbe fatto fuggire il diavolo in persona.

-Allora provaci, cervello bruciato!-

Natsu spostò lo sguardo altrove. –Se ci sei riuscito tu…-

L’altro ringhiò mentre un tic all’occhio lo rese simile a un pazzo. Prese un bel respiro prima di rispondere al ragazzo.

-Io suono da quando ho sei anni, deficiente! Grazie al cazzo che ti sembra semplice!- urlò.

Di certo il respiro non gli era servito per calmarsi. Aveva solo bisogno di più fiato per urlare in faccia all’amico tutta la sua indignazione, creando un effetto phon sui suoi capelli.

Natsu scosse la testa per riprendersi dallo sfogo dell’altro. Fece per rispondergli ma il conducente, stufo di quella scenetta a cui assisteva un giorno sì e l’altro pure, inchiodò di botto costringendolo a rimanere seduto al proprio posto. Per fortuna che aveva indossato la cintura di sicurezza altrimenti sarebbe già fuori dal parabrezza.

-Che diavolo ti prende, Gray!?- gli gridò Gajeel, che era prima stato sbalzato in avanti e poi schiacciato malamente contro il proprio sedile, riportandosi nella giusta posizione.

Gray Fullbuster lanciò un’occhiataccia ai due amici, congelandoli sul posto.

-Se non volete rimanere a piedi in mezzo alla neve, finitela di litigare! E tu smettila di mangiare nella mia auto!-

Natsu nascose il pacchetto di marshmallow dietro la schiena e si affrettò a mandare giù quello che aveva in bocca.

Gajeel ammutolì spostando lo sguardo sul finestrino del passeggero, borbottò qualcosa che nessuno dei presenti comprese.

Quando finalmente il silenzio regnò nell’abitacolo, Gray potè ripartire.

-Gray?- lo richiamò Natsu.

-Mh?-

-I tuoi vestiti.-

Una serie di imprecazioni piuttosto colorite uscirono dalla bocca del ragazzo che, nel tentativo di recuperare gli abiti improvvisamente spariti, si sporse fuori dal finestrino. Se non fosse stato per Gajeel, risvegliato dal trans del mal d’auto –o qualsiasi altro mezzo di trasporto – dall’urlo acuto di Natsu, molto poco virile aggiungerei, che aveva afferrato prontamente il volante, avrebbero passato la notte di capodanno all’ospedale. Nel reparto di ortopedia se gli fosse andato bene, in quello di terapia intensiva se fossero stati sfigati.


 

Il locale era pieno di gente, principalmente ragazzi delle superiori o poco più grandi. La musica accompagnata da voci decisamente non professionali che proveniva dall’interno, fece intendere ai tre amici che il karaoke non fosse un optional quella sera. Gajeel ringraziò la sua buona stella per aver risparmiato alle sue orecchie la musica elettronica, da lui tanto odiata, almeno quella sera.

Già doveva sopportare la playlist di Natsu ogni qual volta andava a casa sua. Praticamente tutti i pomeriggi.

Alcuni ragazzi erano rimasti fuori a fumare e chiacchierare, Gajeel salutò con un cenno del capo quelli che riconobbe senza però avvicinarsi. Non gli piaceva socializzare.

-Entriamo?- gli disse Gray aprendo la porta del locale, dal quale provenivano urla, musica e voci tutt’altro che intonate.

-Gaaajeeel!- urlò Natsu saltandogli in spalla, rischiando di rovinare a terra insieme a lui.

Il ragazzo mantenne l’equilibrio per miracolo. –Ehi! Ma dico, ti sei impazzito!?-

Ovviamente Natsu e Gray erano l’eccezione che conferma la regola.

Natsu sorrise mostrando i canini luccicanti e sporgendosi oltre la sua testa per poterlo guardare in faccia, anche se a testa in giù.

-Secondo voi ci sarà qualche ragazza decente in questo casino?- chiese Gray lanciando uno sguardo all’interno.

Natsu alzò lo sguardo sull’amico e tornò in posizione eretta, facendo barcollare il “sostegno” sotto di lui.

-Argh! Scendi! Sei pesante! Cosa diavolo hai mangiato a cena? Un drago!?-

-Gray, sei alla ricerca di una fidanzata?- chiese il rosato ignorando le proteste dell’altro.

Gray si voltò a guardarlo sconcertato. –Ma scherzi!? Fossi matto!-

-E allora a cosa ti serve sapere se ci sono o meno ragazze decenti?- chiese Natsu non capendo.

Gajeel alzò lo sguardo sull’amico che gli si era ancorato come una cozza sullo scoglio.

-Lo stai chiedendo davvero?-

-È di Natsu che parliamo, Gajeel.- disse scuotendo la testa un esasperato Fullbuster entrando poi nel locale.

-Giusto.- confermò Gajeel scrollandosi dalle spalle Natsu, che cadde a terra, e seguendo l’amico nel locale.

Natsu si massaggiò la testa e si affrettò a rimettersi in piedi. –Ehi! Aspettatemi!-

All’interno della sala la musica era ancora più alta, le luci provenienti dall’unico proiettore economico attaccato al soffitto illuminavano la stanza stracolma di gente, ammassata come poteva sui pochi divanetti disponibili e l’odore forte di alcol si sentiva senza tanti sforzi.

Sul palco, o meglio la pedana rimediata da qualche teatrino andato in malora, c’erano due ragazzi che si esibivano meglio che potevano nella canzone di turno, le cui parole scorrevano sullo schermo di fronte a loro.

Gajeel si ritrovò a pensare che la musica di Natsu non fosse poi così male quando uno dei ragazzi osò sfiorare una nota troppo alta, rischiando di far esplodere i bicchieri che una cameriera serviva ai tavoli.

-Volete qualcosa da bere?- chiese una ragazza dai lunghi capelli albini comparendo di fronte a loro con un sorriso.

-Mirajane!- urlò Natsu spintonando gli altri due.

-Natsu! Ragazzi che ci fate qui?- chiese Mirajane mettendo un paio di bicchieri sul vassoio che teneva in equilibrio sulla mano destra.

Gray tirò un pugno a Natsu, sbattendolo a terra.

-Sanno più o meno tutti di questa festa gratuita, in cui devi pagare solo se ordini, tu?- rispose il ragazzo dagli occhi blu.

Natsu si rialzò da terra e ricambiò il gesto dell’altro, che volò sul pavimento appiccicoso.

-Lavoro. – rispose semplicemente la ragazza guardando i due ragazzi pestarsi.

Gray tornò in piedi, senza camicia, e prese l’altro dal giaccone alzandolo di peso.

-Bastardo.- ringhiò.

Mirajane scostò lo sguardo dai due e rivolse un sorriso a Gajeel, che invece guardava il karaoke improvvisato.

-Se vuoi cantare, puoi farlo. Salveresti la vita a un sacco di ragazzi che non vogliono farlo.- lo informò la cameriera sporgendosi in avanti per guardare il suo viso, imbronciato come sempre.

-Nah, non c’è gusto davanti a questa marmaglia ubriaca.- gli rispose senza però staccare gli occhi dai due che, finita la pessima performance, scendevano dal palco più morti che vivi e lasciavano il posto al presentatore.

Spostò lo sguardo lungo tutta la sala, cercando di individuare la prossima ragazza che, in un modo o nell’altro, si sarebbe portato a letto. Non che avesse particolari canoni da rispettare, finchè era bella, ubriaca e disponibile andavano bene tutte. Tanto poi la mattina dopo l’avrebbe cacciata di casa a calci, o ci avrebbe pensato sua madre.

Il suo sguardo fu catturato da una bionda con delle assurde orecchie da coniglio in testa e un seno spropositato. La vide staccarsi dal gruppo di ragazze con il quale stava parlando e avvicinarsi ai divanetti dietro il palco, per poi chinarsi di fianco a una ragazza dai capelli azzurri che leggeva un libro sussurrandole qualcosa e passandole il bicchiere stracolmo d’alcol che teneva in mano.

La ragazza però rifiutò l’offerta dell’amica e le indicò il libro.

Era troppo lontano per sentire ciò che si dicevano e la voce del ragazzo sul palco, alla ricerca della prossima vittima da far cantare, sovrastava ogni cosa. Riuscì però a leggere le labbra dell’azzurra: “sto bene così”.

Gajeel si chiese quale adolescente non bevesse a una festa del genere. Forse non reggeva l’alcol.

A lui la cosa non interessava, era alla ricerca di una compagna di letto non di una ragazzina strana. Inspiegabilmente però, il suo sguardo rimase calamitato da quella piccola figura accartocciata sul divano con un libro sulle gambe. Improvvisamente volle sapere cosa stesse leggendo di così interessante da non poter staccare gli occhi dalle pagine neanche per un secondo.

Gray gli posò una mano sulla spalla.

-Trovato qualcosa di interessante?- gli chiese.

-No.- rispose Gajeel distogliendo lo sguardo da lei e posandolo sull’amico malconcio al suo fianco. –Dove sono i tuoi vestiti?-

Gray imprecò e si allontanò da lui per andare alla ricerca degli indumenti tolti chissà quando e chissà dove. La sua indagine durò poco in quanto Natsu si buttò su di lui a peso morto, costringendolo ad ingaggiare un’altra rissa.

-Oh andiamo! Possibile che non ci sia neanche un volontario? Non costringetemi a scegliere.- sentenziò il ragazzo sul palco guardandosi intorno. –Proprio nessuno?-

Le luci cambiarono colore, trasformandosi in due occhi di bue che vagavano per la stanza. Uno dei due colpì in pieno Gajeel che distolse lo sguardo per la forte luce, senza rendersi conto di essere stato scelto.

Il secondo andò a inquadrare la piccoletta seduta, che alzò lo sguardo dal suo libro posandolo sul divano prima che due ragazzi la sollevassero.

-Bene! Abbiamo i nostri prossimi cantanti!- disse il presentatore.

-Che!? Io lì non ci salgo! Ehi! Ho detto di no! Mollatemi!- strepitò Gajeel mentre Natsu e Gray lo spingevano verso il palco, incuranti delle minacce che lanciava loro.

-No. Avete sbagliato persona, io non so cantare!- disse la ragazza mentre veniva messa sul palco nel medesimo istante di Gajeel.

I due si lanciarono uno sguardo imbarazzato che distolsero subito. Il presentatore gli mollò il microfono in mano, lasciandogli la scena.

-Buon divertimento.- ridacchiò scendendo dal palco.

Gajeel desiderò ardentemente picchiarlo a sangue ma posò ugualmente il microfono al suo posto sull’asta mentre la musica iniziava ad aleggiare nella stanza. Lanciò un’occhiata di sfuggita alla ragazza accanto a lui, che stringendosi nelle braccia sembrava non essere intenzionata a cantare.

Gajeel spostò lo sguardo sullo schermo di fronte a lui e, leggendo nel contempo le parole, iniziò ad intonare la canzone che gli era stata designata.

A strofa finita fece per scendere dal palco ma la voce dolce e timida della ragazza attirò la sua attenzione. Non credeva sarebbe riuscita ad aprire bocca, sembrava così intimidita da tutto ciò.

Tornò al proprio posto riprendendo a cantare insieme a lei il ritornello.

La ragazza gli regalò un sorriso mentre afferrava l’asta del microfono con una mano, sciogliendosi un poco.

Il ragazzo ricambiò il sorriso con un ghigno che la fece arrossire e si tolse la giacca, buttandola sui due idioti che aveva come amici, alle sue spalle.

Mano a mano che la canzone andava avanti i due si sciolsero sempre di più, cantando insieme come vecchi amici. Gajeel si azzardò anche a far fare una piroetta alla ragazza al suo fianco, che rise imbarazzata. La fece ridere di gusto quando si piegò insieme all’asta cantando tutto pompato una strofa.

Da che neanche si guardavano di sfuggita, si ritrovarono a cantare le ultime parole occhi negli occhi l’uno di fronte all’altra. Rosso cremisi nel marrone cioccolato.

Senza fiato continuarono a rimanere fermi immobili mentre il pubblico sotto di loro li acclamava con forza: nonostante le loro voci fossero tanto diverse si erano fuse in una sola, come mai nessuno dei presenti avrebbe immaginato.

-Gajeel.- disse il ragazzo allungando la mano.

Lei spostò il microfono nell’altra e la strinse con forza. –Levy.-

“Wow, non ha solo due splendidi occhi e una voce fantastica, anche il suo nome sprizza dolcezza.”

Purtroppo il momento contemplativo durò poco, dato che i due deficienti gli saltarono addosso trascinandolo giù dal palco. Natsu gli sfregò il pugno sulla testa tenendolo fermo con le gambe e Gray gli assestò un pugno sul braccio. Gajeel si liberò di entrambi alzandosi di botto, assestando poi un calcio per uno.

-Ehi, Romeo! La tua Giulietta se ne sta andando!- gridò qualcuno da un punto non definito della sala.

Gajeel fece scattare lo sguardo lungo tutto il perimetro ed adocchiò una chioma azzurra appena prima che varcasse la porta, affiancata dalla stessa bionda che aveva visto prima.

Afferrò al volo la giacca e corse fuori, ignorando gli altri due che lo chiamavano.

-Levy!-

Levy si voltò e vide il ragazzone con cui aveva cantato correre verso di lei.

-Noi andiamo avanti.- le disse una ragazza dai capelli scarlatti trascinando via le restanti due ragazze.

Gajeel si fermò di fronte a lei con il fiatone, mani sulle ginocchia e viso arrossato sia dalla corsa che dalle basse temperature.

-Gajeel? –

Il ragazzo si beò del suono che il suo nome aveva pronunciato da lei.

“Ma che cazzo sto pensando! Prima volevo farmi la sua amica!”

Scosse la testa sotto lo sguardo confuso della ragazza. La guardò e si rese conto di non sapere il motivo per il quale le fosse corso dietro.

-Hai bisogno di qualcosa?-

Gajeel andò nel panico. Non aveva idea di cosa dirle, il suo cervello si spense e lui si ritrovò a balbettare frasi sconnesse prima di sparare la prima cacchiata che gli passò per la testa.

-Il mio amico ha perso la testa per te ma è troppo idiota e imbarazzato per chiedertelo di persona. Mi potresti lasciare il tuo numero? Così lo do a lui.- disse di fretta.

-Oh. Certo.- gli rispose Levy.

Gajeel le allungò il suo smartphone e lei vi digitò sopra il proprio numero, poi glielo restituì.

-Levy! Andiamo!- gridò una voce femminile poco lontano.

-Arrivo!- gridò di rimando. –Ora devo scappare. Mi è piaciuto cantare con te. È stato un piacere conoscerti!- disse mentre correva incontro alle sue amiche.

Gajeel rimase come un pesce lesso a guardarla allontanarsi, mantenendo un po’ troppo tempo lo sguardo fisso sul suo didietro coperto dai jeans. Aveva un bel culo per essere così piccola.

Guardò il numero sul telefono e decise di salvarlo sotto “Shorty”. Sorrise senza motivo fissando lo schermo.

-“Il mio amico ha perso la testa per te”!? Ma quanto sono stato idiota!? Probabilmente non la rivedrò mai più e cosa faccio!? Le dico che uno di quei due minchioni lì dentro si è invaghito di lei!- si rimproverò rientrando nel locale.


 

***

-Il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la preghiamo di riprovare più tardi.-

Chiuse la chiamata appena prima che la segreteria concludesse il suo annuncio, invitandolo a lasciare un messaggio. Come se non lo avesse già fatto innumerevoli volte.

Fissò truce il telefono e lo lanciò nell’armadietto dello spogliatoio.

Dopo quella festa ci aveva messo settimane a trovare il coraggio di chiamarla, con le conseguenti prese in giro dei suoi amici che gli rinfacciavano di essersi preso una cotta.

Il suo cellulare risultava sempre spento o non raggiungibile, non era riuscito a parlarle neanche una volta. Era stato tentato di scriverle un messaggio ma ci aveva rinunciato. Le aveva lasciato almeno un messaggio in segreteria ogni volta che provava a chiamarla.

Gajeel si sdraiò sulla panca occupandola per i tre quarti con la sua imponente mole e si mise a pensare alle possibilità che c’erano per le quali lei non rispondesse mai alle sue chiamate.

Chissà forse aveva bloccato il suo numero, prendendolo per stalker.

Un asciugamano zuppo di sudore gli arrivò in pieno viso.

-Che fai dormi?- lo prese in giro Gray. –Hai una casa per farlo, gli spogliatoi non sono adatti.-

Gajeel si limitò a tirare l’asciugamano in faccia al suo interlocutore, che però si spostò lasciando che il tessuto di spugna andasse a colpire Natsu, apparso dietro di lui.

-Questo coso puzza!- urlò il rosato togliendoselo dalla faccia come se fosse radioattivo.

Il ragazzo dai lunghi capelli neri, ora legati in una comoda coda alta, ignorò i due e continuò a fissare il soffitto sopra di sé.

-Terra chiama Gajeel. Su che pianeta sei?- gli disse Max, un suo compagno di squadra e di classe.

-Sul pianeta Levy.- sghignazzò Gray, seguito da Natsu.

-Levy?- chiese.

-La ragazza di cui si è invaghito.- continuò Gray. –L’ha conosciuta in un locale a Capodanno. Hanno fatto uno splendido duetto al Karaoke e Gajeel ha perso la testa per lei.-

-Non ho perso la testa!- borbottò il diretto interessato tirandosi su a sedere.

-Certo che no! Perché tu non l’hai inseguita correndo fuori dal locale, non le hai strappato il numero con una scusa, non ci hai messo settimane per chiamarla, non continui a farlo nonostante lei non ti risponda e non ti sei preso una cotta per lei.- disse Fullbuster sottolineando ogni negazione e facendo sganasciare Natsu, che aveva la testa infilata nell’armadietto per tentare di non ridere.

-Avere una cotta è da uomini!- esclamò un ragazzone con i capelli bianchi.

-Taci!- esclamò Gajeel tirandogli in faccia la propria boccetta d’acqua.

-Allora?- chiese curioso Max. –Come mai non ti risponde?-

Gajeel alzò le braccia la cielo.

-E che ne so! Mi da sempre la segreteria telefonica! È un mese che ci provo.- disse posando il gomito sulla gamba e il mento sulla mano.

-Hai provato a lasciarle un messaggio?-

Gray rise guadagnandosi un’occhiataccia dall’altro.

-Un messaggio? Gliene avrà lasciati a centinaia! Alcuni anche disperati, sembrava sul punto di piangere, poverino.- disse mentre si toglieva la maglietta fradicia di sudore e la ficcava nell’armadietto. – Una cosa tipo: “oh Levy, perché non mi rispondi? Sono pazzo di te! Richiamami appena puoi, ti prego”.-

Natsu scivolò a terra in preda alle convulsioni per le troppe risate. Gli lacrimavano gli occhi e si teneva la pancia con le mani.

Gajeel gli tirò un calcio e si alzò per andarsi a fare una doccia, lasciando cadere il discorso.


 

***

La prof parlava, parlava e parlava. E lui continuava a non capirci niente, niente, niente. Erano tornati da neanche due giorni dalle vacanze invernali e quella megera si metteva a spiegare. Neanche ci aveva provato a seguirla, tanto si perdeva a metà discorso.

Gajeel sprofondò nel banco, abbandonando la testa su di esso disperato. Quanto mancava alla ricreazione?

Spostò lo sguardo sulla classe, notando che più o meno tutti erano nel suo stesso stato. Ad eccezione di qualche ragazza che prendeva appunti, pur non capendo, e di Natsu e Gray che si facevano scherzi tremendi tra di loro.

Il ragazzo si chiese come facesse ad essere amico di due idioti del genere.

Qualcuno bussò alla porta fermando il monologo della professoressa dall’effetto sedativo. La matematica era un ottimo metodo contro l’insonnia.

-Avanti.- borbottò l’insegnante a dir poco contrariata da quell’interruzione.

La porta scorrevole si aprì mostrando un po’ più in basso del previsto la faccia bonaria del preside. L’intera classe scattò in piedi ma l’ometto gli fece segno di stare seduti, non c’era bisogno di tutte quelle formalità.

-Mi dispiace interrompere la vostra interessantissima lezione di matematica. Nulla togliendo alla vostra prof ma io non ci ho mai capito un’acca di matematica, i numeri non fanno per me mi si intrecciano nel cervello.- iniziò provocando le risate della classe e lo sbuffo infastidito dell’insegnante.

Gajeel si ritrovò a pensare che quel vecchietto fosse piuttosto simpatico. Nonostante fosse finito nel suo ufficio più di una volta per colpa di Natsu, di Gray o di entrambi, non gli aveva mai affibbiato qualche punizione né fatto la solita predica degli adulti. Si limitava a tirare uno scappellotto e ad urlargli conto quanto fossero idioti.

Un tipo di metodo educativo che gli insegnanti non condividevano ma a Makarov, così si chiamava il preside, non sembrava interessare. Dopotutto la scuola era di sua proprietà.

-Non sono venuto qui per farvi perdere tempo, purtroppo, ma per presentarvi una nuova studentessa che da oggi farà parte della vostra classe.- annunciò mentre un fitto borbottio si alzava tra le fila degli studenti. –Entra pure.-

Gajeel, incuriosito dalla new entry, puntò lo sguardo sulla porta e per poco non cadde dalla sedia quando vide l’inconfondibile chioma azzurra spuntare.

Cosa diavolo ci faceva lei lì?

Levy, con lo sguardo basso e un libro stretto al petto, si avvicinò alla cattedra affiancando preside e insegnante.

-Lei è Levy, si è trasferita qui da un'altra scuola. Trattatela come si deve.- disse Makarov lanciando uno sguardo ai ragazzi che si stavano scazzottando.

-Mi chiamo Levy McGarden! Piacere di conoscervi!- si presentò con un profondo inchino.

-Bene, Levy, c’è un posto libero vicino a Redfox, l’ammasso di muscoli in penultima fila. Tranquilla non morde.- le disse l’insegnante invitandola a sedersi vicino al compagno.

L’azzurra alzò lo sguardo e seguì le indicazioni della donna fino ad incrociare lo sguardo cremisi di un Gajeel sorpreso quanto lei. Arrossì quando lui le regalò un ghigno che non prometteva niente di buono ed andò a sedersi di fianco a lui, tenendo lo sguardo basso.

Quando anche Makarov uscì dalla classe, la professoressa riprese la sua lezione su qualcosa che la maggior parte della classe non capì.

Gajeel seguì ogni suo singolo movimento, non le staccò gli occhi di dosso neanche un secondo e quando lei se ne accorse lui allargò il suo ghigno.

-Perché mi fissi?- chiese timidamente.

Gajeel posò la testa sulla mano e la fissò intensamente.

-Sei l’ultima persona che avrei immaginato varcasse quella porta.- disse indicandole l’uscio con un movimento della testa. –Pensavo non ti avrei più rivisto.-

Levy arrossì un poco a quelle parole e si mise a trafficare con l’astuccio pur di non guardarlo in faccia.

-Hai sentito il preside, mi sono trasferita da un’altra scuola.-

-Master.-

-Scusa?- gli chiese voltandosi a guardarlo.

Gajeel indicò la porta ancora una volta.

-Master Makarov, non preside. Preferisce essere chiamato così.-

-Oh.- disse solamente distogliendo lo sguardo e puntandolo sul proprio quaderno.

Gajeel cambiò posizione, poggiando la testa sulle braccia incrociate.

-E comunque io la storia del trasferimento non me la bevo. Non è che mi hai seguito o fatto qualche indagine strana per sapere in che scuola andassi?-

Levy lo fissò scioccata. –Eh!?-

-Sì dai, quelle cose da stalker che fate voi ragazze con chi vi piace.- sminuì lui continuando a guardarla con un ghigno sulle labbra.

-Ma come ti permetti!? Per chi mi hai presa!?- esclamò la ragazza.

Gajeel mise la mani avanti: -Ehi! Non ti scaldare, stavo solo scherzando! Non conosci l’ironia?-

Levy assottigliò lo sguardo ed evitò di rispondergli, preferendo concentrarsi sulla lezione. Quando lo aveva conosciuto non le era sembrato così… rompiscatole! Sembrava divertirsi a stuzzicarla e a farla arrabbiare. Da quando i ragazzi dimostravano che gli piaci in quel modo? Che poi non era neanche certa di piacergli.

Forse era solo frutto della sua fantasia. Quel tipo di certo non poteva essere interessato a lei, non quando aveva, sicuramente, una stola di ragazze che gli sbavavano dietro. Chissà quante se ne sarà portato a letto.

Un improvviso moto di rabbia le fece premere troppo forte la matita sul quaderno, facendo saltare la punta e costringendola a frugare nell’astuccio per recuperare il temperino.

Accigliò lo sguardo quando si accorse che non c’era e cercò di nuovo, senza successo. Aveva dimenticato il temperino sulla scrivania quella mattina, nella foga di preparare lo zaino. Al suo posto vi era un pupazzetto a forma di orsetto, trovato chissà dove.

Sbuffò rendendosi conto che avrebbe dovuto rinunciare a prendere appunti. Non si sognava neanche di chiedere al compagno dietro di lei una matita.

-Tieni.- disse il ragazzo di fianco a lei porgendole proprio ciò di cui aveva bisogno.

Levy alzò lo sguardo su di lui prima di afferrare l’oggetto. Una scossa la percosse quando le loro dita si sfiorarono per caso. Tirò via la mano immediatamente, mentre il suo cuore iniziò a galoppare.

-Grazie.- soffiò con le guance in fiamme recuperando la matita da temperare.

Il ragazzo non la guardò, preferendo fissare due file davanti a loro, dove Gray e Natsu venivano sgridati dalla prof per essersi alzati di botto dal banco urlando insulti coloriti l’uno verso l’altro.

Levy seguì il suo sguardo incuriosita, riconoscendo i due ragazzi che erano con lui la sera di capodanno. Sembravano non andare molto d’accordo.

-Che idioti.- borbottò Gajeel pur mantenendo lo sguardo su di loro.

-Sono amici tuoi?-

Gli occhi cremisi si posarono su di lei che arrossì inconsciamente: quello sguardo le faceva un effetto strano. Distolse lo sguardo e si spostò una ciocca dietro l’orecchio in imbarazzo.

Gajeel si fermò a guardarla qualche secondo, studiando il viso arrossato, i capelli ribelli tenuti a mala pena a bada da una fascetta gialla, il collo fino sul quale era annodata la cravatta rossa della divisa. Tornò su, perdendosi negli occhi scuri color nocciola che fissavano tutto tranne lui. Quando riuscì ad incrociare il suo sguardo, lei gli sorrise e lui, colto da un improvviso imbarazzo, distolse il proprio.

-Sì.-

-Non sembrano andare molto d’accordo.-

-Nah, è sempre così. Qualsiasi pretesto è buono per picchiarsi.- disse il ragazzo guardandola con la coda dell’occhio.

-Capito.-

I due non si scambiarono più una parola fino alla fine delle lezioni.

A ricreazione lui sparì prima che Levy potè restituirgli il temperino. Lo cercò per i corridoi ma finì per perdersi più di una volta per l’immenso edificio scolastico.

Per fortuna la sua amica Lucy riuscì a recuperarla e a riportarla davanti alla classe appena in tempo. La campanella suonò da lì a pochi istanti.

Le voci dei suoi compagni era un sottofondo caotico nel suo cervello, che tentava di calcolare quanto tempo ci avrebbe messo per terminare i compiti, chiedendosi se gliene rimanesse per leggere il libro iniziato il giorno prima.

Uscì dalla classe persa nei suoi pensieri e non si accorse di chi le sostava davanti, finchè non gli andò addosso.

-Ahio.- si lamentò massaggiandosi il naso. –Chiedo scusa, non ti avevo visto.-

-Ce ne vuole per non vedermi, Shorty.- decretò la voce profonda di Gajeel.

Levy aprì la bocca per rispondergli in malo modo che era sovrappensiero e che, no, non lo aveva visto, per quanto imponente sia la sua figura ma si bloccò rendendosi conto di un piccolo dettaglio.

-Shorty?- squittì senza sapere se prenderlo come un insulto o un complimento.

Gajeel ghignò ed annuì.

-Perché “Shorty”?-

-Non è ovvio?- chiese ficcando le mani in tasca. –Sei piccola e compatta. Shorty.- le disse quando lei scosse la testa.

Levy gonfiò le guance indignata: era un insulto bello e buono.

-Pensa per te, stupido!- disse indugiando sulla “u”.

Gajeel rise emettendo un “ghihi” che Levy non seppe etichettare in alcun modo se non “strano” e la seguì quando lei gli voltò le spalle, percorrendo a passo svelto il corridoio.

-Sei iscritta a qualche club, Shorty?-

-Sì, a quello di lingue antiche. E non chiamarmi Shorty!-

-Perché no? Ti dona.- le disse piegandosi per poterla guardare in faccia.

Levy usò il proprio zaino come arma, tirandolo addosso a lui che però lo evitò all’ultimo secondo.

-Tu invece? Mr Ti-affibbio-soprannomi.- borbottò rimettendo lo zaino in spalla.

Gajeel la superò in due falcate e le bloccò la strada, costringendola a fermarsi ed alzare lo sguardo su di lui.

-Club di basket.- disse mentre una palla arrivata da chissà dove gli finì dritta dritta tra le mani. –Magari potresti venire a vedere i miei allenamenti un giorno di questi.-

Levy guardò la palla tra le sue mani poi lui, il corridoio e di nuovo lui. Sospirò rendendosi conto che Gajeel bloccava l’unico passaggio con la sua stazza.

-Spostati, per favore.-

Gajeel fece ruotare la palla sull’indice della mano destra. –No.-

Levy sbuffò. –Devo andare a casa! Perdo l’autobus!-

Il ragazzo fermò la palla e la guardò.

-Potrei accompagnarti io, fino a casa.-

Levy spostò il peso sulla gamba destra guardando il suo nuovo compagno di classe che sembrava essere divertito da quella piccola scenetta.

-Gaaaaajeeel!- urlò qualcuno dal fondo del corridoio.

I due ragazzi si voltarono e un turbine rosa finì addosso al ragazzo, facendolo finire a terra.

Levy fissò la scena sconcertata, indecisa se ridere o fuggire approfittando del fatto che l’ostacolo fosse momentaneamente occupato.

-Che diavolo vuoi Salamander!?- ruggì il moro tirando un destro sul naso dell’amico.

Natsu finì a fissare il soffitto sdraiato sul pavimento. Si alzò poi di botto, spaventando Levy che lo credeva svenuto.

-Mi hai fatto male, testa di ferro! Vuoi botte, eh!?-

-Veramente sei tu che gli sei saltato addosso all’improvviso.- mormorò Levy, attirando gli sguardi sorpresi dei due a terra.

Natsu scattò in piedi e si avvicinò alla ragazza per poi annusarla, tipo segugio.

-Tu non sei la ragazza di cui Gajeel si è inna…- La mano di Gajeel bloccò prontamente le parole dell’amico, che l’avrebbero messo in imbarazzo oltre ogni dire.

-Non dargli ascolto, è stupido.- tentò, pregando che la ragazza non avesse intuito cosa l’idiota stesse per dire.

Per sua sfortuna lui di amici idioti ne aveva ben due, che si divertivano a metterlo in situazioni imbarazzanti.

-Oh, tu sei la ragazza del karaoke. Levy, giusto?-

Gray apparve sulla scena privo della parte superiore della divisa, abbandonata chissà dove senza rendersene conto.

Levy indugiò un po’ sull’addome scolpito del ragazzo prima di rispondergli.

-Sì, giusto.-

Gray le sorrise e le allungò la mano.

-Io sono Gray Fullbuster, mentre l’idiota dai capelli rosa si chiama Natsu Dragneel. Gajeel lo conosci già.- disse mentre Levy gli stringeva la mano.

-Piacere di conoscerti.- pronunziò la ragazza a voce bassa, ancora sconvolta dalla mancanza di abbigliamento del ragazzo davanti a sé. Che non se ne fosse accorto?

Natsu morse la mano di Gajeel, il quale urlò qualcosa di molto volgare che Levy avrebbe preferito non ascoltare, e si avvicinò alla ragazza tornando ad annusarla.

-Hai un buon odore: carta e inchiostro. Posso chiederti una cosa?- disse il ragazzo fissandola negli occhi.

Levy si limitò ad annuire, presa alla sprovvista dalla vicinanza eccessiva del ragazzo.

-Perché non hai risposto alle sue chiamate neanche una volta?- chiese. –Insomma ti avrà lasciato un centinaio di messaggi in un mese, potevi almeno degnarti di richiamarlo.-

Gajeel si spiaccicò una mano sulla faccia: la stupidità di Natsu colpiva ancora e lui ne faceva le spese.

L’azzurra battè le palpebre sorpresa e si spostò di lato, per poter osservare il ragazzo rimasto seduto a terra.

L’aveva chiamata?

-Purtroppo due giorni dopo il karaoke ho rotto il telefono e ho dovuto cambiare numero per un po’, dato che non c’erano negozi aperti nei dintorni. Ho comprato il telefono nuovo due giorni fa, l’ho lasciato sotto carica spento per un giorno intero e stamattina mi sono dimenticata di accenderlo.- spiegò.

Era stata proprio sfortunata a rompere il telefono sotto le feste, proprio quando i negozi chiudevano i battenti per settimane. Le era passato in mente il fatto che Gajeel avrebbe potuto chiamarla ma non aveva il suo numero per poterlo avvertire di quel piccolo disguido.

Si avvicinò al ragazzo e si accucciò davanti a lui.

-Mi dispiace, se avessi avuto modo di contattarti non sarebbe successo. Ma non avevo il tuo numero.- si scusò accennando un piccolo sorriso.

Gajeel avvertì le guance andargli in fiamme per quella vicinanza e spostò lo sguardo altrove.

-Avrai tante di quelle chiamate perse da me che probabilmente lo imparerai a memoria.- borbottò.

Levy gli sorrise e il cuore di Gajeel mancò un battito. Forse i suoi amici non avevano tutti i torti a dire che si fosse invaghito di quella ragazza.

Sì, insomma, Levy non era il genere di ragazza che frequentava ma non si poteva di certo dire fosse brutta: incastonati come pietre preziose sul viso dai tratti dolci, c’erano due grandi occhi nocciola; i ribelli capelli azzurri sembravano morbidi quanto selvaggi, tenuti lontani dal viso da una fascetta gialla; aveva un fisico piccolo, era bassa ma proporzionata. Lui che era sempre stato attratto dai decolté spropositati si ritrovò a pensare che quello piccolo della ragazza di fronte a lui fosse immensamente più adorabile.

“Quanto porta? Una seconda? Una terza scarsa?” si chiese senza rendersi conto di essere rimasto a guardarla imbambolato.

-Gajeel?- lo richiamò lei.

Gajeel si riscosse e incatenò i propri occhi ai suoi, chiedendole in silenzio cosa volesse.

-Si sta facendo tardi, devo tornare a casa.- gli disse.

Il ragazzo scattò in piedi e la sovrastò con la sua stazza, facendole fare un passo indietro spaventata dal movimento repentino.

Levy si ritrovò a perdersi negli occhi color sangue del suo compagno di classe. Persa nella sua contemplazione non si rese conto di essere stata alleggerita, dato che il suo zaino fu preso dal ragazzo di fronte. Il quale si era già avviato per il corridoio dalla parte opposta rispetto all’uscita.

-Ma che?- disse voltandosi. –Ehi! Che vuoi fare con il mio zaino!?-

Gajeel le regalò un ghigno e le mostrò l’oggetto.

-Sai che pesa? Come fai a portarlo sulle spalle, tu che sei così piccolina.-

Levy gonfiò le guance e gli corse dietro indispettita, rivoleva il suo zaino in modo da potersi allontanare da quel ragazzo che le faceva provare così tanti sentimenti contrastanti.

-Ridamelo.- ordinò.

L’altro non le diede neanche retta, continuando il suo percorso verso una meta a Levy sconosciuta. Ancora non conosceva l’ubicazione dei locali scolastici, si era trasferita solo oggi.

Di punto in bianco Gajeel si fermò. –Facciamo così: io ti ridò lo zaino se ti lasci accompagnare a casa.-

Levy lo guardò a bocca aperta. –E perché dovrei accettare una cosa del genere?-

Gajeel le mostrò lo zaino e Levy tentò di afferrarlo ma l’altro lo spostò fuori dalla sua portata.

-Perché io non ho intenzione di ridartelo a condizioni differenti.- disse stupendosi lui stesso dei paroloni usati. –Prende o lasciare.-

L’azzurra lo fissò con uno sguardo che poteva uccidere, facendo tremare Natsu e Gray, che osservavano la scena da dietro le spalle dell’amico. Poi sospirò, tanto non aveva scelta.

-Va bene! Puoi accompagnarmi a casa. Basta che ti muovi che ho una valanga di compiti da fare!-

Il moro sogghignò piegandosi su di lei.

-Chi ti dice che io ti accompagni ora? Devo andare agli allenamenti prima, poi ti riaccompagno.- disse.

-Cosa!? E io che dovrei fare nel frattempo che tu ti alleni!?- sbottò la ragazza.

Gajeel sembrò pensarci un po’ su, probabilmente non ci aveva pensato. Natsu arrivò in suo soccorso.

-Puoi venire a vederci! Ci sono delle sedie libere in palestra.- propose il rosato.

Levy sospirò di nuovo. –Okay, non mi sembra di avere altra scelta.- borbottò.

Natsu fece il pollice in su all’amico quando Levy li superò. Gajeel però gli tirò uno scappellotto per poi seguire la ragazza.

***

La palestra era grande e ben attrezzata, la struttura sembrava nuova di zecca. Sul soffitto alto le luci al neon illuminavano l’intero ambiente, arieggiato da una fila di finestre su ogni parete.

Levy potè notare che, oltre al club di basket, la palestra fosse usata anche da quello di pallavolo data la presenza della rete, arrotolata in un angolo. I due canestri non erano di plastica, come si era immaginata, ma di ferro, decisamente più pesanti da trasportare sui due lati del campo.

Levy si accomodò su una delle tante sedie libere in prima fila, dietro di lei un gruppo di ragazze davano il meglio di sé per farsi notare dai ragazzi della squadra. I quali erano già scesi in campo per effettuare il riscaldamento. La ragazza si fermò a guardare Gajeel nel momento in cui lo vide discutere con il coach di qualcosa che non capì: aveva in fiatone dovuto alla corsa, i capelli erano legati in una coda e la divisa della squadra gli calzava a pennello.

Chissà perché Gajeel voltò lo sguardo su di lei, intenta a guardarlo, e le regalò un ghigno prima di riprendere a correre insieme ai compagni.

A lei non era mai piaciuto lo sport, né da praticare né da guardare. Aveva sempre preferito la compagnia di un buon libro piuttosto che la fatica e il sudore di una partita a basket o a qualsiasi altro sport. Ne aveva provati molti ma nessuno di essi aveva mai catturato la sua attenzione tanto da farle venir voglia di continuare a praticarlo.

Eppure quel pomeriggio rimase incantata a guardare i movimenti scattanti dei ragazzi sul campo, riuscì persino ad ignorare i gridolini estasiati delle ragazze dietro di lei.

Le sembravano una squadra affiatata, passavano la palla a tutti e tutti segnavano, chi più chi meno. Ovviamente i talenti naturali spiccavano sugli altri: Gajeel, Natsu e Gray sembravano essere la stessa persona. Intercettavano i passaggi avversari e scattavano avanti, passando la palla al compagno già in attesa. I rimbalzi a canestro erano tutti i loro e la palla passava da una parte all’altra del campo in poco tempo, grazie ai passaggi precisi e alla velocità con cui reagivano.

Levy trattenne il respiro quando vide Gajeel accerchiato da tre avversari, sembrava non avere via d’uscita.

-Ehi! Qui!- gridò Natsu.

Levy non capiva perché avesse chiamato palla dato che anche lui aveva due avversari a marcarlo.

Al suo contrario Gajeel aveva capito benissimo la tattica dell’amico che, attirando l’attenzione su di sé, permise a Gray di smarcarsi e prendere al volo il passaggio di Gajeel.

Il ragazzo dagli occhi blu scattò in avanti, dribblando una serie di avversari senza problemi. Arrivato però sotto canestro, nonostante non avesse nessuno davanti, eseguì un passaggio alla sua destra.

Levy seguì la palla che finì nelle mani di Gajeel, il quale, con uno splendido terzo tempo, segnò il punto vincente. L’allenatore fischiò e la squadra vincitrice corse ad osannare il loro campione.

Un sorriso affiorò sulle labbra di Levy, contenta per quel piccolo momento di gloria di cui Gajeel potè godere. Rise quando Natsu gli si buttò addosso complimentandosi per la perfetta schiacciata eseguita a metà partita e rimproverandolo di non avergli passato la palla quando l’aveva chiamata.

Gajeel gli urlò addosso di staccarsi e che, essendo braccato da due avversari, non era certo il miglior giocatore a cui effettuare un passaggio.

I due iniziarono a pestarsi, sotto lo sguardo di un Gray in mutande. Ancora non capiva quali problemi affliggessero quel ragazzo per causare quel suo compulsivo spogliarsi.

L’allenatore intervenne prima che la rissa degenerasse, arrivando a coinvolgere anche il resto della squadra, e gli ordinò di andare a fare una doccia.

Levy osservò i ragazzi sparire dietro la porta dello spogliatoio. A quel punto si alzò e decise di uscire dalla palestra, avrebbe atteso Gajeel davanti la porta.

Si appoggiò al muro di fianco alla porta, poggiandovi la testa e fissando le luci del soffitto. Rimase immobile per interminabili minuti mentre gli ultimi studenti le passavano davanti calzati nelle loro divise.

Si ritrovò a pensare alla sera di capodanno, a com’era stato bello cantare con lui e a come le avesse fatto piacere vederlo correre nella sua direzione. Rise ricordando la pessima scusa utilizzata per farsi dare il numero.

-La scusa dell’amico è troppo scontata! La usano i ragazzini delle medie!- aveva detto Erza borbottando sul fatto che un uomo che non aveva il coraggio di chiederti il numero era un “senza palle”, per citare le sue parole.

Lucy invece le aveva detto che, probabilmente, si era semplicemente impanicato e aveva detto la prima cosa che gli era saltata in mente. –La trovo una cosa molto carina.- aveva aggiunto sorridendole.

Lei non aveva fiatato rimanendo a contemplare la propria mano, con la quale aveva sfiorato la sua nell’atto di passargli il telefono.

“Chissà se avrò mai l’onore di cantare di nuovo con lui…” si chiese fissando il soffitto.

Sbattè piano la testa contro il muro, presa dalla noia dell’attesa: ma quanto ci mettevano i ragazzi a farsi una doccia!? E poi erano le donne quelle che passavano un’eternità in bagno!

Fece scivolare lo sguardo sulla parete di fronte per pura casualità e i suoi occhi incontrarono la locandina del musical della scuola. Incuriosita si avvicinò per osservarla meglio.

Vi erano riportate le condizioni e le modalità di partecipazione al casting. Non era richiesta alcuna abilità canora o di recitazione, semplicemente la voglia di divertirsi e l’amore per la musica.

Levy iniziò a pensarci seriamente quando lesse i nomi già scritti sul foglio: infondo lei suonava il piano da anni e, per quanto poco intonata fosse, le piaceva cantare. Quindi perché no?

Fece per prendere la penna attaccata con la cordicella ma la clausola in fondo al manifesto fece scemare tutte le su aspettative: per iscriversi bisognava essere almeno in due.

Sospirò lasciando cadere la penna e tornò a tirare leggere capocciate al muro sconfortata. E dire che le avrebbe fatto piacere esibirsi, nonostante la sua timidezza.

Si chiese se Gajeel avrebbe accettato di cantare con lei ma cacciò via subito il pensiero: non le sembrava un tipo da canzoni e balletti, quanto più da sudore e scazzottate.

Sospirò nuovamente sconsolata. Poteva dire addio al suo fugace sogno di partecipare.

***

Lo scroscio delle docce insieme alle grida dei ragazzi all’interno creavano il peggior caos.

Natsu, ancora con addosso la divisa madida di sudore, si era messo a fare la pessima imitazione di un campione olimpionico che aveva visto in tv. Rovinò a terra un paio di volte e i ragazzi risero a quella scena.

Gajeel spuntò da dietro gli armadietti, fresco di doccia e con solo i pantaloni della divisa scolastica addosso.

-Ehi Gajeel! Hai dato il meglio di te oggi! Cos’è successo?- gli chiese un ragazzo mentre lui si sedeva sulla panca.

Gajeel alzò le spalle. –Ho fatto tutto come al solito.- sminuì la cosa.

-Secondo me è merito di qualche ragazza. Ce n’era una nuova oggi.- disse qualcuno.

-Intendi quella seduta in prima fila con i capelli azzurri? È proprio carina!- gongolò Droy, la riserva della squadra in quanto poco propenso a muoversi dato il suo “non essere propriamente in forma”.

Gray si appoggiò a Gajeel, che gli lanciò un’occhiata curiosa.

-Già! Sembrava una fata! Chissà se è single! Vorrei chiederle di uscire. – proruppe Jet, anche lui riserva, con gli occhi a cuoricino.

Gajeel aggrottò le sopracciglia ma prima che potesse dire qualcosa, Natsu aprì bocca.

-Intendete Levy?-

Il due amici squittirono e iniziarono a tirare fuori tutti i complimenti che conoscevano per descrivere il nome della ragazza.

-Levy! Un nome dolce come lei!- dissero in coro sognanti.

-Sai se è single?- chiese Jet mentre Droy annuiva al suo fianco

Natsu scese dalla panca e si tolse la maglia della divisa, ficcandola nello zaino.

- Non so se è single, è Gajeel quello che la conosce.-

I due si fiondarono all’istante di fronte al moro, che non fece una piega.

-Gajeel-kun! Dicci dicci!- urlò Droy.

Gajeel alzò lo sguardo al soffitto meditando di non rispondere ai due.

-E io che ne so! L’ho conosciuta a capodanno.- borbottò alzandosi di scatto ed aprendo l’armadietto. Ci ficcò la testa dentro, alla ricerca di una maglietta pulita da indossare sotto la giacca della divisa.

-L’hai conosciuta…- iniziò Jet.

-A capodanno?- terminò Droy.

-Eh!?- esclamarono in coro ferendo i sensibili timpani del numero 10 della squadra.

-Quella Levy?- chiese Max dal fondo. –La ragazza di cui ti sei invaghito?-

Gajeel sbattè la testa contro l’armadietto nel tentativo di tirarla fuori. Imprecò di dolore massaggiandosi il punto colpito.

-Non me ne sono invaghito!- borbottò da dentro.

Gray sogghignò. –Giusto, te ne sei proprio innamorato!-

L’intera squadra si esibì in un “ooh” molto sorpreso: tutti a scuola conoscevano la fama di Kurogane, il sexy ragazzo dell’ultimo anno che se ne portava a letto una diversa ogni sabato sera. Colui che mai una volta in diciotto anni di vita era stato colpito dalla freccia di Cupido, dando il due di picche a chiunque gli si dichiarasse. Il giocatore di basket dal cuore d’acciaio: Kurogane lo spezza-cuori.

Nessuno si sarebbe mai immaginato che la prima a rubare quel cuore tanto duro sarebbe stata una ragazzina così graziosa e diversa da lui.

-Kurogane innamorato! È un evento da scrivere sul calendario!-urlò Max.

Gajeel ringhiò ma non disse nulla.

-Indovinate un po’! Levy si è trasferita stamattina nella nostra classe.- disse Natsu posizionandosi a gambe e braccia aperte davanti ai compagni. Poi si voltò verso Gajeel, che aveva finalmente tirato fuori la testa dall’armadietto, e ammiccò. –Si è seduta proprio vicino a Gajeel.-

La squadra esultò e cominciò a tirare frecciatine al povero ragazzo, che desiderava prenderli tutti a pugni sui denti e sotterrarsi nel medesimo istante. Per quale motivo doveva avere dei compagni di squadra così impiccioni? Che si facessero i fatti loro!

-Dicci Gajeel…- proruppe Elfman passandogli un braccio attorno alle spalle ed attirando la sua attenzione. –Ti ha rubato il cuore prima o dopo essertela portata a letto?-

Max imitò il gesto dell’amico ed avvolse anch’egli il braccio attorno alle spalle di Gajeel. –O forse è proprio a causa del colpo di fulmine che avete passato la notte insieme?-

Gajeel si liberò dalla presa passando sotto le loro braccia, lasciando che si abbracciassero tra di loro e lo lasciassero terminare i vestirsi in santa pace. Afferrò la cintura borchiata e la infilò nei pantaloni della divisa.

-Non è successo niente di tutto ciò. Hanno semplicemente cantato insieme e si sono salutati subito dopo.- sentenziò Gray passando un braccio attorno alle spalle di Natsu.

Lo stupore degli altri aumentò ancor di più e iniziarono a tempestare il povero ragazzo di domande per tutto il tempo che impiegò a terminare di vestirsi.

Lui li ignorò tutti, tirando qualche cazzotto a chi si avvicinava troppo o gli urlava nelle orecchie, prendendo poi il proprio zaino e quello della ragazza uscendo dallo spogliatoio. I fischi e le esclamazioni poco pure dei compagni lo accompagnarono lungo tutto il tragitto fin fuori la palestra, dove lo attendeva una Levy persa nel vuoto.

-Andiamo?- le disse facendola sussultare spaventata.

Levy alzò lo sguardo sul ragazzo e gli sorrise annuendo. Notò subito i capelli ancora umidi e le gocce che gli scivolavano lungo il viso. Probabilmente si era vestito in fretta per non farla aspettare.

Ancora una volta si ritrovò incantata a fissare il suo profilo: penetranti rubini erano le sue iridi, sul naso, sopracciglia e mento spiccavano i piercing metallici, le labbra fine sempre piegate in quella linea seria o in un ghigno strafottente, i lunghi capelli umidi ricadevano in due o tre ciocche sul suo viso e ai lati, incorniciandolo. Lo vide soffiarle via ma esse tornarono al proprio posto, senza che però lui ci fece particolarmente caso.

Percorsero il corridoio in silenzio. A scuola non vi era più nessuno, se non i componenti dei club che si apprestavano a tornare a casa. Levy guardò il sole tramontare attraverso le numerose finestre della scuola, ricordando che nella vecchia non riusciva neanche a vedere il cielo, tanto erano messe alte.

La Fairy Tail Accademy aveva molte cose migliori della sua vecchia scuola, a partire dalle aule pulite, le attrezzature funzionanti e i laboratori in ottimo stato. Gli insegnanti non erano vecchie bisbetiche o ragazze appena uscite da scuola, incapaci di spiegare o attirare l’attenzione dei ragazzi sulla lezione, ma persone ben istruite che avevano frequentato dei corsi per poter insegnare. Anche gli studenti non erano poi così male, a parte un gruppetto troppo snob erano tutte persone alla mano. Era riuscita persino a stringere amicizia con la ragazza che aiuta al bar e altre due che frequentavano la classe accanto alla sua.

Sorrise constatando che l’idea di trasferirsi dei suoi genitori era stata tutt’altro che malvagia.

-Perché sorridi, Gamberetto?-

-Ga-Gamberetto?- chiese non sicura di aver sentito bene.

Il ragazzo annuì continuando a guardare davanti a sé.

-A cosa devo questo simpatico soprannome?-

Gajeel ghignò voltandosi finalmente a guardarla.

-Non ti piace? Preferisci essere chiamata Shorty?- le chiese.

Levy gonfiò le guance e lo fissò truce: non voleva essere chiamata in nessun modo! Anche se, alla fine, quei piccoli soprannomi non le dispiacevano così tanto.

-Preferirei essere chiamata con il mio nome.- sentenziò incrociando le braccia al petto.

Gajeel allargò il suo ghigno e Levy potè osservare per bene i canini pronunciati spuntare dalle sue labbra. Sembravano essere naturali e non frutto di qualche allungamento o limatura.

-Perché gamberetto, poi? Capisco “Shorty” ma perché chiamarmi come un crostaceo!?-

Gajeel scoppiò a ridere di gusto di fronte all’indignazione della piccoletta di fianco a lui.

-Il tuo vestito.-

Levy aggrottò le sopracciglia. –Quale vestito?-

-Quello che indossavi a capodanno. Era arancione, come la tua fascetta mentre avevi gli scarponcini rossi. Eri anche seduta vicino a un tavolo con su un piatto di gamberetti ,ti ho visto mangiarne un paio.- le spiegò come se niente fosse, come se non stesse ammettendo di averla studiata quella sera. –L’accostamento mi è venuto automatico, Gamberetto.-

Levy lo fissò sorpresa da quella piccola rivelazione. Lei credeva di essere stata praticamente invisibile, quella sera, in mezzo a vestiti scollati e troppi corti, seduta su un divano al buio a leggere. E invece lui le diceva di averla osservata, facendo caso non solo al suo abbigliamento ma anche a ciò che mangiava.

Si sentì lusingata di aver attirato la sua attenzione, perché nonostante tutte le lunghe gambe scoperte e i seni poco coperti, Gajeel aveva guardato lei.

-Mi hai osservata?- proruppe rompendo il silenzio che si era creato mentre lei rimuginava.

Gajeel si rese conto solo in quell’istante di cosa avesse detto e si diede dell’idiota.

-Forse.- borbottò scendendo gli scalini dell’entrata della scuola e spostando ancora una volta le ciocche lontane dal viso.

Levy rimase imbambola a fissare la sua schiena mentre armeggiava con il catenaccio della moto nera davanti a loro. Battè le palpebre rendendosi conto che anche lei sarebbe dovuta salire lì.

-Ehm…- disse avvicinandosi a lui. –Io non sono mai salita su una moto.-

Gajeel alzò lo sguardo, nascosto dalle ciocche scure che continuavano imperterrite a finirgli sul viso. Non scoppiò a ridere solo perché Levy sembrava già piuttosto imbarazzata di suo. Si limitò quindi a passarle uno dei due caschi che aveva e a ridacchiare nella sua tipica maniera.

-Felice di essere il primo, allora.- sentenziò alzandosi in piedi mentre lei afferrava il casco, senza smettere di guardarlo.

Levy fissò l’oggetto che teneva tra le mani, consapevole di non avere idea di come allacciarlo né se sarebbe stato della sua misura. Probabilmente era troppo grande.

-Non ti mangia mica.- la prese in giro passandosi una mano tra i capelli. Quando la tolse le ciocche ricaddero nuovamente sui suoi occhi. Gajeel sbuffò. –Che palle! Ogni volta che faccio la doccia qui dentro è così.- borbottò tentando di tenere fermi i capelli.

Levy lo osservò per un secondo poi le venne un’idea. Aprì il proprio zaino, che lui aveva lasciato a terra, e tirò fuori un fascetta nera e rossa. Arrossì ricordandosi di averla comprata per lui, il giorno dopo il karaoke, senza sapere se lo avrebbe mai incontrato di nuovo. Gliela mostrò con orgoglio.

-Prova a mettere questa.- gli disse alzandosi in piedi.

Gajeel guardò scettico il pezzo di stoffa che teneva tra le mani.

-E come?- chiese non sapendo da dove iniziare per mettersi quella cosa in testa.

Levy gli sorrise e prese le estremità della fascia. –Abbassati un po’, per favore.-

Gajeel ubbidì, piegandosi in avanti quel tanto che bastava per permetterle di posizionargli la fascetta sulla fronte e annodargliela sulla nuca, nascondendo il nodo tra i capelli.

-Ecco fatto. Ora non dovrebbero più darti fastidio.-

Gajeel utilizzò lo specchietto della moto per ammirare il lavoro della ragazza. Dovette ammettere che quella fascetta non gli stava poi male. Ghignante prese il casco dalle mani di Levy e glielo mise in testa, per poi allacciarglielo sotto il mento stringendo le cinghie.

-Ho ricambiato il favore. Ora sali, si sta facendo buio.- sentenziò montando in sella alla moto.

Levy, rimasta stupita dal piccolo gesto, si affretto a fare come gli era stato detto. Salì a cavalcioni sul mezzo e si attaccò alle maniglie dietro.

Gajeel non fu d’accordo e decise di avvolgere le sue braccia attorno a sé, stupendo di nuovo la ragazza.

-Quei cosi non ti basteranno.- borbottò infilando il casco oscurato.

Casa di Levy distava circa un’ora dalla scuola. Gajeel cercò di far durare il viaggio il più possibile, non senza far prendere qualche piccolo spavento alla ragazza con una curva presa troppo stretta o una brusca accelerata. Gli piaceva sentirla ancorarsi a lui terrorizzata.

Il sole tramontava alla loro sinistra e Levy si godette la vista del cielo tingersi di rosa e arancione. Il viaggio in moto le sembrò non finire mai, stretta al corpo marmoreo di Gajeel con lo sguardo puntato verso il sole morente.

-La Coniglietta tua amica si è trasferita con te?- chiese il ragazzo sovrastando il rumore della moto.

-Coniglietta?-

Gajeel sbuffò. –Sì, dai. La tizia bionda tutta tette con le orecchie da coniglio.- specificò.

-Oh! Lucy! Sì, si è trasferita con me ma è nella classe accanto alla nostra.- gli rispose sporgendosi un poco per vederlo in viso. –Perché?-

-Perché quel coglione di Natsu non fa altro per parlarmene. Gli ho detto che avrei chiesto a te. Come hai detto che si chiama?-

-Lucy. Lucy Heartfillia.-

La conversazione terminò e Gajeel tornò a concentrarsi esclusivamente sulla strada, mentre Levy tentava di non finire sull’asfalto a 80 chilometri orari.

Arrivati a destinazione , Levy fu aiutata da Gajeel a scendere dopo aver rischiato di cadere nel tentativo di farlo da sola. Si tolse il casco e glielo restituì mormorando un “Grazie”.

Il ragazzo spense la moto e tolse il casco, ghignò nella sua direzione e la fissò in attesa.

Levy si ritrovò a guardare i canini appuntiti affascinata, prima o poi avrebbe trovato il coraggio di chiedergli se fossero naturali.

-Beh? Tutto qui? Ti ho accompagnata a casa, mi merito un ringraziamento.- disse il ragazzo continuando a fissarla.

-Ti ho ringraziato.- rispose lei.

-Quello non è un ringraziamento. – disse mettendo il cavalletto alla moto.

Levy seguì i suoi movimenti incantata, non capiva cosa potesse fare per ringraziarlo se non dirgli “Grazie”. Fargli copiare i compiti? Offrirgli il pranzo? Vedere un altro degli allenamenti?

Gajeel pose fine allo scorrere dei suoi pensieri sporgendosi dalla moto e posando un bacio delicato sulle labbra di lei.

-Questo è un ringraziamento.- disse leccandosi le labbra e rinfilando il casco. –Ci vediamo domani, Shorty.- E ripartì, sparendo poco dopo dalla sua vista.

Levy rimase immobile, cercando di metabolizzare quanto successo. Quell’idiota si era preso il suo primo bacio!

Aggrottò le sopracciglia infuriata, poi arrossì come una scema e alla fine sospirò. Tanto se n’era già andato a casa, qualsiasi cosa avesse detto o fatto ormai era troppo tardi.

Entrò in casa meditando vendetta per quel gesto. Tanto erano compagni di classe, gliel’avrebbe fatta pagare.

***

-Hai visto ferraglia? È tutto andato per il meglio! E tu che non ti fidi mai di noi.- disse Gray mettendo un braccio attorno alle spalle di Natsu, che annuiva convinto.

Gajeel sbuffò contrariato da quell’intrusione non richiesta dai due amici. Poggiò il casco sulla scrivania e si sdraiò sul letto, ignorando di due che avevano cominciato a litigare.

Possibile che non poteva avere pace? Perché sua madre gli aveva aperto?

-Gajeel posso giocare con la tua play? E metti anche un po’ di musica.- chiese Natsu accendendo la console senza attendere la risposta dell’amico.

Gray si accomodò alla scrivania, aprendo il portatile e selezionando la cartella di musica presente. La scorse a lungo prima di trovare qualcosa che lo soddisfacesse: un brano dance americano di fine anni ’80.

Natsu storse il naso quando le note delle canzoni riempirono la stanza. –Ehi, testa di ferro! Non ha qualcosa di più moderno? Non siamo nell’età della pietra!-

Gajeel lo ignorò. Sapeva che all’amico quel genere di musica non piacesse, ma non aveva intenzione di cambiare la propria playlist per lui.

La porta della stanza si aprì un po’ e un gatto nero con una cicatrice sull’occhio entrò, saltando agilmente sul grande letto del suo padrone. Gajeel regalò una carezza al micio, che fece le fusa contento.

-Se non ci fossi tu, Lily.- disse sottovoce facendo i grattini all’animale.

-Perché parli con il gatto?- chiese Natsu senza staccare gli occhi dallo schermo.

-Perché è più intelligente di te.- gli rispose Gajeel.

Natsu si imbronciò ma continuò a giocare a GTA senza emettere un suono, si sarebbe sfogato mettendo sotto qualche povero pedone innocente o sparando a raffica in qualche ospedale.

Gajeel prese il telefono dalla tasca e lo sbloccò, fissando in attesa lo sfondo della home. Si chiese se veramente Levy lo avrebbe ricontattato. Abbandonò l’oggetto sul materasso, deciso a non crearsi stupide illusioni: probabilmente dopo aver ascoltato i suoi messaggi lo avrebbe etichettato come stalker. Che alla fine era quello che aveva fatto.

Lo smartphone trillò, segnando l’arrivo di un messaggio. Gajeel si affrettò a inserire la password per leggerlo. Si alzò a sedere di botto a circa metà, poi sorrise impercettibilmente un paio di volte.

-Chi è?- chiese Natsu.

Gajeel alzò lo sguardo e per poco non fece un salto dallo spavento: Natsu e Gray gli si erano avvicinati talmente tanto da poterli baciare entrambi. Che schifo, il solo pensiero lo rivoltava.

-È Levy! Chi vuoi lo faccia sorridere come un ebete!?- sentenziò Gray.-Che ti ha scritto?-

Redfox si affrettò a rispondere al messaggio della ragazza, senza degnare i due di uno sguardo. Lei gli rispose un secondo più tardi e lui ghignò premendo con velocità le lettere sullo schermo.

Dopo una decina di botta e risposta, Gajeel bloccò il telefono sempre sotto lo sguardo curioso dei due amici. Lanciò loro un’occhiataccia e si alzò dalla postazione, spense computer e play station. Poi li spinse entrambi fuori dalla porta di camera sua e poi da quella di casa, ricordandogli che le persone normali avvertono prima di piombare a casa degli altri. Sbattè loro la porta in faccia e tornò in camera propria.

Sbloccò nuovamente il telefono e rilesse l’ultimo messaggio:

Ti ringrazio per il giro in moto. E…per il bacio. E per aver cantato con me al karaoke il 31 a sera.

Potremmo rifarlo, no?”

Sorridendo come un’idiota si lasciò cadere sul letto, il telefono ancora stretto in mano e il cuore che scalpitava.

Kurogane colpisce ancora! Aveva ottenuto un appuntamento con quella ragazza senza fare o dire gran che! Era proprio un ruba cuori.

Decise che le avrebbe fatto fare il giro della città in moto, il giorno in cui sarebbero usciti. Giusto per godersi ancora una volta le sue manine ancorate al suo addome. Non era male come sensazione.

Fischiettando una canzone scritta da lui non molto tempo prima, si ripromise di lasciar cuocere la ragazza nel suo brodo. Senza darle soddisfazione alcuna. Così quando sarebbe stata persa, avrebbe potuto giocare le sue carte di seduzione migliori. Magari quella storia sarebbe durata più di una notte.

Peccato che lui fosse già perso di lei, e non se ne rendeva conto.

Il telefono vibrò ancora e Gajeel si affrettò ad afferrarlo. Era di nuovo Levy!

Ho visto che la nostra scuola organizza un musical e le audizioni iniziano la prossima settimana.”

Il ragazzo non capì il motivo di quel messaggio. La sua scuola organizzava un musical ogni anno, senza eccezione alcuna e, per quanto lui amasse la musica, non era minimamente interessato a farne parte.

Sì, e allora?”

Uhm niente. Volevo partecipare, sarebbe un buon metodo per farsi dei nuovi amici. Non pensi?”

Gajeel storse il naso sulla parola “amici” e gli ritornò in mente la scenetta che Jet e Droy avevano messo in piedi nello spogliatoio quel pomeriggio. Sicuramente non le avrebbe presentato i suoi di amici.

Anche se dopo aver conosciuto Natsu e Gray niente dovrebbe più spaventarla.

Credo di sì. La socializzazione non è il mio forte, Shorty.”

Levy gonfiò le guance indispettita per il simpatico soprannome che si era ritrovata addosso fin dal mattino. Sicuramente non se lo sarebbe più tolto di dosso!

Mi sembra che con i ragazzi della squadra tu vada d’accordo. Quello non è socializzare?

E non chiamarmi Shorty.”

No, quello è “fare in modo da conoscere i tuoi compagni di squadra così da evitare di doverli ammazzare di botte ad ogni singolo errore” . E non è la stessa cosa, SHORTY.”

Lo scrisse in maiuscolo, per enfatizzare il fatto che non avrebbe smesso tanto facilmente di chiamarla in quel modo. Ghignò e abbandonò il telefono sul letto prima di dirigersi in bagno.

Quando tornò in camera trovò ben due messaggi di Levy, di cui uno urlato.

NON CHIAMARMI SHORTY!”

Ad ogni modo, c’è scritto che bisogna partecipare obbligatoriamente in coppie. E io non ho nessuno a cui chiedere :c”

Gajeel se la immaginò che sospirava, seduta sul letto a gambe incrociate, con lo sguardo fisso sul telefono ma perso nel vuoto.

Una strana idea gli bussò alla testa ma la scacciò via con facilità, rispondendo invece alla ragazza.

Perché non chiedi alla Bunny Girl? Oppure a Juvia, visto che ci hai fatto amicizia.”

Come fai a conoscere Juvia?

Ad ogni modo, Lucy è stonata come una campana, peggio di me mentre Juvia è impegnata sia il giorno dei provini che quello dello spettacolo.

Sigh, mi sa che devo abbandonare l’idea ;3;”

L’idea di prima bussò nuovamente alla sua testa, più forte di prima e Gajeel rimase immobile a fissare il telefono come se potesse mettersi a parlare di punto in bianco.

Lily gli passò affianco in quell’istante, sgusciando sotto la sua mano in cerca di coccole. Gajeel lo accontentò fissando ancora il telefono, perso nei propri pensieri.

Il micio non sembrava molto soddisfatto di quella misera carezza, perciò saltò in braccio al ragazzo facendogli le fusa ed invitandolo a fargli qualche grattino in modo decente.

Gajeel iniziò allora a grattargli il mento e tra le orecchie stranamente tonde. Quando il gatto si mise a pancia in su, gli accarezzò il pancino e giocò con le zampe provviste di cuscinetti.

Il pensiero di prima sembrava scartavetrargli il cervello tanto si era fatto insistente. Aggrottò le sopracciglia mentre il fantasma del dolore che l’idea provocava gli pervadeva le ossa del cranio.

Lily fece di nuovo le fusa mentre il suo giovane padrone era immerso nei suoi pensieri, tremendamente indeciso su cosa fare.

Tornò a fissare il telefono, sul quale era ancora ben visibile l’ultimo messaggio di Levy. Gajeel si ritrovò ad immaginarsi il suo viso rattristarsi, mano a mano sempre di più, e la cosa gli trafiggeva il cuore come una lama.

L’idea era ancora lì, a torturargli il cervello e la scatola cranica, quando il telefono vibrò dopo minuti di silenzio. Lily sgusciò via e Gajeel prese il telefono.

Gajeel? Ci sei?”

Sì, scusa. Lily mi è praticamente saltato addosso costringendomi a fargli le coccole.”

Levy battè le palpebre confusa. Che avesse un animale dentro casa?

Lily?” digitò più in fretta che potè.

Il mio gatto.”

Gli occhi di Levy si illuminarono: lei amava gli animali quasi quanto la musica.

Hai un gatto? Oddio posso vederlo? Com’è?”

Neanche il tempo di un secondo che la foto di un micio nero con una cicatrice a forma di mezza luna sull’occhio appallottolato su quello che doveva essere il letto del ragazzo le arrivò trillando.

Tirò un gridolino estasiato di fronte alla bellezza di quell’esserino tutto nero che sembrava invocare attenzioni.

Oh mio dio! È bellissimo! *^*”

Gajeel sogghignò e le scrisse che, magari un giorno, sarebbe potuto venire a casa propria per accarezzare il micio nero. La risposta di Levy fu tra l’imbarazzato e l’estasiato per la possibilità che il ragazzo le stava dando.

Il ghigno però scomparve presto dalle sue labbra, non appena il pensiero martellante dell’audizione del musical gli tornò alla mente. Lo scacciò ancora una volta e mandò un’altra foto di Lily alla ragazza.

Levy gli rispose qualche minuto dopo, dicendo che purtroppo doveva andare a terminare i compiti per il giorno dopo e poi sarebbe andata a letto.

Buona notte, Gajeel. A domani.”

Ok. A domani.”

Non appena lo stato di Levy passò da “online” ad “ultimo accesso alle 23:35”, si lasciò cadere sul letto a quattro di bastoni. Abbandonò il telefono sul materasso e prese in braccio il gatto nero, che soffiò infastidito.

Gajeel gli diede un paio di pacche sulla testa e riprese a fargli i grattini. Si chiese se avesse dovuto dire a Levy del fatto che non aveva impegni per i giorni delle audizioni, proponendole velatamente di farle da partner per l’esibizione.

***

La mattina dopo la trovò già in classe con la testa china su un libro che non sembrava scolastico.

Di solito non arrivava presto a scuola, anzi sforava sempre di qualche minuto il suono della campanella. Quindi il silenzio che regnava nell’aula gli fece uno strano effetto. Nessuno dei loro compagni casinisti era ancora arrivato.

Levy sfogliava le pagine una dopo l’altra, mangiandole con gli occhi in pochi secondi. Tra i capelli la fascetta era rossa ed aveva dei ricami neri. Gajeel si toccò di riflesso la propria, ben salda sulla sua fronte per tenere a bada i capelli ribelli.

La ragazza sembrava non essersi accorta della sua presenza o di quelle degli altri pochi compagni all’interno. Troppo presa da un libro di cui non conosceva il contenuto ma di cui si scoprì geloso.

Le si avvicinò in poche falcate e le tolse il libro da sotto il naso. La ragazza cambiò espressione, aggrottò le sopracciglia ed alzò il viso su di lui.

-Ridammelo.- sentenziò.

-Buongiorno anche a te.- la prese in giro lui.

Levy si alzò dal banco e gli si parò davanti, cercando di riprendersi il libro.

-Gajeel, dai! Ridamelo! Ero ad un punto cruciale!-

Il ragazzo lanciò un’occhiata al mattone che teneva in mano, indeciso se dargli una sbirciata per capire cosa ci trovasse di bello. Spostò lo sguardo sulla ragazza di fronte a sé.

-No, perché distoglierebbe la tua attenzione da quello che voglio dirti.- disse invece aggrottando le sopracciglia.

Levy smise di saltellargli intorno e lo fissò senza capire.

-Cosa devi dirmi?-

Il ragazzo dagli occhi cremisi lanciò una truce occhiata i pochi studenti seduti ai propri posti, facendoli dileguare all’istante fuori dalla stanza.

Levy sembrò non farci caso, continuando a guardarlo stranita.

-Allora?-

-Beh, per quel che riguarda il Musical.-

-Il Musical?- chiese la ragazza.

Gajeel annuì. –Nei giorni di provini non ho allenamento quindi volendo potrei accompagnarti.-

La ragazza si rabbuiò un’istante prima di sospirare.

-Gajeel…- mormorò come se il solo pronunciare la parola le desse dolore. – Lo sai meglio di me come funziona. Non posso presentarmi lì da sola, c’è bisogno di una coppia. E a meno che tu non riesca a trovarmi qualcuno disposto a farmi da partner, non potrò partecipare.-

Il suo tono era di resa, con una punta di sarcasmo che rendeva il tutto più triste di quanto già non fosse.

-Non mi sono spiegato bene. Non ho intenzione di restare a guardare ma voglio partecipare con te.- disse in tono piatto, come la cosa fosse normale.

Levy alzò gli occhioni nocciola su di lui, incatenandoli ai suoi cremisi.

Gajeel vide il suo viso cambiare, passare da triste e rassegnato a felice e speranzoso. Gli si avvicinò di un passo e il ragazzo fu tentato di farne uno indietro.

-Dici davvero? Parteciperai davvero al Musical con me?- esclamò la ragazza sempre più in visibilio.

L’altro scrollò le spalle dissimulando la felicità nel vedere il suo viso illuminarsi.

-Tanto non ho niente di meglio da fare…-

Levy gli si lanciò addosso con un gridolino estasiato e Gajeel dovette lasciar cadere il libro a terra per prenderla. La ragazza fu così audace da scioccargli un sonoro bacio sulle labbra. Durò un secondo, abbastanza da farlo arrossire.

Il ragazzo sogghignò quando Levy, resasi conto del gesto inconsulto per due semplici compagni di classe, arrossì peggio di lui borbottando scuse in varie lingue differenti.

-Lo considero come un ringraziamento anticipato, Shorty.- le disse cercando di scorgere il suo viso dietro le mani che ci teneva sopra.

Gajeel si chinò per raccogliere il libro da terra e glielo porse, costringendola a togliere le mani dal viso in fiamme. Le scompigliò i capelli e si avviò fuori dalla classe quando ormai il frastuono oltre la porta si era fatto prorompente.

-Vieni a casa mia, oggi. Quindi non azzardare a svignartela con Bunny Girl o Juvia.- le disse ormai sulla porta della classe.

Quando Gajeel sparì oltre, Levy si lasciò scivolare a terra con il libro sulla faccia nel vano tentativo di nascondere l’imbarazzo. Dannazione era proprio cotta!



Angolo Autrice:

Sono passati MESI dall'ultima mia pubblicazione. Questo capitolo era pronto da molto tempo solo che tra una cosa e un'altra mi sono dimenticata di pubblicare (?)
Chiedo venia, minna.
Alla prossima.

 


 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: angelo_nero