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Autore: Male_na    13/12/2016    1 recensioni
Persa come in un buio corridoio di ingresso che si carica delle mille sfumature dei miei pensieri, persa come in una sala dalle innumerevoli colonne di cristallo
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Non sei più tu…

-Sono lei, mi ha messo la sua maschera come un burattinaio divertito e mi costringe a vagare assente nei luoghi che prima erano miei, mi fa correre lungo i corridoi delle miei paure spalancando le porte.

- Lei? Che scusa è mai questa…

-Non conosce scuse, orari e luoghi, conosce solo la mia testa e il mio corpo.
mente e fisico si tramutano nel suo tempio decadente e cupo e la vedo. La vedo intenta nella sua preghiera fatta di pentimenti, paure e parole non dette, di folli utopie macabre che vedono me come unica protagonista, di paranoie immonde che disegnano fantasiosi alberi piangenti.

- Esageri

- Esagero quando dico che non esiste. Quando nella notte mi sveglio al tintinnio della sua sveglia che è il crepitare delle mie ossa e mi ritrovo sola.
Cerco di convincermi che è solo un’altra notte, solo un’altra giornata, settimana, solo un’altra vita intera. Mi cullo nel ticchettio delle lancette ripetendo il mantra: lei non esiste! Smettila di pensarci!
Ma la mente corre anche se io sto ferma, anche se sono altrove il mio pensiero è lì accanto a lei ed ai suoi giocattoli.

-Dovresti pensare a studiare e basta…

-Le mie mille parole d’inchiostro nero non sono bastate a zittirla, non basta il crepitio grigio della matita sul foglio, non bastano i colori con cui cerco di mascherarla. Lei è sotto ogni riga a ricordarmi tutto quello che io stessa ho sempre pensato, mi ricorda che il mio incubo sono io. Posso scappare in qualunque piazza, tra le statue immobili di un paesaggio metafisico ma lei è lì ferma nell’ombra di quegli archi così armonici; posso correre sui piani di un grattacielo e vederla tra le finestre che segue il mio passo agganciata alle decorazioni esterne; posso scappare su infiniti ponti d’acciaio che si sgretolano al suo passo e diventano la mia gabbia.
Mi ritrovo in balia di me stessa a vagare in un paesaggio lineare fatto di case dai muri lisci senza nomi progettate da lei che riprende le linee da ciò che leggo, vago immersa in viali monumentali e stanze ariose dalle altezze enormi, persa, mi affaccio da quei mille balconi e vedo ora acqua ora paesaggi, ora il vuoto. Smarrita come in un buio corridoio di ingresso che si carica delle mille sfumature dei miei pensieri, disorientata come in una sala dalle innumerevoli colonne di cristallo e dai loro mille riflessi cangianti ed elusivi, come in un monumentale corridoio colonnato senza fine e in quella grandezza persa e insicura. Timorosa di essere così piccola rispetto a lei che innalza la sua cattedrale di guglie tetre, templi monumentali di colonne lisce e squadrate che mi accolgono, infine, nel cuore della città e lei, statuaria, si erge su di un lago di limpide lacrime sospesa sui flutti di oniriche visioni paranoiche.

Lei, Ansia, regina della città. Io, la città. Il mio tormento.

   
 
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