Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: ratherbeyou    17/12/2016    0 recensioni
Io non ho mai creduto all'amore immediato, quello per il quale vedi una persona e subito sai che te ne sei invaghito; però con Andrew è stato diverso. Con lui sono stata sicura fin da subito che me ne sarei innamorata. Non cosa fosse a rendermi così certa, forse il fatto che avesse gli occhi stanchi come i miei o che vivesse in un mondo tutto suo fondato su cose inesistenti, ma Andrew Pepper sin da quel giorno, era destinato a essere il mio più bel desiderio e il mio peggior tormento.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Art is not what I create.
What I create is chaos.
-Halsey

 
 


 
Tutto è blu.
-ratherbeyou



La prima volta che vidi Andrew Pepper fu due anni fa, in una fredda e uggiosa giornata d'inverno. Arrivai alla fermata dell'autobus, come ogni mattina e lo vidi seduto sull'unica panchina d'attesa, di fianco a una donna anziana. Si rollava una sigaretta e la donna lo guardava come se stesse commettendo il peggiore tra i crimini.
Lui era così concentrato su ciò che stava facendo, che non aveva alzato nemmeno per un attimo lo sguardo e non mi aveva vista.
Io non ho mai creduto all'amore immediato, quello per il quale vedi una persona e subito sai che te ne sei invaghito; però con Andrew è stato diverso. Con lui sono stata sicura fin da subito che me ne sarei innamorata. Non cosa fosse a rendermi così certa, forse il fatto che avesse gli occhi stanchi come i miei o che vivesse in un mondo tutto suo fondato su cose inesistenti, ma Andrew Pepper sin da quel giorno, era destinato a essere il mio più bel desiderio e il mio peggior tormento.
Nei giorni seguenti a quello, non lo vidi sull'autobus e quasi dimenticai il fatto che esistesse al mondo un ragazzo che era riuscito a catturare la mia attenzione - vedete, ero una tipa molto difficile io. Fu il quarto giorno, proprio mentre il conducente dell'autobus stava per chiudere le porte, che lo vidi salire trafelato e bagnato a causa della pioggia. Prima si guardò intorno e poi si diresse verso di me. Sentii il mio cuore fare un salto quando lui si sedette proprio al posto vuoto di fianco al mio.
Non appena mi fu vicino, pensai avesse un buon odore: odore di mare - anche se eravamo in pieno inverno - contaminato da quello del tabacco. Ero così impegnata a far finta che non fosse a pochi centimetri da me, che quando mi rivolse la parola, non me ne resi conto immediatamente.
-Hai da accendere?- mi chiese, ma solo guardando la sigaretta che aveva tra le dita, capii.
Scossi la testa sentendomi anche un tantino stupida e feci per non aggiungere altro e tornare a guardare la pioggia cadere sul mondo, ma poi mi dissi che probabilmente non avrei avuto nessun altra occasione per parlargli e così aggiunsi:
-Mi dispiace, non fumo.
Lui sembrò scrutarmi per un momento, poi posando la sigaretta nella tasca anteriore del suo zaino - blu come la felpa che stava indossando e blu come il suo profumo di mare - mi disse:
-Sai una cosa? Fai bene a non fumare, anche io dovrei smettere.- Si interruppe per un momento e poi aggiunse -E non parlo solo di sigarette.
Non mi sembrò proprio rivolto a me nell'ultima parte della frase e il suo sguardo era un po' vacuo ma non volevo che smettesse di parlare - aveva una voce calda - così risposi:
-Io credo che ognuno di noi faccia delle scelte nella propria vita e queste non siano sempre e comunque ciò che si dovrebbe fare. A volte semplicemente scegliamo ciò che ci piace, indipendentemente dal fatto che sia giusto o meno.
Lui annuì piano e poi tornò a guardarmi.
-Hai ragione.- Mi rispose - L'unico momento nel quale sto bene e mi sento realmente felice è quando fumo l'erba. So che è solo una felicità fittizia, però quando sono sotto l'effetto di una canna riesco a lasciare da parte tutti i miei problemi. - Fece una pausa - Tipo mia madre che prende gli antidepressivi ed è felice solo se guarda il suo show televisivo preferito; oppure mio fratello che anche se non me lo dice, io so che vorrebbe rinfacciarmi il fatto di non essere presente per lui, di non fargli da padre.
-Io non credo che voglia farlo.- Risposi cercando d'ignorare il fatto che lui mi avesse raccontato degli aspetti intimi della sua famiglia -Sono sicura che lui ti vuole bene anche se non passate molto tempo insieme.
-E come fai a dirlo?- Lo disse con l'aria di chi aveva sentito le stesse cose centinaia di volte, chi ne aveva abbastanza di farsi dire cose che non erano vere -Tu non mi conosci, non sai quante promesse non mantenute gli ho fatto.
-Ma tu sei giovane, hai una vita davanti per mantenere le promesse.
Lui non ebbe tempo di aggiungere altro perché si accorse di essere arrivato a destinazione.
-Scusa, devo scendere.- Disse frettolosamente e come se ci conoscessimo da una vita. -Comunque mi piace come la pensi. Io sono Andrew.
-Ashley.- Gli risposi sorridendo felicemente.
-Ci rivedremo Ashley, te lo prometto.
Quando scese mi chiesi se quella volta avrebbe mantenuto la sua promessa o se si fosse dimenticato di me per sempre.


Andrew, inaspettatamente anche per se stesso, mantenne la promessa.
Ogni giorno, puntualmente, ci incontravamo sull'autobus e ci raccontavamo a vicenda ciò che era la nostra vita. La mia era una vita piuttosto ordinaria, la sua era un totale disastro. Era per questo motivo che a parlare maggiormente era lui, io mi limitavo ad ascoltarlo per potergli dare dei consigli.
Ben presto non ci limitammo a parlare solo sull'autobus, iniziammo a vederci anche in altri posti. La prima volta che mi aveva invitata a mangiare una pizza, non avevo esitato ad accettare perché allora era già presa completamente da quel ragazzo così tormentato quanto bello.
Dopo un po' di tempo però, pensai di essere per lui solo una sorta di confidente. Mi sembrava di essere meno di un'amica, ero solo una persona con la quale lui si sfogava perché non poteva farlo con nessun altro. Odiavo il fatto che non facesse altro che parlare di se stesso ma amavo allo stesso tempo il suo non smettere mai d'incasinarmi la mente con i suoi problemi. Perché amavo lui e il suo modo di parlare - veloce come le onde blu del mare che si infrangono sulla spiaggia.
Parlava velocemente e ogni tanto rischiava d'inciampare nelle sue stesse frasi, così come si inciampa camminando per strada non accorgendosi di una crepa sull'asfalto. Era un modo di parlare che solo un prodigio poteva possedere - o, più semplicemente una persona che aveva ormai il cervello grigio, annebbiato. Grigio perché le cose che mi raccontava erano oscure e profonde. Era un ragazzo tormentato dalla vita, ma un giorno finalmente mi raccontò qualcosa di bello.
Io gli avevo appena detto che amavo la fotografia e che mi divertivo a fotografare qualsiasi cosa, poi gli avevo chiesto se ci fosse qualcosa al mondo che lui amasse infinitamente e lui mi rispose:
-Il fuoco, io amo il fuoco.
Capii più tardi, quando lui mi invitò a vedere una sua esibizione, ciò che intendesse dire: Andrew col fuoco ci giocava, nel senso letterale del termine.
Era una sorta di acrobata e sputafuoco, ed era anche bravo. Quel giorno mi sedetti un po' più distante e lo vidi fare capriole e poggiare una fiamma accesa sulla propria lingua. Gli feci così tante foto che probabilmente sarebbero bastate a riempire un intero album fotografico.
Mi sentivo felice e onorata del fatto che lui mi avesse invitata ma alla fine dell'esibizione, una ragazza dai capelli corvini gli si avvicinò e lo abbracciò amorevolmente lasciandogli qualche bacio sul collo. Pensai a quanto fossi stata stupida per aver anche solo pensato di poter avere una chance con lui. Era chiaro che lui avesse già una ragazza, dopotutto io ero solo una sua confidente!
Mi alzai e feci per andarmene prima che lui potesse anche solo pensare di presentarmela e tornai a casa tremendamente infelice.
Il giorno seguente lui mi telefonò una decina di volte ma non gli risposi. Mi lasciò anche alcuni SMS ma non ebbi il coraggio di rispondere nemmeno a quelli.
Nella maggior parte di quei messaggi c'erano scritte cose come: "Ma che fine hai fatto? Perché non rispondi?". Oppure: "Ieri ti ho vista correre via. Ho fatto qualcosa di sbagliato?"
Non riuscivo a capacitarmi del fatto che lui non ci arrivasse da solo.
Fu solo dopo due giorni che si decise e venne a bussare direttamente alla mia porta. Quando aprii lo vidi sulla soglia con un sorriso nervoso e un pacco tra le mani. Lo feci accomodare seppur in maniera riluttante e insieme ci dirigemmo in camera mia. Lui mi pregò di aprire il regalo che mi aveva fatto. Così mi sedetti sul mio letto e scartai il pacchetto: dentro vi trovai una macchina fotografica istantanea, quella che un po'di tempo prima, gli avevo detto di voler acquistare.
-Andrew, non posso accettarlo.- Gli dissi dimenticando di essere arrabbiata nei suoi confronti.
-Invece devi.- Mi rispose lui -Stavo conservando i soldi da un po' di tempo. Da quando mi hai detto di amare la fotografia, in realtà. Ho rinunciato all'erba per comprarti questa macchina fotografica, quindi devi per forza accettarla!- Aggiunse ridacchiando.

Andrew aveva gli occhi cerchiati ed era distrutto per la troppa quantità d'erba che fumava e per il suo trascorso non felice e tumultuoso, ma io continuavo a pensare che fosse una meravigliosa creazione.
Gli sorrisi grata e mi avvicinai per poterlo abbracciare, ma lui non mi diede il tempo di farlo e posò le sue labbra - ruvide e fredde - sulle mie - calde e soffici. Restai per un momento interdetta da quel gesto, ma poi ricambiai il bacio fin troppo felice di farlo.
Quando si staccò, si morse il labbro inferiore e poi mi sorrise dolcemente. Capii in quell'istante che mi ero sbagliata e che non poteva esserci nessun'altra ragazza, perché Andrew - il ragazzo che aveva sempre avuto gli occhi tristi - in quel momento era felice per davvero. Ormai eravamo legati da una sorta di connessione e io avevo rinunciato a fin troppe gioie nella mia vita per fare lo stesso anche con lui.
Così quella fu la prima volta che facemmo l'amore - fui in lui così come lui fu in me - e in quel momento pensai che niente e nessuno avrebbe mai potuto separarci.


Secondo i miei calcoli approssimativi, mentii a mia madre centoventi volte dicendole che avrei dormito a casa di una mia amica per poi passare la notte, invece tra le braccia di Andrew.
Casa sua era sempre disponibile per poter stare insieme: sua madre sembrava non accorgersi nemmeno della mia presenza e suo fratello sembrava adorarmi. Ben presto fu più casa di Andrew la mia dimora che non la mia vera abitazione.
Che passassimo la notte a fare l'amore o meno, io ero sempre solita svegliarmi prima di lui, sedermi sulla scrivaniadi fronte al suo letto e guardarlo dormire per almeno un'altra ora. La maggior parte delle volte mi divertivo a fargli delle foto. Lui dormiva steso sul fianco, il braccio poggiato su quello che era ormai diventato il mio cuscino e le labbra leggermente socchiuse. In quei momenti era così silenzioso e vulnerabile che avevo paura potesse crollare da un momento all'altro.
Aveva un viso delicato e il suono del suo respiro era più lento del solito.
Una volta restai a guardarlo dormire stesa vicino a lui e non mi accorsi del fatto che fosse fin troppo sveglio. Presi la macchina fotografica che mi aveva regalato e gli feci una foto. Lui aprì gli occhi all'improvviso facendomi spaventare e urlare per la sorpresa. Poi mi prese per i fianchi e mi fece sedere a cavalcioni su di lui.
-Cosa avevi intenzione di fare?- mi chiese fingendo un tono minaccioso.
-Ti ho solo fatto una foto.- Mi giustificai ridacchiando.
Avevo ancora la macchina istantanea tra le mani e la foto era ormai venuta fuori da un pezzo. Lui la prese tra i denti per non staccare le mani dai miei fianchi e poi lasciandola cadere sul letto, si alzò e mi baciò assetato d'amore.
Ora è triste svegliarsi sempre prima, ma non trovarlo al mio fianco come un tempo.


Ero accecata da tutto ciò che poteva significare per me Andrew e credevo che sarebbe durata per sempre.
Ci eravamo mescolati così tanto da diventare una cosa sola: io ero cambiata secondo il suo modello e lui lo aveva fatto secondo il mio. Eravamo cambiati perché eravamo troppo presi da quello che era il nostro amore. Fu per questo motivo che poi finì.
Lui era troppo per me, troppo da sopportare: lui era blu perché era creativo, era elettrico e brillante. Era anche calmo, etereo. Lui era ultraterreno come l'odore di mare che ogni volta che poggiavo la testa nell'incavo del suo collo, riuscivo a sentire. Era blu perché era un territorio inesplorato.
Poi era rosso: rosso come il sangue, come il fuoco che lui tanto amava, rosso come l'amore che diceva di provare nei miei confronti. Era rosso perché era un piccolo immenso che si era donato totalmente ed esclusivamente a me.
E poi capii che era anche grigio. Grigio come i suoi sogni infranti, come la mancanza di colore che era presente in lui. Grigio come la morte o la tristezza. Lui era grigio perché rifletteva l'oscurità che albergava nel suo animo.
Tutto quel grigio fu motivo di rottura per me. Fu motivo di rottura per entrambi.


Il giorno nel quale tutto ebbe fine, io avevo passato la notte a casa sua come sempre ma era stato lui a svegliarsi per primo. Quando aprii gli occhi lo vidi sul davanzale della finestra; stava fumando una canna.
Il forte odore dell'erba appena sveglia mi diede tremendamente fastidio e corsi in bagno per poter vomitare.
Quando tornai in camera mi avvicinai a lui e gli carezzai la testa.
-Ashley...- Sussurrò quasi impercettibilmente lui -Dobbiamo parlare.
-Sì, effettivamente dovrei dirti una cosa.- Gli dissi sorridendo.
-Ti prego lascia parlare prima me.- Era così serio che nei suoi occhi potetti vedere tutto il grigio che aveva caratterizzato la sua vita prima di me. Lui fece un respiro profondo e poi disse -Tutto questo mi sta logorando, Ashley. Io non posso continuare ad andare avanti così.
-Cosa intendi dire?- Iniziai a preoccuparmi.
-E' finita, Ashley.
-Cosa?
Sperai di aver capito male ma lui si alzò allontanandosi da me e mi dissi che avevo compreso fin troppo bene.
-Andrew, ma perché?- chiesi sentendo le lacrime insistere per poter uscire e rigare il mio viso.
-Perché sono cambiato, siamo cambiati entrambi e non mi piace quello che sono diventato. Io ero destinato alla distruzione e tu hai tentato in tutti i modi di salvarmi. Io ti ringrazio per questo, ma non posso fuggire da quello che sono. Sono un disastro e non ho voglia di cambiare.
-Io non ti ho mai costretto a cambiare per me.- Protestai.
-Ma siamo cambiati inevitabilmente e questo non va bene.
Dentro di me sapevo che non poteva finire, almeno non in quel modo. Non in quel preciso momento. Non ero pronta a dirgli addio.
Cercai di dirgli altro, ma lui non mi diede la possibilità di farlo. Mi indicò la porta e mi disse di andare via - non era mai stato così duro come in quel momento.
Io andai via piangendo e dopo aver insistito ancora perché lui cambiasse idea. Non servì a niente.

Mentre stavo tornando a casa mia, pensai che non mi aveva dato nemmeno il tempo di dirgli quello che io avevo da dire. Non mi ero mai sentita così sola e spezzata in tutta la mia vita.
Lui aveva ragione: ero cambiata anche io, lui mi aveva contagiata. La nostra era stata una bella storia fin quando i nostri colori non si erano fusi - fin quando i nostri corpi non lo avevano fatto.

Il nostro mescolarci aveva fatto in modo che diventassimo un colore che lui non voleva essere. 
Perché ui era destinato a essere grigio.

 
***

Rosie è nata due mesi fa, in una fredda e uggiosa giornata d'inverno proprio come il giorno nel quale ho visto per la prima volta il mio blu.
Andrew non sa che ora esiste un piccolo fagottino molto somigliante a lui. Probabilmente non lo saprà mai; non saprà mai che c'è qualcuno che possiede i suoi stessi occhi e che in futuro, avrà la sua stessa passione per il fuoco.
Se anche solo dovesse capitargli di vederla, però, sono sicura che capirebbe subito che Rosie è sua figlia.

D'altra parte, quando io l'ho vista per la prima volta, non ho avuto dubbi sul colore che avrei dovuto associarle: lo stesso colore dell'amore che ho provato per Andrew.
Rosie è blu. Perché tutto è blu.

 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: ratherbeyou