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Autore: Akicchi    17/12/2016    2 recensioni
«Riassumendo: state cercando di dirci che avete sognato degli alieni invadere il Campo Mezzosangue?»
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Vi sfido a trovare un semidio che non faccia sogni strani, se non assurdi o quasi profetici.

Vi sfido a trovare un qualsiasi sogno assurdo profetico, nella sua stranezza formata semidivina, normale.

Non riuscite a trovarlo?

No?

Perfetto, perché la cosa si ripeterà un'altra volta.

Solo che questa volta sarà un sogno premonitore identico e che perseguiterà due semidei: Jason Grace, figlio di Giove, e Nico Di Angelo, figlio di Ade.

 

 

Tutto era iniziato una mattina, ma che dico!, un'alba. Sì, l'alba perché Jason era una persona molto mattiniera rispetto a Nico eppure, nonostante ciò, era intento a bussare più volte alla porta della cabina dedicata a Ade.

Il figlio di Giove stava per riappoggiare le nocche contro l'entrata quando, vedendola schiudersi, per sbaglio gli sfuggì qualche pugno sulla testa del figlio di Ade che, a quel contatto, gli soffiò contro come un gatto gettato nelle acque dello Stige.

Possibile che esistessero persone così tanto insistenti pure di prima mattina?

Sbadigliando e stropicciandosi un occhio, il ragazzino ancora avvolto dal dormiveglia alzò lo sguardo verso il maggiore che, per quanto la sua vista fosse ancora mezza appannata dal sonno, sembrava preoccupato.

«Spero per il tuo bene che ci sia una buona ragione per avermi svegliato, Grace.» Borbottò, la voce impastata dal sonno, come se stesse masticando del pane. «O te ne pentirai.»

«Ho fatto un sogno assurdo: degli alieni invadevano il Campo Mezzosangue!»

Okay.

Prendi un respiro profondo, Nico.

È l'alba, sicuramente Jason aveva esagerato la sera prima con la cena e, sempre sicuramente, era ancora mezzo addormentato per quello strano sogno. Forse aveva anche ricevuto una botta troppo forte in testa, mentre si giocava a Caccia alla Bandiera, magari un mattone volante e apparso dal nulla – proveniente in maniera totalmente ipotetica da Nuova Roma – aveva preso vita propria per scagliarsi contro la sua testa.

Era tutto così probabile.

«E tu mi hai svegliato per una cosa simile? Seriamente, Grace?»

Come se temesse l'arrivo di un improvviso esercito di scheletri guerrieri, la voce del ragazzo dai capelli biondi si faceva leggermente insicura. «Sì..?»

La porta si richiuse sbattendosi.

Non riusciva a crederci, era veramente circondato da un branco di idioti.

Il tempo di rimettersi disteso sulla propria bara, da bravo morto vampiro figlio di Ade qual era, che crollò nuovamente in un sonno profondo con il suo russare come melodia in sottofondo.

 

Lucine verdi, viola, bianche.

Grida.

Adolescenti che correvano, si muovevano da un capo all'altro, tutti con le braccia sollevate e le bocche che facevano fuoriuscire delle grida.

Era per caso uno strano sogno psichedelico, quello?

Nico si avvicinò a Jason, il solo che sembrava non scappare davanti a quella situazione, e tentò di parlargli ma la sua voce era diversa, più... solare?!

«Okay, Nico Di Angelo, ti ho lasciato dormire, ora vedi di svegliarti.»

Delle braccia robuste lo presero per i talloni, facendolo cadere dal letto e sbattere contro il pavimento, il tutto comodo quanto un mignolo contro lo spigolo, e ciò comportò un combattimento assai scomodo. Stava per afferrare la propria spada quando, focalizzando meglio la figura che aveva davanti, lanciò un grido al pari di una donnetta morsa da una lucertola.

«Per tutti gli Dèi, Grace!»

«Sai che ci sono degli orari da rispettare, no?» Lo lasciò andare, facendogli sbattere le gambe contro il pavimento. «Su, in piedi.»

«Ti devo parlare, e stento a crederci pure io a quello che voglio dirti.»

Come morire fulminati con tre parole, un romanzo di Jason Grace.

Sbattendo le sopracciglia, il figlio di Giove guardò confuso il figlio di Ade che si stava rialzando e massaggiando le parti dolenti.

«Cos'è successo?»

«... li ho sognati... ho sognato gli alieni.»

Come morire una volta morti fulminati, il tanto attesissimo seguito di Jason Grace.

Lo sguardo ceruleo del ragazzo dai capelli biondi andò ad incastrarsi a quello scuro del ragazzino, osservandolo come se aspettasse che fosse una battuta ma poi, d'improvviso, si ricordò che era Nico Di Angelo, figlio di Ade, come poteva scherzare una ragazzo del genere che non aveva mai il senso dell'humor?

Lentamente, si calmò e cercò di fare mente locale con un respiro profondo mentre si passava una mano tra i capelli e, un attimo dopo, si grattò la cicatrice sul labbro. Stava cercando un'idea, una qualsiasi cosa, ma l'unica cosa che riuscì a dire era una sola e forse anche sensata, se non fosse per il fatto che quella visione era così stupida e irreale. Solo che erano semidei, ormai era quasi normale amministrazione avere a che fare con quasi ogni tipo di creature.

«Forse è meglio parlarne con Chirone e il Signor D.»

«Certo, ottima idea, Grace. Sicuramente diranno: “Oh, gli alieni, non l'avrei mai detto! Ne avevo sentito parlare, ma non pensavo che esistessero sul serio”.» Fece sarcastico, alzando le braccia verso il soffitto. «O semplicemente: “Okay, questi due hanno sicuramente mangiato qualcosa di strano a cena; sono diventati degli imbecilli che soffrono di allucinazioni.”»

Jason non l'aveva ascoltato, anzi. Stava trascinando Nico per il Campo, tenendolo per il polso al fine di non farselo scappare in nessun caso, e questo inciampava mentre tirava qualche parola poco gradevole in italiano.

 

Il risultato non era così tanto... disastroso, se per non disastroso si intendeva il Signor D piegato in due dalle risate e Chirone a guardarli, come se avessero assunto qualche stupefacente, intimando l'altro uomo a riprendersi e a darsi un contegno.

Un colpetto di tosse, contro la mano chiusa a pugno, e il centauro aprì la discussione in maniera ufficiale.

«Riassumendo: state cercando di dirci che avete sognato degli alieni invadere il Campo Mezzosangue?» I due annuirono all'unisono, cupi e tetri come lo Stige. Be', il figlio di Ade non doveva neanche sforzarsi visto che lo era di natura, era più preoccupante il figlio di Giove. «Dioniso, forse i ragazzi hanno ragione, forse gli alieni esistono per davvero.»

«Certo, ed io ho fatto parte degli Greeks and Romans Games.» Replicò sarcastico, sorseggiando un'altra diet coke, il direttore del Campo. «Su, non abbiamo tempo da perdere con queste sciocchezze, andate via, Joshua e Mathias.»

 

Usciti dalla stanza i due semidei si guardarono con uno sguardo complice, ovvero non una parola, mentre s'imponevano di fare qualche attività. Inutile dire che erano così uniti da far pensare, agli altri ragazzi, che il figlio di Giove stesse tradendo la figlia di Afrodite con il figlio di Ade, ma in realtà erano soltanto sconsolati. Anzi, era solo il primo citato ad esserlo, il terzo c'era abituato a tali eventi.

Tutto stava andando per il meglio lì, i ragazzi e le ragazze che come sempre si facevano dei dispetti, chiacchieravano, altri tentavano di farsi notare facendo gli idioti e cose del genere. Era una normalissima mattina al Campo Mezzosangue, niente di insolito insomma.

Normalissima fino ad un certo punto.

Come nel sogno, il cielo si oscurò ma illuminò comunque il suolo con delle luci bianche, violacee e verdognole.

Jason iniziò a stropicciarsi gli occhi e pulirsi le lenti degli occhiali, sulla maglia viola del Campo Giove, mentre Nico ormai aveva assunto la sua espressione naturale alla dopo-il-Tartaro-ormai-sono-abituato-ad-ogni-stronzata.

Quando quel gioco di luci terminò, rimanendo stabile, delle grida assordanti rimbombarono per tutto il Campo Mezzosangue e forse, ma ripeto forse, riuscirono a giungere fino a Ogigia da Calipso ormai disabitata. Tutti correvano come nei film che parlavano di apocalissi zombie: braccia sollevate, grida, c'era chi correva e chi inciampava e poi c'erano Nico e Jason. Entrambi a fissare la navicella spaziale come se avessero davanti un quadro d'arte moderna.

«Noi l'avevamo detto.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Qualcuno dovrebbe fermarmi dallo sfornare certe cose, davvero. Ho finito da poco Eroi dell'Olimpo, pur avendone avuta l'occasione due? anni fa, ma non l'ho fatto perché ero pigra and stuff. :''D

Vocina interiore: Tutte scuse, lo sappiamo che ti sei data ad altre serie, Akicchi!

Senti, eh. Mi dovevo riprendere dalla morte di Luke e Ethan, anche se devo ancora scrivere delle fictions su di loro, sempre se mi verrà lo sbatti e saprò come continuarle, sob.

Vocina interiore: Dimentichi quelle altre fictions sempre su questo fandom!

.................................

Bene. Stavo dicendo che questa fanfiction non ha un senso, così come non ce l'ha questo mio piccolo spazio personale, come potete ben vedere(?).

Questa fanfiction non so da cosa, come, perché, quando e compagnia sia nata. So solo che sentivo il bisogno di fare qualcosa di stupido, ficcandoci una mia brotp di mezzo. Riguardo il finale, invece, sono stata solo coerente con la storia: demenza allo stato puro. :'D

   
 
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