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Autore: Fanelia    22/12/2016    2 recensioni
Questa sarà una raccolta di Os, dal rating variabile, ma tendenzialmente rimarrò sotto l'arancione.
A volte parlerò di uno solo dei personaggi, a volte di coppie...
La prima è dedicata a Victor #Il re dei ghiacci
La seconda dedicata a Yuri P. #Fatina o soldatino
-terza, quarta e quinta saranno dedicate a Yuuri #Egoista, Yuuri+Viktor #polvere di stelle e #resta
E poi chissà :)
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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NB: questa è stata scritta post episodio 11, per cui non sapevo ancora cosa si sarebbero detti, ma avendo visto l'anticipazione avevo bisogno di buttare su carta ciò che pensavo.
Katsudon

 

Segue quel profilo perfetto, beandosi della figura quasi eterea di quell'uomo un po' mito, un po' divinità, che ride, con solo un asciugamano attorno alla vita.

Ha avuto la fortuna di incontrarlo, di conoscerlo, di scoprirlo e sì, per quanto sia faticoso ammetterlo, ha scoperto cosa sia l'amore grazie a lui.

Viktor gli rivolge una battuta scherzosa e lui non ha il coraggio di guardarlo, così deglutisce, mentre cerca dentro di sé la forza per parlargli, per esternargli l'insana decisione che lo sta facendo soffrire e al contempo lo rende uomo: ha capito, o così crede, e non vuole essere un egoista. Ha pensato, rimuginato e si è reso conto che lasciare andare la persona che si ama e l'unico vero gesto d'amore che si possa compiere. Si è voluto accecare per mesi, ha perso lo sguardo nella nebbia confusa, fingendo di non vedere, ma dopo la sua prima esibizione, durante la finale, ha finalmente capito: a Viktor il pattinaggio pare mancare, la sua espressione rapita, eccitata, felice gli ha concesso di comprendere che la sua richiesta è sconsiderata, errata. Così inspira, ma le parole sembrano una poltiglia di vetro che graffia la gola, si incolla al palato e spingerle a uscire dalle labbra è davvero complesso.

«Di cosa volevi parlarmi?» Viktor glielo chiede. Ha capito che Yuuri è pensieroso, non è certo di aver colto cosa lo angusti e sua volta è ancora confuso. Una piccola parte di lui gli suggerisce che il ragazzo è preoccupato per la competizione, ma la parte più sagace pare aver colto. Ancora una volta gli tende la mano, sperando di liberarlo dalle sue incertezze, di aiutarlo a realizzarsi e a imparare a volare, ma poi si rende conto che Yuuri ha spiccato il volo e che, anche senza di lui, potrebbe continuare a librarsi alto nel cielo. Per un istante Viktor teme che sia proprio ciò che voglia dirgli, che desideri sbarazzarsi di lui, ma poi scaccia lontano quel pensiero: il suo Yuuri non è in grado di un atto così meschino, lo sa bene. Ormai è un uomo quello che ha davanti a sé, sebbene nel suo sguardo ritrovi gli occhi un bambino combattuto e impaurito.

Gli solleva il mento con gentilezza e lo spinge a non evitare il contatto con visivo.

«Yuuri.» Quel nome esce dalle sue labbra quasi come una lieve tortura, ma infine il ragazzo sembra scendere a compromessi con quanto ha da confessare e Viktor trattiene il respiro per un lungo istante.

«Una volta finito il Grand Prix, facciamola finita.» Yuuri lo dice tutto d'un fiato, senza prendere pause, senza concedere al tempo di diventare un ostacolo, mentre il sangue si mischia col dolore che prova e una miscela bizzarra e infame gli scorre nelle vene.

Viktor sgrana le iridi azzurre e quel cielo nitido per un momento si offusca. Il dolore sordo che gli rimbomba nel petto fin quasi a farlo esplodere è talmente rumoroso che tema che Yuuri possa udirlo. Inspira e respira, cerca di ricordarsi come si fa, ma persino un'azione così meccanica diventa complessa.

«Che cosa intendi?» gli chiede, perché ha bisogno di chiarire. Vorrebbe dirgli che non può lasciarlo così, che non può liberarsi di lui, non dopo avergli fatto vedere il mondo attraverso i suoi occhi innocenti, non dopo aver sottratto l'universo a quella patina disincantata che lo avvolgeva. Ma attende, cercando di essere paziente, per quanto l'impazienza gli ruggisca nell'animo, ribellandosi.

«Non voglio più che tu sia il mio coach.» Mai delle parole gli erano sembrate così amare. Non aveva mai proferito frasi che gli causassero un tale dolore, non aveva percepito il petto rompersi e deflagrare, come se una stella fosse appena esplosa.

Yuuri vorrebbe tenerlo con sé, vicino sé, vorrebbe sfiorare le labbra che tanto ama e desidera, ma non lo fa. Lui ormai è un uomo e lo deve anche a Viktor e non può, non deve essere un impedimento per la carriera della persona che ama. Ora capisce meglio perché agli inizi credeva, a ragione, di essere odiato dal Mondo del pattinaggio. Per il suo egoismo ha privato l'arte di un abile sportivo, di una figura irrinunciabile, di quei pochi uomini che lasciano il segno e con le loro performance regalano amore e gioie a chiunque li guardi.

«Cosa vuoi dire?» Viktor non sopporta il silenzio calato fra loro come una coltre di nebbia, quella stessa mancanza di rumore che sembra essere gelida e spessa, quasi come un ostacolo fisico che si intrufola con prepotenza fra lui e Yuuri.

«Io mi ritirerò e tu tornerai a pattinare, o ad allenare se preferisci.» È questo che ha pensato. Viktor non deve sprecare il suo talento e, se anche non volesse ricominciare a solcare la lastra di ghiaccio, tornare a fare sognare chi lo guarda volteggiare e dipingere poesia sul freddo pavimento, dovrebbe insegnare a qualcuno dotato, a qualcuno a cui possa passare il testimone.

«Non dire sciocchezze.» risponde l'uomo, scosso e incredulo. Lui non vuole riprendere a pattinare. Non lascerà mai i ghiacci, non appenderà mai al chiodo le lame taglienti con cui scolpisce la pista, ma ormai ha deciso, non prova più quell'emozione trasbordante e in grado di contagiare e sopraffare anche i suoi spettatori.

«Io sono stato un egoista, ho privato il Mondo del tuo talento. Ma ora basta, ora ho capito...» Yuuri non riesce a terminare la sua frase, perché negli occhi di Viktor legge una cosa che lo spinge a desistere. Gli sta facendo del male e non lo aveva calcolato. Sorpreso, incredulo e scosso, si avvicina e riduce le distanze fra loro. Prende la mano, quella stessa in cui il russo veste l'anello. Se la appoggia sul cuore e al contatto fra la loro pelle sussulta. Avverte le guance colorarsi, ma non si tira indietro, lo guarda nelle iridi, quei mari in tempesta che ora lo fissano quasi persi, smarriti, alla ricerca di una risposta.

«Io non tornerò a pattinare. Non è colpa tua, è una mia decisione, che non dipende da te. E poi il Giappone mi piace, amo il katsudon.» Viktor e le sue frasi enigmatiche ancora una volta hanno il potere di fare sorridere Yuuri e di dissipare ogni incertezza. Forse non ci aveva visto giusto, con tutta probabilità aveva commesso un errore di valutazione, ma insiste, perché non si perdonerebbe mai di scoprire una verità diversa da quella che l'uomo che ama gli sta offrendo.

«Non ti sto mentendo, non ti sto raccontando ragioni che non esistono. Non provo più la stessa gioia, non riesco più a sorprendere e lo sai che per me non avrebbe senso continuare. Ho lasciato un bel ricordo, me ne sono andato quando ero all'apogeo della mia carriera e vincerò con te questa finale. Sarà la sesta medaglia, quella che mi manca e quella che senza di te non avrebbe senso cercare di conquistare.» Lo fissa e per una volta decide di essere diretto, evitando di scherzare. Le dita si intrecciano a quelle che tengono la sua mano premuta su quel cuore che batte forte, forse di paura, magari per l'emozione.

Le sue iridi azzurre si fondono con quelle scure di Yuuri e insieme creano nuove tonalità, nuovi colori, nuove sfumature.

«Vinciamo insieme?» propone Yuuri sorridendogli, col cuore sgombro da preoccupazioni, rincuorato e rassicurato dalle parole del russo.

Viktor gli sorride, annuisce e poi aggiunge una battuta del cui significato il giapponese non è del tutto sicuro.

«Per forza, dobbiamo mantenere le nostre promesse. Prima l'oro e poi il matrimonio.»

Yuuri gli bacia la mano, con le labbra sfiora l'anello, quello stesso che temeva il suo allenatore rifiutasse, quel cerchiolino d'oro compromettente.

Viktor socchiude appena gli occhi, si gode quel lieve contatto con un sorriso sornione dipinto in volto e, quando solleva le palpebre, non c'è spazio per ulteriori indugi: le loro labbra si incontrano in quello che questa volta non è un errore, non è un tentativo di sorprendere, ma è solo il modo più semplice, diretto, totalizzante e sconvolgente che conosce per trasmettere a Yuuri ciò che sente.

E quando le loro lingue iniziano a danzare insieme e le mani di Yuuri gli artigliano i capelli, Viktor sa che il cuore del suo Yuuri è puro, come le sue intenzioni e, anche se gli ha sottratto con un colpo dieci anni di vita con quel suo discorso altruista e fraintendibile, gliene è grato, perché sa perfettamente quanto gli sia costato.
 

Note stonate d'autore: Ciao e grazie per essere passate!
Vi Auguro Buone Feste.
Non so se queste mio OS siano piacendo visto che nessuno si esprime, ma spero siano di vostro gradimento.
Ci sentiamo l'anno prossimo con altri scleri e grazie a chi segue :)
Un saluto speciale a Silvar! E la nostra Fata ha vintoooooo! YAY! :)
   
 
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