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Autore: ThorinOakenshield    15/12/2016    4 recensioni
Lei: un'artista ambulante che sogna di diventare una giullare di corte.
Lui: un re in esilio in viaggio per affari importanti.
E se le loro strade si incrociassero?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ehi raga! =D Prima di cominciare volevo farvi vedere una cosa…
Ho provato a creare Ida (molto a grandi linee) con dei giochini online… che ve ne pare? ^^




 

E fu così che il prode cavaliere rincontrò la fanciulla in difficoltà

Ida entrò nella Tana del Drago fischiettando, ci mancava poco che si mettesse pure a ballare.
Garric, il proprietario della taverna, e sua figlia adottiva Gwendolyn, si guardarono con aria interrogativa.
La folletta appese il mantello e il cappello, dopodiché saltò evitando i tre-quattro scalini che c’erano all’ingresso, e rivolse ai suoi due amici un largo sorriso. “Bene! Sono pronta!” disse allegramente, battendo le mani.
L’uomo e la bambina si guardarono un’altra volta con aria perplessa. Conoscevano quella folletta da appena due giorni, e avevano capito che era un po’ particolare e aveva dei modi di fare piuttosto teatrali, ma quel giorno aveva una strana luce negli occhi, una luce che il giorno precedente non aveva, nonostante fosse stata felice per i suoi guadagni. La tipica luce di chi è…
“Ti sei innamorata, per caso?” le chiese Gwendolyn, ridacchiando.
A quelle parole, Ida si ricompose immediatamente. “Ma che stai dicendo?!” sbottò. “Oggi è una bellissima giornata e sono felice, tutto qui.”
Garric la guardò incredulo, inarcando un sopracciglio, ma decise di lasciare perdere.
Ida sbatté nuovamente i palmi delle mani gli uni contro gli altri, e sul suo volto si delineò un altro sorriso che le andava dall’una all’altra delle lunghe orecchie appuntite. “Allora, cosa volete che faccia? Vado a lavare i tavoli? I piatti? Oppure invento una nuova canzone per intrattenere il pubblico questa sera?”
Gwendolyn a Garric si guardarono nuovamente, dopodiché quest’ultimo disse: “Intanto potresti aiutarci a pulire un po’ la taverna.”
“Con molto piacere!” esclamò la folletta facendo un energico salto. Aveva parlato con un tono talmente alto, e ci aveva messo così poco tempo per rispondere, che sia l’uomo che la bambina avevano preso un colpo.
Poco dopo Ida si mise a spazzare i pavimenti con la scopa, canticchiando una canzone d’amore, una canzone che narrava di una dama innamorata in attesa del suo cavaliere.
I due locandieri conoscevano Ida da soli due giorni, ma avevano avuto modo di capire che non era una persona con la testa fra le nuvole, anzi, aveva i piedi ben piantati a terra. Così come sapevano che le canzoni d’amore non le piacevano, preferiva di gran lunga storie che narravano di draghi e di guerre, ma spesso si cimentava in ballate amorose per soddisfare i gusti del pubblico. Alla gente piacevano quelle cose.
Era successo qualcosa, o meglio, aveva conosciuto qualcuno di speciale. Questo era poco ma sicuro.
 
                                              ***
 
Perché diavolo mi sono offerta di dare una mano a Garric? Maledetta me che non sto mai zitta! Pensò stizzita la giovane folletta, portando l’ennesimo piattone in direzione di un tavolo. Immaginava che sarebbe stato faticoso, ma non così tanto. Inoltre, come se non bastasse, quegli ingrati non le riservavano nemmeno un grazie, la trattavano con una freddezza e un’indifferenza disarmanti, probabilmente perché era un essere magico, e gli umani si erano sempre sentiti superiori a loro.
In ogni caso, Ida si sentiva che prima o poi avrebbe insultato qualcuno. Era stata buona e zitta per troppo tempo, rispetto al solito, prima o poi sarebbe scoppiata.
Appoggiò pesantemente il piatto sul tavolo, in un modo talmente brusco che i clienti sobbalzarono.
La folletta non riservò loro nessun sorriso e nessuna parola, si limitò ad allontanarsi, scostandosi dal viso alcuni dei tanti ricci castani che l’erano finiti davanti agli occhi. Fatto ciò, si sedette su una delle poche sedie libere e riprese fiato.
“Gwendolyn, porta questo vassoio al nano seduto lì in fondo.”
Nano?! Pensò Ida ritrovando la vitalità, per poco non aveva fatto un salto sulla sedia. Si guardò intorno, alla ricerca della bambina, e la vide dirigersi verso un tavolo isolato, al quale sedeva…
La folletta scattò in piedi. La stanchezza era magicamente sparita. In men che non si dica, raggiunse la bambina e le prese il vassoio dalle mani.
Gwendolyn la guardò con un punto interrogativo.
“Tesoro, ti vedevo in difficoltà, lo porto io” le disse Ida con un sorriso.
La giovane locandiera sbatté le palpebre, sempre più perplessa: in quei due giorni, la folletta non si era mai dimostrata così premurosa e altruista. Ma non indagò, piuttosto disse, allungando timidamente le mani verso il vassoio: “Ma no, tranquilla, ce la faccio.”
Ida lo spostò ruvidamente, e Gwendolyn fece istintivamente un passo indietro, mettendo le mani avanti. “Ho detto che lo porto io!” sbottò innervosita, dopodiché si diresse verso Thorin Scudodiquercia, lasciando la bambina ferma a osservarla, interdetta.
 
“Buonasera!”
Il nano, in quel momento, stava accendendo la pipa, ma quella voce squillante e famigliare lo distrasse dalla sua occupazione, così alzò lo sguardo e rimase non poco sorpreso, nel ritrovarsi davanti la folletta di prima.
Ida stava sorridendo a trentadue denti, tenendo il vassoio in mano, completamente dimentica del mondo circostante.
Anche Thorin sembrava immensamente felice di rivederla, dal momento che non perse tempo per ricambiare il sorriso. “Ma guarda un po’ chi si rivede.” Mise via la pipa e tenne gli occhi incollati sulla folletta, facendola arrossire. “Non sapevo che faceste anche la locandiera.”
“In realtà sono soltanto un’artista ambulante, non faccio la locandiera, semplicemente ho deciso di dare una mano ai miei due amici che lavorano qui, quando serve, in modo da guadagnare ancora qualcosina.”
“Siete una giovane in gamba” si complimentò il nano, facendola sorridere e diventare rossa contemporaneamente.
Dopo un paio di secondi, Ida si ricordò il motivo per il quale si era avvicinata a quel tavolo: doveva servire il cliente. Così posò il montone e la birra dinanzi al nano, dopodiché fu pronta per congedarsi e andare a servire altre persone, ma, prima che potesse allontanarsi, Thorin la fermò dolcemente, toccandole il braccio.
Inutile dire che quel contatto la fece avvampare.
Scudodiquercia si fece più vicino a lei, come per rivelarle un segreto.
Ida si accostò a lui, e questi le sussurrò all’orecchio: “Quando tutti se ne saranno andati, torna al mio tavolo, voglio che canti una canzone per me.”
Le orecchie della folletta le andarono in fiamme, mentre il suo cuore si mise a battere talmente forte che pareva un cavallo al galoppo. Quando guardò Thorin, notò che le stava sorridendo ancora.
Non poté fare a meno di sorridere anche lei. Emozionata, sperò che tutti quei clienti se ne andassero presto.
 
La locanda si era svuotata fin troppo lentamente, per i gusti di Ida. In compenso, l’aver rivisto il nano l’aveva messa decisamente di ottimo umore, così aveva sorriso di più, era stata cordiale e nessuno si era lamentato con Garric dei suoi brutti modi.
Quando finalmente tutti i clienti se ne furono andati, la folletta andò a recuperare il suo liuto, sempre con quel sorriso largo e brillante stampato in faccia. Credo che non ci sia bisogno di specificare che era emozionata oltre ogni dire, probabilmente i miei lettori possono ben immaginarlo.
Thorin Scudodiquercia, come promesso, non si era mosso dal suo tavolo, e aspettava, fermo e paziente, che Ida si sistemasse accanto a lui e gli cantasse la tanto agognata canzone.
La folletta si sedette su uno sgabello vicino al nano. Dopodiché fu pronta per iniziare la canzone. Stuzzicò lentamente le corde dello strumento, provocando suoni dolci e rilassanti.
Decise di cantargli una canzone d’amore, una canzone che narrava di una giovane fanciulla che attendeva impaziente il suo principe azzurro.
 
Un giorno qui verrà
Il cavalier d’amor
Per la vita con sé mi terrà
E contenti e felici sarem
Le rose fiorirann
Sul suo cammino allor
E i suoi baci sveglieran nel fondo del mio cuor
Il mio sogno d’or

 
Per tutta la durata della canzone, Ida Korrigan aveva tenuto gli occhi incollati a Thorin. Quest’ultimo la stava osservando affascinato, mentre un mezzo sorriso gli increspava le labbra, conferendogli un’aria un po’ malandrina.
La voce di Ida non era particolarmente dolce, era più particolare. In ogni caso era intonata, non c’era da stupirsi se le persone si fermavano ad ascoltarla con piacere.
Thorin si sentì stregato dal suo canto, come un marinaio in balia delle sirene e della loro voce impeccabile.
Quando ebbe finito, Ida guardò il nano con aspettativa, sperando in una serie di complimenti che, ne era certa, le avrebbero fatto diventare le gote talmente rosse da farla somigliare a un papavero.
“Hai una voce meravigliosa” le disse il nano, facendola sorridere come un’ebete. “Ora, se permetti, per ripagarti di questa delizia vorrei anch’io cantare una canzone per te.”
La folletta si stupì: non si aspettava che quel nano sapesse cantare. Ma rimase ancor più stupita quando questi rivelò una bellissima arpa d’oro, che fino a quel momento era rimasta celata da un panno verde.
Ida credeva che le mani di Thorin fossero state fatte solo per brandire una spada, non certo per suonare uno strumento.
In ogni caso, la sinfonia che si sprigionò dalle corde dell’arpa, fu magnifica, talmente magnifica che Ida si incantò, così come si incantarono Garric e Gwendolyn in cima alle scale.
Se il suono prodotto dall’arpa era incantevole, la voce di Thorin Scudodiquercia era superlativa.
 
Le fanciulle fiore nel viaggio vedrai
in un grande sogno antico
la tua nuova vita solitario ti sospingerà
e un dubbio ti conquisterà.
L’incantata età straniera di lei
non è gloria o vento ma dolce realtà
dentro l’erba alta al fiume
le tue armi al sole e alla rugiada hai regalato ormai
sacro non diventerai
qui si ferma il tuo cammino.
 
La voce del nano era profonda, virile, ma allo stesso tempo dolce. Ida, che solitamente era un pezzo di ghiaccio, si era commossa ascoltandola.
Finita la canzone, il nano e la folletta rimasero per un po’ a guardarsi, beandosi l’uno della presenza dell’altra.
Thorin aveva fatto nascere in lei un fuoco, mentre Ida l’aveva tutto scombussolato, infatti stava compiendo uno sforzo madornale per non stringerla a sé e baciarla come se non ci fosse stato un domani.
Ma purtroppo un domani c’era, e Thorin non poteva permettersi di intrattenersi con una fanciulla o, peggio ancora, di innamorarsi. Aveva una missione importante da compiere e si era trattenuto fin troppo.
Così, il giorno seguente il nano dovette partire, lasciando un’altra volta un vuoto nel cuore di Ida, un vuoto che divenne incolmabile quando, un anno dopo, la folletta venne messa al corrente della sua dipartita.
Non poté più neanche sperare di rivedere quel bel nano dagli occhi azzurri che l’aveva fatta sospirare come quelle ragazzine che si divertiva tanto a prendere in giro.
Lui non sarebbe più tornato e, l’amore che sarebbe potuto sbocciare tra loro due, sarebbe rimasto solo un sogno, un sogno di cui avrebbe parlato nelle sue canzoni.
 
L’Antro di Lucri:
 
Allora, come al solito ci tenevo a precisare che le canzoni non le ho inventate io e sono, rispettivamente, Un giorno il mio principe verrà, di Biancaneve, e Parsifal, dei Pooh.
Vi è piaciuta la storia? E della mia Ida, che ve ne pare? ^^ Fatemelo pure sapere, se vi va =)).
Un bacione e grazie! <3
 
Lucri

 
 

   
 
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