Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: Black White Dragon    18/12/2016    2 recensioni
“Sospiri senza farti sentire. Segui lo stesso Jason tra i corridoi della libreria, anche se sai che molto probabilmente ti piacerà il libro che vuole mostrarti ma non potrai comprarlo perché non hai portato con te dei soldi. Ti senti proprio uno stupido a ripensarci.”
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason Grace, Percy/Nico
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: Black White Dragon
 
Titolo: I don’t want that book but give it to me anyway
 
Trama: “Sospiri senza farti sentire. Segui lo stesso Jason tra i corridoi della libreria, anche se sai che molto probabilmente ti piacerà il libro che vuole mostrarti ma non potrai comprarlo perché non hai portato con te dei soldi. Ti senti proprio uno stupido a ripensarci.”
 
Pacchetto scelto: Campo Mezzosangue
 
Eventuali note: nessuna
 
Fanfiction partecipante al contest "Look, a present for you! Percy Jackson contest" indetto da Hermit_ sul Forum di EFP
 
 
 
I don’t want that book but give it to me anyway
 
Osservi gli scaffali. I libri ti fanno sempre stare bene e ti calmano. Li vedi guardarti in attesa che tu li prenda.
Sembra che siano vivi.
Ti piace la libreria in cui ti trovi, è ben riscaldata, ti senti quasi a casa.
 
Prendi un libro da una delle mensole della tua stanza.
Ti piacciono i libri fantasy e le saghe. Oppure i libri introspettivi in cui muoiono tutti. Dipende.
Ti piace avere la stessa edizione per ogni libro di una saga. Non sopporti i libri più alti degli altri, cerchi sempre di organizzarli in modo tale che l’altezza dei libri sia allo stesso livello a seconda della mensola in cui decidi di metterli. Se non ci riesci, li metti in ordine d’altezza decrescente verso sinistra, mai verso destra.
 
Ti trovi nella sezione dei gialli e dei thriller. Prendi in mano Il baco da seta di Robert Galbraith, o meglio, di J. K. Rowling. Ti chiedi perché la scrittrice di Harry Potter abbia deciso di pubblicare sotto pseudonimo se poi tutti sanno chi c’è sotto quel nome inventato. Comunque non è un tuo problema.
Osservi la copertina. Un uomo sta di spalle alla fine di un vicolo delimitato da due muri di mattoni. Una lanterna sbuca dal muro a sinistra e secondo te dà un’idea di gotico che si potrebbe riallacciare a Harry Potter.
Riponi il libro, i gialli non ti piacciono. Però ti piacciono i libri, quindi anche solo vedere un libro ti rende più calmo del solito. Non sai perché. È così e basta.
 
Apri la raccolta de Le cronache di Narnia, la richiudi subito.
Ti soffermi a guardare la copertina. È una figata di copertina. È rigida e rossa con delle bellissime venature che tutte insieme ti sembrano pelle di drago, perché la tua mente lavora molto di fantasia. Il viso di Aslan spicca dorato in mezzo alla copertina. Sopra, sempre in oro, il titolo e il nome dell’autore.
“Nico!” ti chiama tua madre. “È pronto.”
Non hai neanche fatto in tempo a leggere una riga e già devi tornare alla realtà.
 
“Tu odi i gialli, tornatene a casa tua!” senti Jason esclamare dietro di te.
Se non ti fossi trovato in un momento tanto disperato, probabilmente avresti sorriso, almeno un po’, ma in questo momento proprio non ci riesci. Ti dispiace per Jason, più che altro. Sta facendo di tutto per aiutarti.
Riponi il libro e ti giri verso di lui. “Trovato niente?”
Jason scuote la testa in segno di dissenso. “Forse ho trovato qualcosa per te.”
 
Prendi il telefono dalla tua scrivania, esci dalla stanza e raggiungi la tua famiglia in sala da pranzo.
Tua madre sta versando la minestra nei piatti. Bianca è già seduta al suo posto, tuo padre deve ancora arrivare. Ti siedi vicino a tua sorella appoggiando il telefono sul tavolo.
Tua madre ti passa il piatto colmo di minestra.
“Com’è andata oggi?” chiede tua madre mentre versa la minestra nel suo piatto.
“Bene” rispondete tu e Bianca all’unisono, anche se sembra che abbia risposto solo Bianca, la sua voce squillante è molto più forte della tua. Spesso e volentieri non la fai neanche sentire la tua voce.
“Com’è andata l’interrogazione di fisica?”
“Come al solito” rispondi.
“Cosa ti ha messo?” ti chiede Bianca.
“Nove.”
Tua madre si siede. Tutti cominciate a mangiare. Non aspettate mai tuo padre, arriva sempre troppo tardi.
“Tu lo porterai mai a casa un bel voto?” dice tua madre rivolgendosi a Bianca.
“No…” risponde tranquillamente Bianca.
Tua madre sospira.
 
“Non ho soldi.”
Jason fa spallucce. “Vieni.”
Sospiri senza farti sentire. Segui lo stesso Jason tra i corridoi della libreria, anche se sai che molto probabilmente ti piacerà il libro che vuole mostrarti ma non potrai comprarlo perché non hai portato con te dei soldi. Ti senti proprio uno stupido a ripensarci.
 
Lanci un’occhiata a tua sorella come per scusarti, come per dirle che non vorresti che i tuoi bei voti fungano da scusa per rimproverarla per il fatto che non le piace studiare. Comunque, lei non vede che la stai guardando, ha gli occhi fissi sul suo piatto di minestra. Ti dispiace non poterti scusare con lei. In questo momento vorresti andare male anche solo in una materia, per far sì che i rimproveri non si concentrino solo su tua sorella.
Tua madre sospira. “Dovresti prendere la scuola più seriamente, se hai dei bei voti è più facile entrare al college.”
“Non credo di voler andare al college” dice tua sorella.
“Tutta colpa di quella pallacanestro, eh?”
“Bianca potrebbe entrare in una squadra di serie A” intervieni tu. Di solito non ti fai mai sentire nelle discussioni ma stavolta vuoi difendere tua sorella. Anche perché pensi davvero che potrebbe entrare in una squadra di serie A.
“Appunto, potrebbe entrare, non è sicuro che ci entri. Lo sport non è un settore sicuro, bisogna guardare al futuro” ribatte vostra madre.
Ti rendi conto di aver appena peggiorato le cose. Non l’hai fatto apposta ma ti senti una merda ugualmente. Non volevi.
Tua sorella ti guarda, i suoi occhi dicono: “Grazie, davvero molte grazie!”
 
Jason si ferma vicino all’entrata della libreria nello scaffale dei best-seller. Lo vedi prendere un libro in copertina morbida e ti chiedi se Jason ti ascolta quando gli dici che odi le brossure.
“Non c’è in copertina rigida, mi sa” ti dice come per giustificarsi.
Ti porge il libro. Leggi il titolo: La canzone di Achille. Se è sulla mitologia potresti anche fartelo piacere nonostante la copertina morbida. L’autrice è una certa Madeline Miller, sullo sfondo vedi la parte alta di un’armatura e un drappo rosso sulla sinistra. In basso a sinistra leggi: “Il migliore romanzo che ho letto quest’anno J. K. Rowling”.
Sapere che è piaciuto alla tua autrice preferita ti fa venire una gran voglia di leggerlo.
Dai un’occhiata alla trama nel retrocopertina. Capisci che in quel libro è presente la relazione tra Patroclo e Achille.
Ti rendi conto che non avresti dovuto dar retta a Jason. Ora vuoi quel libro ma non lo puoi prendere. Maledetto Jason!
Riponi il libro sullo scaffale. Continui a guardarlo.
 
Ti senti in colpa. Non volevi che tua madre utilizzasse la tua frase per dare contro a Bianca. Se l’avessi saputo, non l’avresti detta e te ne saresti stato zitto come al solito. Ti sembra sempre di parlare nei momenti meno opportuni.
Su voi tre cade un silenzio che sembra voler sputare fuori tutti i commenti di ognuno. Tu probabilmente sei quello che ha più cose da dire, come sempre, e sei anche quello che non direbbe nessuna delle cose che sta pensando.
Finisci la minestra, prendi un pezzo di pane e ci metti sopra una fetta di formaggio, mentre tua madre e tua sorella sembrano sul punto di scoppiare.
Prendi il telefono dalla tasca e cominci a controllare le notifiche di Twitter. Ti piace quel social, soprattutto per il fatto che non devi mettere il tuo nome e cognome, puoi mettere come biografia tutto quello che vuoi senza sembrare sfigato e se sei gay ti idolatrano, praticamente. Inoltre c’è iscritta gente che ha una vita strana come la tua. È un covo di matti. Ti ci trovi benissimo.
“Non si usa il telefono a tavola” ti rimprovera tua madre.
Riponi ubbidiente il telefono sopra al tavolo.
Ti alzi per andare in bagno.
 
“Ti piace?” ti chiede Jason.
Tu annuisci convinto. “Non ho soldi, sei uno stronzo” dici sogghignando.
Jason si mette a ridere, tu invece non ci trovi proprio nulla di divertente in quella situazione.
“Te lo prendo io” si offre.
“No” ribatti secco. “Non posso spendere altri soldi, devo risparmiare per il concerto dei Bring Me The Horizon, quando si degneranno di comunicare le date.”
“No, non hai capito. Te lo prendevo come regalo di Natale. Tanto oggi è la Vigilia.”
“Non ci siamo mai scambiati i regali di Natale…”
“Be’? Se io volessi fartelo lo stesso?”
Scuoti la testa contrariato. “No, perché io non ti ho preso niente.”
 
Ti siedi sul coperchio del water a pensare.
Puntelli i gomiti sulla ginocchia e sorreggi la tua faccia con le mani.
Non piangi. Non piangi quasi mai in realtà, però a volte vorresti piangere, tanto per sapere se effettivamente faccia star meglio, anche se ne dubiti.
Pensi. È quello che ti viene meglio.
Hai già deciso di studiare filosofia al college, anche se i tuoi preferirebbero che facessi economia. Ti piacciono i numeri, ma con i numeri è tutto troppo rigido, schematico e, appunto, numerico. I numeri li capisci molto bene, come capisci bene la scienza in generale. Ed è proprio questo capirci tutto a non piacerti. Tu cerchi la difficoltà, le scuola di pensiero e i ragionamenti contorti dei filosofi sul senso della vita, sulle religioni, sui pensieri.
Non te ne frega niente se poi non troverai un lavoro.
Stai pensando a tante cose, l’una che si sovrappone sull’altra, non riesci a dare un senso logico ai tuoi pensieri.
 
Jason si mette a ridere. “Tanto lo sai che non puoi fermarmi…”
“Jason, non voglio niente!” ribatti, anche se un po’ speri che il tuo amico insista.
Ti senti un po’ in colpa per questo ultimo pensiero.
“E invece io voglio che sia tuo…”
Guardi il tuo migliore amico dritto negli occhi. Non riesci a vedere completamente il blu delle sue iridi, le lenti dei suoi occhiali creano uno strano specchio, tuttavia provi ugualmente a interpretare la sua espressione. “Perché?”
Jason fa qualche passetto da fermo, come imbarazzato, abbassa la testa più volte e si guarda intorno. “Vorrei che tu… ti accettassi, per quello che sei.”
Sospiri lievemente. Pensi che Jason a volte si prenda anche troppo cura di te, come stavolta, e che non te lo meriti un amico come lui. Però, allo stesso tempo, vorresti che Jason non tirasse fuori così l’argomento, vorresti che non ti stressasse così tanto. Perché tu preferisci non pensarci e far finta che non stia succedendo niente.
“Non sarà un libro a farmi accettare me stesso” mormori, pentendoti subito dopo di quello che hai appena detto.
“Lo so, ma… magari potresti pensare che non sia così sbagliato. Perché non lo è.”
“Sì che lo è.”
“No.”
“Sì.”
“No.”
Sospiri il più rumorosamente possibile.
 
Esci dal bagno e torni in sala da pranzo.
Tua sorella sta al telefono mentre tua madre mangia ancora la minestra. Ti chiedi perché le sta permettendo di usare il telefono a tavola.
“Chi è Will Solace?” ti chiede tua madre.
Ti fermi in piedi vicino al tuo posto. Guardi tua madre. Sai di avere una faccia terrorizzata.
“Siediti” ti dice tua madre, ovvia.
Tu non riesci a muoverti. Sei immobilizzato a guardare tua madre. Probabilmente sei bianco come un lenzuolo, o hai la faccia di qualche altro colore. Ti viene da vomitare.
Tua madre ti guarda confusa.
Con la coda dell’occhio ti accorgi che il telefono che ha in mano tua sorella, in realtà, è il tuo telefono. Subito ti rendi conto che ti sei dimenticato di immettere il pin dopo aver fatto i compiti di matematica, perché ti serviva la calcolatrice e non la trovavi, quindi hai usato quella del telefono. Ma dover immettere il pin ogni volta che dovevi fare un calcolo ti risultava molto scomodo.
Quindi l’hai tolto, e ora tua sorella sta leggendo quei pochi messaggi che ti sei scambiato con Will Solace, perché ti sei dimenticato di rimettere il fottuto pin.
 
“Dovrai accettarti prima o poi… e, dato che ti piace leggere, cominciare con qualche libro di questo genere non sarebbe una cattiva idea, no?  Poi se c’è anche della mitologia greca… no?”
Vorresti dirgli proprio un bel no, in effetti.
Guardi Jason sperando che sia lui a parlare ancora. Non sai cosa dire, anche perché in testa hai mille pensieri, come al solito.
Estrai un fazzoletto dal giaccone nero che indossi e ti soffi il naso. Jason ti sorride dolcemente. È come se fosse tua madre, in questo momento.
“Voglio regalarti questo libro” ti dice.
 
Non riesci a muoverti.
Tua sorella blocca il tuo telefono e lo mette sul tavolo.
Ti chiedi se l’abbia fatto apposta per quello che è successo prima. Hai tutto il diritto di pensarlo e pensi di aver proprio ragione.
Da una parte, però, ti rendi conto di essere stato veramente fortunato. Se tua sorella avesse visualizzato un’altra conversazione, probabilmente in questo momento avresti desiderato la morte. Perché con Will Solace non hai parlato di tante cose, anche se sono abbastanza da far capire a tua sorella che le ragazze proprio non ti piacciono. Se Bianca avesse visto le tue conversazioni con Percy, be’, allora sì che avresti dovuto cambiare identità.
Tuttavia… anche se ti rendi conto che non è andata completamente male, tua madre e tua sorella hanno appena scoperto un’informazione su di te che ancora non avresti voluto rivelare, non sapendo minimamente quale sarebbe potuta essere la loro reazione.
E ora ti trovi lì, inerme, che non sai cosa fare al cospetto di tutta questa stramaledettissima situazione.
Non eri pronto a farlo sapere a loro, proprio no. Neanche tu sai accettarti veramente per quello che sei, fai fatica a pensare che gli altri potrebbero accettarti. Hai paura.
 
Scuoti la testa in segno di dissenso, poi distogli lo sguardo. Ti vergogni anche davanti al tuo migliore amico.
“Percy sa che sei scappato?”
Scuoti la testa di nuovo.
“Non credi che dovresti dirglielo?”
“Lo chiamo dopo, ora è in ospedale” mormori.
“Sua madre ha partorito?”
Annuisci.
Non volevi disturbare Percy, per questo non l’hai chiamato. Se sua madre non fosse stata in ospedale, probabilmente saresti andato da lui, non da Jason. Non che Jason non ti piaccia ma Percy… ti capisce di più. Non ti forza a parlare se non vuoi, mantiene le distanze se vede che non sei particolarmente dell’umore di avere un contatto fisico – che di solito non è niente di più che un abbraccio – e ti fa il caffè quando sei triste. Sì, perché tutti i comuni cristiani si farebbero una bella cioccolata calda o un tè, tu no, tu ti fai – o ti fai fare – il caffè.
Jason invece è un po’ più testardo e continua a chiederti cosa non vada o cerca di cavarti qualcosa di bocca sui tuoi sentimenti, sempre. E tu apprezzi il fatto che Jason si preoccupi per te, ma a volte sa essere proprio pesante il ragazzo!
In realtà sai che anche Percy vorrebbe farlo, vorrebbe chiederti cosa c’è che non va, vorrebbe che tu lo aiutassi ad aiutarti, ma si trattiene, perché Percy capisce che non sei quel tipo di persona aperta ed estroversa.
“Sei diventato zio, wow!” esclama Jason.
“Non siamo mica sposati” ribatti, però in cuor tuo speri di diventare veramente lo zio della nuova arrivata in famiglia Jackson.
Jason sorride, come se potesse leggere i tuoi pensieri.
 
Più i secondi passano, più il tuo cervello elabora un attacco di panico: cominciano a tremarti le braccia, senti il cuore martellarti mentre una strano fastidio si leva all’altezza del petto, fai fatica a rispirare, quasi soffochi, le gambe non ti reggono più.
Ti appoggi alla spalliera della sedia con la mano destra. Ti siedi, neanche tu sai esattamente come ci riesci.
Tua madre ti guarda preoccupata. Non riesci neanche ad incontrare gli occhi di tua sorella, tanto ce l’hai con lei per quello che ti ha fatto.
 
“Vado a vedere se è uscito qualche libro di Animali Fantastici…”  dici.
“Come se non ne fossero già usciti abbastanza!”
Sorridi, poi ti dirigi verso la ‘parte Harry Potter’ che sta di fianco alla sezione fantasy, mentre Jason va dai suoi amati classici latini.
Pensi che per altri nove o dieci anni potrai avere qualcosa da fare aspettando un film dopo l’altro di Animali Fantastici, perché hanno appostato uno scaffale intero solo per Harry Potter. Non potresti essere più felice di così.
Vedi tanti libri di Animali Fantastici che sono usciti da appena un mese. Ce ne sono talmente tanti che fai fatica a decidere quale sfoglierai per primo, sei troppo ammaliato a osservare quella distesa di volumi per concentrarti su un libro in particolare.
 
“Nico, stai bene?” ti chiede Bianca.
Come se ti fossi svegliato da un lungo sonno, ti muovi d’istinto: prendi il tuo telefono dal tavolo, ti alzi, corri, prendi la chiave della porta del bagno, entri in camera tua, fai girare la chiave due volte nella serratura.
Hai il fiatone.
Ti appoggi con la schiena al muro e ci scivoli contro fino a sederti per terra, le gambe piegate e le braccia morte sul pavimento.
Non riesci neanche a pensare, guardi il vuoto davanti a te con la bocca socchiusa.
Ed è allora che cominci a piangere. Non provochi alcun rumore, non singhiozzi né tiri su col naso, piangi e basta. Non ti asciughi neanche le guance. Sei completamente inerme.
Decidi che piangere non fa stare meglio.
 
Sfogli un libro che si chiama La valigia di Newt Scamander, la copertina marrone a forma di valigia ti attirava troppo.
Vedi di sfuggita la prefazione di Eddie Redmayne, ma passi subito oltre, ti interessi dei contenuti speciali, come la carta di riconoscimento del MACUSA di Tina che è incollata alla pagina e si estende verso l'alto.
Dopo un po’ arrivi allo snaso e ridi impercettibilmente solo a vederlo volteggiare in aria confuso mentre dei gioielli gli escono dal marsupio.
Ricordi di aver riso come un idiota durante quella scena. Non andavi al cinema da almeno due anni e Animali Fantastici ti aveva fatto venire una voglia assurda di vedere altri film.
Probabilmente andrai a vedere Miss Peregrine con Percy, non vedi l’ora. Anche perché non siete ancora andati al cinema insieme ed è una cosa che volevate fare già da tempo.
 
Senti dei passi in corridoio, è Bianca, ormai hai imparato a riconoscere i membri della tua famiglia dal passo che hanno.
Tua sorella si ferma davanti alla tua porta e bussa due volte. Tu non ti muovi e continui a piangere. Non le aprirai mai e poi mai.
“Nico?”
Senti la maniglia della porta abbassarsi sopra di te. Bianca spinge la porta verso l’interno e, ovviamente, non riesce ad aprire.
La senti andare verso il bagno, deve aver capito che hai chiuso a chiave. Quasi la vedi pensare a tutte le chiavi che ci sono in giro per casa. Anche se ne trovasse una, non potrebbe aprire perché tu hai lasciato la chiave nella serratura, non sei stupido.
Ti viene un’idea tremendamente folle.
 
“Buon Natale in anticipo” senti dire Jason alle tue spalle.
Metti al suo posto il libro che hai in mano e ti volti verso il tuo migliore amico. Ti sta porgendo il libro di prima.
“Non l’hai comprato, vero?”
“Oh, sì che l’ho comprato.”
“Jason, no. Davvero. No.”
Il tuo migliore amico sorride tristemente. Con la mano destra prende la tua mano destra e la porta sotto il libro che sorregge con la sinistra, poi sfila questa ultima e rimani con il libro in mano senza aver minimamente reagito. Ti senti un po’ stupido.
Guardi Jason, non sai cosa dire. Porti il libro verso di te e lo guardi. Ti inumidisci le labbra, poi alzi la testa verso Jason. “Grazie” mormori imbarazzato. Distogli lo sguardo.
 
Prendi lo zaino più grande che trovi in camera tua, metti dentro qualche vestito, il carica batterie, il portafoglio, le chiavi di casa – anche se sai già che non le utilizzerai –, l’ultimo libro che hai comprato, il tuo diario, una penna e l’abbonamento dell’autobus. Non vuoi arrischiarti ad andare a prendere lo spazzolino in bagno, speri che Percy ne abbia uno in più.
Sì, stai scappando, perché non vuoi affrontare la tua famiglia e non vuoi sapere come reagiranno alla notizia. Non eri pronto a una cosa del genere, la fuga ti sembra l’opzione migliore.
Mentre prepari lo zaino, ti rendi conto che non puoi andare da Percy. Percy è all’ospedale dalle quattro di oggi pomeriggio, è andato a trovare sua madre e ad incontrare la sua sorellina appena nata.
Sblocchi il telefono, mandi un messaggio a Jason.
Il tuo giaccone nero è sul letto, prima non avevi voglia di portarlo sull’appendiabiti, quando sei entrato. Di solito odi le cose fuori posto, ma in questo momento stai praticamente venerando il tuo giaccone sul letto, come stai adorando le tue Timberland di fianco alla scrivania.
Tu odi il disordine, ma stavolta lo ami alla follia.
 
Jason ti sorride, poi dice: “Nico, non… non posso ospitarti anche stasera, purtroppo. È la vigilia e vengono i miei cugini a dormire. N-non ho un letto in più.”
Tu annuisci. Pensi che Jason abbia già fatto tanto. “Chiamo Percy.”
Tu e Jason uscite insieme dalla libreria.
“Non dovresti tornare a casa?” ti chiede mentre camminate.
Scuoti la testa in segno di dissenso. “Non voglio.”
 
Chiudi lo zaino, indossi le Timberland e il giaccone, metti lo zaino in spalla.
Alzi le saracinesche della finestra di camera tua poi spalanchi la finestra. Vai a spegnere la luce della tua stanza.
Stai per farlo, stai per scappare come un codardo, ma non riesci a pensare ad un’alternativa migliore. Non ce la fai proprio. Non avresti mai pensato di arrivare a tanto, di scappare di casa per fuggire dalla tua paura più grande. Tuttavia senti di doverlo fare, è la cosa migliore per te, almeno per il momento.
Scavalchi il davanzale e ti ci siedi sopra poi salti, atterrando sull’erba un metro più in basso. È una vera fortuna che tu viva al primo piano, altrimenti ti saresti ammazzato.
Sblocchi il telefono, Jason ha scritto che puoi rimanere da lui a dormire.
Non gli hai neanche scritto perché tu abbia bisogno di un posto per dormire, ma lui ti ospita lo stesso. Pensi di essere fortunato ad avere un migliore amico come lui.
 
“Prima o poi dovrai tornare, però… Bianca mi ha già mandato un sacco di messaggi.”
“Cosa dice?”
“Prima mi ha chiesto se eri da me, ieri sera, poi mi ha continuato a chiedere se ti avessi visto, in tanti messaggi, e mi ha detto di tenerla sempre aggiornata.”
“E tu cosa le hai scritto?”
Svolate nella via in cui abita Jason, casa sua è appena a pochi passi da dove siete voi.
“Che hai dormito da me, però te ne sei andato stamattina perché dovevano arrivare i miei cugini.”
Sospiri di sollievo. Jason ha fatto intendere che tu hai effettivamente dormito da qualcuno, soprattutto da qualcuno che i tuoi conoscono. Quindi non dovrebbero essere troppo in pensiero, anche se ancora non sanno dove sei.
“E non ti ha chiesto dove sarei andato dopo?”
“Sì, le ho detto che stavi pensando di tornare a casa. Ma non le ho dato niente per certo…”
Annuisci. Vi fermate davanti al cancello. “Grazie. D-di t-tutto” mormori.
Quasi vedi la voglia di abbracciarti che ha Jason, e per una volta vorresti che ti abbracciasse. Tuttavia sai che non lo farà perché tu gli hai ripetuto tantissime volte che non ti piacciono gli abbracci.
“Ci sentiamo” ti dice.
Annuisci. “Ciao.”
“Torna a casa il prima possibile, okay?”
Annuisci di nuovo.
Jason solleva la mano in segno di saluto e così fai anche tu.
Il tuo migliore amico entra dal cancello, tu risali la via.
Hai lo zaino in spalla da quando siete usciti. Non lo lasci mai a casa di Jason perché non ti fidi di sua sorella Talia. A volte pensi di essere stupido a non fidarti della sorella del tuo migliore amico, però non puoi farci niente.
Prendi il telefono e componi il numero di Percy. Dopo pochi squilli risponde.
“Pronto?”
“Percy… ciao.”
“Ciao, dimmi tutto.”
“S-sei a casa?”
“Ci sono tra dieci minuti, sono in macchina.”
“P-posso venire da te?”
“Certo che puoi venire. Arrivi subito?”
“Sì, prendo l’autobus e sono lì.”
“Va bene… hai una voce strana. Va tutto bene?”
Ti prendi un attimo per pensare a cosa rispondere. Non vuoi mentirgli, ma allo stesso tempo non vuoi dirgli niente. Ti odi per il tuo voler sempre fuggire dalle situazioni scomode.
“Te lo spiego dopo.”
“Va bene, ti aspetto, ci vediamo dopo.”
“Ciao.”
Riattacchi. Osservi la barra delle notifiche, è piena di chiamate perse e messaggi da parte della tua famiglia, insieme a tre messaggi da parte di Will Solace. Decidi di ignorare tutto.
Ti dirigi alla prima fermata dell’autobus. Dopo neanche dieci secondi vedi sbucare il ventiquattro, l’autobus che devi prendere. Quasi non ti sembra vero.
Sali sul mezzo pubblico e lo trovi vuoto, completamente. Ci siete solo tu e l’autista. Ti siedi nel primo posto che capita con lo zaino sulle gambe.
Guardi fuori dal finestrino: numerose decorazioni di Natale ornano le vie, i balconi e i lampioni. Ti piace il Natale, anche se è una festa cristiana. Ti piacciono le luci per le strade, in realtà. E ti piacciono anche i calendari con i cioccolatini dentro, anche se è da qualche anno che nessuno te ne regala uno.
Passi tutto il tragitto a guardare le luci: ti sembrano una più bella dell’altra. Le tue preferite sono quelle a cascata che vengono messe da una parte all’altra della strada, sorrette dai lampioni. Per qualche minuto non pensi ai tuoi problemi, ti godi le decorazioni di Natale e a volte pensi al nuovo libro che hai dentro allo zaino.
Quando l’autobus si sta avvicinando alla fermata a cui devi scendere, ti alzi e premi il bottone rosso per prenotarla. Dopo neanche un minuto ti stai già avviando a casa di Percy.
Mentre cammini pensi ancora al libro che ti ha regalato Jason. Non vedi l’ora di leggerlo.
Finalmente arrivi davanti alla porta del condominio in cui vive Percy. Suoni il campanello, il cancello si apre subito, come se Percy avesse aspettato davanti alla porta tutto il tempo.
Entri nel palazzo e sali quattro rampe di scale fino ad arrivare alla porta dell’appartamento di Percy. Lui ti sta aspettando sulla soglia, sorridente.
Non riesci a trattenerti, appena lo vedi gli corri incontro e ti lasci abbracciare da lui, mentre tu circondi i suoi fianchi con le braccia e appoggi la testa al suo petto. Non sono gesti che fai di solito, ma lui non si sorprende e ti abbraccia, appoggiando il mento sulla tua testa. Chiudi gli occhi e ti godi il momento.
Dopo qualche secondo vi staccate.
Percy ti trascina dentro casa e chiude la porta.
“È ancora quel Solace che ti perseguita?” ti chiede tranquillo.
Appoggi lo zaino per terra e ti togli il giaccone. “No. Cioè, mi perseguita ancora ma… non è per quello.”
Percy ti prende la giacca dalle mani. “Hai le mani ghiacciate.”
Mette la tua giacca sull’appendiabiti, poi ti prende per mano e ti porta in soggiorno. Percy si siede sul divano blu e ti fa sedere sulle sue gambe, come fate sempre. Dopo esserti tolto le Timberland, ti rannicchi contro il suo petto e appoggi la testa sulla sua spalla.
Percy ti prende le mani che prima avevi in grembo e prova a scaldartele. Lo lasci fare.
“Ti senti di dirmi cos’è successo?” ti chiede Percy dolcemente.
Ti piace il fatto che Percy non ti faccia direttamente le domande e invece ti chieda se hai intenzione di parlare. Ti lascia il tuo spazio.
Annuisci contro il suo petto. “L’hanno scoperto.”
Percy comincia ad accarezzarti i capelli. “E come l’hanno presa?”
“Non lo so. S-sono… s-sono scappato.”
Comincia a darti piccoli baci sulla fronte. “Vuoi dirmi come è successo?”
“Ieri sera, Bianca ha letto i messaggi con Will.”
“Che messaggi ti manda Will?” chiede Percy senza farsi scrupoli.
“Ma niente… s’è dichiarato e io gli ho detto che stavo insieme a un altro ragazzo, che lui non era il mio tipo ma che potevamo rimanere amici.”
Percy mugugnò. “Hai dormito da Jason?”
Annuisci.
“Vorresti tornare a casa?”
Nico ringraziò mentalmente Percy per aver usato il condizionale. Scuoti la testa contro il suo petto.
“Va bene… vuoi dormire qui stanotte?”
“Posso?”
Percy sorride. “Certo che puoi.” Ti bacia ancora la testa. “Cos’hai nello zaino?”
“Il cambio per un paio di giorni, il carica batterie e altre cose… e il libro che mi ha preso Jason oggi. Gliel’ho detto che non doveva prendermi niente per Natale.”
Percy si mette a ridere. “Non devi scusarti con me se un tuo amico t’ha fatto un regalo e tu hai accettato.”
Sorridi. “Non hai uno spazzolino in più, vero?”
“Sì, devo avercelo da qualche parte…”
“Grazie.”
Ti bacia ancora la testa. “Di che parla il libro?”
“Di Achille e Patroclo, della loro relazione e della loro morte. Jason ha detto che secondo lui potrebbe aiutarmi ad accettarmi… aiutarmi ad accettarmi… è corretto dirlo?”
“Sei tu il genio tra i due” dice Percy sorridendo. “Be’, avresti dovuto accettarti almeno almeno… da quando ci siamo messi insieme. Quindi sono d’accordo con lui!”
Non rispondi, rimani in silenzio perché non sai cosa dire.
“Forse dovresti scoprire cosa ne pensa la tua famiglia prima di disperare così” prova a dirti Percy in modo cauto.
“Domani.”
“Va bene.”
Percy ti accarezza il collo. Con l’altra mano ti mette due dita sotto il mento e ti tira su lentamente testa. Tu assecondi i suoi gesti. Le vostre bocche si sfiorano e premono l’una contro l’altra in un bacio dolce e casto. Vi staccate subito, però ti avvicini ancora di più al petto di Percy, per quanto ti è possibile.
“Forse ho capito” dici. “Forse io mi accetto ma non vorrei accettarmi per paura di come mi vedono gli altri.”
Percy ci pensa un attimo su poi risponde: “Io non sono uno psicologo, non so dirti cosa sta succedendo nella tua testa, però so che la società pian piano sta cambiando e che tra qualche tempo non dovremo più preoccuparci di niente. E se per caso adesso i tuoi non ti accettano, potrai venire da me tutte le volte che vorrai, sempre. Ma prima dobbiamo dare loro la possibilità di accettarti, no?”
Guardi il tuo ragazzo: scruti le sue iridi verdi, bellissime, dentro di esse vedi sincerità e amore. I suoi occhi sono stati la prima cosa che ti ha fatto innamorare di lui, insieme alla sua simpatia e alla sua vivacità. Siete agli antipodi, ora che ci pensi.
Annuisci. “Domai torno a casa.”
Percy sorride e ti dà tanti piccoli baci sulla fronte, poi dice: “Allora, questo libro l’hai già cominciato?”
Scuoti la testa. “Lo leggiamo insieme?”
“Se ti va…”
Annuisci. Ti alzi e vai a prendere il libro da dentro lo zaino, poi torni sulle gambe di Percy.
Per voi ‘leggere insieme’ significa ‘Nico legge e Percy ascolta’. Percy ti dice sempre che adora la tua voce, a te piace leggere a voce alta, quindi a volte vi mettete sul divano e ‘leggete insieme’.
Dopo esserti messo comodo, cominci a narrare la storia: “Mio padre era un re, figlio di re. Come la maggior parte di noi, non era molto alto e aveva la corporatura di un toro, era tutto spalle. Sposò mia madre quando lei aveva quattordici anni…
 
Percy è dall’altra parte della strada appoggiato alla sua macchina. Suoni il campanello di casa tua. Non vuoi usare la chiave, anche se l’hai portata con te nello zaino per due giorni.
Chi è?” dice la voce di tuo padre al di là del citofono.
“Nico.”
La serratura del cancello scatta immediatamente. Vedi la tua famiglia uscire dalla porta e venirti incontro per stringerti in un abbraccio.
Sei tornato a casa.
Scommetteresti una somma immensa che dietro di te il tuo Percy abbia un sorriso enorme stampato sul volto. 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Black White Dragon