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Autore: Jessica24    16/12/2016    0 recensioni
Dal testo: [...] Da solo, senza la compagnia di Lola al proprio fianco. Senza più il suo calore, il suo affetto, il suo amore.
Come sarebbe potuto andare avanti, senza il proprio gioiello raro?
Senza colei che aveva sposato e a cui aveva detto che era l'unica donna che desiderasse, l'unica che avrebbe mai amato da quel momento in avanti?
Genere: Angst, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lola
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Monologo "What it's power without love?"


Fuori pioveva. 
Poteva sentire il rumore prodotto dalle gocce di pioggia sul davanzale esterno della finestra ed anche vedere i rivoli di pioggia scorrere lungo il vetro, quasi simili a lacrime. 
Se fosse stato un tipo più poetico avrebbe pensato che persino il cielo stava piangendo insieme a lui, per l'abbandono di quella donna meravigliosa. Del suo gioiello raro.
Quasi come le stesse lacrime che, qualche ora prima, Stephane aveva avvertito scorrere lungo le proprie guance e in mezzo alla lieve barba, che aveva da poco iniziato a crescere. Era una cosa che si permetteva di fare unicamente quando era da solo, come in quel momento. 
Davanti agli altri, invece, continuava a comportarsi come al solito, indossando una maschera di impassibilità e di sarcasmo. Esattamente come aveva fatto anche in passato. Tranne con chi sapeva quali erano i suoi punti deboli ed era perfettamente in grado di sfruttarli, incrinando quella maschera.
Proprio come stava facendo colei che - con le sue menzogne e le "voci di corridoio" che aveva messo in giro per il castello - era riuscita a far terminare il suo matrimonio; a fare in modo che la fiducia che Lola aveva nei suoi confronti venisse distrutta in mille pezzi, senza che lui potesse fare nulla per fermarla o fare in modo che tornasse a credergli. 
Sua moglie non aveva voluto sentire nessun tipo di scusa, nessuna ragione. 
Il giorno dopo era andata via, dirigendosi verso l'Inghilterra con la prima nave che Mary aveva trovato per lei. 
Stephane non sapeva davvero con chi essere più infuriato: se con la sua giovane consorte, che aveva rinunciato a lui e a ciò che erano insieme così in fretta, oppure con l'altra. Con la donna che era l'artefice della distruzione della sua felicità. 
Alla fine non si smentiva mai, dimostrando realmente di essere una vipera: "Madame la Serpente". Cosa gli aveva detto qualche ora prima, dopo aver nominato Lola in sua presenza...?
Ah, sì: aveva detto di non essere sua moglie. Se doveva essere sincero Stephane ringraziava il cielo per quello. 
Di certo non avrebbe mai sopportato di avere al proprio fianco una moglie di quello stampo, come gli aveva dimostrato quando aveva fatto uccidere il suo amato cavallo e glielo aveva servito a sua insaputa. 
In quel momento, mentre i fumi dell'alcool - del vino che aveva bevuto qualche ora prima, durante la cena, per cadere nell'incoscienza e nell'oblio, in modo che la sofferenza che provava non si acuisse troppo - iniziavano a svanire, Narcisse si chiese come avesse fatto Henry a sopportarla durante tutti quegli anni. 
Per poi arrivare alla propria soluzione: il loro matrimonio era stato unicamente di interesse e, alla fine, lui aveva cercato la compagnia di altre donne. In particolar modo quella della sua amante ufficiale, la madre di Bash. 
Allontanando quei pensieri - decisamente irrilevanti in quel momento - dalla propria mente, Stephane cercò di ricordare quanto tempo fosse trascorso dalla partenza - sebbene definirla fuga sarebbe stato decisamente più appropriato - di Lola dalla Francia.
Tre giorni.
Ed ancora, nonostante l'agonia che provava perché i ricordi felici insieme a lei avevano assunto una sfumatura agrodolce, aveva la speranza di poterla rivedere. Di poterla riconquistare. 
La conosceva abbastanza bene da sapere che delle scuse non sarebbero servite. Al contrario, avrebbero probabilmente aumentato la rabbia che provava - per quanto ingiustamente ed infondata fosse - nei suoi confronti. 
Quindi... cosa avrebbe potuto fare?, si domandò, mentre si alzava dal letto cercando di evitare di avere qualche altro capogiro. Probabilmente avrebbe dovuto smetterla di ubriacarsi tanto, ma era l'unica cosa in grado di placare la sofferenza. 
Non gli ci volle molto per prendere la propria decisione: qualche minuto più tardi si sedette alla propria scrivania, prendendo un foglio intonso ed accendendo una candela per riuscire ad avere abbastanza luce, prima di intingere la penna d'oca nel calamaio pieno di inchiostro e raccogliere le idee. 
Tutto ciò che gli sarebbe servito per scriverle la prima lettera che intendeva mandarle. Era abbastanza sobrio, infine, da sapere da quale momento iniziare e fu lieto che la sua mano destra non tremasse, mentre iniziava a scrivere: la sua calligrafia era elegante come sempre.
"Lola, spero che questa lettera - la prima di una lunga serie - arrivi fino a te, fino al luogo in cui hai deciso di andare per allontanarti da me. 
E spero anche che tu la apra e la legga, nonostante gli ultimi avvenimenti che ci hanno coinvolti. 
Ricordi la prima volta che ci siamo incontrati? 
È stato nell'accampamento che Lord Condè aveva stabilito nella foresta ed attraverso il quale io mi sono ritrovato a passare in quel momento. 
Persino allora, sebbene fosse la prima volta che i miei occhi si fossero posati sulla tua figura ed io non ti conoscessi ancora così bene come ti conosco ora... beh, persino allora sei riuscita a colpirmi. Ed ho provato, per la primissima volta, il desiderio di proteggerti. 
È stata questa la ragione che mi ha spinto a fermarti, impedendoti di avvicinarti troppo ad Estelle, che in quel momento era rinchiusa in una gabbia perché io stesso temevo che avesse contratto la peste, sebbene non fosse ancora morta.
"Non avvicinatevi, mia signora, o non potrete allattare il vostro bambino", così ti dissi. 
Ancora oggi non so bene per quale motivo usai proprio quelle parole o come sapessi già che tu avessi un figlio: è stato come una sorta di istinto, poiché avevi la stessa luce - se così può essere definita - che aveva anche la mia seconda moglie, dopo aver messo al mondo Edoard. 
Ma non voglio tediarti oltre con questo racconto e, inoltre, non sono ancora del tutto sicuro che tu leggerai questa mia prima missiva. 
Sappi solo questo...
Mi manchi. Ti amo."
Stephane sospirò, aspettando che l'inchiostro si asciugasse e poi chiudendo la lettera, ponendo sopra la busta il proprio sigillo e sperando - poiché la speranza era l'ultima cosa che gli restava - che un giorno Lola avrebbe deciso di aprire quella e le altre lettere che le avrebbe mandato.
Di aprirle e di leggerle, ovviamente, pensò, prima di iniziare a vestirsi; non appena l'alba arrivò chiamò uno dei propri uomini e gli consegnò la missiva, in modo che potesse portarla in Inghilterra e consegnarla a colei a cui era destinata.
  
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