Fanfic su artisti musicali > SHINee
Ricorda la storia  |      
Autore: HikariKamishi    17/12/2016    2 recensioni
"L’arte era tutto per Jinki. E Jinki era tutto per Jonghyun."
-Jongyu per Lagartischa.
Tanti auguri tesoro!
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Onew
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Jonghyun era diventato completamente paonazzo.

Si sentiva così in imbarazzo da sperare che si aprisse al più presto una voragine sotto i suoi piedi e lo risucchiasse, giù negli inferi.
Continuava a chiedere a se stesso con che coraggio avesse accettato una proposta del genere. Come aveva fatto a cacciarsi in una situazione simile?!

“Jonghyun-ah, non muoverti.” Jinki continuava a rimproverarlo.

La fai facile tu! Pensava il più piccolo. Sono io quello completamente nudo.

Jinki faceva scorrere la matita sulla tela 50x70, cercando di disegnare meno linee possibili, in modo che, una volta passato il colore, non si sarebbero visti i segni di quella HB.

Il problema sorgeva ogni qualvolta il suo soggetto si muoveva: Sempre.

“Hai il morbo di Parkinson?” Era l’ennesimo richiamo di quella mattina. “E’ passata quasi un’ora e non ho nemmeno finito di disegnare le linee basi.”

Jonghyun non parlava, non osava rispondere alle ramanzine del più grande.
Sapeva che, più perdevano tempo a discutere, più sarebbe rimasto nudo davanti al suo amico.
Si limitava a mormorare un flebile scusa e si imponeva di stare fermo.
Ma ogni volta che sentiva lo sguardo penetrante del giovane artista su di sé, sentiva una vampata di calore dietro al collo e alle orecchie ed, istintivamente- ed inutilmente, cercava di coprirsi.

Ma come poteva se era nudo, seduto su un divano di pelle nero, vestito solo da un papillon rosso?
Il perché di quel papillon poi, Jonghyun non lo aveva mica capito.
Il fatto che, a pochi metri, un’enorme finestrone affacciava su Seoul, non gli rendeva la situazione più comoda.
Le tende chiare erano spostate ai lati dell’enorme vetro, permettendo a tutta la luce di entrare e colpire Jonghyun in pieno.
Erano al quarto piano e gli inquilini del palazzo di fronte potevano tranquillamente vederlo dalle finestre delle proprie abitazioni.

Quando finirà questa tortura? Sbuffò il biondo, sentendosi, tra l’altro, in astinenza da nicotina.

“Almeno la pausa bagno è concessa?” osò chiedere il modello.

“Quando te lo dico io.”

Sospirò.

“Sposta la mano, Jong.” Ordinò Jinki. “Appoggia il braccio sul bracciolo del divano.”

L’altro fece come gli era stato ordinato.

“Piega la gamba”, “ Alza il mento” ,“Guarda fuori, in direzione della finestra.” Jonghyun si sentiva una bambolina di pezza.

Adorava i lavori ben curati del suo hyung. Ogni forma, colore, tocco di luce al posto giusto. I suoi dipinti erano così reali da non sembrare nemmeno tali.
I soggetti erano così vivi che quasi lo spaventavano.

Ce ne era uno in particolare che a Jonghyun metteva i brividi: era il ritratto di una donna dai capelli rossi, lunghi fino alla spalla, labbra sottili e due occhi mozzafiato.
Ogni volta che entrava nello studio di Jinki, lei era lì che lo fissava. Aveva l’impressione che lei sapesse tutto.
Conosceva ogni segreto e pensiero di Jonghyun e la cosa lo inquietava.
Temeva che un giorno quella donna potesse aprir bocca e sussurrare a Jinki, nel cuore della notte,che Jonghyun lo amava.
Il biondo avrebbe trascorso intere ore a fissare il suo amico dipingere,senza mai annoiarsi.
Quell’espressione che aveva sul viso ogni volta che prendeva una matita in mano gli riempiva il cuore. Era come un bambino felice di giocare al suo gioco preferito, senza stancarsi mai.

C’era stato un periodo di tempo in cui Jinki aveva perso la voglia di dipingere. Fu un periodo davvero tormentato e di crisi per il più grande; non usciva nemmeno di casa e il cestino accanto alla scrivania si era riempito di fogli appallottolati.
Aveva pensato anche di lasciare l’accademia delle belle arti e dedicarsi a qualcos’altro, come la scrittura, ma Jonghyun  non glielo aveva permesso. Come avrebbe potuto farlo?

L’arte era tutto per Jinki. E Jinki era tutto per Jonghyun.

Lo aveva portato in diversi musei, in giro per la città. Lo aveva portato alla mostra di Botticelli e a quella di Monet,ma con scarsi risultati. Jinki si era solo demoralizzato di più e quasi aveva pianto di fronte al Soleil Levant.

Per fortuna poi, una settimana prima, il suo professore gli aveva assegnato una traccia interessante,una cosa nuova per lui: il nudo.
Jinki aveva piena libertà di scelta; poteva essere un nudo di uomo o di donna, in piedi o sdraiato,in qualsiasi posa o angolazione.

Il nudo, un classico dell’arte, ma a Jinki non era mai passato per la testa di farne uno.

 

Una mattina, Jinki gli aveva offerto la colazione al bar. “Prendi tutto ciò che desideri.” Non aveva smesso di sorridergli nemmeno per un secondo.
Jonghyun, che tanto stupido non era, aveva capito subito che qualcosa bolliva in pentola. Decise così di godersi le attenzioni del più grande ed approfittarsi della sua gentilezza per un po’. Aveva mangiato un cornetto alla crema e bevuto un cappuccino, con il cacao in cima che disegnava un cuore.
Poi erano usciti e, una volta in macchina, Jonghyun gli aveva posto la fatidica domanda.
Che c’è?

Jinki ci aveva girato un po’ intorno, ma alla fine glielo chiese. Jonghyun, puoi farmi da modello?
Il più basso si era mostrato riluttante fin da subito, ma, quando il più grande aggiunse quel particolare, si rifiutò categoricamente.

Eddaai, Jongie~

No, hyung! Non ci provare, non riuscirai a convincermi. Non mi farò ritrarre nudo.
 

Ripensando a quella scena, sorrise. Eppure ci è riuscito!
Jinki notò il cambiamento d’espressione. “Cos’è che ti diverte tanto?” continuava a combattere con gli addominali di Jonghyun. C’erano così tante ombre che non riusciva a decidere quali tenere e quali no. Ne bastavano poche per la base, ma Jinki non aveva studiato il corpo umano nell’ambito artistico.

“Come sei riuscito a convincermi?” Lo guardò.


“La finestra.” Jinki si portò la matita tra le labbra e cancellò una linea. Jonghyun ritornò a guardare fuori. “Sono un grande oratore.” Ridacchiò.

“Sei uno stronzo.” Lo corresse l’amico.

“Non ti ho costretto.”  Jonghyun lo guardò di nuovo con un’espressione che voleva dire sei serio? “Mi vuoi solo un gran bene.” Gli fece l’occhiolino.

Quando, mezz’ora dopo,  Jinki aveva finito di riportare tutti i tratti a matita, decisero di fare una breve pausa.

Jonghyun si legò un asciugamano in vita e si avvicinò alla finestra. Si sgranchì le gambe e le braccia e si accese una sigaretta.

Jinki, invece, aveva poggiato tutti i tubetti di colore ad olio sulla piccola scrivania antica e rovinata.
I tubetti da 100ml erano tutti riempiti fino a metà e i tappi non appartenevano più a quelli originali.
Possedeva esattamente quindici colori, tra cui due bianchi, e cinque pennelli con diversa punta.

Sono pochi, pensò, ma riuscirò a farmeli bastare.

Si procurò un piatto di plastica e se lo poggiò sulle ginocchia.
Mise una goccia di terra di Siena sul bordo e lo posò; poi prese del bianco con la punta del pennello e lo intinse nel colore sul piatto. Mescolò per un po’ e guardo Jonghyun.

Scosse la testa. Non era il colore che cercava.

Con lo stesso pennello, raccolse un po’ di lacca di garanza e lo mescolò insieme al colore ottenuto in precedenza.
Ancora un po’ di terra di Siena bruciata ed eccola! La tonalità di base della pelle del più piccolo. Sorrise soddisfatto.

Jonghyun non aveva smesso di osservarlo nemmeno per un istante. Le varie espressioni che assumeva il viso di Jinki quando sceglieva il colore lo divertivano.


“Non mangiamo nulla?”

“No, Jong, dopo aver finito.”

“Ma hyung, morirò di fame!” si lamentò.

“Almeno starai fermo.” Gli sorrise.

Jonghyun si avvicinò per sbirciare la tela, ma Jinki lo bloccò.

“Fammi vedere.”

“Quando sarà finito.” Scattò in piedi, facendo cadere il piatto. Si posizionò davanti alla tela con le braccia spalancate. “Va’ via.”
Jonghyun rise. “Eddaai, hyung.” Si avvicinò ancora.

“Sparisci.” Jinki allungò un piede, come a volergli dare un calcio.

Jonghyun lo scansò e lo raggiunse, prendendo a solleticargli i fianchi.

“Smettila.” Urlò, ridendo il più grande. Cercò di spingerlo via, ma Jonghyun lo bloccò, stringendolo forte a sé. Riuscì così a dare anche un’occhiata al disegno.

“E’ davvero bello.”

Jinki, ancora intrappolato, mise il broncio. “Non dovevi ancora vederlo.”

“Mi piace già.” Poi lo guardò. Jinki guardava da un’altra parte, aveva già smesso da un po’ di dimenarsi. Il più piccolo gli accarezzò la schiena per attirare la sua attenzione.

Il giovane artista ricambiò lo sguardo e per un po’ nessuno dei due osò interrompere quel silenzio.

“Torna a posto, così continuiamo.”

“Ti sei già sporcato.” Il più piccolo passò il pollice sulla guancia dell’altro, strofinando lentamente.

“Ma come?” chiese Jinki sorpreso. “Aish, che disastro.”
Uno splendido disastro. Avrebbe voluto correggerlo.

Non era vero che Jinki si era già sporcato. Jonghyun aveva solo cercato una scusa per toccarlo. Il loro rapporto non si basava su coccole ed effusioni e non erano mai stati nemmeno così vicini.
La sua pelle era ruvida, la barba che stava per crescere pungeva le dita affusolate di Jonghyun. La pelle di un uomo.

“Chi è quella donna dai capelli rossi?” domandò.

“La mia prima modella.” Rispose subito. “Perché?”

“Ne sei innamorato?”

“No.”

“Lo eri?”

“Tanto.” Il cuore gli si spezzò un po’, giusto al centro.

“Ne sei innamorato?” chiese di nuovo, convinto.

“No.” Rispose ancora più convinto.

Attimi che erano sembrati un’eternità. Le labbra di Jonghyun furono attratte come un pezzo di ferro da una calamita troppo potente dalle labbra di Jinki.
Fu un dolce e delicato sfiorarsi. Jonghyun premette piano, timoroso, nonostante la sfrontatezza di baciarlo lì, su due piedi.
Non ottenne però risposta dall’altra parte.

Che cosa ho fatto?

Decise di concedere qualche altro secondo al maggiore per realizzare cosa fosse successo e pensare a cosa fare.

Ancora nulla.

Si staccò, ma gli respirava ancora sulla bocca.
Tutto era immobile, come un quadro di Seurat.
Si guardavano, si studiavano, ma nessuno dei due riusciva ad interpretare lo sguardo dell’altro.

“Perché lo conservi ancora se non la ami più?”

“E’ stato il mio primo quadro.”

“Ma tu non la ami più vero?” era terribilmente spaventato. Se Jinki avesse ammesso di amarla, Jonghyun sarebbe potuto morire lì.

“Vuoi che ti dica che amo te?”

“Perché, è così?” una luce si accese nei suoi occhi. Ti prego, ti prego, ti prego…

Jonghyun aveva ripreso posto sul divano. Lo sguardo serio e pensieroso rivolto verso la finestra. La luce lo colpiva di nuovo in pieno, andando a creare magnifici effetti chiaroscurali nei posti giusti.

Anche Jinki era concentratissimo. Lasciava scorrere esperto il pennello sulla tela; un tocco di bianco nelle zone più esposte al sole e un mix di blu e viola in quelle più nascoste, perché si sa che il nero assoluto non va usato mai, se non in casi eccezionali.
Teneva le labbra serrate e la punta della lingua che fuoriusciva appena da esse, gli occhi socchiusi per cogliere ogni piccola sfumatura.
Quella era la sua espressione quando si concentrava e ce la metteva tutta.

La domanda era rimasta in sospesa e Jonghyun stava impazzendo.
Jinki lo aveva liquidato con un “il sole andrà via presto, dobbiamo muoverci.” E, per evitare ulteriori danni, il biondo aveva obbedito.

Sì, ma ora che si fa? continuava a chiedersi. Devo chiederglielo di nuovo o è meglio aspettare che apra lui l’argomento?
No, non lo farà mai.

Accidenti!

Stupido. Stupido. Stupido Jonghyun! Perché non pensi prima di fare qualsiasi cosa?! Te le meriti queste situazioni del cazzo in cui ti cacci.
E se non vorrà più parlarti ha ragione.

Sei un’emerita testa di ca-


“Finalmente lo hai capito.”

“Mweo?” il flusso di pensieri del modello furono interrotti.

“Finalmente hai capito che non devi muoverti.” Fece cinque passi indietro e guardò la tela. Non era poi così male. “Stai diventando proprio bravo.”

Jonghyun fece spallucce. “Più mi comporto bene e sto fermo e prima finiamo.”

“Mi piace la tua espressione pensierosa. Sta uscendo meglio così il quadro.” Sorrise. “Ti conferisce un’aria più… sexy.”

Deglutì. Che cosa significa? Non è arrabbiato con me?

Il pittore si avvicinò di nuovo al cavalletto e cambiò colore.
Aggiunse una punta di ocra giallo al bianco e mescolò.

Iniziò a dipingere i capelli quasi platinati, facendo delle ombre più scure con la terra di Siena naturale laddove erano appoggiati al divano.

“I capelli sono difficilissimi.”

Il più basso non lo stava ascoltando. Continuava a pensare sul da farsi.

E se mi alzassi e lo baciassi di nuovo? Dovrà pur reagire in qualche modo. Si propose. Anche uno schiaffo in pieno viso sarebbe stato meglio di quel silenzio.

Anyo, non voglio litigare. Forse dovrei solo aspettare. Ma quell’attesa era insopportabile. Da lì a breve avrebbe avuto una crisi di nervi, se lo sentiva.

E se gli rifacessi la domanda? Non ignorava la possibilità di non ricevere ancora una risposta.

“Io sono innamorato di te.” Optò per la pura e semplice verità.

Una piccola sbavatura sotto l’orecchio.
Fortuna che il nero copre qualsiasi altro colore, pensò.

“Che cosa hai detto?”

“Quello che hai sentito, Jinki.” Quando lo chiamava per nome era serio.

“Ah.”
“Sarebbe carino se mi rispondessi.” Si morse un labbro.
“Ho quasi finito anche i capelli. Devo fare solo il papillon e-“

“Smettila, hyung. Ho capito.” Sbuffò.

“Cosa hai capit-“

Lo interruppe ancora. “Continua a dipingere e basta, io me ne farò una ragione.”

“Jonghyun, io…” stavolta fu lui a non essere in grado di completare la frase. Le parole gli morirono in gola. 
Decise di continuare semplicemente il suo lavoro.

Erano quasi le sei del pomeriggio quando Jinki diede l’ultimo tocco di luce. Jonghyun era esausto e quasi si era addormentato sul divano.

“Hey, ho finito.” Annunciò felice. “Adesso deve solo asciugare.”

Il biondo si alzò e si stiracchiò. Si portò una mano alla bocca e sbadigliò.
Recuperò i boxer e i jeans e se li mise addosso. “Allora, ci sentiamo.”

“Non vuoi vederlo finito?” Jinki mise via i colori e il piatto ormai tutto impasticciato. Non era più rimasto un pezzettino pulito.

L’altro fece spallucce.

Jinki andò da lui e lo tirò per il polso, portandolo davanti alla tela.
Aveva apportato delle modifiche.

“Perché hai tolto il papillon?”

Al posto del papillon rosso fuoco, Jinki aveva dipinto una collanina d’argento con una perla. Inizialmente Jonghyun aveva pensato che quel ciondolo fosse da donna, ma cosa ne sapeva lui del simbolismo?
Avrebbe potuto cogliere il significato di un’aureola o una rondine, ma mai quello di una perla poggiata sul cuore.

“Ti avevo fatto mettere quello perché lo trovo erotico. Mi piace da morire il tuo collo e il fatto che fosse coperto un po’ mi intrigava parecchio. Il rosso poi indica la passione.”

“Non capisco…”

“La perla invece indica l’amore.” Jonghyun stava per interromperlo di nuovo, ma non vi riuscì. “E il matrimonio. L’unione di due persone che si amano.
E’come se ti dicessi “voglio passare il resto della mia vita con te.”

E non ci fu bisogno di aggiungere altro.

A Jonghyun bastava come risposta.

Jinki lo amava e glielo aveva dimostrato come meglio sapeva fare: attraverso l’arte. Non era un grande oratore, ma i suoi dipinti parlavano più di quanto avrebbe potuto fare la sua bocca.

E quella perla, apparentemente “innocua” e senza senso, aveva rivelato tutto ciò che c’era da sapere. Non avrebbe potuto chiedere di meglio. Non solo aveva avuto l’onore di essere il soggetto della sua arte, ma, come se non bastasse, era ritratto come l’oggetto del suo desiderio; prima carnale, col papillon, poi sentimentale, con la perla.

Cosa avrebbe potuto chiedere di meglio?
Si chiese se fosse un sogno o se fosse morto.
Aveva immaginato tante volte quel momento quando stava a casa, di notte, nel suo letto, e ora che lo stava vivendo gli era andato in blackout il cervello.

Fortunatamente, questa volta, fu Jinki a prendere coraggio e baciarlo.

Quel bacio diceva tante, troppe cose:

“Sei uno stupido bestione che non riesce a stare fermo più di un minuto. Sei troppo istintivo ed arrogante. Ma sei dannatamente bello e gentile. Le tue mani sono lisce e la tua bocca è così morbida e dolce, hai un sapore buonissimo. Un sapore che mi piacerà per sempre.
Sei l’opera più bella del Creato e nessun capolavoro potrà mai competere coi tuoi occhi. Hai la notte stellata di Van Gogh e le ninfee di Monet lì dentro.
E il tuo cuore è il più sincero di tutti. E’ un giglio, puro ed innocente.”

“Ed io…” disse allontanandosi di pochissimo. Le loro bocche ancora si sfioravano. “Voglio davvero trascorrere il resto della mia vita accanto a te.”

“Per così tanto tempo?” ridacchiò il biondo. Era felice, come non lo era mai stato.

“Dici che è troppo?”

“Troppo poco.”

Sorrisero e si baciarono di nuovo. Stavolta con più trasporto.

In segreto, tutti e due avevano bramato le labbra dell’altro e pensarono, nello stesso momento, in quel preciso istante, che avevano già sprecato troppo tempo e che, da quel bacio, ne sarebbero scaturiti tanti altri.
Tantissimi baci, infiniti. Le loro bocche dovevano essere sempre incollate, unite come i pesci e l’acqua.

Perché Jinki, per Jonghyun, era importante come il sole per l’estate.
E Jonghyun, per Jinki, era importante come il verde per il rosso; loro erano due colori complementari: colori opposti danno risposte opposte da parte di determinati recettori dell'occhio e, quando la nostra retina viene eccessivamente sollecitata da una particolare tinta, il cervello ci fa percepire il colore opposto per ripristinare l'equilibrio percettivo.
Si completavano e creavano un equilibrio perfetto. La perfetta tinta.
Erano una bellissima composizione di Caravaggio, colorata con la tavolozza di Matisse e animata dallo spirito di Munch e la continua ricerca di Gauguin.
Entrambi appartenevano al mondo dell’altro, così come Picasso al cubismo.

Jonghyun e Jinki erano sempre stati tutto ciò di cui avevano bisogno.



 (la modella di Jinki)


Salve, come va?
Sono tornata con questa piccolissima OS, scritta per la mia adoratissima lagartischa che compie gli anni.
Ho deciso di scrivere questo tipo di fan fiction unendo le mie tre cose preferite: SHINee, arte e lagartischa! 
Ringrazio la mia Unnie, KuraiShitsuji, per il bellissimo banner, Wyatt White per i meravigliosi disegni e BonesCia per il supporto morale e le risate!


*Sbuca da sotto il piumone.*
Yaaaahhhwwww Tantissimi Auguriii Mamminaaaaaa!!!
*L'abbraccia forte prima di iniziare  a festeggiare ballando a ritmo di DxDxDx
Anche il tuo compleanno é arrivato e, come non festeggiarlo leggendo una bellissima One Short scritta da H.K. ♡*
 
*La strapazza di coccole.*
Spero tu possa trascorrere questo giorno speciale in serenità ed allegria ^^ mentre io mi stendo da sola un velo pietoso per non aver contribuito neanche con un banner o un piccolo disegno ㅠ.ㅠ
 
*Arriva il suo avatar che, invece di coccolarla le da uno scappellotto in testa.*
-Ecco...così impari!  u.u -
*si schiarisce la voce e tornando ad essere dolce :*
- Auguri stupido bestione! Spero tu ti possa strozzare con la torta <.< tz... ho visto come guardavi il sedere di quella donna...-

*gli volta le spalle e se ne va trascinando dai piedi la sua creatrice borbottando*

-Ma Te Amo lo stesso... -


Altri auguri~

Wyatt White:
 
Ciaooooo :)
 
*la abbraccia da dietro*
 
Tanti auguriii :)
Sono così contento di poter contribuire anche quest'anno a rendere un po' speciale questo giorno©
Ancora tanti auguri :)
Baciii                       


KuraiShitsuji :
 
Yaaaah UMMAAAAAA !!!!
 
* le salta addosso *
 
Buon Compleanno!!!!
 
Sono qui con i nostri fratello e sorelle di penna, per augurarti di passare un bellissimo giorno!
 
Il mio aiuto questa volta ê stato nullo... Aaah la vita... Brutta bestia!
 
Ti ho dedicato questo banner sperando che sia decente e che ti piaccia.
 
Ora scappo!!! Ancora tanti auguri!!!
 
Kiss kiss

 
Sei una persona speciale, la migliore. Ti prendi cura di noi, ti preoccupi di farci sempre stare bene e di farci sorridere.
Ci sei SEMPRE per qualsiasi cosa, pronta ad aiutarci e a sostenerti con una parola di conforto.
E’ vero che ci sono tanti km che ci separano fisicamente, ma col cuore siamo lì, come tu sei qui con noi.
Voglio ringraziarti per tutto ciò che fai per me,con questa piccolissima OS di appena otto pagine. Non è molto, ma ci tenevo a farti sapere quanto tu sia importante.
Non cambiare mai e continua a sorridere ed essere la persona allegra che sei ora. Il mondo ha bisogno di più persone come te.
Tanti auguri, ti voglio un mondo di bene.
HikariKamishi~
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SHINee / Vai alla pagina dell'autore: HikariKamishi