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Autore: Lady Darkness    20/12/2016    2 recensioni
L'Italia viene sconvolta dalla guerra. L'UE non esiste più e Scarlett, ventiquattrenne, ha perso l'intera famiglia. Ora vive in un rifugio sotterraneo insieme ad altre famiglie, orfani e superstiti tra cui si sta formando una piramide gerarchica forzata dal proprietario del rifugio.
Scarlett fa parte degli esploratori, giovani che hanno il diritto di uscire dal rifugio per raccogliere il più possibile cibo e altri beni materiali e si prende cura anche dei giovani orfani del rifugio. Ma la guerra cambia le persone e si scoprono cose che per millenni erano solo leggende, storie create per spaventare. Cosa poteva esserci di più spaventoso di tutto quello che stava già accadendo?
Delusioni, intrighi, misteri, violenze, sentimenti si intrecciano continuamente nella vita di Scarlett costringendola a fare scelte che stravolgeranno l'intera situazione.
Et Revelata est in bello - Ed è stato rivelato in guerra
Genere: Drammatico, Erotico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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--- Et Revelata est in Bello ---



-- Patto --







Scarlett continuò il tragitto di ritorno da sola, lasciando alle sue spalle Konstantin intento a capire di che oggetto si trattasse quella specie di cilindro metallico. Era ovviamente un arma. Solo nel vedere come gli stranieri maneggiavano quell'affare con estrema delicatezza mentre indossavano le maschere antigas, si poteva capire quanto poteva essere pericoloso quell’oggetto.
 
<< Idiota… >>
 
Disse stringendo i pugni.
 
<< Stupido idiota! >>
 
Continuò a correre. Voleva essere il più lontana possibile per sperare di non sentire un’eventuale esplosione.
Sentiva i suoi occhi riempirsi di lacrime, mentre dentro di lei la rabbia faceva da padrona. Non poteva credere di essersi separata da Konstantin. Perché lo aveva fatto? Perché aveva preso quella decisione? Se avrebbe insistito ancora di più forse le avrebbe dato ascolto… Ma Scarlett sperava che la sua reazione lo avrebbe fatto ragionare. Sperava di sentire i passi del soldato che la raggiungevano.
Ormai era quella situazione era chiara.
 
- Non è giusto! –
 
In quel periodo pensare ad una frase simile era da stolti. Era ovvio. Ogni cosa che stava accadendo non era giusta. Quella stupida guerra. Tutta quella sofferenza derivata da conflitti di interessi ideologici ed economici creati da persone che nemmeno vedranno mai cosa comporti viverla sul serio la guerra.
Corse finché non raggiunse il luogo dove il giorno prima lei e Konstantin si erano fermati per mangiare. Rallentò il passo avvicinandosi e, proprio nel punto in si sedette il giorno prima, si fermò riprendendo fiato.
Voleva tornare il più presto possibile al rifugio. Il sogno di quella notte l'assillava di continuo nella testa, continuando a sperare di trattarsi solo di un sogno e non un avvertimento.
Voleva riabbracciare quei bambini, vedere che stavano bene come li aveva lasciati. Vedere Matt in salute…  Anche se ultimamente si comportava in un modo distaccato da lei, non significava volergli male. Magari era stato proprio il capo a sorreggere quel muro tra la loro amicizia. Già il capo… Una volta che Theo si sarebbe ripreso, aspettarsi una vendetta non era così strano, anzi. Senza Konstantin, sarebbe tornata sola e nessuno sarebbe venuto in suo soccorso. Le immagini della violenza di qualche giorno fa le scorrevano velocemente nella sua mente. Capì che l'unica soluzione era quella di lasciare il rifugio il più presto possibile. Solamente lei e i bambini. Avrebbero raggiunto il centro commerciale e vivere lì finché non fossero venute a mancare le risorse. E poi, via di nuovo, alla ricerca di un altro posto. Era rischioso, ma era l'unico modo. Bisognava approfittare di quella situazione. Dell'assenza di Theo per fuggire definitivamente da quel rifugio maledetto.
Fissò per qualche secondo l'esatto posto in cui aveva sostato Konstantin. Doveva ammetterlo… Era passata  una settimana dalla prima volta che si erano visti, ma le successive vicende avevano fatto sì che si affezionasse a lui. Provava un immensa ammirazione ed era devota per gli enormi sforzi che aveva fatto per lei. Salvarla dalle grinfie del lurido nelle condizioni in cui era in quel momento, lo trovò pazzesco. Avrebbe voluto passare anni accanto a Konstantin. Accanto a l'uomo che per tutti quei giorni la faceva sentire protetta da qualsiasi cosa.
 
- Konstantin… -
 
Sentì ancora gli occhi riempirsi di acqua. Non doveva piangere. Non voleva.
 
<< Idiota! >>
 
Urlò alzandosi velocemente di scatto rivolgendosi al nulla di fronte a lei come se ci fosse Konstantin.
 
<< Ti prometto di proteggerti! Ti darti una mano al momento del bisogno! Non accadrà nulla ai bambini! >>
 
Disse imitando Konstantin. Poi si voltò verso un ammasso di cemento, in modo tale di dare una consistenza quasi reale di Konstantin.
 
<< Te lo prometto! Dicevi! Sai Konstantin? Credevo che potevi eccellere in tutto: in forza, in tempismo, in destrezza, in determinazione e, sì perché no? Anche in bellezza! Ma ammettiamolo non sei certo uno che eccelle in intelligenza! >>
 
Si avvicinò più a quell'ammasso. Doveva sfogarsi in qualche modo.
 
<< Non ha alcun senso avvicinarsi ad un oggetto nemico sconosciuto. Era più che logico che si trattava di un'arma particolare, ma per te no! Ed è qui che dimostri gloriosamente la tua poca intelligenza. Tu dovevi avvicinarti per fare l'eroe della situazione. Di una situazione che peggio di così non poteva andare. Sai che ti dico? >>
 
Riprese fiato e con un tono più pacato disse:
 
<< Non è mai stata mia intenzione lasciare indietro qualcuno a cui tenevo. Quindi tornerai con me. >>
 
Si voltò velocemente. Doveva tornare nel punto in cui aveva lasciato il soldato. Questa volta non lo avrebbe lasciato lì. Lo avrebbe costretto a seguirla senza ascoltare alcuna motivazione da parte del biondo. Gli avrebbe rinfacciato tutto. Lo avrebbe fatto anche se di lui era rimasto solo il cadavere.
Iniziò ad allungare il passo quando vide la sagoma di un uomo davanti a lei. Si bloccò per osservarlo meglio.
 
<< Davvero pensi che sia così stolto? >>
 
<< Konstantin?! >>

 
Proprio lui. Era lì appoggiato con la schiena ad un muro con le mani conserte come se stesse aspettando qualcuno. O qualcosa dato che probabilmente aveva ascoltato più del dovuto.
Scarlett era stupita nel trovarlo lì. Sereno anche se con il suo solito sguardo serio.
 
<< Emh, sì… Esattamente. >>
 
Lui si separò dal muro, avvicinandosi a lei sciogliendo le braccia.
Scarlett diventò seria, ma il passo deciso e sicuro di Konstantin la fece indietreggiare un po’. Provava troppe emozioni in quel momento. Rabbia, tristezza, felicità. Vedere che era vivo e vegeto la riempì di gioia, ma non gli avrebbe fatto passare tanto facilmente il senso di colpa che stava provando fino a qualche secondo prima per causa del tedesco.
La ragazza si fermò, non c’era alcun motivo di indietreggiare. Aveva tutti i motivi di essere arrabbiata e non le mancava molto a sputare tutto il veleno che aveva dentro. Konstantin si fermò poco meno di un metro da lei che continuava a guardarlo con uno sguardo intenso. La comprendeva, non aveva proprio fatto la cosa migliore del mondo lasciarla in quel modo e si sentiva parecchio in colpa. La decisione di andare a controllare quello strano oggetto metallico per proteggere tutti era una scusa. Una scusa per farla finita nel modo più veloce possibile, al contrario della morte lenta che gli avrebbe comportato l’infezione della ferita addominale. Ormai aveva deciso. Era anche disposto a soffrire per aiutare la ragazza che aveva esattamente davanti a lui. Avrebbe dovuto scusarsi ma, se ci sarebbe stata un’imminente morte, decise da quella mattina di ridurre determinate confidenze in modo tale che Scarlett non si affezionasse ulteriormente a lui. Così quando non ci sarebbe stato più, lei non avrebbe sofferto.
 
<< Bene. Continuiamo, ci manca ancora tanta strada. >>
 
Disse Konstantin sorpassandola e dandole le spalle.
 
<< Cosa? >>
 
Domandò Scarlett voltandosi verso Konstantin.
 
<< E’ tutto quello che hai da dire? >>
 
Konstantin si fermò in silenzio.
 
<< Pensi che dovrei rimanere impassibile a questo tuo comportamento? >>
 
Ma lui continuava a non rispondere.
 
<< Pensi che io non abbia avuto paura sentirti parlare in quel modo? >>
 
La voce di Scarlett iniziava a tremare al solo pensiero di come poteva andare diversamente quella giornata. Non doveva farsi trasportare dall’emozioni, ma non trovava giusto il comportamento di Konstantin nei suoi confronti. Soprattutto perché non ne capiva il motivo.
 
<< Konstantin? >>
 
Nulla. Rimaneva lì. Fermo, immobile. Scarlett si era stancata di parlare senza avere un contatto visivo con lui, così aggrottò le sopracciglia e lo sorpassò, veramente intenzionata ad avere una risposta.
Velocemente lo raggiunse, erano una di fronte l’altro. Lui aveva lo sguardo basso. Sembrava afflitto. Lei ostinatamente continuava a guardargli il volto in silenzio per qualche secondo.
 
<< Kostantin! >>
 
Ma nulla. Non c’era ragione di avere risposta. La pazienza di Scarlett arrivò al limite. Se c’era una cosa che non sopportava era proprio non essere ascoltata quando voleva cercare di aiutare. Così si fece prendere dall’emozioni e diede uno schiaffo direttamente su una guancia del soldato che rimase indifferente, ma almeno Scarlett aveva finalmente ciò che voleva. Gli occhi glaciali erano completamente a sua disposizione, immersi in quelli marroni lucidi di lei.
 
<< Ho perso la mia famiglia in un frangente di secondo e continuo a maledirmi di essere ancora in vita. Ero completamente sola in un mondo che vedevo sgretolarsi davanti ai miei occhi. Ho sofferto la solitudine e la fame per mesi. Volevo, anzi, desideravo morire e nel momento in cui avevo preso la decisione, sono stata salvata dandomi modo di conoscere delle persone meravigliose, come quei bambini, che sono riuscite a tirarmi fuori da quel limbo di disperazione. Quindi… Mettiti in testa che io non voglio perdere più nessuno. >>
 
Anche se arrabbiata, si poteva sentire benissimo il senso di compianto in quelle parole. Konstantin continuava a guardarla con la sua solita espressione austera senza dire nulla. Ancora il silenzio regnava in quel luogo. Scarlett abbassò lo sguardo, aveva detto tutto ciò che voleva dire in quel momento.
Un leggero tocco le fece alzare il viso. La mano di Konstantin era sotto al mento spostandosi poi delicatamente sulla guancia della ragazza. Scarlett non poteva fare a meno di guardarlo negli occhi, erano come delle calamite per lei.
Konstantin l’attirò verso il suo petto abbracciandola. Scarlett si sentì stringere tra le sue braccia e ne fu sorpresa. Fu più forte di lei. Chiuse gli occhi cercando di assaporare totalmente quella sensazione di sicurezza che ultimamente sentiva solo quando era vicino al tedesco. Non ricambiò l’abbraccio, non avrebbe guadagnato il perdono così facilmente.
L’abbraccio durò qualche poco meno di dieci secondi, per poi separarsi nuovamente.
 
<< La prossima volta, se dovesse passarmi per la testa un’altra idea come quella che ho avuto prima, hai il dovere di picchiarmi a pugni e non azzardarti più a tornare indietro e a rischiare la tua vita per uno sconsiderato come me. >>
 
Disse Konstantin sorridendole. Scarlett sentì il cuore velocizzarsi all’improvviso nel vederlo sorridere.
 
<< Perché pensi che tornavo indietro per te? >>
 
Disse Scarlett sorridente anche lei mentre Konstantin sembrava sorpreso da quella domanda.
 
<< Ovviamente, tornavo principalmente per recuperare il borsone con tutte le risorse che stai portando. >>
 
Ci volle un secondo per far scoppiare entrambi in una risata.
 
<< Certo. Ovviamente… >>
 
Konstantin ripeté quel’“ovviamente” imitando un po’ Scarlett. Nel frattempo insieme iniziavano a camminare per continuare il ritorno al rifugio.
 
<< Credimi, se saresti saltato in aria, sarebbe stata anche una gran seccatura raccogliere tutto. >>
 
<< Bè… Non era proprio quello che ti avevo sentita dire quando farneticavi da sola. >>
 
Scarlett si imbarazzò e si limitò a guardare altrove.
 
<< Te non dovevi essere lì… >>
 
Un’altra leggera risata fece il soldato. Per Scarlett andava bene così, le dava la sensazione che tutto si era rimesso apposto. Come qualche giorno prima.
Il viaggio di ritorno fu più breve, sapevano quali sentieri seguire e nessun gruppo di nemici o branco di cani randagi avevano fatto rallentare il passo. Si fermarono giusto un momento per mangiare qualcosa, ma prima del tramonto arrivano al rifugio. Mentre raggiungevano l’entrata, Scarlett poteva sentire il suo cuore battere all’impazzata. Più si avvicinava, più i ricordi che le aveva lasciato quel sogno le riempivano la testa. Non voleva pensare al peggio, ma era la prima volta che lasciava gli orfani per così tanto tempo da soli.
Finalmente erano davanti all’enorme porta di metallo del rifugio. Bastava dire la parola d’ordine e poi qualcuno avrebbe aperto la porta, ma prima Scarlett sospirò cercando di scacciare quei pensieri che affollavano la sua mente. Konstantin lo notò, ma non disse nulla. Capì che stramente la ragazza non era a suo agio, così si limitò a farle cenno di far aprire la porta. La ragazza annuì e avvicinandosi alla porta disse la parola d’ordine:
 
<< Raccolgaci un’unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l’ora suonò. >>
 
Aspettarono qualche secondo, ma nessuno aprì la porta così Scarlett ci riprovò alzando leggermente la voce.
 
<< Raccolgaci un’unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l’ora suonò. >>
 
I due si scambiarono uno sguardo interrogativo.
 
<< Qualcosa non va… >>
 
Disse Scarlett preoccupata.
 
<< … hanno sempre aperto subito. Non mi hanno mai fatto ripetere due volte la parola d’ordine. >>
 
Continuò guardando Konstantin mentre sentì il cuore accelerare così in fretta da sembrare molto doloroso. Si avvicinò di molto anche il tedesco alla porta che, con un paio di colpi con la sua mano, disse:
 
<< Vogliamo aprire questa porta? >>
 
Ancora un altro paio di colpi ripetuti, ma dall’altra parte ancora nessuna risposta.
Rimasero lì, entrambi senza parole. Nel silenzio si poteva sentire chiaramente il respiro accelerato di Scarlett che il tedesco notò subito e doveva cercare di calmarla. Non era di certo un ottimo momento per un attacco di panico, ma non fece in tempo ad aprire bocca che la ragazza si scaraventò sulla porta di metallo recitando ripetutamente la parola d’ordine:
 
<< Raccolgaci un’unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l’ora suonò.
Raccolgaci un’unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l’ora suonò!
Raccolgaci un’unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l’ora suonò!! >>

 
Alzava sempre di più la voce senza preoccuparsi che l’avrebbero potuta sentire all’esterno da qualche nemico di passaggio. Konstantin cercò di fermarla in qualche modo e di allontanarla dalla porta.
 
<< Scarlett, calma! Non urlare siamo ancora all’esterno. Scarlett! Scarlett!! >>
 
La ragazza sembrava non ascoltarlo, si dimenava, così il soldato fu costretto a metterle una mano davanti alla bocca per cercare di non farla urlare ulteriormente. La preoccupazione che aveva per quei bambini la stava travolgendo facendola entrare nel panico, così applicò ancora più forza su di lei. Se non si sarebbe calmata da sola, l’avrebbe fatta stancare in quel modo.
Ad un tratto il rumore della porta che si apriva fece fermare l’agitazione di Scarlett ed entrambi rimasero ad osservare la porta che si apriva.
 
<< Scusate se ci ho messo un po’ ma non riuscivo a capire il metodo per… Ma che cavolo state facendo? >>
 
Disse Damiano mentre apriva la porta per poi guardare sbalordito i due che erano ancora avvinghiati tra loro. Konstantin lasciò la ragazza che si precipitò sul ragazzino abbracciandolo.
 
<< Ehi Rossa! Ma che diavolo fai? >>
 
<< Gli altri stanno bene? >>

 
Chiese Scarlett riferendosi agli altri bambini.
 
<< Emh sì, tutto come al solit- >>
 
Non fece neanche in tempo di completare la frase che Scarlett gli diede un colpo sulla testa, facendogli un po’ male.
 
<< Ma sei pazza? Mi hai fatto malissimo! Che ti è preso tutto ad un tratto? >>
 
<< Questo è per lo spavento che mi hai fatto prendere inutilmente. >>
 
<< Ehi non è mica colpa mia se Theo ha tutte le ossa rotte e non può stare qui a fare il suo dovere. >>

 
Effettivamente Scarlett si era dimenticata di quel particolare. Se nella sua testa avesse lasciato spazio anche per gli avvenimenti accaduti qualche giorno prima, probabilmente avrebbe avuto più pazienza e non avrebbe fatto la figura della pazza ma, ostinata com’era in quel momento, non si scusò nemmeno con il ragazzino. Lo sorpassò con passo deciso, dritta nella sua stanza. Sua e dei bambini ovviamente. Non vedeva l’ora di risentire le loro voci e di fargli vedere quanti bei nuovi indumenti aveva preso.
Il suo cuore palpitava dalla felicità nell’aprire la porta e vedere i loro volti sorridenti che la guardavano.
 
<< Scarlett! >>
 
Gridarono in coro mentre l’assalirono di abbracci. Scarlett si inginocchiò per essere alla portata degli abbracci di tutti per poi aprire lo zaino che aveva. Non vedeva l’ora di vedere le loro facce stupite.
 
<< Guardate bambini! Guardate quante cose siamo riusciti a portarvi questa volta! >>
 
Come predetto, i bambini erano sbalorditi e all’unisono sbirciarono nello zaino in piena libertà. Nel frattempo anche Konstantin e Damiano raggiunsero la stanza, che però sorpassò il tedesco per andare anche lui a sbirciare lo zaino di Scarlett. Era una scena semplice, naturale… Che faceva scaldare il cuore.
 
<< …E non è finita qui! Konstantin, dai metti pure qui il borsone. >>
 
Disse Scarlett, Konstantin si sfilò le bretelle dell’enorme zaino che portava sulle sue spalle e lo mise accanto a quello della ragazza. Non fece neanche in tempo a lasciarlo completamente a terra che i bambini lo assalirono per tirare già fuori il contenuto. Tanti piccoli indumenti uscirono velocemente e, ovviamente, i piccoli orfani non ci pensarono due volte nel provare ad indossarli.
Konstantin fece qualche passo indietro per lasciare più spazio possibile in quella stanza, tanto che raggiunse di nuovo l’ingresso della stanza. Si limitò ad osservare quanto i bambini correvano, ridevano. Forse quella confusione avrebbe infastidito gli altri rifugiati, ma avrebbero fare prima i conti con lui. Non avrebbe permesso a nessuno di interrompere quella scena.
 
<< Tutto questo in solo due giorni di viaggio e una notte, vi faccio i miei complimenti soldato. >>
 
Konstantin si voltò. Si trattava del ragazzo dagli occhi chiari e i capelli scuri ormai accanto a lui che si limitò ad osservare la stessa scena. Il tedesco rimase in silenzio anche se era quasi infastidito dalla presenza del giovane. Non aveva alcuna intenzione di conversare. Voleva godersi quegli attimi prima di tornare nella vera realtà.
Matt l’osservò dall’alto verso il basso.
 
<< Scarlett lo sa? >>
 
Il tedesco sbruffò.
 
<< Non so a cosa ti riferisci. >>
 
Matt sorrise.
 
<< Alla ferita, ovvio. E’ peggiorata vero? >>
 
Ma la risposta di Konstantin fu solo il silenzio.
 
<< Se il capo e il resto dei rifugiati vengono a sapere del peggioramento della sua ferita ne approfitteranno per ucciderla. >>
 
<< Onestamente, ho già accettato quello che potrà accadermi. >>
 
<< Ma non ha preso in considerazione cosa potrebbe accadere agli orfani e a Scarlett. Per questa gente loro sono soltanto un peso. Con il fatto che Scarlett deve badare ai quei bambini non riesce a procurarsi viveri per il resto dei rifugiati e stiamo scarseggiando di esploratori. Sta diventando sempre più difficile vedere dei rientri efficienti. Il capo sarà costretto a diminuire gli abitanti di questo posto e non è difficile pensare chi sarà a rimetterci. >>

 
Il tedesco rifletté sulle parole del ragazzo. Aveva ragione erano partiti con l’intento di aiutare tutti nel rifugio, ma c’era un motivo per cui stava facendo quel discorso proprio a lui.
 
<< Io e te abbiamo già una collaborazione. Non mi sembra coerente aggiungere altro. >>
 
<< Avevo sbagliato a calcolare i tempi. Lei mi serve se devo prendere sotto il mio controllo questo rifugio. Voglio cambiare le cose… Non voglio lasciare indietro nessuno. >>

 
Disse l’ultima frase guardando intensamente Scarlett, un particolare che il tedesco notò. Anche se le intenzioni del ragazzo erano buone, Konstantin sentiva dentro di sé di non poter fidarsi completamente del ragazzo. Non sembrava spiegare tutto.
 
<< Questo discorso mi sembra molto a senso unico. >>
 
<< Dice? Credete che avete fatto un ottima mossa entrare nel rifugio con due zaini pieni, di quelle dimensioni e consegnare il contenuto solo agli orfani? Così velocizzate solo il processo di farvi uccidere e di lasciare Scarlett in un mare di guai. Si faccia aiutare. In vostra assenza baderò io ai bambini e cercherò in tutti i modi di darle più giorni possibili con quella ferita. >>

 
Konstantin continuava a rimanere in silenzio. Il ragazzo aveva ragione, le provviste erano principalmente per i bambini di Scarlett e anche se qualcosa avanzava non sarebbe mai stato sufficiente per tutti.
 
<< Matt? >>
 
Scarlett si alzò in piedi con una sacca tra le mani per dirigersi verso i due mentre qualche bambino salutò Matt che ricambiò immediatamente.
 
<< Se sei venuto a dirci che stiamo facendo baccano, sappi che sto per chiudere la porta. >>
 
Disse rivolgendosi a Matt per fargli capire che lo voleva fuori dai piedi.
 
<< No tranquilla, sono felici che tu sia tornata quindi non pens- >>
 
<< Queste sono le provviste per il resto del rifugio, la prossima volta che andremo in esplorazione cercheremo di portarne di più. >>


Matt fu sorpreso, conosceva la forza di volontà della ragazza ma non l’aveva mai provata contro di lui. Konstantin, invece, ne fu particolarmente soddisfatto. Vedere quella forza di volontà bruciare come una fiamma ardente in Scarlett lo rendeva quasi orgoglioso.
 
<< Bene, grazie Scarlett… >>
 
Disse Matt facendo prima un profondo respiro. Non riusciva ad accettare il distacco della ragazza, ma la rispettava. Così scambiò un ultimo sguardo con entrambi e si allontanò verso il magazzino.
Scarlett rimase ad osservarlo fino alla fine per poi far entrare Konstantin e chiudere la porta.
La ragazza tornò dai bambini come se nulla fosse accaduto e Konstantin non pensò altro che alle parole di Matt. Effettivamente non c’era tempo, la sua vita, quella dei bambini e soprattutto quella di Scarlett dipendevano dal marcire della sua ferita. Non era facile, ma quando mai lo era stato? Il ragazzo aveva ragione, bisognava sbrigarsi, ma non sarebbe stato al solo gioco del ragazzo. Se tutto dipendeva dalle condizioni della sua ferita… 

- Allora che così sia. –
 
 
Si fece sera e come era solito fare, dopo la cena Scarlett avrebbe raccontato una favola ai bambini, ma proprio quando erano tutti composti per iniziare Konstantin si alzò per uscire dalla stanza. Scarlett lo notò ma non disse nulla, era più che lecito che il soldato poteva fare quello che voleva. Pensava che oltre che dirigersi al bagno non poteva andare da nessuna parte. Invece quella sera Konstantin aveva un’altra meta.
Attraversò il corridoio fino a raggiungere la stanza dove qualche giorno prima Matt gli aveva fatto una diagnosi della sua ferita.
La porta era chiusa. Bussò.
Fu la ragazza dai capelli ambrati ad aprire la porta che lo guardò dall’alto verso il basso e viceversa per poi fare un sorriso malizioso.
 
<< Nuovo look? Sembri molto più giovane senza barba sai? >>
 
Il soldato non disse nulla, le parole della ragazza furono come aria.
 
<< Silenzioso eh? >>
 
Aggiunse Ambra con il solito sorriso. Intanto da dentro la stanza una voce maschile:
 
<< Chi è alla porta? >>
 
<< E’ il tedesco, tesoro. Lo faccio entrare? >>
 
Konstantin non se ne accorse, ma l’ultima frase della ragazza fu volutamente molto perspicua.
 
<< Certo, lasciaci pure da soli cara. >>
 
Disse Matt sempre da dentro la stanza. Ambra si spostò per lasciare libero il passaggio al soldato e non si trattenne nel dare un’occhiata anche al suo “dietrofront”.
Konstatin entrò nella stanza e chiuse la porta alle sue spalle. Matt gli dava le spalle mentre destreggiava delle fiale mediche.
 
<< Ho appena finito di fare una soluzione antibatterica che deve rallentare il processo d’infezione della sua ferita, prego si sieda pure qui. >>
 
Ma Konstantin non si mosse, ne fece un fiato. Si sentì Matt sospirare per poi voltarsi verso di lui e togliersi la mascherina.
 
<< Qual è il problema? E’ fatta con erbe mediche e disinfettante, se non mi crede può tranquillamente sfogliare quei libri, ho preso da lì le vari dosi. >>
 
Disse Matt indicando i diversi libri aperti su un piccolo comò.
 
<< Non sono qui per le tue cure. Come ti dissi oggi, ho già accettato quello che mi accadrà. Abbracciare la vita significa, accettare la morte e io ho già avuto le mie gioie in questa vita. >>
 
Matt sgranò gli occhi, stupefatto.
 
<< Lei sta rifiutando di collaborare con me? >>
 
<< Non ho detto questo. Lei ha bisogno di me perché probabilmente vuole che sia io ad uccidere il vostro capo. O sbaglio? >>

 
<< Bè… Avrei voluto dirglielo nei prossimi giorni, ma pensavo che non doveva essere un problema per un militare uccidere un uomo per il bene dei propri cari. O sbaglio? >>
 
Konstantin sorrise.
 
<< Ti aiuterò nella tua ascesa al trono ragazzo e sarà unicamente l’infezione a decidere quanto tempo avremmo a disposizione. Prima lo facciamo, prima Scarlett e i bambini potranno condurre una vita serena. >>
 
Matt si avvicinò a Konstantin. Faccia a faccia.
Il ragazzo tese il braccio destro verso l’uomo, che fece altrettanto chiudendo la loro conversazione con una stretta di mano.
Lasciarono la presa in modo tale che Konstantin poteva lasciare la stanza, non c’erano altre parole da dire, o almeno così credeva.
 
<< Un’ultima cosa… Io credo che prova qualcosa per Scarlett, non so se sia amore paterno, fraterno o qualcos’altro. Siamo uomini e quando c’è una donna di mezzo si risveglia un certo istinto in noi che, come posso dire… Ci fa comportare come dei selvaggi. Cerchi di non farsi prendere da quest’istinti. >>
 
Konstantin si bloccò a quelle parole che gli fecero ribollire il sangue, ma non lo diede a vedere. Con estrema tranquillità si voltò di nuovo verso il ragazzo.
 
<< Non sono io qui a cedere ai propri istinti. >>
 
Disse aprendo la porta velocemente mostrando a Matt che Ambra con un’agile mossa nascose una piccola trousse con specchio con cui si stava truccando e sistemando.
 
<< Avete già finito? Che velocità. >>
 
Disse Ambra mentre si riavvicinava alla porta della sua stanza e che non staccava mai gli occhi da Konstantin. Lui, invece, non la degnò per nulla. Si limitò ad allontanarsi per tornare nella stanza con Scarlett e i bambini.
 
Matt chiuse la porta e spogliò dagli indumenti da medico che aveva.
 
<< Ambra potresti farmi un favore? >>
 
<< Tutto quello che vuoi tesoruccio. >>

 
Gli rispose mentre si sdraiò sul letto in maniera seducente.
 
<< Vedi quelle fiale lì, chiudile con quei tipi di tappi e mettile nella scatola sotto il letto. >>
 
<< Ma tesoro, è tardi… Possiamo benissimo farlo domani mattina, abbiamo tutto il tempo. >>
 
<< Fa quello che ti ho detto Ambra! >>

 
Ambra spaventata si alzò dal letto. Non era la prima volta che Matt la rimproverava, come non era la prima volta che lo vedeva imbestialirsi da un momento all’altro e non voleva proprio farlo arrabbiare quella sera. Prese la scatola sotto al loro letto e si avvicinò al tavolo di lavoro di Matt. Prese le fiale con cura, chiudendole con dei tappi di plastica per poi metterle nella scatola. Fu in quel momento che Matt si avvicinò alla ragazza per prenderle la scatola.
 
<< La metto io sotto il letto. >>
 
Ambra cedette la scatola e guardò di fronte a sé. Abbassò lo sguardo dove notò dei steli di fiori senza petali. Prese uno stelo per poi guardare i libri aperti sul piccolo comò. Nelle pagine aperte c’erano immagini che rappresentavano un fiore bellissimo dai petali viola.
 
- Aconitum Napellus... - 

<< Hai preso dei fiori nel tuo ultimo viaggio e non ne hai portato neanche uno alla tua amata. Pensi sempre a come aiutare gli altri mentre quando io ho bisogno di te non ci sei mai. >>
 
Disse Ambra in modo piagnucoloso. Matt si avvicinò dietro di lei e con voce calma e seducente le sussurrò in un orecchio.
 
<< Ma amore, tesoro… Non potrei mai regalarti un fiore dall’altà tossicità. >>
 
<< Dall’alta tossicità? >>
 
<< Sì anche se sono le radici ad essere il vero problema. >>

 
Le disse sfiorandole i fianchi. Ambra rise al tocco del ragazzo e si voltò verso di lui mettendogli le braccia intorno al collo.
 
<< La prossima volta mi prenderai dei fiori belli come questo? >>
 
<< Tutti quelli che vuoi. >>

 
Dissero per poi scambiarsi una serie di lunghi e passionali baci che li accompagnarono sul letto più accogliente del rifugio.






***Angolo dell'autrice***

Imploro perdono per tutti coloro che hanno atteso un nuovo capitolo per tutto questo tempo! Non voglio fare false promesse e dirvi che presto ne pubblicherò un altro, quindi pubblicherò semplicemente quando avrò tempo. Tempo che sto completamente dedicando all'accademia in cui sto seguendo ben tre corsi differenti, quindi siate clementi :) Per il resto, visto che tra poco sarà Natale, vi faccio tantissimi auguri e grazie per il vostro tempo che userete leggendo questa mia storia :)
  
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