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Autore: Briseide12    13/12/2016    2 recensioni
Come finisce una storia in chat ? Cosa spinge una ragazza/o ad iscriversi in un sito d'incontri? Ecco la mia storia, tratta dalla mia vita, affrontata con la comicità che ci vuole..
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ritornata a casa , mi preparai per dormire e mi ritrovai come spesso capita a riflettere sulla serata e nel mentre, non riuscivo a liberarmi di quell’odore insopportabile. Mi rigirai ripetutamente nelle coperte del mio letto e mentre mi comparivano vorticose le immagini di quell’appuntamento, capii una cosa…..la fonte di quell’odore fastidioso ero io.
Mi ricordai con enorme vergogna che avevo fatto la tintura ai capelli due giorni prima e dato che i miei capelli hanno l’abilità di assorbire qualsiasi odore sia buono che cattivo, si erano impregnati dell’odore di tintura.
Nonostante questa scoperta non indifferente mi resi conto che non avevo comunque voglia di rivederlo e dato che la chiarezza è essenziale nella vita, glielo dissi.
Lui mi mandò diversi messaggi vocali strazianti che mi fecero sentire una terribile persona e in più dopo essermi scusata e cercato di limitare i danni, disse la frase che non avrei potuto evitare neanche con una mossa alla matrix ovvero “Rimaniamo almeno amici non voglio rinunciare almeno a sentirti in chat, fingiamo che non ci siamo mai visti…ti prego”.
 
Bene , così fecimo. Non era il conversare, ma il modo in cui ogni cosa che accadeva voleva essere condivisa con il proprio “amico” in chat, che mi spinsero piano piano a modificare i ricordi della serata passata con lui, fino a smussare e rendere perfino amabili i piccoli i gesti che avevo considerato prima insopportabili.
D era abile con le parole e sapeva bene come utilizzarle una delle tante sere in cui ci scambiavamo messaggi, aveva avuto l’idea di comunicare con me anche tramite Skype fingendo di essere un alter ego (ovvero un anti se stesso) ed io come un’idiota mi divertivo.
 
Sfruttando l’immagine dell’alter ego che aveva creato mi aveva piano piano coinvolta nella sua rete, tanto che cominciai a guardare le sue foto e lo vedevo bello…stavo incominciando a idealizzarlo.
D era anche molto attento ai miei cambiamenti, nel tono della voce o semplicemente nel modo di scrivere e sapeva quando ero triste o semplicemente annoiata, allora faceva in modo di mandarmi qualcosa di carino ad esempio un fotomontaggio di noi due al posto dei personaggi di Katniss e Peeta, nel quale diceva di vedere noi due ,o una poesia dedicata a me.

Questi gesti carini insieme ad una vera e propria dichiarazione d’amore mi fecero ricapitolare e decisi a distanza di un mese dal primo appuntamento di accettare di rivederlo. Oltretutto pensai che l’odore, l’unica pecca che la mia mente piena di nuvolette rosa ricordava, risultava essere colpa mia.
 
Decisimo di incontrarci di giorno, in un parco. Era domenica mattina ed il giorno dopo avrei dovuto affrontare un esame all’università, ero un po’ nervosa. Questa volta sapeva dove abitavo e insistette di volermi prendere sotto casa, lo vidi da lontano e non lo vedevo più né basso né brutto (ero drogata? No,peggio……ero innamorata). Mi venne incontro con una rosa rossa, cosa inusuale per me e trovai quel gesto molto romantico. Mi diede la rosa si avvicinò e mi salutò con il tipico scontro mascellare che si usa tra amici (apprezzai anche questo), dopo questa lunga serie infinita di apprezzamenti mentali, D parlò e rovinò in parte la mia idealizzazione mentale; elencò le incredibili gesta che gli avevano permesso di comprare quella rosa , disse che si era dovuto addirittura allontanare da sua madre dicendo che aveva delle commissioni da fare ed invece era per prendere quella straordinaria rosa a me.
 
Avevo apprezzato tanto il gesto e glielo avevo anche comunicato regalandoli un bacio sulla guancia anche se non amo le rose rosse, ma l’aggiunta della descrizione dell’impresa la trovai eccessiva…cioè era pur sempre una sola rosa e lui era un mio coetaneo, un universitario non un ragazzino delle medie.
Ci fu un secondo in cui la mia mente comprese che era esagerato, ma poi quella droga che si chiama amore agiì e ritornai a nuvolette rosa.
Salii in macchina con lui ed in meno di 5 minuti ci ritrovammo al parco, D era nervoso in un modo che credo solo Bruce prima di trasformarsi in Hulk poteva essere, ma pensai che d’altronde fosse normale dato che voleva conquistare una ragazza che all’inizio lo aveva rifiutato.
 
   
 
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