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Autore: cecchino_2028    21/12/2016    0 recensioni
Un inverno freddo e piovoso nella contea di Lullaby, un gruppo di amici con la spensieratezza tipica dei diciassette anni, poi la tempesta, non solo in cielo, ma anche tra quelle giovani vite.
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Drew capì che la sua giornata avrebbe preso una brutta piega nell'esatto istante in cui il suo cellulare squillò cinque minuti prima della sveglia. Avrebbe voluto ignorare quel trillo insistente, ma il suo senso del dovere era troppo forte, troppo radicato nel suo essere, quindi nonostante avesse ancora gli occhi chiusi, rotolò fino al comodino ed afferrò quell'aggeggio infernale che non aveva intenzione di smettere di squillare. «Agente Sanders» si limitò a biascicare. Per il resto rimase in ascolto del suo interlocutore, il suo cervello non era ancora partito e capì ben poco di quello che stava dicendo l'altro, qualche parola smozzicata qua e là nel discorso, tre cose gli rimaserò, però, ben impresse nella mente: "Lullaby", "ragazzo scomparso" e "caso delicato". Se avevano scomodato il Grande Capo praticamente all'alba per un ragazzo scomparso, in pentola bolliva qualcosa di veramente grosso e lui si ritrovò sveglio in men che non si dica. Drew aveva una sicurezza: Lullaby voleva dire ricchezza, ed un ragazzo scomparso in quella contea significava che una ricca famiglia, della cosidetta nobiltà americana, aveva perso un figlio. Risolvere quel caso avrebbe comportato di sicuro un aumento, e – forse – un avanzamento di grado.

 

L'Agente Sanders si lasciò alle spalle la città di Dallas che non era ancora sorto del tutto il sole, un caffé nero in una mano e lo sguardo verde affogato nei colori pastello delle prime ore del giorno. Gli avevano assicurato che a Lullaby avrebbe trovato tutto l'aiuto di cui aveva bisogno, ma che comunque avrebbe dovuto svolgere le indagini in solitaria, e – soprattutto – con discrezione.

 

Raggiunse la città di Lullaby a metà mattinata, ad accoglierlo fu lo sceriffo, un uomo alto e piazzato, con la camicia ocra tirata sulla pancia gonfia, un cappello ben piantato sulla testa quasi del tutto calva. «Sceriffo Johnson» si presentò «benvenuto a Lullaby, prego venga con me, così avrò modo di spiegarle tutto» e si avviò all'interno di un grande palazzo.
Ben presto Drew si rese conto che quell'edificio non ospitava solo l'ufficio dello sceriffo, ma tutto il grande complesso del tribunale, d'altronde Lullaby non era altro che una piccola cittadina che si era ritrovata a fare da punto di riferimento ad una contea molto vasta. L'ufficio dello sceriffo era in fondo ad un corridoio costellato di scrivanie, a dividerlo dal resto dei poliziotti unicamente una porta in mogano con una targa dorata con su inciso "Peter Johnson, sceriffo". Drew fu costretto a constatare che la stanza non era molto più grande dell'ufficio che lui condivideva con la sua collega a Dallas, pochi metri quadrati in cui erano stipati una scrivania in legno chiaro, ricoperta di scartoffie, un alto schedario di metallo ed una bacheca di sughero sulla quale campeggiava la foto di un ragazzo dal sorriso dolce. Lo sceriffo si gettò sulla sua poltrona nera dietro la scrivania e gli fece cenno di accomodarsi su una della due poltroncine dall'altro lato, invito che Drew accettò immediatamente. Gli indicò la foto sulla bacheca e gli spiegò che quello era Robert Altmann, il ragazzo scomparso, poi prese a raccontare ciò che era accaduto la sera prima alla festa, omettendo che il tutto era accaduto in casa sua, nel suo fienile, alla festa organizzata da sua figlia. Drew bevve ogni singola parola che uscì da quelle labbra nel quarto d'ora successivo, iniziando a delineare delle ipotesi nella sua mente, poi una domanda sfuggì alla sua bocca «non si dovrebbero aspettare almeno ventiquattro ore per reputarlo scomparso?». Lo sceriffo sospirò e si tolse il cappello, per poi passarsi una mano sul volto stanco, tentando di riordinare le idee e chiarire del tutto la situazione a quell'agente venuto dalla città.
«Il ragazzo è ancora minorenne, ha solo diciassette anni ed è il figlio di un importante membro della comunità, il capo dei vigili del fuoco di Lullaby».
Fu in quell'esatto istante, quando assimilò quelle parole, che Drew capì che non avrebbe avuto vita facile, che quello era un caso complicato, in cui serviva la massima prudenza, che un solo passo falso lo avrebbe gettato nel baratro.
Lo stavano mettendo alla prova, e lui non aveva alcuna intenzione diperdere.

 

   
 
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