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Autore: Kokky    22/05/2009    1 recensioni
[Spoiler su Adam e Sarah!]
Sarah fece un gesto stizzosamente, sbattendo le dita sul tavolo levigato. “Adam!”, sbottò. La sua voce non era forte, ma sapeva che lui l’avrebbe sentita come un urlo – un grido che scendeva dentro il suo corpo fino al cuore, e lo attanagliava.
“Ecco… Sarah, io penso che sia stato uno sbaglio”, sussurrò Adam flebilmente. Le sue parole erano macigni.
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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I dream about that day
But it’s impossible

 

Adam e Sarah

 

 

 

Sedevano al solito posto, l’uno di fronte all’altro.

Lui guardava fuori dalla finestra del locale, con gli occhi chiari fissi sul verde degli alberi, e lei guardava lui, grattando con l’indice il legno del tavolo.

Il silenzio assoluto aleggiava su loro due, anche se all’interno del bar c’era il solito cicaleccio: persone che chiacchieravano, la musica del jukebox che suonava, il vociare simpatico del padrone che narrava la sua storia. Si poteva notare in lui un’incertezza e in lei una decisione, ed esse accompagnavano quell’assenza di suoni.

“Adam, io…”, proruppe allora lei, spezzando l’incantesimo spesso che era calato fra loro, una ragnatela appiccicosa per i due, piccoli insetti.

Lui non sillabò nulla, rimase a guardare fuori, con le labbra strette in un’indifferenza ostentata.

Sarah fece un gesto stizzosamente, sbattendo le dita sul tavolo levigato. “Adam!”, sbottò. La sua voce non era forte, ma sapeva che lui l’avrebbe sentita come un urlo – un grido che scendeva dentro il suo corpo fino al cuore, e lo attanagliava.

“Ecco… Sarah, io penso che sia stato uno sbaglio”, sussurrò Adam flebilmente. Le sue parole erano macigni.

Lei sbuffò, chiudendo gli occhi verdi, e incrociò le braccia sotto il seno. Poi lo guardò, nuovamente, scavando sempre più a fondo dentro di lui. “Non può essere vero, Adam”.

Lui, finalmente, si voltò verso di lei, con le sopracciglia piegate in una smorfia di costernazione. Mosse incerto le labbra, facendo un sorriso dolce e stentato. “Io, Sarah… quel bacio non ha significato niente”, mormorò a malincuore.

Non avrebbero retto.

Lei tremò e posò le mani sul tavolo, cercando di prendere le sue – inafferrabili – e di toccarlo veramente.

“Smettila di mentire. Lo sento, quando dici bugie”, sillabò Sarah, pur avendo paura di aver semplicemente sbagliato.

“Te l’ho già detto due volte”, ribadì lui, sfuggendo ai suoi occhi verdi.

No, lui non avrebbe retto lo sconforto di perdere la sua vita, non sarebbe riuscito a sorreggerla nella sua voglia di primeggiare, né nei suoi sbalzi d’umore – lei che era bella ed irraggiungibile, lei che eccelleva per piacere – e alla fine sarebbe andato tutto in polvere. Sarebbero stati cenere brillante di fuoco.

“O-ok…”, sillabò lei, graffiando il tavolo con le unghie e abbassando lo sguardo.

E allora lui la osservò, seguì con gli occhi il suo profilo, i capelli scuri e ricci, il suo corpo che si muoveva respirando. Poi, rigorosamente, scostò il volto e fissò le proprie mani.

“Però per me ha significato qualcosa, davvero”, disse Sarah con decisione, alzandosi da quel loro rifugio e andandosene via.

Adam non la guardò neanche un istante, cercando di scacciarla dalla sua mente, ma il suo cuore irrazionalmente doleva. Avrebbe voluto rincorrerla e abbracciarla, eppure la lasciò andare. Non desiderava finire in pezzi e con questo distruggere la sua vita fatta di piccoli piaceri quotidiani.

 

Si alzò dal suo sedile, osservando di sfuggita l’iscrizione che avevano inciso lui e Sarah, e andò al jukebox. Il padrone del locale lo osservava incuriosito: aveva visto tutta la scena di pochi minuti prima, quasi fosse una soap opera, e adesso si aspettava qualcosa.

Adam premette il tasto D e il 4, il CD iniziò a suonare e la dolce melodia si espanse nel bar. Le parole sfuggivano via e le note carezzavano morbidamente la pelle, ma non era lo stesso.

Qualcosa si era incrinato fra loro e dentro di lui.

Sarah, orgogliosa com’era, non avrebbe mai scordato che lui non aveva accettato quel bacio, che lo aveva negato con tutte le sue misere forze. Per lei era come se Adam l’avesse rifiutata, e per sempre.

She could be you non era più la stessa canzone: adesso mostrava solo malinconica tristezza.

 

Quella notte Adam si coricò presto, cercando di dimenticare senza riuscirci.

Ricordava il suo sorriso allegro, privo del solito tono sprezzante, e i suoi occhi che brillavano – per la luce che gli donava quell’attimo di loro due –, ricordava il profumo dolce che emanava e il tocco delle sue dita.

Adam si rigirò nel letto, chiudendo gli occhi come se un incubo l’ossessionasse.

Eppure era un sogno, il più bel sogno che rivelava i suoi profondi desideri.

“Ormai l’ho lasciata andare”, si convinse Adam, serrando le palpebre.

Anche se, nel buio della sua stanza, l’essenza di Sarah aleggiava profumata, e lo abbracciava con sentimento.

Non lo avrebbe mai perdonato, pur amandolo. E lui non si sarebbe mai perdonato, amandola ma non essendo abbastanza forte.

 

 

E poi, il tempo passò. Sarah morì nella follia che la sua vanità donava con sé, una croce e una delizia per quella farfalla scura – e le farfalle vivevano solo pochi giorni, splendendo –, e la sua perdita si portò via una parte di Adam.

Adam non riusciva ancora a perdonarsi per quello che aveva fatto. Probabilmente non avrebbe mai smesso di incolparsi per il degenerare di Sarah.

Eppure alle volte sentiva ancora la sua presenza accanto alla propria, immaginava il suo viso, il suo corpo stringerlo caldamente. Sentiva quell’elettricità che aveva provato e non aveva mai pronunciato.

Si ripeteva che sbagliava, che quello era un sogno. Almeno fino a che non scoprì della falsa morte di Sarah.

Il suo corpo stava già perdendo vitalità, lo percepiva, però quella notizia lo risollevò almeno un po’.

Sognò di poterle chiedere perdono, finalmente.

 

Sognò il loro bacio: era primavera e l’aria scostava i capelli di Sarah.

Lui e lei si guardavano di nascosto, cercandosi con lo sguardo, e i loro corpi dai vestiti leggeri si sfioravano. La cascata sotto di loro scrosciava, mentre la vita del bosco si tendeva verso il sole.

“Adam…”, mormorò lei.

“Dimmi”, esitò lui, voltandosi ad osservarla. Sarah gli sorrise e gli carezzò il viso, mentre i suoi occhi verde chiaro lo scrutavano attenti.

Adam rimase senza fiato, il cuore cominciò a battere velocemente – era la musica del mondo, quella, e dell’amore che muoveva gli animi – e le guance gli si arrossarono. Sorrise di rimando.

Poi si chinò su di lei, senza pensarci due volte, anche se razionalmente avrebbe voluto parlarle dei suoi sforzi eccessivi per migliorarsi, e della sua esagerata vanità di primeggiare.

Ma la baciò, amandola.

 

E Adam morì, sognandola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Considerazioni:

Una storia d’amore fra loro due è molto probabile, soprattutto perché li vedo molto simili a Kyle e Jessi - e sappiamo come stava finendo fra questi due, se solo ABC non avesse interrotto la serie è_é. Personalmente Adam è solo più protettivo verso se stesso, è diverso da Kyle poiché abbandona Sarah, credo proprio per troppa razionalità e paura di perdere tutto quanto. Kyle è diverso da lui per le esperienze che ha passato, ha trovato Jessi, l’unica uguale a lui, sola e sperduta, ha dovuto e voluto aiutarla.

Mentre Sarah mi sembra un po’ più forte, diciamo meno confusa di Jessi, e più decisa. E non perdona, Sarah.

Detto questo, mi spiace per la morte di questi due pg ç_ç E beh, sono ritornata all’angst, finalmente! Kyle XY sia lodato xD. Il titolo è un pezzo della loro canzone, She could be you (che si adatta tantissimo anche alla Kessi <3).

Ah sì: commentate!

   
 
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