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Autore: Midorikawa_efp    18/12/2016    1 recensioni
Una notizia sconvolgerà per sempre la vita di tutti gli angeli, ma soprattutto quella di Unika e di Raziel.
E se Raziel si salvasse dalla morte che lo aspettava? Chi prenderà il suo posto? A quale scopo?
Venite a scoprirlo...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Metatron, Ophidiel, Unika
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tornai dal mio solito giretto mattutino e andai a dare il buongiorno a Metatron e Raziel.
Entrai nell'enorme costruzione e feci per avanzare, quando sentii delle voci. Mi misi con la schiena contro la parete e ascoltai, perché avevo la sensazione che parlassero di me, o di Sefira.
"No, non mi interessa, lei non lo deve sapere! Pensateci, se lo scoprisse, sarebbe la fine per Sefira e per tutti gli angeli! Lei è la nostra giudatrice, perciò, se lei se ne andasse, noi perderemo il controllo di noi stessi! " urlò una voce a me molto familiare.
Sbarrai gli occhi un istante dopo averla riconosciuta. Metatron.
Il mio istinto diceva di andarmene, ma il mio cuore mi imponeva di restare lì ed ascoltare. Seguii il cuore, come sempre.
"-Ma, Metatron, è stato l'oracolo a riferirmelo, è di vitale importanza. Io credo che Unika debba saperlo"
"-No! Giammai. Io non lascerò che Sefira venga abbandonata da lei per quello stupido oracolo! ".
Non ci credevo, non potevo crederci. Allibis non doveva ricevere queste accuse, dovevo impedirlo, a costo della mi stessa vita.
-Ora, o mai più- pensai.
Uscii dal mio nascondiglio e andai verso di loro con passo svelto e preciso.
"Che cosa non dovrei sapere, eh? " urlai.
Loro, meravigliati dal mio gesto, si inchinarono dinanzi a me. Li feci alzare e mi feci spiegare tutto, anche con le maniere forti.
"Che cosa sta succedendo qui? " chiesi. Si ammutolirono all'istante, volevano nascondermelo.
"Prima che perda la pazienza, per favore, ditemi cosa vi sta prendendo". Finalmente Raziel aprì la bocca per parlare.
"Ecco...Allibis mi ha chiamato per dirmi una cosa e quando sono andato mi disse che...che tu te ne devi andare".
"Cosa? " domandai, confusa e triste.
"Già, è vero. Mi ha detto che devi lasciare Sefira per andare sulla Terra e fare non so quale missione. Poi voleva dirmi qualcos'altro, ma si bloccò, perché alla fine non volle dirmelo. Ha detto anche che vuole che tu vada a parlarci" aggiunse infine. Capii la situazione, era molto pericolosa e critica.
"E ci andrò" dissi convinta fino al midollo.
"No, Unika, per favore..."
"Silenzio! " sbottai "Se è per Sefira, lo farò volentieri" aggiunsi.
Mi alzai e aprii le ali bianche e piumose. Le sbattei un paio di volte, per essere sicura di avere quota. Girai il volto verso di loro.
"Cercate di non far preoccupare gli altri angeli, intesi? ". Annuirono con la testa bassa.
Guardai dritto davanti a me, sbattei ancora le ali, spiccai un balzo e mi librai in volo. Uscii dalla costruzione, che sapevo mi avrebbe ben presto dimenticata, e volai verso Allibis.
Appena giunta, udii la sua voce che mi chiamava. La seguii come fosse la mia ultima salvezza.
Girai un vicolo e vidi l'oracolo che mi aspettava, con faccia molto preoccupata ed ebbi modo di notare, per un attimo, una piccola lacrima che scendeva lungo la superficie morbida delle sue guance. Mi stavo preoccupando.
"Allibis, perché mi hai chiamata? " chiesi.
"Unika, preferirei che tu ti mettessi seduta" mi rispose. Obbedii titubante.
"Immagino che Raziel ti abbia detto che dovrai lasciare Sefira per andare sulla Terra, giusto? ". Annuii.
"Allora ti ha anche detto che non ho voluto dirgli un'altra cosa-". Annuii anche questa volta.
"Bene...Unika, tra pochi giorni, Raziel andrà sulla Terra e lì incontrerà Ophidiel che...avrà convinto gli umani ad uccidere Raziel, per loro Eber. Con la scusa che Raziel ha un demone dentro di sé, lo ammazzeranno. Unika, tu devi impedirlo, devi impedirlo! " mi strillò.
"Sì, sì lo farò" dissi.
Sentivo gli occhi pizzicare per le lacrime che stavano per cadere. Cercai di trattenerle quanto più potevo, ma alla fine, scoppiai in lacrime e neanche la forza di un'apocalisse sarebbe bastata per farmi smettere.
Sentii un peso sulla spalla e vidi che Allibis era lì anche per consolarmi. Ringraziai l'oracolo silenziosamente e sorrisi amaramente. Mi alzai e spalancai le ali. Salutai Allibis e balzai.
Mentre volavo, però, pensai che non potevo tornare a Sefira in quelle condizioni, così decisi di andare sulla Terra, a mio rischio e pericolo.
Atterrai delicatamente in una piccola foresta, accanto un villaggio e mi nascosi per bene, mentre prendevo le sembianze di una ragazza.
Mi trasformai in una ragazza con i capelli castani e occhi nocciola, corpo snello e vestito con una tunica azzurra che metteva in risalto le mie forme da donna. Dopo aver completato la trasformazione, camminai lungo le strade pulite e asfaltate di quel piccolo villaggio.
Lessi su un cartello 'città di Castelblu', quello era il nome della città in cui ero finita.
Camminai a lungo verso una pianura, dove vidi degli allevatori portare al pascolo le loro mucche e le loro capre. Mi appiattii per non farmi notare e mi sedetti a terra, guardando le poche nuvole.
-Perché, perché Ophidiel deve fare questo? Lo devo fermare, ma come?
Proverò con le parole, ma non credo che funzionerà. Ci riuscirò, del resto ci sono sempre riuscita.
Lo convincerò, ne sono certa e se non ci riuscirò...io pagherò con la vita- pensai insistentemente.
Singhiozzai e le lacrime uscirono a fiotti, mi buttai sul prato e piansi ancora e ancora, finché gli occhi chiesero pietà.
Decisi di canticchiare una canzone per calmarmi e funzionò alla meraviglia. Mi alzai pian piano e, senza farmi notare, ripresi le mie forme originali e spalancai le ali, poi volai e mi persi in quel cielo azzurro e cristallino.
Aumentai la velocità, spronai le ali sbattendole e, in pochi secondi, arrivai a Sefira.
-Devo trovare Ophidiel- pensai immediatamente.
"Unika, ci sono delle novità" cercò di dirmi un angelo custode. Io lo bloccai con una mano.
"Non ora, Tisty. Devo trovare Ophidiel, sai dov'è? " gli chiesi.
"Ehm...sì, credo sia andato sulla Terra, ha detto che doveva sbrigare un lavoro" mi rispose.
-Maledizione! -. Cambiai velocemente direzione e tornai indietro.
"Perché? " mi domandò.
"Devo raggiungerlo il prima possibile" risposi, congedandolo.
Spiccai un altro salto e scesi in picchiata sulla Terra. Nel frattempo, chiamai telepaticamente Ophidiel.
'Ophidiel, dove sei? '
'Sulla Terra' rispose con un tono impacciato e prepotente che non sopportavo.
'Questo lo sapevo anch'io. Intendo in quale parte della Terra '
'A Nord della città Castelblu' rispose. Tirai un sospiro, spronai ancora le ali e le supplicai per farmi andare più veloce. Loro obbedirono e non feci in tempo a spostare gli occhi, che mi ritrovai a Castelblu.
Volai ancora per qualche secondo e andai a Nord, dove lo vidi. Sembrava aspettarmi.
"Finalmente, mi stavo preoccupando" mi disse.
Osservai che nel suo viso e nel suo tono di voce c'era qualcosa che non andava e me ne diedi conferma quando lui tese un braccio verso la sua destra ed evocò una spada lunga e lucente.
"Lo sapevo! " esclamai urlando.
Scattò verso di me e tentò un affondo, che evitai prontamente. Anch'io evocai una spada, ancora più potente e tagliente. Tentò ancora un attacco e io mi difesi incastrando le lame, facendo scatenare scintille e piccole fiamme. Combattemmo ancora e ancora.
Spicca un salto e lo ferii ad una spalla. Ophidiel urlò e si portò una mano sulla ferita sanguinante.
Sentii la lama stridere sotto la forza del suo colpo, poi percepii un fortissimo dolore acuto e insopportabile insediarsi nelle mie membra. Sgranai gli occhi, urlai e caddi a terra, ma non persi i sensi, perciò decisi che era meglio fingere di essere morta.
"Così ti servirà da lezione" sibilò tra i denti.
Sentii che rideva di me e si allontanava per tornare a Sefira.
Dopo aver avuto la conferma della sua lontananza, chiamai Metatron.
'Ciao, Metatron, per favore...vieni a Nord di Castelblu. Ti aspetto'.
Cercai di controllare il tremito della voce, dovuto al dolore.
'Unika, che c'è? ' mi chiese, ma io non lo sentii, perché ero svenuta.

Mi risvegliai su un lettino, a casa di Metatron e Raziel. Cercai di tirarmi su, ma una fitta lancinante al petto e alla schiena me lo impedì, così fui costretta a sdraiarmi di nuovo.
Mi guardai. Il mio corpo era interamente coperto di fasce e sangue, che tentava di uscire per macchiarmi. Ero sotto le coperte ed ero mezza nuda, forse c'era solo l'intimo a coprirmi. Arrossii appena nell'immaginare chi mi aveva svestita e curata.
"Come stai? " mi chiese Raziel, uscito da una porta che non avevo sentito aprirsi.
"Non molto bene, però meglio, grazie"
"Non devi ringraziare me, ma Metatron" disse. Io sorrisi, ma lui cambiò espressione "Cosa ti ha detto Allibis? " mi chiese. Il sorriso lasciò le mie labbra.
"Non so se dirtelo" ammisi. Raziel si avvicinò pericolosamente a me, fino a far sfiorare i nostri nasi.
"Unika, ti prego, dimmelo" mi supplicò. Io non sapevo che fare, ma alla fine decisi la cosa giusta. Sospirai.
"Mi ha detto che, quando andrai sulla Terra, gli umani, guidati da Ophidiel, ti uccideranno perché sarai accusato di contenere in te lo spirito di un demone" dissi tra le lacrime e i singhiozzi che mi tagliavano il fiato.
Raziel mi strinse a sé e mi accarezzò la testa per consolarmi. Ero disperata. Io, Metatron e Raziel ci siamo sempre considerati come fratelli, ed ora io lo stavo per perdere. Non lo potevo premettere.
"Perché sei in queste condizioni? " mi chiese poi. Io lo guardai con gli occhi lucidi e i nostri sguardi si incrociarono. Raziel capì cosa volevo dirgli attreverso quello sguardo.
"Non mi dire che... ti sei quasi fatta ammazzare per difendermi, o almeno per fermarlo...".
Abbassai la testa e lasciai il via libera ad un'ultima lacrima, che scivolò lungo il mio viso e cadde silenziosa sul lenzuolo, espandendosi. Raziel rimase a bocca aperta.
"Non dirmi che non te l'aspettavi, da me poi" dissi. Lui annuì.
"Tu sai che io ti voglio bene come un fratello, forse anche di più, e dimmi...cosa non si fa per un fratello? " gli domandai. Quel silenzio che si stava creando valeva più di mille parole.
"Esatto, Raziel, esatto".
Mi alzai pian piano e lo strinsi al mio petto, ma non mi ero accorta che il seno era scoperto. Raziel se ne accorse e, prima di appoggiarci la faccia, mi coprì con il lenzuolo. Lo ringraziai silenziosamente e mi sentii avvampare in viso.
Ci staccammo e asciugai con il palmo della mano le lacrime che gli bagnavano il viso.
"Quando io sarò guarita, noi gliela faremo pagare insieme" lo tranquillizzai. Lui annuì silenzioso.
"I vestiti sono dietro quella parete. Esco, così puoi cambiarti" mi avvisò.
"Grazie" dissi, poco prima che lui sparisse dietro la porta.
Mi alzai e, a passi piccoli e lenti, mi avviai verso la parete e mi cambiai i vestiti, facendo attenzione a non toccare le bende.
-Gliela faremo pagare insieme-. Quelle parole risuonavano nella mi testa come una canzone.

"Unika, questa sera Raziel e Ophidiel si batteranno. Tu e Metatron dovrete sorreggerlo e aiutarlo" mi raccomandò Allibis. Io annuii, tranquilla e carica di adrenalina.
Quella stessa sera, Raziel, io e Metatron andammo sulla Terra e, come previsto, una mandria inferocita di umani si gettò su noi angeli.
Io e Metatron lasciammo che Raziel si affrontasse con Ophidiel.
"Perché l'hai fatto? " gli gridò Raziel.
"Voglio mostrarti che gli umani e gli angeli non possono vivere insieme. È inconcepibile! " rispose l'altro, tentando un affondo con la spada.
"Stai per caso insinuando che io non ami Sara, o che lei non ami me? " rispose mentre parava l'attacco
"Esatto" rispose Ophidiel tranquillamente.
Raziel, accecato dalla rabbia, scagliò un tuono contro l'altro angelo e gli infuocò le ali, impedendogli di fuggire. Gridò dal dolore e scattò contro Raziel, che lo evitò prontamente, trafiggendolo da parte a parte con un'altra spada, la stessa usata da me durante lo scontro creato contro il traditore.
Ophidiel non urlò, anzi, rise di gusto.
"Me lo aspettavo" sussurrò prima di morire.
Raziel estrasse la spada dal suo corpo inerme e sanguinante e si guardò intorno, dando le spalle agli uomini.
"Attento, alle spalle! " gli urlai, ma lui non fece in tempo a girarsi, che si trovò contro un centinaio di umani inferociti e bramanti di sangue.
Urlai e mi scagliai contro i nemici, accompagnata da Metatron. Lanciammo raggi rossi e azzurri a non finire e la stanchezza iniziò a farsi sentire, ma non l'ascoltammo. Decapitammo troppe persone, ma quest'ultime non smetteva di ferire e far soffrire Raziel, sdraiato a terra e coperto di tagli, ferite e sangue.
Ad un tratto, la folla attorno a lui sembrò aprirsi, e ne uscì una figura femminile, che si teneva il ventre a due mani, come per proteggersi. Sentivo che urlava il suo nome, gridava Eber.
Metatron urlò e tutte le persone, salvo la ragazza, vennero spazzate via.
Atterrai di fianco a lui e assistetti alla conversazione della ragazza.
"Io aspetto un bimbo da te" disse ad un certo punto.
Sbarrai gli occhi dallo stupore. Ma poi sorrisi, il figlio di un angelo. Quella donna portava in grembo il figlio di un angelo.
'Unika...' trasalii. Era Raziel. 'Unika, proteggila...proteggi lei e mio figlio, ti scongiuro'
'No, Raziel tu vivrai, quindi non mi puoi chiedere questo'
'Mi mancano pochi minuti, ti prego...'
Vidi che stava socchiudendo le palpebre. Gli diedi un paio di schiaffi, ma lui non si svegliò.
"Che gli succede? " mi chiese la donna. Io le sorrisi.
Pensavo a cosa dovevo fare. Chiusi gli occhi e poggiai una mano sul suo petto linciato.
"Fatti da parte" ordinai alla ragazza. Lei non si mosse. "Svelta, se vuoi salvare lui e vostro figlio! " le urlai alla fine.
Lei si spaventò e si allontanò. Tornai a guardarlo, poi volsi lo sguardo al cielo.
"Angeli di Sefira, datemi la vostra forza per salvare Raziel. La sua donna porta in grembo suo figlio, perciò non permettetegli di morire" gridai.
Anche Metatron mi diede una parte della sua energia, così lo seguirono anche gli altri angeli.
Man mano che gli angeli davano la loro forza a Raziel, il mio corpo subiva una scarica di dolore lancinante e tagli profondi, ma lo dovevo fare per lui, non lo potevo lasciare così.
Quando anche l'ultimo angelo ebbe finito, caddi stremata e dolente sul petto di Raziel, che si svegliò immediatamente. Provò a scuotermi, ma non rispondevo. Sorrise subito dopo aver capito il mio gesto.
Sentii il suo ultimo pensiero galleggiare nella mia mente.
-Grazie, regina di Sefira, regina di tutti gli angeli.
Non lascerò che il tuo sacrificio diventi vano, io la proteggerò, come so che farai tu.
Ophidiel non ha vinto, il figlio di un angelo può esistere e il mio ne è una prova.
Sappi solo che nessuno ti dimenticherà, nessuno.
Addio, Unika-.

Sara, è questo il suo nome, era seduta, a gambe aperte e con le braccia stringeva tutto ciò che poteva. Raziel le era accanto. Dopo un urlo della ragazza, vidi Raziel avvolgere in una coperta rosa una graziosa bimba paffuta, mora e con gli occhi azzurri.
Raziel la prese tra le braccia e disse.
"Lei è Nuika, Unika. In tuo onore, sorellina".
In quell'istante mandai un raggio di sole caldo ed accogliente ad accarezzare il nuovo mezzoangelo.
   
 
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