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Autore: June_L    23/05/2009    0 recensioni
-Cosa farai tra tre anni?- sentì chiedere da Neji. Alzando lo sguardo, Hanabi sperò quasi di incontrare quello solitamente poco amichevole del cugino, si sorprese invece di trovarlo estremamente interessato all’alcol contenuto nella tazzina che teneva in mano.
Voleva risparmiarle almeno quell’ umiliazione, almeno per quella sera, in cui il conto alla rovescia stava per iniziare.
-Farò quello che il consiglio ha deciso, non posso che sottomettermi alla volontà del clan-
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Neji Hyuuga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: June_L (sul forum sono June LoL, vabbè viva la fantasia)
Titolo: As if the world wasn't ending
Personaggi e Pairing: Hanabi, Neji. Obliviusly NejiHana, dipende anche dai punti di vista, può essere un'amicizia profonda che è nata tra i due o qualcosa di più...
Genere: Malinconico, Generale
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Introduzione: “Mi atterrò alla decisione del consiglio, non posso che sottomettermi alle volontà del Clan” disse meccanicamente, come aveva ripetuto più volte davanti allo specchio, cercando di convincersene.
“Anche se implica rinunciare alla tua libertà?” replicò Neji, non tanto soddisfatto di quella risposta.
Libertà.
Solo ora aveva capito cos’era veramente. L’aveva avuta per oltre diciassette anni senza conoscere la sua fortuna. Solo ora che questa minacciava di scomparire capiva la sua vera importanza.
Note dell'Autore:
Diciamo che né nell’anime, né nel manga ci sono state notizie sul Clan Hyuuga, se non della divisione tra le differenti casate e qualcosa in più.
Mi servivano informazioni sul Clan, e non trovandole ho dato le mie congetture per vere. Hizashi dice a Neji, dopo essere stato marchiato,“ tu devi proteggere Hinata d’ora in poi”, e come racconta Neji, lui allora aveva solo quattro anni, ed era stato marchiato lo stesso giorno del compleanno di Hinata. Così ho immaginato che ogni giovane erede della casata principale, a partire dai tre anni di vita debba avere una protezione anche da parte della casata cadetta, specialmente da un membro consanguineo, che sarà marcato lo stesso giorno.
Ho immaginato la stessa storia per Hanabi, perché in effetti, anche se si vede allenarsi con il padre e priva di marchio in fronte, il suo destino è quello di far parte della casata cadetta, poiché secondogenita.
Il personaggio di Hanabi è difficile da delineare, soprattutto avendo così poche informazioni sul suo carattere. Immagino la piccola Hanabi di 9 anni come una peste. Una crudele, spietata, ruffiana, altezzosa, adorabile peste. In piena lite con Neji, che ha un carattere così diverso e pacato. Ma l’Hanabi che vado a descrivere nella mia fic è maggiorenne, quindi è ovvio che ho dovuto tenere il freno con le caratteristiche della piccola peste, perchè in quell’età si matura (si suppone). Ma ho mantenuto un pizzico di ironia, per ricordare la vecchia Hanabi da me tanto amata.


As if the world wasn't ending
Solo quando perdi qualcosa cominci ad apprezzarla veramente.



Un chiasso festoso contornava la sala dei ricevimenti di casa Hyuuga, udibile fin dall’immenso giardino del Clan più antico e onorevole di tutta Konoha.
Quella sera la casata festeggiava la nascita del futuro erede, figlio dell’attuale Capoclan, Hinata Hyuuga.
Una figura, illuminata scarsamente dalle lanterne esterne del portico, fece scorrere una porta della sala e uscì, chiudendosi fuori, cercando di smaltire quel sorriso falso che le adornava ancora il viso.
Hinata l’aveva tenuta costantemente d’occhio, per timore che scattasse in qualche attacco d’ira o altro, ma, contro le aspettative della sorella, era stata buona a seguire la festa in un angolo.
Aveva ricevuto odiose congratulazioni per essere diventata zia, alle quali aveva riposto ringraziando a denti stretti, rendendo evidente una delle poche cose che toglieva gli ovvi dubbi sul legame consanguineo tra lei e suo scorbutico cugino.
Sapevano, lei e Hinata, che cosa avrebbe comportato l’arrivo del nuovo erede: la necessità di un nuovo cadetto, che potesse proteggerlo come dettavano le regole degli Hyuuga. Ed essendo lei la secondogenita del ex capoclan, e avendo un legame stretto con il nuovo erede, era una delle candidate più plausibili.
Anzi, era ormai una certezza, a sentire gli anziani della nobile degli Hyuuga.
Ma, nonostante si fosse allenata a fare sorrisi finti che fossero credibili, sapeva di non essere riuscita ad ingannare tutti.
Infatti non fu sorpresa quando, voltandosi per il nuovo scorrere della porta, vide Neji avanzare e appoggiarsi ad una colonna del portico, vicino a lei.
Si fermò ad ammirare il cielo, ormai caduto nella notte più nera, ascoltando il dolce sottofondo della musica elegante provenire dalla fessura della porta dietro di loro.
Hanabi approfittò del silenzio per prendersi la testa tra le mani, per fermare quegli strani giramenti di testa. “Cosa farai tra tre anni?” sentì chiedere distrattamente da Neji.
Doveva aspettare che l’erede raggiungesse i tre anni di vita, poi avrebbe dovuto essere marchiata, per aggiungere un ulteriore protezione al neo-arrivato della casata principale. Esattamente come era successo a Neji, ma lui era molto più piccolo, era nato solo un anno prima di Hinata e già alla nascita di questa il suo destino era deciso.
Hanabi avrebbe voluto chiedergli se avrebbe fatto male nel momento dell’incisione, se un giorno ci si sarebbe abituata e avrebbe condiviso questo dolore con gli altri cadetti, oppure se si sarebbe pentita per non essere fuggita, odiando la casata principale di cui aveva fatto parte, ma non trovava mai la forza di affrontare quell’argomento.
Alzando lo sguardo, dopo aver allontanato quei ragionamenti, pensò di incontrare uno sguardo di arrogante e poco amichevole del cugino, si sorprese invece di trovarlo estremamente interessato all’alcol contenuto nella tazzina che teneva in mano. Nessuno sguardo di vittoria o di derisione sul suo volto.
Voleva risparmiarle quell’umiliazione almeno per quella sera, in cui il conto alla rovescia era iniziato. Hanabi si immaginò dentro ad una clessidra gigante, che allo scadere dei tre anni l’avrebbe soffocata con la sabbia che scandiva lentamente il tempo. Quello era stato solo uno dei molti incubi che aveva avuto negli ultimi tempi.
Deglutì e rispose cercando di sembrare calma. “Mi atterrò alla decisione del consiglio, non posso che sottomettermi alle volontà del Clan” disse meccanicamente, come aveva ripetuto più volte davanti allo specchio, cercando di convincersene.
“Anche se implica rinunciare alla tua libertà?” replicò Neji, non tanto soddisfatto di quella risposta.
Libertà.
Solo ora aveva capito cos’era veramente. L’aveva avuta per oltre diciassette anni senza conoscere la sua fortuna. Solo ora che questa minacciava di scomparire capiva la sua vera importanza.
Neanche Neji poteva capire: lui la libertà non l’aveva mai conosciuta, gli era stata sottratta quando era troppo immaturo per comprenderla a pieno.
Però lei aveva ancora la facoltà scegliere, poteva tenersi addosso quel fardello, proteggere suo nipote, rinunciare alla sua libertà, marchiarsi di un segno che Neji stesso si vergognava di mostrare e lasciare la stessa casata principale in cui era nata e vissuta, oppure poteva fuggire, come una codarda e lasciare il fardello a qualche altro cadetto. Sarebbe stata rinnegata dalla famiglia, ma sarebbe stata libera.
“Ci penserò allora. Voglio solo godermi la festa” disse, troncando una discussione che le faceva troppo male.
“A te non piacciono le feste”
Le sfuggì un sorriso: Neji Hyuuga aveva imparato a conoscerla a forza di litigare.
Lo stesso Neji Hyuuga a cui aveva tinto i capelli di verde a sua insaputa, che aveva spinto giù dalle scale e preso in giro al limite della sua grande pazienza.
Lo stesso che l’aveva chiamata pidocchio, che le regalava sguardi carichi d’odio e che non si era mai comportato come un cugino nei suoi confronti.
Erano cresciuti, dopotutto.
Non si odiavano più come quando erano bambini.
No - si costrinse ad ammettere Hanabi - Non è mai stato odio. Sapeva che quei tre anni che la separavano dalla sua ufficiale entrata nella casata cadetta sarebbero scivolati via come l’olio.
Solo tre anni, a rendersene conto le si seccò la gola.
Sarebbe stata un altro uccello in gabbia destinato a non volare per il resto della sua vita.
“Andiamo dentro” disse lei avvicinandosi alla porta, per non affrontare l’argomento.
Lui non rispose. Le si avvicinò mentre faceva scorrere lo shoji e le posò una mano sulla testa, un gesto fraterno, che in quella situazione sembrava tanto un “mi dispiace”, poi la lasciò sull’uscio, superandola per tornare alla festa.
Qualcosa però non fece muovere Hanabi fino a che Neji non fu sparito dalla sua visuale, a quel punto si voltò ancora a guardare le stelle.
Era strano, sapeva che stava per perdere la sua libertà, eppure trovava ancora il tempo per sorridere.
Si chinò su un vaso lì vicino, notando con piacere che un millepiedi su una foglia si voltava in cerca del suo compagno appena perduto.
Lui non lo sapeva, ma quello era andato a farsi un bel bagnetto alcolico.
“Hanabi!” sentì imprecare dalla sala, da una voce solitamente pacata e tagliente, disturbando la melodia rilassante della festa.
In quella gabbia, dopotutto, non sarebbe stata sola. E la cosa cominciava a piacerle.



.= JL =.

Questa storia partecipa all'Hanabi Contest! *-* evviva gente, intasiamo il fandom con fiction su Hanabi! Ringrazio Vale Hina per aver creato questo magnificoso contest, e un imbocca al lupo a tutte le partecipanti.
vabbè basta le note dell'Autora ve le siete sorbite già all'inizio.
Un bacio.
June_L
   
 
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