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Autore: Evola Who    22/12/2016    3 recensioni
Quella volta in cui Sherlock disse "Ti amo" a John.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Almeno, per una volta Te l’ho detto.
 


Londra, ristornare di Angelo, 20:30.

Sherlock era seduto nel suo solito tavolo. Arrivò John, si sedette vicino a lui e disse: “Allora? Di cosa volevi parlarmi?”

“Dell’ultimo caso noioso che ho appena risolto. Persino Anderson poteva risolverlo da solo.” Si mise a braccia conserte con il broncio come se fosse un bambino offeso.

John rise dicendo: “È per questo che non mi hai chiamato a risolvere insieme?”

“Non mi sembrava il caso” rispose Sherlock.

“Però mi hai chiamato per sfogarti.”

“Esatto.”

John rise e Sherlock lo guardò facendo un piccolo sorriso.

“E poi, ormai tu hai una figlia. E… non posso chiamarti per qualsiasi caso” disse lui continuando a guadare in basso.

“Sherlock te l’ho già spiegato” disse John con tono sicuro. “So organizzarmi bene tra te, Mary, mia figlia e il mio lavoro. Ormai posso dire che riesco a fare tutto.”

Mise la mano sopra quella dell’amico, sorridendo.

Sherlock rimase sorpreso da quel gesto, ma ricambiò il sorriso.

John ordinò un piatto di pasta, mentre Sherlock si lamentò del suo ultimo caso.

“E questo è tutto” finì il consulente investigativo.

“Wow. È stato veramente noioso! Insomma… ci sarei arrivata anche io.” E rise.

“Beh… in fondo, la tua è una mente normale, ma abbastanza brillante” disse Sherlock.

“Detto da te è più che di un complimento.” Continuò a ridere.

Sherlock fece una piccola risata, pensò a una cosa importante e disse: “John?”

“Sì?”

Il detective lo guardò negli occhi e disse incerto: “Ti ricordi quando eravamo in quella pista di atterraggio e io stavo per partire per il mio esilio?”

“Sì” rispose John con aria confusa.

“E… ti ricordi che ti ho detto che Sherlock è un nome da femmina?”

“Sì. E ho detto che non avrei chiamato mia figlia con il tuo nome e non l’ho fatto.” John sorrise malinconico pensando al ricordo.

“Ecco… non volevo dirti questo.” Disse Sherlock imbarazzato: “Volevo dirti un'altra cosa. Una cosa che… in quel momento non ho avuto il coraggio di dirti. Ma adesso, mi sembra il momento giusto.” Lo guardò negli occhi e disse: “Io ti amo John.”

Il medico militare rimase sorpreso. Stava per dire qualcosa ma Sherlock lo interruppe: “Ti prego, non dirmi nulla. Fammi continuare.”

Così John rimase zitto e lo fece continuare: “Mi sono innamorato di te, da quando hai sparato al taxista. Ma a quel tempo non lo sapevo. Ma pian piano ho cominciato a sviluppare un sentimento che era più forte della comune amicizia. E ho capito che mi ero innamorato di te.” Lo guardò con gli occhi lucidi ma senza piangere.

“E non to l’ho mai detto perché tu eri sempre attratto della donne, quindi non mi avresti mai ricambiato. Poi sono andato via per due anni e ti sei fatto una vita con Mary. E non potevo distruggere tutto quello che avevi appena creato. Non dopo tutto quello che ti ho fatto.”

Guardò in basso con aria triste per il ricordo, poi con tono fermo aggiunse: “Quando pensavo di non rivederti mai più, volevo dirtelo. Dirtelo e togliermi questo peso che mi porto da anni. Ma poi, ho pensato che forse dirti tutto quello che provavo per poi andare via per sempre, non fosse la cosa migliore, in più davanti a Mary e Mycroft. Così volevo vederti sorridente per l’ultima volta.” Fece un piccolo sorriso.

Sopirò dicendo: “Ma ora ho avuto il coraggio di dirtelo e mi dispiace di non avertelo mai detto prima. Ora sai quello che provo veramente. E questo non lo faccio con tutti.”

Lo guardò con aria preoccupata dicendo: “Quindi, ti amo John Watson.”  

John sorrise dicendo: “Sherlock, sono felice che tu me lo abbia detto dopo tutti questi anni. Peccato che questo incontro non è reale.”

Sherlock rimase sorpreso dicendo: “Cosa?” 

“Questo incontro non è mai successo. Il vero John è a casa, insieme a Mary cercando di fare addormentare la piccola. Tu invece, dopo il caso, sei venuto qui, ti sei seduto, Angelo ti ha chiesto se volevi ordinare qualcosa, tu hai detto di no e sei seduto qui a guardare la finestra.”
Sherlock rimase stupito. E sì che si ricordava di aver inviato un messaggio a John per farlo andare da Angelo.

E infatti, come se lui avesse letto nel pensiero disse: “Hai preso il cellulare per inviare quel messaggio. Ma non l’hai mai fatto, tutto quello che hai detto è stato solo della tua mente. In questo momento sei solo.”

Si accorse di essere davvero da solo, nel suo tavolo, a guadare la finestra.  

Si diede dello stupido, perché pensava che tutto quello che aveva pena detto fosse stato reale.

Guardò in basso, prese il suo cappotto, la sciarpa e se andò.

Era fermo sul marciapiede, pensò di tornare a casa in Baker Street, salire nel suo appartamento, perdere il suo violino e cominciare a suonare.

Invece decise di perdere un taxi, andò in periferia, bussò alla porta della casa di John e lui aprì dicendo: “Sherlock? Che ci fai tu qui a quest’ora?”

Il detective rimase un po’ sorpreso e disse: “Ascolta John, c’è una cosa che volevo dirti da tanto tempo, e sarò diretto ma probabilmente mi interromperai ma non lo fare. Ascoltami finché non è tutto finito. Va bene?”

John fece cenno di sì con la testa, confuso.

Sherlock lo guardò dei occhi dicendo: “Io ti amo John Watson.” Continuò con un po’ più velocità: “Non te l’ho mai detto perché a te piacciono le donne, sei stato con molte ragazze, ti sei sposato con Mary e ora hai una figlia.”

Riprese fiato e continuò: “E per anni, ho sempre tenuto i miei sentimenti nascosti, per paura di rovinare tutto. Non volevo perdenti, dopo tutto quello che è successo.” Guardò verso il basso.

“Ma ora, mi sembrava giusto dirtelo. Almeno per una volta, te l’ho detto.” Lo guardò dei occhi.

Sherlock fece un sorriso malinconico dicendo: “Ma tanto, non cambierà nulla. Perché tutto quello che ho detto, l’ho solo pensato.” Fece una piccola risata nervosa. 

“Perché quello che sto dicendo veramente è il caso che ho risolto, e te lo sto raccontano come se fosse stato il caso più emozionate della mia vita. E mi chiederai il perché non ho aspetto domani per dirtelo, io mi inveterò una scusa, arriverà Mary che mi inviterà ad entrare, io rifiuterò e ritornerò a casa a suonare una melodia malinconica con il violino.”

Guardò di nuovo in basso dicendo: “Ma… almeno posso fare finta di aver tolto un peso. Anche se lo porterò fino alla tomba.” Sorrise tristemente.

Poi, ritornò alla realtà. 

“Sherlock, sei venuto a casa mia, a quest’ora di sera, solo per dirmi di un caso di trafficanti di droga?” domandò John sorpreso, poi continuò: “Non potevi aspettare domandi per dirmelo?”

“Beh… non sarebbe stato lo stesso” rispose lui.

John rise e sospirò, arrivò Mary e disse sorridendo: “Hey Sherlock! Che ci fai qui?”

“Niente, ho solo parlato nel mio ultimo caso a tuo marito.”

“Ah, ed è stato bello?”

“Abbastanza complesso.”

Mery rise.

“Senti, ho appena fatto addormentare la bambina, ti va una tazza di tè?”

“No, grazie, devo andare. Buona notte.” E se andò.

John e Mary si guardarono perplessi, mentre Sherlock andò via con aria malinconica e pensò: “Beh… almeno, in un certo senso l’ho detto.”  



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Note:
La mia prima fan fiction 
 Angst.
E... no. Non lo scritto dopo il trailer scovolgente
di Sherlock che dice "I love you". Ma 
dopo un episodio della serie "
How I Met Your Mother"
sopratutto in una scena che è questa 
https://www.facebook.com/ricordiquellascena/videos/1358538564179173/
E poi, volevo scrivere una storia prima di vedere la 4 stagione.
Così, per vivere gli ultimi momenti insieme alla mia
sanità mentale.
Spero che vi sia piacuto :)
Evola

 

 

   
 
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