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Autore: _Breath    23/12/2016    0 recensioni
-Dafne Valenti?-
Dafne sorrise dolcemente, vagamente intenerita, sentendolo pronunciare il suo nome. A dispetto delle apparenze, Gabriele non era un suo normale coetaneo e non era neppure un deviato mentale come tutti le volevano far credere,ma era qualcosa di più. Un eterno Peter Pan o, magari, un Peter Pan che non aveva avuto la possibilità di crescere, che non era riuscito a varcare veramente il mondo degli adulti.
E lei aveva sempre voluto essere una Wendy.
-Si?-
-Se fossi stato un ragazzo normale, se fossi stato un tuo amico, proprio come quello lì, se non fossi stato un presunto pazzo chiuso da anni dentro uno stupido manicomio e non puzzassi come un cane abbandonato a se stesso in un deserto privo di acqua... Ecco... In quel caso, solo in quel caso, tu usciresti con uno come me?-
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Capitolo 5.




  Osservava con sguardo rapito il disegnino infantile che ancora regnava sovrano sulla sua carta da parati, quella fantasia animalista che ritraeva un po' tutti gli animali della fattoria.
C'era il cane, il maiale, la gallina e anche il pulcino.
Dafne ricordava di aver faticato tanto, all'età di otto anni, per convincere il padre a rendere la sua stanza esattamente come voleva lei. E come era ancora oggi.
In quasi quindici anni la sua camera da letto non era cambiata di una virgola: era sempre la stessa.
C'era ancora la lampada a forma di cuore sopra la scrivania, il temparamatite di Titti e il poster di Topolino sopra la spalliera del letto. Nonostante ora avesse ventidue anni, Dafne amava la sua stanza proprio come era. In un certo qual modo la rendeva ancora bambina, era un tuffo prepotente nell'infanzia che le era stata strappata violentemente con la crescita perché, nonostante ora fosse grande e sapesse bene che Peter Pan non esisteva, Dafne continuava a proclamarsi un eterna Wendy e attendeva invano di essere portata sull'Isola che non c'è.
Più volte Luke le aveva registrato in televisione quel cartone animato per poi rivederlo insieme, sdraiati sul suo divano, divisi solo da una ciotola di popcorn. Quelli erano i momenti in cui Dafne si sentiva veramente felice, soddisfatta e realizzata.
Però poi si chiedeva, con fare triste e sconsolato, se quella sensazione di appagamento fosse una prerogativa di tutti o solo una sua gioia, se tutti gli esseri viventi almeno una volta nella vita si fossero sentiti realizzati e soddisfatti. Se quella sensazione appagante e gioiosa esistesse davvero, anche al di fuori dell'Isola che non c'è.
Per sentirsi più sicura si rispondeva sempre che sì, ognuno era destinato a trovare il proprio posto nel mondo e tornava a guardare la sua amata televisione con la testa poggiata sul petto del suo migliore amico, ma ora- diversamente da tutte le altre volte- si sentiva molto più abbattuta.
E quel cagnolino sbiadito sul soffito della sua stanza non aiutava di certo.
Aveva scoperto, in un solo pomeriggio, fra le pareti di un vecchio manicomio, che la tristezza esiste davvero. E la tristezza, nella sua mente, aveva il volto di Gabriele Esposito.
I suoi occhi accesi e spenti insieme, le sue labbra rotte e i suoi denti bianchi ma sempre nascosti dietro un broncio infantile, i suoi zigomi pronunciati e ammaccati, le dita violacee, i lividi sulle braccia, le gambe percosse e martoriate.
Una mente lucida, però, una dialettica eccellente, una voce profonda.
Gabriele era serio  quando l'aveva accusata di essere superficiale, di essere prevenuta, di avere paura di lui.
Che poi, Dafne era veramente spaventata?
Era triste, era angosciata, era delusa... ma non aveva paura. La paura era un emozione che ti divora, ti carica, ti rende adrenalinico. La delusione, invece, era quella sensazione che ti priva di ogni gioia e di ogni sorriso, di ogni piacevole pensiero.
E lei così si era sentita; come se non potesse essere più felice, perché così facendo avrebbe mancato di rispetto non solo a lui, ma anche a se stessa e a tutti i valori che il suo defunto padre aveva voluto inculcarle. Era morto per insegnarle quei valori, era morto insegnandole a essere rispettosa del prossimo e a lottare per i meno fortunati.
Dafne voleva diventare  un medico solo per quello.
Eppure Gabriele l'aveva giudicata con superifialità, con la stessa rapidità con cui lei accavallava le gambe e si disfava delle scarpe da ginnastica.
E lei si era sentita abbandonata, come le scarpette in un angolo remoto della stanza.
Per cosa poi?, si chiese.
Per non essere anche lei stata rinchiusa in un manicomio, per essere pulita e per poter ancora trovare la positività dentro la negatività della vita?
Per essere riuscita a sorridere davanti i problemi che si era trovata davanti?
Per essere meno pessimista?
O forse perché, nonostante tutto, non riusciva a sentirsi meno turbata, meno angosciata da quei corridoi tristi e opachi che solo poche ore prima aveva percorso?
Dafne credeva di essere forte, di essere onesta, di essere pronta a tutto prima di quel pomeriggio.
Prima di visitare quell'edificio.
Prima di incontrare quegli occhi.
Prima ancora di incontrare lui.




Nonostante avesse sempre odiato studire in compagnia, quella volta Dafne Valenti dovette ricredersi sull'utilità fisica e morale dei suoi migliori amici. Non che la stessero realmente aiutatando nello studio, ma anche solo la loro presenza era di fondamentale importante per cercare di non pensare a cose molto deprimenti e scoraggianti.
Come per esempio le accuse infondate di Gabriele Esposito.
Stretta fra Rachele e Miriana, Dafne cercava invano di sottolineare, riassumere e imprare i concetti scritti sul suo libro di psichiatria; si passò una mano fra i capelli biondi, somposti e leggermente arriciati sulle punte con fare sconfitto. Rachele al suo fianco sbuffò.
-Ragazzi e se appendessimo tutto e ci andassimo a prendere un buon caffè? Offro io, giuro! Però vi prego, basta con sta cagata di materia!-
Miriana fu una delle prime a chiudere il libro che teneva aperto in grembo, in uno scatto repentineo che sollevò anche un po' di polvere dal tavolo e  le sorrise incoraggiante.
-Io ci sto. E tu, Daf?-
Dafne non poté fare a meno che sorridere scambiandosi uno sguardo sconsolato con Luca, seduto nel tavolo accanto al suo con i suoi amici trogloditi. Dalla sua postazione, Luca Pelosi cercava invano di trovare la forza necessaria per cacciare quel noiosissimo libro dallo zaino ai suoi piedi: si guardava i piedi, guardava Raffaele accanto a lui che gli proponeva di fumarsi una sigaretta e cerava di sconfiggere la voglia di nicotina con una scrollata di spalle. Non che Luca fosse un fumatore accanito, ma si sarebbe volentieri fatto sparare in testa pur di non studiare!
Dafne, ogni tanto, lo accusava giocosamente di essere uno scansafatiche ma nonostante tutto era sempre il suo amico a prendere i voti più alti del suo corso, facendo come ancora non si sapeva.
Un po' lo invidiava per questo. Un po' tanto, forse..
-Vengo anche io- disse infine la ragazza con una scrollata di spalle, sfilandosi gli occhiali dalla montatura  leggera e buttandoli nella borsa incurante di poterli così rovinare. -Ormai mi sono arresa all'evidenza: non riesco a studiare!-
Rachele le sorrise raggiante, alzando i pugni al cielo con fare vittorioso, poi le prese la mano tirandola di peso in una posizione vagamente eretta prima che potesse cambiare idea.
Dafne aveva da sempre avuto una reputazione velatamente poco incline al divertimento, specialmente in un periodo che comprendesse gli esami, dunque era da considerarsi un evento più unico che raro il vederla appendere con tanta naturalezza un pomeriggio di sano studio.
Rachele aveva quasi il timore che da un momento all'altro la sua amica si mettesse a sbattere i piedi in mezzo la biblioteca, implorandola di riportarla dal suo amato libro di psichiatria perché aveva riacquistato il lume della ragione; come se prendersi un caffè, per giunta,equivalesse a prostituirsi lungo il Rettifilo.
Miriana si alzò all'istante intercettando lo sguardo allarmato e sbrigativo della sua più cara amica, raccolse velocemente nella borsa i suoi libri e alcune penne di proprietà in quel momento non identificata e si avvicinò cautamente al tavolo di Luca e dei suoi amici.
Era risaputo che lei provasse un interesse nemmeno tanto celato nei confronti del  migliore amico di Dafne, dunque si chinò verso di lui e gli lasciò un lascivo bacio sulla guancia che il ragazzo finse di apprezzare.
-Allora ragazzi, voi non vi unite a noi?-
Ivan, di fronte a Luca, scosse energicamente la testa continuando a sottilenare con forza, per la terza volta di fila, un rigo particolarmente incomprensibile di Geografia Umana.
Nonostante Miriana attendesse che a risponderle fosse quanto meno l'oggetto del suo desiderio, anche solo per rifiutare categoricamente il suo invito, si dovette arrendere presto davanti all'ievidenza che era stata visibilmente ignorata.
Non era mica Dafne, lei.
Cercando di racimolare un po' di dignità raggiunse le sue amiche, saltellando allegramente per mascherare la delusione; poi prese sotto braccio Rachele, evitando accuratamente di posizionarsi accanto a Dafne. Nonostante sapesse che non era colpa sua se chiunque tendeva a provare più simpatia per la sua amica storica, Miriana era terribilmente gelosa della postura delicata, minuta e piacevole di Dafne e, a giorni alterni, la sua gelosia tendeva a tramutarsi in antipatia.
Incurante di tutto, però, Dafne continuò a camminare risoluta, osservando attentamente i propri piedi come se stessero seguendo una lunga linea retta immaginaria; silenziosamente, inoltre, continuava a pensare al pomeriggio della giornata appena trascorsa.
Gabriele.
Gabriele Esposito.
Possibile che un deviato mentale le fosse entrato così dentro?
Avrebbe quasi voluto confidarsi con Rachele, raccontarle il loro breve dialogo, spiegarle la freddezza intrisa nelle parole del ragazzo, ma nello stesso istante in cui prese anche solamente in considerazione la cosa desiderò non averlo mai fatto.
Adorava Rachele, stimava Miriana, ma loro non l'avrebbe mai capita; loro non erano tanto empatiche e sentimentali come lei e, molto probabilmente, l'avrebbero accusata di rimurginare troppo sul passato.
Già immaginava la voce strascicata di Rachele, resa roca dal fumo, dirle: -Andiamo Daf, è un malato mentale! Come puoi anche solamente dare ascolto a quello che dice?-
E forse, in un certo qual modo, la sua amica aveva anche ragione. Dafne avrebbe voluto darle ragione, eppure aveva visto qualcosa di diverso sotto lo sguardo di Gabriele, qualcosa che neppure lei era realmente in grado di spiegare, qualcosa che però voleva capire con tutta se stessa!
Storse il naso, passandosi una mano dietro il collo con fare confuso, poi cercò di dedicare la sua totale attenzione alle due amiche che, al suo fianco, sembravano intenzionate a spettegolare animatamente su qualsiasi ragazzo o ragazza passasse loro accanto.
Proprio come tutte le ragazze di ventidue anni sono solite fare. Un soffio di pura normalità.
Mariana si stava proprio lamentando della totale disattenzione di Luca nei suoi confronti, un tenero broncio sul viso paffuto, quando Rachele rise mettendo in mostra perfino la sua giugulare.
Fece sorridere anche Dafne.
-Andiamo Mirià, non puoi veramente ancora credere di avere qualche speranza con Luke, vero?- la cosa bella o brutta, dipende dai punti di vista, del carattere di Rachele era la sua totale e completa sincerità. A tratti era anche priva di tatto.
-E perché no, scusa? Vorresti dire forse che non sono carina abbastanza?- Miriana gonfiò ancora le sue guance, gli occhi azzurri completamente liquefatti in un prossimo pianto disperato.
Aveva un infatuazione per Luca fin dal primo anno di università, quando lui le si era seduto accanto chiedendole una penna. Quella penna non era mai più tornata dalla propria padrona.
-No, affatto, non intendevo assolutamente dire questo-Rachele alzò le mani in segno di resa, come per proteggersi da un eventuale attacco. -Ma non puoi negare che gli occhi del nostro caro Luca siano solo per la nostra bellissima Dafne.-
Sentendosi interpellata, Dafne alzò lo sguardo.
-Come, scusa?- eruppe, la voce spezzata a metà tra un singhiozzo e una risata trattenuta. Un sorriso le nacque spontaneo tra le labbra. -Io e Luca siamo solo amici.-
-Amici?- Rachele rise ancora, come se non sapesse fare altro, poi si sistemò le braccia sotto al seno guardandola con sguardo severo. -Andiamo Daf, voi non siete solo amici.-
Miriana intervenne nel discorso alzando un sopracciglio innervosita, poi guardò con fare sprezzante la sua amica. -E perché no? Cosa ti lascia pensare che lui provi per lei qualcosa di più oltre che la semplice amicizia?-
Aveva uno strano tic all'occhio, le mani le tremavano e il tono della voce era instabile. Miriana era completamente soffratta dalle sue emozioni, sia perché aveva il timore che Rachele avesse ragione, sia perché anche lei lo aveva sempre sospettato.
Si chiese come facesse Dafne a piacere sempre a chiunque, donna o uomini che fossero, poi la guardò attentamente.
Dafne Valenti aveva lunghi capelli mossi, nè ricci nè lisci, neppure troppo crespi ma neanche troppo sottili. La sua capigliatura perfetta era di un delicato color oro, ma non era niente di eccezionale... niente, per lo meno, che un bravo parrucchiere non sarebbe stato in brado di imitare.
Eppure Luca- secondo quanto diceva Rachele- vedeva in lei qualcosa di speciale. Qualcosa che lei, Miriana Consiglio, non era in grado di imitare.
Che cosa?
Che fossero gli occhi dolci e femminili, ma anche così insignificanti se paragonati ai suoi color del cielo?
Miriana non avrebbe scambiato per nulla al mondo il suo corpo formoso con quello sottile della sua amica, dalle gambe piccole e affusolate, ma dal seno molto meno prosperoso del suo. Che poi Miriana avesse qualche chilo in più poco le importava, almeno lei era carnosa.
Sbuffando, però, prestò la sua totale attenzione alla risposta della sua amica Rachele.
-E' sempre totalmente perso a guardarti, Daf.- Rachele sorrise incoraggiante, un sorriso tenero sul volto olivastro. -Ha sempre quell'aria serena quando tu lo prendi sotto braccio e, nonostante non lo voglia dare a vedere, Luca Pelosi cerca sempre il contatto con il tuo corpo.-
Dafne scosse la testa, poi strinse forte le labbra fra di loro. -Ti stai sbagliando.-
-Non credo, Daf. Anche prima, quando ce ne siamo andate dalla biblioteca, lui ha guardato te.-
La sua interlocutrice scosse la testa, ora palesemente divertita. -Perché siamo amici! Lui è il mio migliore amico!-
Rachele aprì la bocca per risponderle, poi la richiuse senza emettere alcun suono. Sembrava confusa, indecisa se parlare o meno, ma alla fine optò per il silenzio e scosse le spalle con fare rassegnato. -Come vuoi, Daf. Come dici tu!-
Dafne le camminò al fianco per molto tempo e si appoggiò al suo fianco mentre soseggiava un caffè del bar fuori la sede principale della loro università, eppure la sua mente era completamente assente, assorta dalle parole di Gabriele Esposito di qualche giorno prima le quali venivano saltuariamente  sostituite da quelle di Rachele.
Possibile, si chiese, che lei fosse davvero superficiale come aveva sostenuto Gabriele?
Ed era  possibile che Luca provasse per lei qualche sorta di attrazione fisica o mentale?
Se ne sarebbe accorta, di entrambe le cose.
Se fosse stata una ragazza superfiale, si disse,adesso non sarebbe stata concentrata nel ricordare la sua conversazione con Gabriele Esposito, ma diversamente avrebbe cestinato quell'esprienza per poter pensare e riflettere su questioni più superficiali e, forse, anche più attinenti alla sua adolescenza. Magari avrebbe cinguettato con Miriana nel veder passare un ragazzo particolarmente carino o forse si sarebbe passata uno strato di smalto rosso per evidenziare le sue unghie curate.
Invece lei era lì, ferma e dritta vicino il bancone del bar, a pensare e riflettere circa quel ragazzo maltrattato ma anche tanto speciale con il quale aveva dialogato qualche giorno fa.
Se invece Luca avesse provato un qualsiasi sentimento diverso dall'amicizia nei suoi confronti, lei se ne sarebbe accorta. Avrebbe sentito nell'aria qualche vibrazione diversa e avrebbe captato un suo segnale, una sua carezza indiscreta, una qualunque  cosa  le sugerrisse che lui non cercava solo un sorriso amichevole. Ad aggiungersi alla lista, c'era da aggiungere anche il fatto che Luca non era affatto bravo a camuffare i proprio pensieri, figurarsi i propri sentimenti.
Con un sorriso un po' più marcato sulle belle labbra, Dafne sorseggiò animatamente il suo espresso, poi si voltò verso le sue due amiche e sorrise.
Scuotendo la testa cercò quantomeno di dimenticare il volto di Gabriele e quello di Luca e di concentrarsi solo su quello che Miriana e Rachele stavano dicendo.
D'altronde le sue due amiche, almeno per adesso, si stavano solo lamentando ininterrottamente del caffè bruciato che erano costrette a bere  quindi le fu abbastanza facile inserirsi nel discorso.
  
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