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Autore: Layla    20/12/2016    0 recensioni
Sono passari sei mesi da quando Fay ha salvato la vita di Lee, Natale è arrivato e insieme con lui il tradizionale cenone.
Fay e Lee pensano sarà un tranquillo pranzo tra le loro famiglie.
Non hanno idea di quello che li aspetta.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel gran disastro di Natale (punk-rock christmas).

Oggi è il tredici dicembre, la neve cade su Sheffield, ma davanti al caminetto di villa Malia sembra poetica.
Vivo in questa casa da un mese e mi sono ambientata benissimo, il mio ragazzo – Lee – ce l’ha messa tutta a farmi sentire a mio agio. Qualche mese fa gli ho salvato la vita evitando che venisse reso una frittella umana dalla solita automobilista distratta per via del telefonino.
Mi sono rotta una gamba, un braccio, mi hanno dovuto trapiantare un nuovo stomaco e un nuovo pancreas e sistemare un trauma cranico per evitare che lo ammazzassero, ma rifarei tutto.
Ho perso un po’ di parti del corpo, ma ho vinto un ragazzo premuroso che mi è stato accanto mentre ero in coma e dopo, sostenendomi nel difficile percorso della riabilitazione e del post-trapianto.
Mi ha persino fatto venire a vivere a casa sua dopo che la mia amabile padrona di casa ha affittato il mio appartamento a un’altra persona visto quanto sono stata in ospedale.
Un po’ mi dispiace che abbia dovuto rompere con la sua fidanzata storica Deni per stare con me, ma è stata una sua decisione. Gli ho chiesto mille volte se fosse sicuro, ma ha risposto mille e una di sì.
Mi chiamo Fay Williams e se ho potuto salvare Lee è stato perché ho il potere di prevedere il futuro, donatomi dalle fate che mi hanno rapito appena nata.  Mamma dice che è stata una psicopatica a tenermi con sé una settimana, ma il fatto che abbia questo potere e i capelli naturalmente di un viola acceso smentisce la sua teoria. È in onore delle fate che mi hanno chiamata Fay.
“Fay?”
Il mio ragazzo si siede accanto a me sul divano con una birra in mano.
“Sì, Lee?”
“Cosa facciamo a Natale?”
“In che senso?”
Casa nostra – che bel pronome – è già addobbata, l’abbiamo fatto l’otto dicembre come da tradizione.
“Il cenone, Fay!”
“Oddio, scusa! È che di solito io e mia madre non lo festeggiamo molto.”
“Ci credo, non ce la vedo un’insegnante di matematica a festeggiare qualcosa di scientificamente impossibile.”
“Ehi!”
Gli do una leggera manata.
“Scusa, ma io sto sulle palle a tua madre e non capisco perché.”
“Non lo so nemmeno io, quando provo a parlargliele lei cambia discorso, forse è perché pensa che una celebrità si stancherà di una bibliotecaria. Sai la storia dello scientificamente impossibile.”
“Non esiste una legge fisica o scientifica che regoli la vita di una celebrità! In ogni caso dove lo facciamo questo benedetto cenone?
Così prenoto il catering e tutto.”
Io faccio per replicare, ma lui alza un dito.
“No, non puoi cucinare tu. È solo da un mese che stai in piedi, non ti devi sforzare troppo.”
“Va bene, casa tua.”
La testa mi gira all’improvviso, visione in arrivo.

{Quando la mia testa è normale, mi accorgo che sono ancora a casa di Lee. Questa volta indosso un velo nero che mi copre il corpo fino alle ginocchia, una corona nera con cinque punte di un materiale lucido che sembra vetro e un paio di anfibi neri con dei brillantini argentati disposti come galassie.
È una visione, la luce è dorata e cenere sottile cade sulla scena. I genitori di Lee e mia madre si stanno scambiando i convenevoli, lei sembra più rigida del solito.
Non ho tempo di chiedermi perché visto che suona il campanello e mi vedo correre ad aprire la porta, sto sorridendo, ma il mio sorriso svanisce quando vedo chi è: mio padre e la sua nuova moglie.
Il mio abito di lustrini neri scintilla sinistro.
“Cosa ci fai qui?”
“Sono venuto a festeggiare il Natale con voi, no?
Sono tuo padre, no?”
“E adesso te ne ricordi?”
Tuona una voce alle mie spalle, mamma lo ha visto.
Ha gli occhi fuori dalle orbite e parecchie ciocche nere che sono scivolate fuori dal suo solito chignon.
“Tua figlia è stata in ospedale per mesi e tu non ti sei mai fatto vedere!
Per non parlare di prima! Adesso che sta con tizio pieno di soldi ti fai vivo, ma non ti fai schifo?”
Mio padre non fa in tempo a rispondere che mia madre riprende a insultarlo.}

“Fay?”
Mi richiama alla realtà Lee.
“Per cinque minuti buoni hai fissato il vuoto!”
“Scusa.”
“Ok, dico al catering di organizzare a casa mia allora?”
“No, a casa dei tuoi! C’è più spazio!”
“Ma se abito in una villa.”
Cazzo!
“Ehm, magari un luogo più intimo aiuterà l’atmosfera natalizia a formarsi.”
“Fay, hai avuto una visione, vero?”
Io abbasso la testa, Lee sa del mio dono, gliel’ho detto quando sono venuta a vivere qui.
“Sì. Ho visto mio padre arrivare qui e mia madre ha cominciato a insultarlo e a dare di matto.
Se la organizziamo dai tuoi forse ci sono meno possibilità che si presenti e che lo spirito del Natale se ne vada a puttane.”
Lee annuisce.
“Ok, facciamo a casa dei miei allora.”
“Grazie, Lee. Sei un tesoro!”
Lo bacio appassionatamente.
“Non distrarmi dal mio lavoro, donna.”
Dice, facendomi ridere con la sua espressione fintamente burbera.
Amo quest’uomo.
“Va bene.”
Lui chiama il catering e lo prenota dandogli l’indirizzo dei suoi genitori come luogo in cui si svolgerà il cenone di Natale.
Ho dei brutti presentimenti su questa cena, ma credo di averli schivati con la mia visione, vorrei imparare a controllarle, ma non ci riesco. Quando vengono vengono, non si annunciano e non si possono comandare.
Finita la chiamata striscio alle spalle di Lee e gli do un bacio sulla nuca, il suo punto debole.
“Fay?”
“Sì?”
“Perché mi hai baciato la nuca?”
“Perché hai una bellissima nuca, con un bellissimo tatuaggio.”
Gli traccio i contorni del fiore della vita.
“Vuoi farmi diventare matto?”
“Pensi ancora che io sia troppo fragile per fare qualsiasi cosa?”
Lo sento deglutire.
“È la prima volta che lo fai, di solito sembra che tu abbia paura che io ti rifiuti.”
“Ce l’ho ancora questa paura, ma adesso ho bisogno di sentirti vicino, di sentirti… mio.
Ma se non vuoi non fa nulla.”
Mi metto in un angolo del divano sentendomi una stupida, lui invece estrae di nuovo il cellulare dalla tasca e compone un numero.
“Ciao, Oli. Sono Lee, oggi non vengo alle prove.
Ho altro da fare e se vieni a disturbarmi libero i cani, quei due mastini che hai salvato da un cassonetto della spazzatura e mi hai rifilato.
No, non voglio sentire ragioni.
Adesso stacco il telefono e ricordati dei cani.”
Chiude la chiamata e gattona verso di me, io fingo di ignorarlo incrociando le braccia davanti al petto, lui ci si struscia contro come un gatto.
“Meow.”
Io sospiro e gli alzo delicatamente il volto e lo bacio.
“Meow.”
Lui sorride, scende dal divano e mi prende in braccio come una sposa.
“Sfruttiamo questa vacanza?”
Mi chiede esitante.
“Non aspettavo altro che questa proposta.”
Lui mi sorride e io strofino il naso contro il suo petto, felice.

 
Natale è arrivato e noi siamo in ritardo.
Ieri sera abbiamo festeggiato a modo nostro e stamattina abbiamo fatto il bis, ha preso sul serio il mio bisogno di lui.
“Lee, muoviti o saremo in ritardo! Mettiti una camicia per una volta!”
“Ma la cravatta no.”
“No, quella no!”
Gli urlo mentre è sotto la doccia, io sono davanti all’armadio alla ricerca di un vestito, precisamente il vestito che ho preso per quest’occasione aiutata da Chloe Mellors e Alissa Salls. Finalmente lo trovo e lo contemplo: un abito di lustrini neri scintillanti dalla gonna irregolare cha va da sopra a sotto il ginocchio, un profondo scollo e maniche a pipistrello a tre quarti. Almeno mi si vedranno i tatuaggi!
Lee esce dalla doccia ed entro io, poi indosso IL vestito, le scarpe a tacco alto con un listino sulle dita e uno alla caviglia e mi guardo allo specchio, ancora non mi ci riconosco nella ragazza che vedo.
“Sei bellissima.”
Mi sussurra Lee, facendomi arrossire.
“Alissa e Chloe mi hanno aiutato a sceglierlo, sono state davvero carine con me, mi hanno accettata subito.
E se fosse eccessivo? E se a tua madre non piacesse?”
“Chi se ne frega?! A me piace e te lo toglierei volentieri.”
“Lee, già non sto molto simpatica a tua madre, se per colpa mia si dovesse ritardare il pranzo di Natale la cosa peggiorerebbe.”
Lui alza gli occhi al cielo.
“Va bene. Io sono pronto, andiamo?”
“Sì!”
Metto un golf, il cappotto e prendo la borsa.
Usciamo di casa in un paesaggio da cartolina, stanotte è nevicato quindi è tutto bianco come dovrebbe essere a Natale.
“Dici che avrei dovuto tingermi i capelli di un colore più naturale che il viola?”
Lui apre la macchina con uno scatto della chiave elettrica, poi si volta verso di me.
“Fay Leanne Williams, secondo me sei bellissima così. Con i tuoi tatuaggi, piercings, capelli viola e corpo rattoppato.”
Appoggia le mani sulle mie spalle e mi guarda fisso negli occhi, io mi perdo in quegli occhi così blu.
“Smettila di farti paranoie, di avere paura e tutto il resto, perché andrà tutto bene.
Per liberarti di me dovresti tornare indietro nel tempo e lasciare che quella macchina mi investisse.”
“Non scherzare su queste cose.”
“Sono serio.”
“Lee… Grazie.”
“Prego e adesso andiamo.”
Saliamo in macchina e ci dirigiamo verso la casa dei genitori di Lee, io ho ancora quel cattivo presentimento. Che mio padre sia in grado di trovare anche la loro casa?
Arriviamo e parcheggiamo nel vialetto, Lee tira fuori una bottiglia di vino italiano e un panettone, io una rosa di Natale. Bussiamo e il padre di Lee ci viene ad aprire, abbraccia il figlio e anche me, stando attento a non danneggiare il fiore.
“Non ti dirò che non avresti dovuto portare vino e panettone, perché sono stramaledettamente buoni, ma tua madre te lo dirà.”
La signora Malia esce dalla cucina da cui proviene un delizioso profumo di cibo, probabilmente stava riscaldando quello del catering, abbraccia Lee e accetta i suoi doni, poi guarda me.
“Grazie mille, sembra molto bella.”
Dice indicando la rosa di Natale.
“Grazie. Come mai non le piaccio?”
“Non è che tu non mi piaccia, devo a te il fatto che Lee sia ancora vivo, è che tu mi ricordi una persona che non mi piace.”
Fantastico! Forse dovrei farmi una plastica facciale.
Il campanello suona, deve essere mia madre, il suo treno doveva arrivare più o meno a questo orario, vado ad aprire la porta e me la ritrovo davanti. Capelli neri con qualche filo bianco raccolti in uno chignon sbarazzino in onore delle feste, occhi neri, occhiali cerchiati di nero, si vede lontano un miglio che è una professoressa di matematica.
“Ciao, mamma!”
“Ciao, tesoro. Questo vestito non è un po’ troppo scollato?”
“È Natale, non fare la profe, hai l’aria di una che sta per darmi una nota.”
Lei scoppia a ridere.
“Ti dovrei dare una nota di merito per come ti sei rimessa in piedi.”
Entriamo sorridendo, ma non appena la signora Malia la vede smette.
“Victoria Flowers!”
Urla, io la guardo incredula.
Come fa a conoscere il cognome da nubile di mia madre?
“Annie Long!”
“Come fa a conoscere il cognome da nubile di mia madre?”
Mi sussurra Lee, perplesso.
“Non ne ho idea, non mi piace la piega che hanno preso gli eventi, mi sembra di capire meglio il mio cattivo presentimento.”
“Cosa ci fai a casa mia, Victoria?”
“Sono la madre di Fay.”
Lei mi guarda con il fuoco negli occhi.
“Adesso capisco a chi somigli! Alla ladra di ragazzi!”
Che? Mia madre ladra di ragazzi?
Impossibile.
“Io, ladra di ragazzi? Tu sei una ladra di ragazzi!”
Risponde piccata mia madre.
“Lui mi piaceva da più tempo di te, tu lo sapevi e te lo sei presa lo stesso.”
“ALT!”
Urla Lee.
“Calmatevi! Tutte e due! Di cosa diavolo state parlando?”
Il signor Malia si fa avanti.
“Victoria è stata la  mia prima ragazza, prima che lei stesse con me era amica di tua madre.”
“E poi?”
“Poi… Beh, io ho tradito Victoria con tua madre e ci siamo messi insieme, da allora non ci siamo più lasciati.”
“E questo dimostra chi è la vera ladra di ragazzi!”
“Mamma!”
Dico piano, non l’ho mai vista così arrabbiata, se non con mio padre.
“No, Fay! Devi sapere, la mia migliore amica mi ha fregato il ragazzo e adesso mi chiama ladra di ragazzi!”
“Victoria…”
“David, lo sai anche tu che è la verità.”
“No, che non lo è!”
Tuona Annie.
“Flowers, tu lo sapevi che mi piaceva David e ti sei messa con lui lo stesso, la vera ladra di ragazzi sei tu!”
“Tu non eri fidanzata con lui, io sì!
E avevamo deciso che sarebbe stato David a decidere con chi stare e lui aveva scelto me, ma tu non ti sei mai rassegnata. Hai sempre tentato di sedurlo!”
“Non essere sciocca, sei tu che lo hai abbindolato coprendolo di attenzioni in modo che si dimenticasse di me.”
“E tu hai sempre fatto la gatta morta.”
Lee mi guarda.
“Credo di capire.”
“Io no. Cosa diavolo significa questo casino?”
“Mio padre aveva una ex ed è sempre stata tabù in questa casa, mamma ha stracciato tutte le foto dove c’erano loro due. Non ha mai permesso a mio padre di parlarmi di lei, è sempre stata gelosissima di questa donna.”
“E questa donna sarebbe mia madre. Fantastico! Adesso mi odierà.”
Mi viene da piangere sta andando tutto a rotoli.
Perché le mie visioni non mi hanno avvisato?
“Fay, va tutto bene.”
Lee mi mette di nuovo le mani sulle spalle.
“Va tutto bene? Le nostre madri si stanno scannando per cose successe più di trent’anni fa!”
“Mettila così, le nostre famiglie erano destinate a diventare una sola.”
“Penso che tua madre voglia finire il lavoro che ha iniziato la macchina che mi ha investito.”
“Non esagerare, mia madre non farebbe del male a una mosca.”
Io gli indico la scena: sua madre sta cercando di strappare lo chignon della mia che ha in mano la coda di Annie.
“Si ammazzeranno, chiama la polizia.”
Dico funerea.
“Non scherzare.”
“Sono seria, qui finisce male.”
Lui si gratta la testa, completamente nel panico, non si aspettava questo epilogo e nemmeno io.
Voglio imparare a controllare le mie visioni, se questo è possibile.
Il padre di Lee si avvicina a noi con aria disperata.
“Ragazzi, voi andate.
Non si farà nessun cenone, sarà già una bella cosa se riesco a calmare queste due furie senza dover chiamare la polizia.”
“Papà, ma sei sicuro?”
“Sì, Lee. Non vedi in che situazione siamo?”
“Signor Malia, mi scusi!
Non volevo rovinarle il Natale!”
Dico sull’orlo delle lacrime, lui mi abbraccia.
“Va tutto bene, Fay. Tu non lo sapevi e non potevi saperlo perché immagino che tua madre non ti abbia mai parlato di questa faccenda.”
“No, pensavo avesse iniziato a uscire con mio padre al liceo, non avevo idea che lei fosse il suo primo ragazzo.”
“Su, non piangere e adesso andate.”
David mi consegna a suo figlio e insieme prendiamo i cappotti e usciamo dalla casa che è diventata un campo di battaglia.
Saliamo in macchina e lì scoppio a piangere Lee mi dà un bacio sulla fronte e mette in moto, un quarto d’ora dopo siamo nel centro di Sheffiled e lui parcheggia la macchina.
“Adesso ti porto in un posto che ti farà sorridere.”
“Lo spero, perché ne ho un fottuto bisogno.”
Scendiamo dalla macchina e mi porta davanti a un Mac Donald, il mio umore si rischiara parecchio, amo il cibo spazzatura, lo considero una specie di cura per la vita di merda.
Le cose non vanno bene? Un cheeseburger non ti giudica o ti fa sentire colpevole di qualcosa.
Si lascia mangiare e basta.
“Grazie, Lee. È esattamente quello di cui avevo bisogno.”
“Lo so.”
Entriamo e ordiniamo due panini giganti, il commesso ci guarda come se fossimo due alieni.
“Non hai mai visto due persone ordinare il giorno di Natale?”
Gli chiedo irritata.
“No.”
“Bene, oggi le hai viste.”
“Come mai siete qui?”
“Perché il nostro cenone si è trasformato nella terza guerra mondiale, adesso possiamo avere il nostro cibo o vuoi che ti raccontiamo tutta la nostra vita?”
Il commesso mi sorride insolente.
“Solo se Lee mi fa un autografo e una foto con voi due.”
Io sospiro.
“Potevi dirlo subito che eri un fan.”
Esclama il mio ragazzo.
Gli firma immediatamente un foglio e scattiamo una foto e finalmente riceviamo il nostro cibo.
Ci sediamo a un tavolo davanti alla grande vetrina e notiamo che ha iniziato di nuovo a nevicare.
“Allora, siamo in un Mac Donald il giorno di Natale, nevica e noi siamo al caldo.
Non è fottutamente romantico?”
“Più che altro punk!”
Rido io, addentando il mio panino.
“Sei sicura che quella roba ti faccia bene?”
“E me lo chiedi solo ora?
Comunque vedila così: in questo panino c’è un pranzo di Natale concentrato.”
“Interessante punto di vista, quindi se io volessi fare il bis farei un doppio pranzo?”
“Uhm, sì e l’idea mi tenta.”
Lee dà un’occhiata al commesso.
“Secondo te quanto ci metterà a mettere quella foto su ogni social?”
“Secondo me lo sta già facendo.”
“Beh, così tutti sapranno che Lee Malia è così sfigato da andare in un Mac il giorno di Natale.”
“A me piacciono gli sfigati.”
Gli dico sorridendo mentre gli stringo una mano, lui mi sorride di rimando.
“Vado a ordinare un secondo menù, lo vuoi anche tu?”
“Sì.”
Si alza, va al bancone e ordine come ha detto, poco dopo ritorna, io prendo il mio bicchiere di coca e lo alzo.
“Voglio fare un brindisi. Al miglior Natale della mia vita, il mio primo Natale punk-rock e quello che ho trascorso con la persona che amo di più al mondo.
Ti amo, sfigatto.”
“Ti amo anche io, sfigatta.”
“Meow!”
Brindiamo e beviamo la nostra bevanda sorridendo come due idioti.
Fuori nevica, le strade sono deserte, ma risplendono di luci natalizie e sono decorate da alberi di Natale e ghirlande di sempreverdi. Qualcuno potrebbe pensare che sia triste, ma io sono felice, mi sento finalmente a casa dopo tanto tempo.
Mi sento come se fossi sempre appartenuta a questa città – e forse è vero visto che mamma è di Sheffield – e a questo ragazzo, anche questo può essere vero visto che una generazione prima la strada di mia madre e quella del padre di Lee si sono incrociate per poi dividersi.
Dicono che la strada più breve si impari al ritorno ed è vero, io sono tornata dalla morte e ho trovato tutto quello che credevo non avrei mai avuto in vita mia: amore, un ragazzo, sentirmi completa.
Dicono anche che il senso ultimo del Natale sia festeggiare con le persone che ami il legame che vi unisce e noi lo stiamo facendo.
"Buon Natale, Fay.”
Mi dice dopo aver finito anche il secondo menù.
“Volevo darti questo regalo sotto l’albero, ma facciamo finta che ci sia.”
Tira fuori la scatolina di una gioielleria e me la porge, io la apro emozionata. Dentro c’è un anello d’argento fatto di tre cerchi e in mezzo a ogni cerchio c’è un fiocco di neve fatto di diamantini o zirconi.
“Cristo, è bellissimo! Non dovevi!”
“Questo lascialo decidere a me.”
Io gli sorrido di nuovo e tiro fuori il mio regalo, lui lo apre e guarda curioso la catenina a cui è appeso il plettro di una chitarra.
“Ehy! Ma questo è  un mio plettro!”
“Esatto! Sono riuscita a prenderlo all’unico vostro concerto a cui sono riuscita ad andare, mi sono detta che l’avrei regalato al ragazzo che avrei definito quello giusto. È un po’ironico che torni a te, vero?”
“Mai stato più felice di riavere un plettro.”
Si mette la collana con gesti goffi e poi mi prende il volto tra le mani e mi bacia con passione.
“Buon Natale, Lee.”
Mormoro sulle sue labbra.
È un Natale intimo, ma è perfetto così.
Sono felice.

 

Angolo di Layla.

Buone feste a tutti :)!
   
 
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