Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Fujikofran    22/12/2016    2 recensioni
Lupin e Jigen, ultra-settantenni, dopo un periodo a Ostia Lido(Roma), prendono una decisione, a cui Jigen tiene tantissimo, più della sua stessa vita. Nel frattempo, a Parigi, Fujiko e Goemon prendono una decisione. Passi in avanti per ricompattare una banda che, da tempo, aveva smesso di essere tale. Brano da ascoltare durante la lettura: "I will survive" nella versione dei Cake
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fujiko Mine, Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Lupin III
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il tempo passa per tutti'
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Ostia Lido (Roma)
 
“Sigarettè…” disse Arsene Lupin III al titolare di una tabaccheria nella quale stava per acquistare un pacchetto di light. La pronuncia vagamente d’Oltralpe fece, per un attimo, sorridere il suo amico, Daisuke Jigen. Quest’ultimo fumava sempre meno, invece, da quando il dottore gli aveva detto di darsi una calmata, col tabacco.  L’aver oltrepassato i 70 anni implicava dei compromessi, con la finalità di mantenersi vivi a lungo. Per il ladro e il pistolero, però, la sigaretta non cessava di mostrarsi come la compagna più fidata.

-La sigaretta è una donna che non solo ti dice di sì, ma sa anche come dirlo- affermò Lupin, appena usciti dalla tabaccheria. Se ne accese una e anche Jigen fece lo stesso.

-Hai proprio ragione… fumare una sigaretta è puro eros- commentò il pistolero.

-Allora negli anni tu sei stato peggio di un pornodivo!-

Risero e ripresero a passeggiare, come facevano da quando si erano rivisti. Era trascorso del tempo e forse troppo velocemente, dato che i due non avevano ancora lasciato Ostia, il quartiere romano sul mare. Avevano fatto un biglietto per gli Stati Uniti, ma poi non erano più partiti. L’età non rende per forza pigri, nello spostarsi, e i due non avevano mai smesso di viaggiare, nel corso degli anni, ma qualcosa li aveva trattenuti in quella località.  Non si trattava solo del fatto che, con la morte di Zenigata, nessuno li avesse più cercati: era altro, forse una sorta di serenità, agognata da tempo. Avevano, quindi, affittato un mini-appartamento in zona Stella Polare e si trovavano bene. La buona memoria di Lupin gli aveva fatto ricordare di un suo vecchio conoscente ostiense, che, una volta ricontattato, lo aveva aiutato a trovare alloggio per lui e Jigen, dove una signora rumena, Florina, si occupava delle faccende domestiche e, spesso di cucinare, e non dispiaceva al famoso ladro, sempre attratto dalle belle donne.

-Quest’aria così frizzante mi ha messo fame- disse Lupin, sedendosi su un muretto sul Lungomare Caio Duilio.

-Aria frizzante? Siamo a ottobre e il vento di oggi ci ha fatti piombare a gennaio! Però è meglio delle temperature tropicali del centro di Roma-

Ecco cos’era che li aveva trattenuti a Ostia: l’aria perennemente fresca e il poderoso paesaggio di mare aperto, con onde alte la cui potenza, mista a quella del vento, era in grado di distruggere i capanni sulla spiaggia. Jigen osservava quelle onde, lo affascinavano, oltre a ricordargli quelle dell’Oceano… “New York” pensava. Non era solo il suo passato, a fargli tornare in mente quella città: era anche il pensiero di sua figlia, che viveva lì con la zia.

-Laura…- mormorò Jigen, attirando l’attenzione di Lupin – Mia figlia…guardavo queste onde quasi oceaniche e pensavo a New York. E soprattutto a lei. In effetti stare a Roma mi riporta sempre al passato, a quando conducevo una parvenza di vita normale con la mia compagna e la bambina. Non riesco ad andarmene da qui anche per questo motivo. Amo questa città-
Lupin rimase silenzioso: lui non aveva motivi, di nessun tipo. Non aveva più nessuno e aver ritrovato il suo più grande amico gli aveva dato una ragione per continuare a vivere. Soffriva di depressione da tempo, sapeva nasconderlo bene, ma Jigen lo stava aiutando a venirne fuori.

-Ma Fujiko…ha ritrovato Goemon, che tu sappia?- domandò poi Lupin.

-Sì. L’ho saputo da lui, che mi ha mandato un loro selfie di quando bevevano in un locale. Chissà come sarà andata a finire-

-Beh, non credo sia andata come pensi tu: lui è un uomo felicemente sposato-

-Tu dici? Intanto l’uomo felicemente sposato si è fatto dodici ore di volo per rivedere quella donna, trovando scuse credibili con sua moglie. A me ha detto tutto e anche di più: a trovare scuse è allenatissimo. Non è poi così fedele, alla sua coniuge, anche se sostiene il contrario-

-Goemon è sempre stato il re delle contraddizioni. Non fa eccezione nemmeno in tarda età. Comunque…boh…niente-

-Che hai, Daisuke? Sembri perplesso-

Lo era. Quando le veniva in mente sua figlia gli si spargevano i pensieri in testa: lei, Fujiko, Goemon, Roma, i furti, i soldi, la terza età…non esattamente in quest’ordine, ma era così che andava.

-Uhm, devo farmi controllare gli apparecchi acustici: ogni tanto provo dei fastidi. Andiamo a casa, Florina ci avrà preparato qualcosa-

-No, caro: ora chiamiamo Florina, la mandiamo a casina e andiamo a mangiare una bella frittura di pesce da “Checco Er Marinaro”*. Che ne pensi?-

-Florina-Checco: 0-1. Ottimo risultato!-
 

Parigi

-Signora, gradisce il dessert? Abbiamo gaufre fatte da noi con marmellata e panna-

-Sì, grazie. Ma, per favore: poca panna-

Il cameriere annuì, arrossendo leggermente, dato che la donna gli aveva sorriso. Lei era Fujiko e, nonostante la sua non più giovane età, era ancora
molto bella e aveva sempre un ascendente sul sesso maschile. Gustò la sua gaufre, concentrandosi sul suo sapore delizioso. Vivendo appena fuori Parigi, amava quel tipo di dolce, che lei aveva assaggiato anche in Belgio. I suoi occhi, poi, andarono sul suo smartphone, che aveva ricevuto una notifica: era un messaggio di Goemon, che non si faceva sentire da quando si erano visti a Roma l’ultima volta. Le chiedeva come stesse e se si trovasse ancora a Parigi. Perché si era fatto vivo? “Terrò delle lezioni di meditazione proprio a Parigi, ma poi avrò alcuni giorni liberi. Verrò da solo” le aveva scritto. Un messaggio nello stile di Goemon che, con apparente compostezza, le faceva capire che, alla fine, voleva sempre lei (cosa di cui Jigen non era stato mai abbastanza capace e per cui Lupin, invece, si era sempre dimostrato troppo insistente, fino a ottenere, di solito,  l’effetto contrario). Un ritorno di fiamma? Un capriccio oppure l’evasione da una vita che, come lui aveva affermato una volta, lo faceva sentire sereno, ma non felice? Non sapeva che cosa rispondergli, ma moriva dalla voglia di rivederlo. “Ti aspetterò” fu l’unica cosa che riuscì a scrivergli, mentre le tremavano le mani dall’emozione, con il rischio che lo smartphone emettesse un tonfo secco, cadendo sul tavolo del ristorante. Lo avrebbe rivisto, guardato negli occhi, baciato e forse ci sarebbe stato di più, come sempre. Gli avrebbe parlato e questo già la rendeva felice. Pagò il conto e uscì, per respirare la bellezza della città dalla quale si era fatta adottare.
 

Ostia Lido(Roma)

Florina aveva appena finito di pulire l’appartamento di Lupin e Jigen e stava preparando la sua borsa per andare via. I due uomini erano appena rientrati da una giornata ai Castelli Romani.

-Grazie, Florina- disse Lupin, sorridendo alla donna –oggi abbiamo mangiato talmente tanto da non aver bisogno del tuo aiuto per il pranzo di domani: conserveremo tutto ciò che hai preparato. E prenditi pure il finesettimana libero: cucinerò io o, al massimo, lui ed io ce ne andremo a mangiare fuori-

Non sapendo che fare, i due si sedettero sul divano, in silenzio e l’uno accanto all’altro.

-Arsene, ho deciso: andrò a New York a trovare Laura. Domani andrò a fare il biglietto e di sola andata. Voglio stare un po’ con lei, sempre se lo vorrà.  Non le dirò niente: sarà una sorpresa, perché, se glielo dicessi, ho paura che non si faccia trovare. Tu mi hai detto che verrai con me, giusto?-

Lupin annuì, poi si alzò per accendere il suo pc portatile e iniziò a navigare su internet.

-Ma mi stai ascoltando? Ho detto che voglio andare a New York!-

-Ti ho detto di sì…ma ora: filmetto in streaming?-

Iniziarono a guardare un film, anche se avevano sonno.

-Accidenti, sembriamo una coppia di vecchi coniugi, Arsene! La gita, il pranzo, la merenda, la passeggiata, il filmetto sul divano…mah-

-Non è mai troppo tardi...-

Lupin rideva e Jigen gli tirò addosso il suo cappello, mentre pensava che amici del calibro di Lupin, nella vita, non ne aveva mai trovati. Anche Goemon lo era, ma Lupin riusciva ad avere una positività contagiosa come pochi, anche quando, dentro di sé, soffriva molto.
 

Parigi

Nessun hotel in cui incontrarsi come due amanti furtivi, cosa che, in effetti, erano stati quando si erano visti l’ultima volta a Roma. Nessun occhio indiscreto, eventualmente, che avrebbe potuto farli sentire ridicoli agli occhi del personale di un hotel, che avrebbe forse mormorato: “ma alla loro età ancora certe cose?”. Niente di niente: dopo le lezioni di meditazione, Goemon si era stabilito da Fujiko, per star con lei per alcuni giorni. A lui sarebbe bastata anche una sola ora, per provare quel barlume di vita che gli ricordava il vigore della giovinezza, quando quella donna era con lui. No, invece, un’ora non era sarebbe stata sufficiente, per parlarle dei lunghi anni in cui l’uno aveva perso le tracce dell’altro, per dirle quanto ancora l’amasse, guardandola negli occhi, assaporando le sue labbra, il suo corpo e la sua anima. E così era da lei: un saluto, un bacio sulle labbra, un bagaglio da sistemare, compreso quello della propria vita, che li metteva faccia a faccia, a scambiarsi ogni gesto pronto a trasformarsi in emozione.

-Sì, Parigi, dunque, non potevi scegliere città migliore, Fujiko. Del resto la conoscevi già bene e l’hai sempre amata. Forse perché quel matto di Arsene ci portava spesso qui...E faceva bene: è bellissima. Prima di venire qui da te, ho fatto un giro e ho trovato dei regali per mia moglie e i miei figli-

Goemon mostrava un’espressione serena, mentre cenavano a casa di Fujiko a lume di candela.

-Ami la tua famiglia, vero?-

-Sì, loro sono la parte più importante la mia vita...di tutta la mia vita. Tu invece no-

-Lo so-rispose Fujiko, con tono che pareva rassegnato-

-Tu non fai parte della mia vita...tu sei la mia vita. Capisci la differenza?-

-Me l’avevi già spiegata l’altra volta, questa differenza. Stai rischiando di ripeterti oppure di giustificare il fatto di essere sparito, tutti questi anni-

-È la verità, non sono frasi fatte, Fujiko-

-Goemon, noi avevamo avuto un figlio, anche se è nato morto e questa cosa ci ha divisi, invece che unirci ancora di più. Non so davvero se crederti o se le tue sono solo lusinghe per distrarti un po’ dalla quotidianità della tua vita, della quale, come hai appena detto, non faccio parte. Comunque, non voglio litigare con te, ma, al contrario, vivere in maniera serena e piacevole questa tua visita. Hai vinto tu-

-Abbiamo vinto insieme-

Era Goemon, ad aver ragione: la loro era una vittoria a due, perché bastava uno sguardo o un sorriso oppure  una carezza, per far dimenticar loro di aver superato i settant’anni, nel momento in cui il tempo sembrava farli tornare indietro, a quando da un bacio dolce e appassionato si passava a un altro impregnato di voluttà e a tanti ancora, fino al momento nel quale i loro corpi si fondevano come metallo ad alta temperatura. Succedeva così, tanti anni prima, quando lui, quasi ogni notte, la riempiva di tutto il suo piacere e lei, ebbra di estasi, arrivava quasi a perdere i sensi. Accadde la stessa cosa anche quella notte, sebbene non fossero più nel vigore degli anni.
 

Ostia Lido(Roma)

Jigen prese in mano il biglietto dell’aereo per New York e cercava di trattenere le lacrime. “Ancora poche ore e ti rivedrò, piccola mia” pensò. Laura era una delle poche ragione di vita che gli erano rimaste, anzi, la più importante ed era commosso. In casa c’era Florina, che aveva appena finito di lavare il pavimento.

-Mi dispiacerà lasciare questa casa- le disse Jigen –Ma puoi capirmi: anche tu hai una figlia lontana-

Florina annuì e mostrò un sorriso dolce, materno, e anche a lei vennero gli occhi lucidi.

-Ehi, Daisuke, sbrigati a preparare il bagaglio!- lo ammonì Lupin –Abbiamo poco tempo e domattina alle 7 dobbiamo stare all’aeroporto di Fiumicino!-

-Sì sì, certo, hai ragione-

La sera prima della partenza, per Lupin e, soprattutto per Jigen, fu gioiosamente speciale, a partire dall’organizzazione della cena. Florina era tornata a casa e i due avevano deciso di ordinare del cibo online, tramite un’app.

-Panzerotti pugliesi?Pizzetta fritta?- domandò Lupin.

-No- rispose Jigen- non vedi che ci costerebbe di più la consegna? Scegliamo un locale più vicino-

-Cena vegana?-

I due si guardarono, con aria complice. Cena vegana aggiudicata!
 

Parigi

Fujiko guardava il suo smartphone e sembrava come turbata. Goemon sfogliava una rivista trovata su un mobiletto accanto al divano del soggiorno.

-Posso portarti a cena fuori, stasera?- le disse poi- Ho visto un posto che…-

-Goemon, Lupin mi ha mandato un messaggio: lui e Jigen sono partiti per New York. Jigen vuole rivedere sua figlia e Lupin vorrebbe fare una sorta
di rimpatriata della banda-

-Sei in contatto con lui?-

Goemon sembrava allarmato e, allo stesso tempo, infastidito.

-S-sì, gli avevo mandato un messaggio io, dicendogli che tu e io ci siamo rivisti a Parigi. L’idea della rimpatriata, in realtà, l’avevo lanciata io e pensavo di far un salto a Roma da Lupin e Jigen. Invece loro sono partiti e quindi…-

-Vorresti raggiungerli?-

-Sì, ma solo se tu verrai con me. So che dovrai ripartire, ma si tratta di 2 giorni-

-Io volevo stare solo con te…ma, in effetti, è da tempo che vorrei rivedere gli altri-

Avrebbe sicuramente trovato un’altra scusa con la sua famiglia, Goemon: la banda era stata parte della sua vita e non avrebbe rinunciato all’occasione di rivedere anche Lupin e Jigen. Si avvicinò a Fujiko e la baciò.

-Sì-disse poi la donna-stasera portami a cena fuori-
 
*il locale non esiste. (C) 2016 By Fujikofran

https://www.youtube.com/watch?v=baKGx1nb0hk
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