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Autore: BuFr    22/12/2016    1 recensioni
Il poliziotto integerrimo. L’artista cool. Il cattivo ragazzo. E un adolescente dotato di ingombranti poteri sovrannaturali, pronto a sconvolgere la loro quiete.
Un mondo normale, e un altro che è un totale delirio.
E un triangolo d’amore e desiderio persino troppo aggrovigliato. Tanto aggrovigliato, da avere quattro vertici.
****
Raccolta di missing moments e frammenti ex novo collegati alla saga "Clover", edita da Centauria Libri.
Alcune parti sono riprese dalla prima stesura di Clover, ovvero FOUR, feuilleton nato e cresciuto proprio qua su EFP.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Speciale AU fiabesco di "Clover", in occasione delle feste!
Buon Natale a tutti! :)

 

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C'era una volta, tanto tempo fa, un meraviglioso regno chiamato Cloverland. 

Il popolo viveva da molti secoli in pace e armonia, fino al giorno in cui un'ombra scura si allungò sulle fertili terre di trifogli verdi e rossi. Un mago oscuro, intenzionato a prendere il potere, mostrando il suo volto più innocuo si fece ospitare da un nobile signore del luogo, Sir Arthur. I due si erano conosciuti in gioventù e questo motivò Arthur a fidarsi e accoglierlo in famiglia, ma quello del mago si rivelò nient'altro che un escamotage malvagio: il mago oscuro prese in ostaggio la famiglia del signore, e solo l'unico figlio, Christian, riuscì a fuggire per un soffio, anche se i suoi genitori erano ormai prigionieri. In fuga, fu emanato subito l'ordine di catturare il ragazzo e ucciderlo prima che superasse il confine della contea.

Christian fuggì in mezzo al bosco, braccato dall'animale di un guardiacaccia al servizio dell'oscuro mago. Il ragazzo, che fino ad allora aveva vissuto nella protezione di un maniero, non sapeva orientarsi e più volte cadde, si graffiò, inciampò in quel labirinto di alberi che sembravano spaventosi. Alla fine il guardiacaccia lo raggiunse, dopo un'ultima caduta rovinosa. Christian si sentì spacciato. Una grossa pantera grigia si fermò e puntò Christian per fare in modo che non si muovesse, fino a che il suo padrone non fosse stato vicino.

“Devo avere il tuo cuore e portarlo al mago chiuso in uno scrigno” esordì il guardiacaccia con voce incerta, mentre la fiera ringhiava minacciosa. Christian si voltò verso di lui, con sguardo implorante. Gli occhi dell'uomo erano azzurri e freddi come il ghiaccio. Era alto, imponente, con la pelle abbronzata di chi fatica tutto il giorno all'aperto. Ma il suo sguardo, più che minaccia, mostrava timore per quello che avrebbe dovuto fare.

Christian vi ravvisò dell'umanità, nonostante tutto, e supplicò: “Ti prego, non farmi del male... Lasciami andare. Non dirò niente.”

Quelle parole bastarono a far vacillare la fermezza del guardiacaccia, che impugnava stretta la sua ascia ma non sapeva decidersi. Era solo un ragazzo, più giovane ancora di come lo immaginava. I suoi occhi erano simili a quelli di un cervo impaurito, e ne aveva uccisi molti prima di allora, ma mai il guardiacaccia si era sentito tanto a disagio. Pensò a quel cuore che batteva e che gli avrebbe dovuto strappare. Esitante, disse: “Ha preso prigioniera mia sorella e se non torno con la prova di averti ammazzato, non potrò riaverla.”

“Anche i miei genitori sono suoi prigionieri. Ti prego. Troverò... Un modo per salvarli” implorò il ragazzo a terra, sollevando una mano.

“Tu?” replicò con una smorfia egli. “Non credo che uno come te ne abbia le forze.”

“Ti imploro!” disse ancora Christian e due lacrime rigarono il suo volto. “Farò tutto quello che vuoi!”

Vederlo piangere spezzò un qualcosa nel cuore dell'uomo. La pantera grigia si placò e si approssimò al guardiacaccia, ancora indeciso sul da farsi. Nel momento esatto in cui il ragazzo braccato fu libero, quei pochi secondi, si alzò in piedi. I suoi occhi incrociarono per un momento quelli dell'uomo, il cuore che sfarfallava all'impazzata. Sapeva di dover scappare.

Cominciò a correre. E, incredibilmente, il guardiacaccia non fece niente per seguirlo. Rimase lì dov'era, con l'ascia stretta in mano, diviso tra due tipi di inferno.

Christian non sapeva perché l'avesse lasciato andare, era in preda alla più cieca disperazione. L'unico proposito che lo manteneva vigile era la prospettiva di salvare i suoi genitori. Doveva dirigersi alla capitale, chiedere aiuto... Svoltò un albero e il suo cuore si fermò di nuovo: un cavallo bianco si impennò per evitare di calpestarlo. Christian si aggrappò al tronco, con il cuore che batteva all'impazzata.

“Perdonami!” esclamò una voce da sopra il cavallo. Riuscì a calmarlo, con fatica, e poi disse a Christian. “Stai bene? Ti sei fatto male?”

Ancora abbracciato all'albero, timoroso, Christian guardò stremato il cavaliere. Era un giovane uomo dall'aria sconvolta. I suoi abiti erano di stoffa pregiata, ricamati in filo d'oro, blu e azzurri. Portava un lungo mantello che ora gli ricadeva scompostamente addosso. Aveva un bel viso, capelli lisci e castano ramato sciolti e appena spettinati dal vento. Christian doveva diffidare, ma chissà perché guardando in quegli occhi castani, onesti, non trovò traccia di cattiveria.

“S-sto bene” rispose infine. “In realtà no, ma sono vivo. Scusatemi, non vi avevo visto.”

“Stavi fuggendo da qualcuno?” domandò il giovane, smontando da cavallo. Christian fu scioccato dal guardarlo: sembrava circondato da un'aura di luce.

“Sì. Un mago oscuro ha preso possesso della mia casa... Sono figlio di Sir Arthur Porter, della Contea di Airman, i miei genitori sono stati presi in ostaggio... Sono riuscito a fuggire per un pelo, ma ora quell'individuo mi vuole morto.”

Il giovane col cavallo bianco lo osservò a bocca aperta, graziosamente. Poi disse amaro: “Beh, capisco cosa vuoi dire. Un grifone rosso come il sangue e gigantesco ha appena preso possesso del castello di Cardenalia. Anch'io sono riuscito a scappare appena in tempo, per cercare aiuto.”

Christian strabuzzò gli occhi. “Aspettate. Voi... Non sarete...”

Il ragazzo sorrise e annuì: “Sono Tyler Luke primo del suo nome, Principe di Cloverland. Per servirti... Qual è il tuo nome, se posso chiedere?”

Christian si inchinò profusamente, pieno di vergogna. “Scusatemi! Perdonatemi! Non sapevo... Non fatemi tagliare la testa! Io sono Christian, dalla contea di Airman.”

“Non c'è bisogno che ti inchini...” rise il principe. Più triste, aggiunse: “Conosco Sir Arthur. È un brav'uomo.”

“Vi supplico. Aiutatemi a liberarlo.”

Il principe Tyler fissò i grandi occhi del ragazzo e fu incapace di dirgli di no. Così risolse: “Facciamo così. Io mi sto recando all'Isola Verde, là dove un'antica fata custodisce una spada che può sconfiggere quella fiera malefica. Potresti accompagnarmi in questo viaggio e farmi da scudiero. Ti prometto che, non appena avremmo cacciato il grifone rosso dalla capitale, ti aiuterò a salvare la tua famiglia.”

“Un'isola... Dobbiamo attraversare il mare?” chiese Christian.

“Temo di sì.”

Il ragazzo accettò con entusiasmo di seguire il principe, non senza timore. Sicuramente, avrebbe potuto affrontare il mago malvagio molto meglio di lui con le sue poche forze, e poi quell'arma...

Fu strano salire a cavallo con lui; Christian si emozionò alquanto, sapeva che era quasi sconveniente che uno scudiero marciasse sulla stessa cavalcatura di un principe, abbracciato a lui. Nonostante la situazione abbattesse ogni tipo di formalità, il ragazzo non poté fare a meno di sperimentare una certa irrequietezza, tenendo Tyler stretto per non cadere.

In mezza giornata di galoppo avrebbero raggiunto il porto. Christian conosceva delle scorciatoie segrete, ignote al principe, che avrebbero accorciato la strada: fu lieto che potessero aiutarsi a vicenda. Procedettero fino all'imbrunire, quando si pose il problema del cibo e dovettero fermarsi e smontare. Nessuno dei due sapeva procurarsi da mangiare in un luogo oscuro e inospitale come il bosco. C'erano bacche, ma avevano paura di avvelenarsi.

“Il mio patrigno mi aveva spiegato una volta che quelle viola sono commestibili... No, aspetta” disse Christian, perplesso di fronte ai due cespugli. “Forse erano commestibili quelle a puntini viola...”

“Il tuo patrigno?” domandò senza capire il principe.

A disagio per ciò che gli era scappato, Christian spiegò: “Sì... Sir Arthur non è il mio vero padre. Ha sposato mia madre quando ero piccolo.”

“Curioso. I patrigni non sono i cattivi, solitamente?” osservò Tyler, che era pur sempre il principe di un regno delle favole.

“Credetemi: possono essere molto peggio i padri dei patrigni” rispose con amarezza il ragazzo. Un fruscio nelle foglie li distrasse, il cavallo si impennò e Tyler dovette subito andare a placarlo con un balzo. Una qualche figura informe, nel buio, si mosse tra i cespugli, e Christian col cuore in gola pensò di essere spacciato.

“Le bacche commestibili sono quelle azzurre a pallini viola” disse una voce profonda, stranamente familiare a Christian. Il tono era molto stanco.

Una grossa pantera grigia uscì dai cespugli e, con lei, si mostrò un uomo: era il guardiacaccia che quella mattina aveva inseguito Christian. Il povero ragazzo considerò che ci avesse ripensato.

“Chi sei tu?” esclamò Tyler sguainando la spada. L'uomo, però, pose un ginocchio a terra. Era disarmato, al momento.

“Maestà. Chiedo perdono di avervi spaventato.” Gli occhi azzurri di ghiaccio saettarono verso Christian, che trasecolò. “Il mio nome è Will, e il mago oscuro ha rapito mia sorella e mi ha chiesto, per liberarla, di uccidere questo ragazzo, Christian della Contea di Airman.”

“Tu... Sei l'uomo che lo seguiva?”

Il guardiacaccia si sollevò, continuando a guardare Christian fissamente, al punto che il ragazzo si sentì trafitto. “Sì. Ma non l'ho ucciso, come vedete voi stesso, anche se avrei potuto.”

“Perché mi hai lasciato andare?” trovò il coraggio di chiedere Christian.

Senza mutare l'espressione severa, Will rispose: “Hai detto che credi ci sia un modo per liberare la tua casa da quel mago. Se puoi salvare i tuoi genitori, puoi fare qualcosa anche per mia sorella, no? Pare che tu abbia... amicizie potenti, a quanto vedo.”

Il ragazzo arrossì e guardò verso Tyler. “Il principe Tyler sta cercando una spada capace di vincere un grifone feroce. Io da solo non so se posso tener testa al mago, ma di sicuro può lui.”

“Sarei felice di aiutarvi” rassicurò Tyler. “Dobbiamo fare in fretta, però.”

Mangiarono, tutti e tre, Christian un poco intimorito dalla presenza di Will e della sua pantera. Tyler, con una scusa, mandò il ragazzo a nutrire e rassettare anche il cavallo, e quando Christian si fu allontanato osservò: “Dubito che tu avessi... Fiducia nell'idea che quel giovane, da solo, potesse fermare il mago. Non avresti messo la vita di tua sorella nelle sue mani così a cuor leggero. Cosa ti ha veramente spinto a essere qui?”

Il guardiacaccia, accarezzando il capo del suo felino addormentato accanto a lui, rispose rivolto al punto in cui, lontano, Christian e il cavallo erano visibili nella notte: “Non ce l'ho fatta. Non potevo ucciderlo. Credevo di potere, ma... Quando mi ha guardato con quegli occhi, mi è mancato il coraggio.”

“Poi, hai capito che non bastava, e hai deciso di dargli una mano” sorrise il principe.

Irritato, Will rispose: “Maestà, con tutto il dovuto rispetto, credo che i motivi per cui agisco non siano affar vostro.”

Contrariamente a quanto avrebbero fatto molti dei suoi pari, Tyler non se la prese per quella risposta. Era distratto da altro: “Capisco, comunque, che vuoi dire. Quel ragazzo ha qualcosa... Che ha catturato pure me. Ho sentito il desiderio di aiutarlo.”

Quasi albeggiava quando ripresero il viaggio, a piedi. Finalmente la vegetazione si diradò e il mare apparve. Cammina cammina, arrivarono alla foce di un grande fiume, e il tempo sembrava magnifico; tuttavia, scoprirono una scena di desolazione, poche navi, alcune delle quali naufragate per metà, o bruciate. Non ebbero per nulla un buon presentimento.

Il Principe trovò subito a chi vendere il bel cavallo bianco, la sola cifra sarebbe bastata ad affittarsi un passaggio in nave. Tuttavia, sembravano non esserci imbarcazioni disponibili: l'uomo con cui conclusero l'affare raccontò che avevano subito un recente attacco da parte dello spirito del fiume, adirato per qualche ragione ignota a tutti, e che molte delle navi disponibili erano andate distrutte. Tra le poche che si erano salvate c'era una nave pirata, lontana al momento dell'attacco.

“Forse dovremmo provare a chiedere a loro” propose timido Christian.

“I pirati?” storse la bocca Tyler, la prima smorfia che Christian vedeva al principe dal giorno prima.

Anche Will non era convinto: “Non c'è da fidarsi. Prenderanno i nostri soldi e poi, al largo, faranno di noi cibo per gli squali.”

“Non abbiamo altra scelta!” protestò Christian: non vi erano, in effetti, molte alternative, oltre naturalmente la traversata a nuoto.

Il ragazzo dovette convincerli quasi con la forza a trascinarsi sino alla zona più malfamata del porto, dove svettava l'unico vascello che sembrasse ancora integro che batteva grosse bandiere nere, la Toyota.

“Che nome bizzarro, per una nave” commentò Tyler sempre più a disagio. Per com'era vestito, sentiva di essere sempre più sotto gli occhi di tutti.

“Sarà un nome femminile esotico” replicò Will; per fortuna la sua pantera non li perdeva di vista, era l'unica cosa che li tenesse al riparo da tagliagole e borseggiatori.

In coperta alla Toyota c'erano tre marinai, uno meno raccomandabile dell'altro.

“Mi scusi” iniziò Christian per richiamare l'attenzione del più vicino, un uomo con un caschetto castano e la benda sull'occhio. “È lei il capitano di questa nave?”

Con l'occhio buono questi lo osservò e anche i suoi due compari, un marinaio coi capelli rossi e uno magro come un chiodo, si fermarono e li osservarono tutti e tre con particolare interesse. L'uomo con la benda non si scompose e chiese: “Harry Spades è il capitano di questa nave. Chi lo cerca?”

“Abbiamo bisogno di attraversare il mare fino all'Isola Verde” disse Christian radunando tutto il coraggio.

“Possiamo pagare bene” aggiunse Tyler.

Una quarta figura emerse dalle ombre della nave. Si aggrappò alle corde e sbirciò i nuovi arrivati. Era un pirata molto giovane, di un pallore mortale, con due profonde occhiaie e i capelli neri come la pece.

“Voi tre pensate di poter usare la mia Toyota, la nave più resistente dei sette mari?” domandò l'ultimo arrivato con scherno. “Un trio di disperati come voi? Un contadino con una pantera, un ragazzino e...” fissò per qualche secondo il principe, ostentò di non riconoscerlo. “Un tizio vestito da clown.”

“Non credo che sia affar vostro commentare chi vi paga, una volta che venite pagati” replicò Tyler.

“Ho clienti migliori di voi” rispose il ragazzo e tornò a guardare Christian con maggior interesse. “Legge della domanda e dell'offerta: la Toyota era forse una nave abbordabile per voi fino a ieri, ma adesso, essendo una delle poche in circolazione, il suo prezzo è schizzato alle stelle.”

“Tu sei... Capitan Spades?” chiese Christian. Poi giunse le mani, veemente. “Ti prego. Il mio patrigno e mia madre sono stati imprigionati da un uomo malvagio... Anche la sorella di costui è tenuta in ostaggio.” Indicò Will, perorando la sua causa. “Abbiamo bisogno di aiuto... Del vostro aiuto. Il Principe Tyler deve trovare lì una spada che può salvare tutti noi, e...”

“Principe?” ripeté con sommo disprezzo capitan Spades, e quasi a sottolineare il suo tono, il suo compare allampanato sputò per terra. “È la famiglia reale di Cloverland a darci la caccia. Perché dovrei aiutare?”

“Vi diamo la caccia perché siete fuorilegge” osservò Tyler con severità.

Spades si sporse e sibilò: “Fate tanto il principe buono, che va nelle strade a portare brodo caldo e coperte ai poveri, solo per mera propaganda. Ma lanciate caramelle quando il popolo non ha il pane. Quelli come voi mi irritano quasi di più di quei regnanti che si disinteressano dei sudditi per fare la bella vita, se devo dirla tutta.”

“Ma allora sai chi sono!” esclamò il Principe sorpreso.

A questo punto il capitano squadrò Christian, e fece un sorriso obliquo. “Facciamo così. Mi prenderò tutti i vostri soldi e, in più, il ragazzo. Ho giusto bisogno di un mozzo, e di un ragazzo di cabina per le lunghe traversate. Le notti possono essere fredde, e desolate...”

Christian sbiancò. “Eh? Dovrei... Venire con voi?”

“Non esiste!” proruppe Tyler tagliando l'aria con la mano. “Christian deve salvare i suoi genitori, non può stare con voi.”

“Può fare tutto quello che vuole... Mi accontento dei suoi... servizi per quando avrà terminato la sua missione” disse Spades. “Un ragazzo giovane come lui del resto ha bisogno di temprarsi, viaggiare, vivere avventure. Altrimenti, rischia di diventare come voi.”

“D'accordo” accettò Christian. “Mi sta bene. Quando i miei genitori saranno salvi, verrò con te.”

Will, che non se lo aspettava, strabuzzò gli occhi. Afferrò un braccio del ragazzo: “No! Che fai?”

Ma Christian non volle sentire ragioni. Guardò Tyler e disse: “Fidatevi di me. Voi avete accettato di aiutarmi... È il minimo che io possa fare, offrirmi quando ne ho l'occasione.”

Il Principe lo fissò, commosso. Non avrebbe mai permesso che Christian finisse nelle grinfie di quel pirata ignobile, ma ci sarebbe stato modo e tempo di difendere il suo onore. Ora, avevano bisogno di quella nave.

Così l'accordo fu siglato, tra le risate e i sogghigni dei membri dell'equipaggio, i quali si congratulavano per il nuovo acquisto nel personale con fin troppa enfasi. Tyler, per assicurarsi che i pirati non li buttassero a mare alla prima occasione tenendosi i soldi, promise anche una quota in denaro aggiuntiva una volta che avessero liberato il castello di Cardenalia.

Erano già in alto mare quando Will si avvicinò a Christian, che in disparte ammirava la costa sempre più distante. Non aveva con sé la sua pantera: la povera bestia era acciambellata in un angolo della prua col mal di mare.

“Tu sei un povero sprovveduto” esordì il guardiacaccia di punto in bianco. “Credi che Spades ti voglia su questa nave per lavare i pavimenti? È ben altro, che ha in mente.”

Guardandolo stranito, il ragazzo rispose: “Non avevo altra scelta. E poi... Non è un problema.”

“Sei solo un bambino. Sei vissuto nella bambagia fino all'altro ieri” lo rimbrottò amaro l'uomo. “Ti sei messo nella bocca di un lupo che ti mangerà in un sol boccone. Che cos'hai, in testa? Mi chiedo come hai fatto a non farti ancora ammazzare.”

Christian assunse un sorriso triste, e gli fece notare: “Perché sei tu che non hai voluto ammazzarmi. E di questo non smetterò mai di ringraziarti.”

Era stato così dolce nel dirlo che Will non seppe ribattere. Lo vide allontanarsi, con le spalle basse; solo mentre lo guardava andare via, si rese conto di essere stato per tutto il tempo sotto gli occhi di capitan Spades, che se la rideva sotto i baffi.

“Sappi che se proverai a mangiartelo in un sol boccone” disse Will minaccioso, con gli azzurri occhi ridotti a due fessure, “io ti taglierò la pancia.”

“Non vedo l'ora” rispose Spades.

Incontrarono una forte perturbazione, che riuscirono ad affrontare soltanto attraverso l'esperienza e l'abilità della ciurma in quel tipo di situazioni. Da che era limpido fino a un paio d'ore prima, sembrava che lo spirito del cielo fosse improvvisamente incollerito con loro e volesse impedire a ogni modo il loro approdo all'Isola Verde. Grossi chicchi di grandine piovvero sulla nave, costringendoli a riparare sotto coperta, mentre i pirati coraggiosamente restavano all'aperto per salvare la nave le loro stesse vite. Per quanto avesse sempre disprezzato i pirati, persino il Principe Tyler provò un moto di ammirazione: nelle mani di qualunque altro capitano con meno talento sarebbero probabilmente già morti da un pezzo. Pensò che si meritavano un premio almeno doppio di quanto gli aveva promesso. 

Senza però concedergli Christian, naturalmente.

Con fatica e molti danni alla Toyota superarono la bufera: il cielo sembrava essersi arreso alla loro vicinanza oramai all'isola. Anche se avessero fatto naufragio, sarebbero a questo punto stati portati a riva dal mare stesso.

Era una piccola isola tonda, una sorta di collinetta boscosa, con sulla cima un piccolo tempio e un'unica catapecchia. Christian pensò subito che quella fosse la casa della fata.


 

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