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Autore: Yellow Canadair    23/12/2016    4 recensioni
C'è chi rimane al buio perché Nami ha comprato le lucine difettose per risparmiare; c'è chi rimane chiuso dentro l'ufficio del direttore e, preso da un delirio di onnipotenza, si lascia andare a dichiarazioni con i lumacofoni accesi; ci sono misteriosi "angeli" tra la neve che affermano di essere divinità scese dalla Luna; c'è chi finisce la legna quando fuori ci sono -15°C; c'è chi riceve un ordine di trasferimento e rischia di essere separata da superiori e ciurma; c'è chi viene trascinato al Galà di Capodanno del Governo Mondiale.
Questo e altro, perché qui si partecipa al “Christmas Game – Puzzle Time” a cura di Fanwriter.it!
Nove storie autoconclusive perché non è giusto che i personaggi di One Piece riescano a godersi le vacanze di Natale in pace.
[momentaneamente sospesa! Continua il prossimo Natale, domando scusa ai lettori!]
Genere: Avventura, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cipher Pool 9, Crocodile, Mugiwara, Smoker, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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★Iniziativa: Questa storia partecipa al contest  “Christmas Play – Puzzle Time” a cura di Fanwriter.it!

★Numero Parole: 4704.

★Prompt/Traccia: A e B si preparano all’ultimo Natale insieme

 

 

 

Tra due giorni è Natale, ci scommetto dal freddo che fa

 

22 dicembre, Mare Settentrionale.

Smoker odiava la burocrazia.

Era lenta e non capiva mai le situazioni reali. Ogni volta che la sua nave veniva raggiunta da un gabbiano portalettere non era mai un buon segno, di solito erano ordini che lui non condivideva, o richiami disciplinari, o beghe da sbrigare che sarebbe stata Tashigi a dipanare con santa pazienza.

Ci aveva fatto il callo e, ogni volta che il gabbiano strideva per attirare l’attenzione dell’equipaggio e consegnare i suoi plichi, lo accoglieva sbuffando, sperando che non fossero guai così gravi da fargli perdere altro terreno su Cappello di Paglia.

Guardò uno dei suoi sottoposti raccogliere la posta a loro indirizzata e gli ordinò di portare le buste per lui nel suo ufficio. Aveva già individuato, tra la corrispondenza, la carta gialla dei comunicati ufficiali e la cosa non gli piaceva neanche un po’.

Mancava pochissimo al Natale, e il gabbiano trasportava chili e chili di…

« La letterina della mia bimba! » si commosse un tenentino tirando fuori da una busta un cartoncino pieno di porporina dorata, che sfarinò sul ponte.

« Guarda, la mia fidanzata mi ha mandato una nuova foto! Ehi » ciarlava il timoniere Pigalle. « Di’, ce l’hai tu una fidanzata così bella? » e mostrava a tutti la foto di una biondina vestita da renna in posa ammiccante.

« Un maglione!! » gridò sconsolato un sottufficiale dai capelli rossi tastando un pacco morbido dalla carta color oro « Perché a ogni Natale mia mamma mi manda sempre… un maglione?! »

Perché un maglione di lana grossa sferruzzato con amore dalla mamma è sempre il regalo perfetto. Sempre.

Due marinai sghignazzarono: « Di che colore? Dai, che completi la collezione! »

« Ma quale collezione?! » si disperò il sottufficiale « Sono dieci Natali che me li manda color melanzana! » poi si girò verso il Viceammiraglio: « Ne ha fatto uno anche per lei. » e gli allungò un pacco simile, ma più grande e con la carta verde bosco.

Smoker non si scompose: ne aveva altri due, uno per ogni Natale al G-5. « Ringraziala e ricambia gli auguri » recitò.

 

~

 

Smoker se l’era sentito fin dentro le ossa che quella carta intestata era foriera di guai, anche se non pensava fino a quel punto: Tashigi doveva essere trasferita a un altro reparto.

A lei veniva chiesto di partire. A lui, di lasciarla andare.

In termini molto meno poetici in realtà, ma non cambiavano le cose.

Che diavolo avevano in testa, ai piani alti? Ostacolarlo ancora? come se non sapessero perfettamente cosa comporta, per un ufficiale, riuscire a trovare un buon braccio destro in giovane età e addestrarlo! E non era neppure una questione marziale: prima di Tashigi, lui aveva scartato fior di Marine freschi di Accademia per il semplice motivo che non gli piacevano. Aveva sentito a pelle di non potersi fidare di loro nemmeno per una fumata insieme, figurarsi per condividere missioni al limite dell’umana sopravvivenza.

E dopo che lui aveva passato anni con la spadaccina, insegnandole il mestiere e la vita militare, gliela volevano togliere? Ma quando mai si era vista una cosa del genere? E poi dove avrebbe trovato un subordinato con la sua pazienza?

Il pensiero gli corse al vecchio Garp: aveva passato quarant’anni di carriera con Bogart, il suo secondo, e fino alla fine erano stati l’uno la spalla dell’altro. Si raccontavano storie epiche di Bogart, quando lui era una recluta, e il cameratismo tra i due era leggendario.

Sapeva che anche Tashigi, in quel momento, stava leggendo un plico simile, in cui la si informava delle decisioni dei superiori.

La chiamò all’interfono e la aspettò nella sua cabina-ufficio.

 

~

 

« No! » si stupì il sottotenente Rover. Era un uomo corpulento, con la forza di un bufalo e il cuore da lettore di fotoromanzi rosa.

« Invece sì » confermò Spinnet, un mozzo alto e dinoccolato, dai capelli biondi e radi, che veniva dalle acque gelide del Mare Settentrionale. « Ho letto la lettera! »

Sulla nave di Smoker c’era ben poco rispetto della gerarchia, a parte nei confronti del Viceammiraglio e di Tashigi, e in linea di massima tutti si parlavano a vicenda senza particolari fronzoli o appellativi ufficiali.

« Non ci crederò mai! » urlò Rover sollevando Spinnet e scaraventandolo lontano da sé.

Meno male che i due lavoravano nel G-5 e non ai rapporti diplomatici.

« Dovresti! » replicò Spinnet tranquillo mentre rotolava via. « Perché stavo pulendo la stanzetta della capitanuccia, e ho trovato questo foglio fatto a pallina nella spazzatura! »

« Ti credo solo se me lo mostri! » tuonò Rover.

« Sarei stato stupido a toglierlo dal cestino, non trovi? » spiegò. « Se ne sarebbe accorta. Invece l’ho imparato a memoria. » disse alzandosi da terra.

« E sentiamo questa bella poesia. » lo sfidò Rover prendendo Spinnet per il bavero e scuotendolo.

« Dunque. » si schiarì la voce Spinnet. « Visto il Decreto del Governo Mondiale del 24 maggio c.v. n. 472, in particolare l’art. 4 comma 8... »

« SALTA LE STRONZATE! Hai imparato a memoria anche questa roba?! »

« Va bene, taglio un po’ l’inizio. Vista la disposizione della Marina Militare sugli adempimenti in materia di procedure e di… » continuò Spinnet.

Rover lo minacciò ancora.

« …è fatto ordine che il Capitano di Vascello Tashigi, correntemente sottoposta al Viceammiraglio Smoker sul vascello sotto la di lui giurisdizione, divisione G-5, prenda servizio con il grado di Commodoro come segretario militare dell’Ammiraglio Kizaru a partire dal 26 dicembre c.v. »

« Non può essere vero… » protestò Rover incredulo.

« Non vuoi sapere quanto guadagnerà? » la mente di Spinnet aveva registrato ogni dettaglio.

« Chi se ne frega. » boccheggiò Rover sovrappensiero, senza lasciare il bavero del collega e tenendolo con i piedi penzoloni a qualche centimetro dal pavimento. « Ma non pensi a Smoky? Sarà furioso! »

« Io penso alla capitanuccia » si rattristò Spinnet. « Povera bambina. Alle dipendenze di quel maniaco. »

« “Maniaco”? »

Spinnet si stupì. « Ma come? Non conosci le voci che girano? » abbassò la voce con fare cospiratorio.

« Quali voci? » lo interrogò Rover, sbattendolo contro il muro per interrogarlo.

« Ma le voci su Borsalino… su Kizaru. »

« E che diavolo dicono queste voci? » s’infervorò Rover.

« Beh, ovviamente sono voci e non sempre le voci sono vere, giusto? Insomma, se si dovesse sapere… la diffamazione… Smoker potrebbe passare dei guai se si sapesse che queste voci vengono dal G-5. »

« DIMMI QUELLO CHE SAI, SPINNET! LA CAPITANUCCIA POTREBBE ESSERE IN PERICOLO! »

« Kizaru ha la fama di essere svogliato, incostante, indolente e crudele! E poi con quella faccia tutti dicono che fumi roba illegale e alcuni potrebbero giurare di averlo visto dare pacche sui posteriori delle signore! » gridò Spinnet tutto d’un fiato. « E adesso mettimi giù! »

« Santo cazzo. » boccheggiò Rover mollando all’improvviso Spinnet e facendolo schiantare al suolo. « Non possiamo permetterlo »

« Mica possiamo permetterlo o non permetterlo! È un ordine e la capitanuccia deve obbedire! Persino Smoker non ha voce in capitolo! »

 

~

 

La cabina personale del Viceammiraglio era pulita, ordinata e velata di tristezza e rabbia.

« Hai letto anche tu » ruppe il silenzio Smoker.

« Sì, signore. » confermò la spadaccina.

« Non è un semplice avanzamento di grado… è un ordine. »

Tashigi annuì. « Non ho intenzione di accettare, signore. » declamò con coraggio.

« Tashigi… »

« Con il suo permesso, signore, non credo che un incarico come quello di… segretario sia consono alla mia precedente carriera militare. E ho intenzione di rifiutare immediatamente la promozione. »

Smoker ne era compiaciuto, e aveva sperato in cuor suo che la ragazza giungesse a tale decisione da sola. Però non voleva che lei si mettesse contro i piani alti della Marina. Un conto è che lo facesse lui, ma lei non doveva scherzare con gli Ammiragli: era gente con poco senso dell’umorismo.

« Tashigi… » l’ammonì il superiore « Questo è ammutinamento. Non posso lasciartelo fare. ». La sua testa gli diceva da una parte di disobbedire, come faceva sempre quando gli arrivavano ordini che cozzavano con la sua idea di giustizia, dall’altro… non era un ordine diretto a lui. Era diretto a Tashigi. Quindi non sarebbe stato lui a disobbedire, ma la ragazza, e le conseguenze sarebbero ricadute su di lei.

« Ma signore, io… »

« Prepara le scartoffie. » la fermò Smoker« Verranno a prenderti tra due giorni. »

« …ma tra due giorni è Natale… » mormorò la ragazza.

 

 

23 dicembre, sempre Mare Settentrionale

 

Aveva ricominciato a nevicare e il mare era spazzato dal maestrale, le onde biancheggiavano alla luce dei fanali della nave e stare all’esterno voleva dire combattere contro i fiocchi bianchi e contro il rollio onnipresente. Per fortuna era solo un po’ di mare alto, non una vera e propria bufera. I marinai sul ponte non riuscivano nemmeno ad aprire la bocca per cantare senza inghiottire la neve, e tutti sbrigavano le proprie faccende il prima possibile per correre a rintanarsi sottocoperta.

« Può stare? Fa così tanta atmosfera! » pregò un ragazzo verso Smoker. Aveva allestito, in un angolino della mensa, un albero di Natale: era un piccolo alberello preso chissà dove, che non era certamente un abete e arrivava sì e no al metro e venti, ma aveva le lucine colorate che si arrampicavano sul suo tronco nudo, tante palline di plastica rossa e oro appese, e un puntale ritagliato da una scatola di pasta gialla. Quando la mensa sarebbe stata semibuia, la sera dopo cena, tutti si sarebbero voltati a guardare l’umile alberello scintillante di luci. 

Smoker sospirò grave. Aveva altro a cui pensare, e poi onestamente non se la sentiva di privare quegli animali dei suoi sottoposti di un albero di Natale, per quanto spelacchiato e impresentabile. « Assicuralo al muro. Non deve cadere. » graziò la recluta.

Tra due giorni sarebbe stato Natale. Qualcuno organizzava giri di tombola dove in palio, visto che scommettere soldi era vietatissimo, ci sarebbero state figurine di donne nude, altri andavano in giro con delle corna di renna in testa, altri lasciavano appese, qua e là, ghirlande scintillanti. Smoker non ci trovava niente di male e lasciava fare, purché a nessuno venisse in mante di mettere delle corna di renna pure a lui. Ci pensava poi Tashigi a sgridare chi disertava un turno per fare il cretino col cappellino di Babbo Natale in testa.

Tashigi.

Smoker se la ricordava bene, Tashigi, quando era stata portata davanti a lui e gli era stata presentata come sua nuova diretta sottoposta. Una sorta di smacco personale, un modo infame e vigliacco per sabotarlo, secondo i mittenti: una ragazzina piccola, esile, mezza cieca e sbadata. Ai piani alti doveva essere sembrata una barzelletta, una palla al piede per quel cane sciolto di Smoker.

Lui invece l’aveva vista come una sfida, e aveva allenato quella sbarbatella fino a farne una Marine con i controfiocchi; e lei ci aveva messo il suo, impegnandosi notte e giorno con una tenacia da ammirare. Il Cacciatore Bianco ne era orgoglioso e se la teneva accanto gelosamente, anche perché aveva una pazienza e una gentilezza rare, e forse era l’unico motivo per cui su quella nave i sottoposti preservavano una vaga parvenza di civiltà e non organizzavano il torneo a chi pisciava più lontano.

Mandarla da quello svampito di Kizaru? Si sarebbe persa, quell’idiota avrebbe mandato all’Inferno tutti gli sforzi di Tashigi per diventare la Marine che era.

« Quartier generale? Con chi parlo? » la voce di Smoker oltrepassava le pareti della sala radio con facilità, e attirava mezzo equipaggio all’ascolto: la notizia dell’imminente trasferimento di Tashigi era ormai di dominio pubblico, e la cosa che più premeva sapere a quelle comari travestite da militari era la reazione di Smoker e se davvero lui avrebbe combattuto fino all’ultimo per difendere la loro capitanuccia.

Una calca di sottoposti era accalcata contro la porta chiusa della saletta e origliava con attenzione la telefonata occupando ogni centimetro di porta e la relativa zona di corridoio.

« Finalmente. » tuonò il Viceammiraglio « Ce ne hai messo per muovere il culo. »

Rover attraversò a fatica il corridoio perché il pubblico della telefonata tra Smoker e i piani alti stava aumentando. « Ma siete pazzi? Se vi trova qui vi spedisce tutti nelle sentine! »

« Ma quali sentine! » gli rispose un mozzo. « Sta per perdere Tashigi, gliene frega un cavolo di cosa facciamo noi! »

« E zitto, che non sento. » lo redarguì un altro militare.

Calò il silenzio e la voce di Smoker riprese: « Non mi interessa, Brandnew. Passamelo. »

Tutti stavano col fiato sospeso.

« No, non ancora. » pausa. « Come sarebbe a dire, “lì che giorno è”? il 23 dicembre, infame! E non lo voglio passare a telefono con te. »

« Sta per esplodere… » mormorò un tenentino che conosceva il Viceammiraglio abbastanza bene.

« Certo, il Capitano ha accettato il trasferimento… » ancora una sosta « Come sarebbe…? »

« Eccolo, eccolo, ora esplode… »

« SONO IO CHE NON AUTORIZZO, IDIOTA! PASSAMI IMMEDIATAMENTE KIZARU! » un grido che fece quasi sbandare il veliero e che fece preoccupare tutti per quel povero lumacofono innocente.

 

~

 

« Lo sapevo che lui avrebbe fatto qualcosa! LO SAPEVO! » gioì vittorioso Rover.

« Ma comunque non gli è andata bene… » indovinò Spinnet, che al momento della telefonata si trovava di turno sulla coffa. « Anzi, Smoker rischia di venir rimosso dal G-5 »

« Non sia mai! » si spaventò Rover. « Però hai visto che lui non è rimasto con le mani in mano? Non ha autorizzato il trasferimento della capitanuccia. »

« Sta cercando di non metterla in pericolo con i piani alti. » ragionò il tenente. « Lei ha accettato la promozione, quindi ha obbedito agli ordini, lui invece si sta mettendo di traverso per farla restare. »

« Il Viceammiraglio è un vero uomo! » si commosse quasi Rover. « Io quasi li vedo già, i bambini di quei due… con i capelli neri neri come quelli della capitanuccia, e… »

« …e col sigaro al posto del biberon. Dacci un taglio, se ti sente Smoker ti butta fuori bordo. »

« Sono fatti l’uno per l’altra ma ANCORA NON LO SANNO. »

« Lei è ancora una bambina, lui un uomo serio, e tu stai delirando. »

 

24 dicembre, siamo ancora nel Mare Settentrionale

 

« Hanno telefonato dalla base. » disse Smoker verso Tashigi. « Vengono domani mattina. »

« Domani…? Pensavo… il 26. » un sussurro rassegnato.

Il Viceammiraglio le fece cenno di sedersi. « Li fai così gentili da farti un regalo? »

Tashigi era triste e la sua faccia era un libro aperto.

Bere caffè sul ponte di prua era uno degli appuntamenti quasi quotidiani dei due, un momento di pausa che si concedevano in tarda mattinata in cui di solito commentavano le notizie sul giornale o le ultime missioni concluse. Oppure semplicemente lui fumava beato al sole e lei sorseggiava il caffè guardando l’orizzonte. Fare una cosa simile con l’Ammiraglio Kizaru le sembrava impossibile, imbarazzante.

« “Un pirata resta sempre un pirata”, ricordi? E un Marine resta sempre un Marine. Sarà questione di abitudine, non ti troverai male. » cercò a modo suo di consolarla il superiore, cercando di non pensare alle voci malevoli che i soldati semplici mettevano in giro sul conto di Kizaru. Sono cazzate da reclute, pensò. Girano su tutti gli Ammiragli, e quelle su Kizaru non sono le peggiori.

Tashigi posò gli occhiali sul tavolino che c’era tra la sedia sua e quella di Smoker, e si strofinò gli occhi. Era l’ultimo caffè insieme, alla Vigilia del peggior Natale della sua vita.

Le valigie erano chiuse, la sua cabina svuotata, ogni volta che un sottoposto la incrociava per i corridoi poi le toccava consolarlo, e promettergli che avrebbe scritto tutte le settimane.

« Io… volevo ringraziarla… è stato un onore stare al suo comando, Signor Smoker. »

Silenzio.

« Dannazione. » Smoker si alzò, recuperò la giacca, il jitte, e piantò in asso la capitanuccia.

Attraversò la nave a passo di marcia, come se invece di oltrepassare le porte dovesse farci breccia, fino ad arrivare in sala radio.

« Fuori dai piedi. » intimò all’uomo di turno ai radiolumacofoni, che obbedì all’istante.

Smoker ribaltò tre cassetti, trovò un’agenda dalla copertina di tela verde, prese il primo lumacofono che gli capitò a tiro e compose un numero.

Una voce femminile trillò: « Qui nave ammiraglia del distaccamen- »

« Sono Smoker. Devo parlare con Momousagi. »

 

~

 

25 dicembre, Mar Tirreno.

No, non è vero. Mare Settentrionale.

 

Smoker fumava. Non per i sigari, non per il potere che la sorte gli aveva assegnato. Era proprio fumante di rabbia, lo sentivi quando gli passavi accanto. Gli uomini del G-5 si erano convinti che, solo sfiorandolo, sarebbe saltato in aria come una bomba, urlando e uccidendoli tutti.

E invece Smoker si stava trattenendo. Stava zitto, consumava i suoi sigari e pensava che quella tutto sembrava, fuorché l’alba di Natale.

Faceva freddo, il sole non sarebbe sorto ancora per un bel pezzo, eppure la notte era già rischiarata e le stelle erano scomparse.

« Neanche Momousagi c’è riuscita, vero, Signor Smoker? » domandò con cautela il decano dei sottoposti, il nostromo Nebbia, l’unico tra tanti che si era arrischiato ad avvicinare il Viceammiraglio perché tanto, pensava, Smoker non era il tipo da infierire su un vecchietto come lui, nemmeno se arrabbiato con tutto il Creato.

Smoker si voltò a guardare la testa canuta dell’uomo. « No. » disse infine, laconico.

Rimasero in silenzio a fissare il mare a Oriente, da dove probabilmente sarebbe venuta la nave a portare via la loro Tashigi.

« Ha richiamato ieri sera » raccontò Smoker, riferendosi al Viceammiraglio Momousagi. « E mi ha detto che non è riuscita convincerli. »

« Il Viceammiraglio Gion » tale era il vero nome di Momousagi « È una donna intelligente, e sa come giocare le sue carte. Sono sicuro che avrà tentato di tutto, con i suoi agganci e la sua parlantina. » la difese il vecchio Nebbia.

Smoker non replicò. Probabilmente era vero. Incrociò le braccia sul petto e pensò che quei maledetti bastardi vigliacchi dei piani alti avevano trovato l’unico vero modo per mettergli i bastoni fra le ruote. E a farne le spese, più ancora che lui, sarebbe stata quella povera ragazza. Non poteva nemmeno andare a spaccare la faccia a qualcuno, cosa che lo faceva veramente incazzare.

Nebbia si ritirò in coperta: il suo turno di guardia volgeva al termine.

I gabbiani volavano fra le vele, strillando e tuffandosi a prendere i pesci.

Smoker si voltò appena.

« Pensavo di averti detto che potevi dormire, almeno fino alle sette. » osservò.

« Sì, ma… ero sveglia da un po’. » ammise Tashigi dirigendosi verso un caporale che passava di lì.

« E hai lasciato gli occhiali sul comodino? Sono da questa parte! » la riprese; la spadaccina corresse il tiro e si avvicinò.

« Buongiorno signore… buon Natale. » esordì lei.

« Stai scherz- »

Si voltò e trovò un pacchettino tra le mani inguantate di Tashigi, che glielo porgeva.

« Gliel’avrei dato stasera, al Nutella Party con gli altri, ma… »

Ma non ci sarò, pensò probabilmente Tashigi mentre abbassava la testa.

Tanto ho fatto cancellare anche il Nutella Party, sembrò considerare Smoker.

Spinnet e Rover guardavano con il fiato sospeso abbarbicati su una sartia dell’albero maestro, con tanto di binocolo.

« Ora si baciano. Ora si devono per forza baciare. Dammi in binocolo » ragionava Rover strappando l’oggetto al collega.

 « Sei fissato. Guarda che il Viceammiraglio non lo farebbe mai, in servizio. »

« E allora lo disservizio. Lo dichiaro in borghese, può baciare la Capitanuccia. »

Spinnet roteò gli occhi e si concentrò sui due osservati assottigliando gli occhi.

Smoker però, deludendo Rover, non prese iniziative romantiche; svolse il pacchetto e ghignò: « Il jenga. »

« In versione da viaggio. » completò Taghigi. « Con la valigetta dove mettere i pezzi, numerati per non perderli. So che le piacciono i giochi di equilibrio… »

« È un bel pensiero. » riconobbe il Viceammiraglio, tenendo ancora fra le mani la scatolina di legno. Si avvicinò lievemente alla Capitanuccia, pensando che era il momento migliore per far invertire la rotta e non trovarsi sul luogo dell’appuntamento per consegnare la spadaccina.

« NAVE A BABORDO! QUINDICI GRADI A NORD-EST!!! »

Cazzo.

Tutti corsero ad affacciarsi, e Smoker si fece passare un binocolo. Spinnet, che chissà perché ne aveva giusto uno in mano, glielo porse.

« È la Marina. » annunciò.

« Prepararsi all’arrembaggio!!! » urlò un sottoposto « Rispediamoli ai mittenti! »

« SIAMO MARINA ANCHE NOI, IDIOTA! » lo sgridò il Viceammiraglio.

« Sono qui per Tashigi! » capì un tenente.

« No! Non gliela daremo, la nostra capitanuccia! »

« Imprigioniamola! » saltò su uno, e tutti gli altri gridarono entusiasti.

« CHIUDETE LE FOGNE! » s’inalberò Smoker. « Cosa credete di fare? Farvi sparare addosso? Farvi spedire a Impel Down? Il primo che si muove senza il mio ordine, passerà il Natale sotto la chiglia! »

« Neanche tu vuoi che portino via Tashigi! » saltò su una voce dalla folla.

Smoker cominciò a disperdere fumo.

« FINITELA! »

La voce della spadaccina chetò ogni protesta. Lei arrossì, sentendosi tanti occhi puntati addosso, ma disse: « Nessuno finirà in guardina per questa storia. » guardò Smoker. « Viceammiraglio. » disse. « La prego di far rispettare le procedure alla ciurma e di non interferire… con questo trasferimento… »

« …capitanuccia… » mormorarono gli uomini. Tashigi stava piangendo.

« Lo so… che sperano di danneggiare questo reparto e che vi ribelliate… però… dimostrategli che il G-5 può farcela. Che darà filo da torcere ai pirati anche senza di me… che… fermerete… Cappello di Paglia… » si rivolse al solo Smoker, anche se parlava a tutti. « E promettetemi che sarò la prima, a saperlo. »

Smoker la fissava torvo. Tashigi prese con grazia un fazzolettino sporco che le aveva porto una recluta e cercò di asciugarsi il moccio.

Poi, per la prima volta dopo molto tempo, il Viceammiraglio disse: « Agli ordini, capitano. »

 

~

 

« Buon Natale! Chiedo il permesso di salire a bordo! » recitò il Viceammiraglio Momousagi, graziando l’equipaggio della nave di Smoker con il suo sorriso e la sua grazia che fecero stragi di cuori già da quando aveva messo piede sulla passerella per raggiungere la nave del collega. Oltre all’uniforme, indossava un bel cerchietto rosso con le corna da renna e l’elastico che reggeva l’acconciatura era rosso bordato di pelo bianco.

« Permesso accordato, piantala. » le rispose brusco Smoker. Non aveva proprio voglia di giocare con la sua frizzante collega, anche se in fondo era contento che a venire a prendere Tashigi fosse qualcuno di cui aveva stima, piuttosto che qualche colletto bianco fissato con le formalità.

Momousagi attraversò la passerella traballante con grazia, fino ad afferrare la mano che il nostromo le porgeva e, con un saltello elegante, atterrò sul ponte della nave di Smoker.

Era una donna bellissima, in grado di rivaleggiare con l’Imperatrice Kuja; i capelli neri e lucenti erano acconciati con maestria, la vita snella era sottolineata dalla stretta cintura del piumino, le labbra seducenti erano truccate di fucsia e l’arco di Cupido netto sembrava cesellato dagli angeli.

« Chiudete la bocca, che entrano le mosche. » ridacchiò un vecchio tenente verso i mozzi rapiti da tanta bellezza.

Smoker la salutò stringendole la mano, senza dire molto.

« Oh, ma che musone che sei! Invece di ringraziarmi! » si offese la donna. Lo superò e andò verso il cuore della nave. « Ho una fame tremenda! C’è qualcosa di già pronto? »

« Tutto quello che desidera! » ci mancò poco che il cuoco e il cambusiere non le stendessero il tappeto rosso.

« Oh, ma basta un caffè! Marmellata ce n’è? La mattina di Natale ho sempre una gran fame! Auguri! Oh, grazie, auguri anche a lei! » passeggiava sulla nave rispondendo ai sottoposti che, visto che era una tipa alla mano, cominciavano ad avvicinarsi.

« Momo, se gli dai confidenza non ti si scolleranno più. » la avvisò Smoker arrivando dietro di lei e posandole una mano sulla spalla. « Se sei qui per uno scopo, fa’ in fretta. »

« Aspetta, aspetta! Mi stanno spiegando come funziona questa tombola senza soldi. » lo chetò Gion ascoltando con attenzione due marinai.

« …e quindi chi fa ambo, terno, eccetera, si prende il premio. »

« Che premio? Cibo? »

« No, signorina: ci sta Helberd che è bravo a disegnare, ha preparato queste figurine… sono queste i premi! »

E le mise in mano un delizioso mazzo di… donnine nude in ogni posizione, con ogni bardatura possibile, dai corsetti alle orecchie da gatto, ai frustini, agli abiti da pornosuora.

« Ma… » balbettò Momousagi. Poi rovesciò la testa all’indietro e scoppiò a ridere: « Ma questa è Hina! E questa è Rovy, del G-9, quella che gira sempre in bikini! Ma sono uguali!!! Complimenti al disegnatore! E questa… » rise ancora più forte. « Questa sono io! »

Era vestita da coniglietta di Playboy, in chiaro riferimento al suo soprannome, “Coniglio rosa”.

« Mi avete messa almeno come terno, vero? »

« No, signorina, voi siete la cinquina! »

« La tombola scommetto che è Tashigi allora! » rispose la donna.

« Nossignora! Se facciamo una cosa del genere alla capitanuccia… il Viceammiraglio ci ammazza tutti. » spiegarono abbassando la voce e facendo ridere ancora di più Momousagi.

« Ah, Tashigi, giusto. » si ricompose all’improvviso il Viceammiraglio Gion.

« È sul ponte. È pronta. » tuonò Smoker.

Momousagi sospirò e guardò il volto del collega. Sorrise stanca. « Cielo, che occhi che hai. Lasciarla andare ti uccide più delle spade dei pirati. »

Ma prima che Smoker potesse ribattere, la donna continuò: « Ho fatto bene a non dormire, questa notte, e stare attaccata al lumacofono. Va’ da lei, aiutala a riportare i bagagli nella sua stanza. » gli porse un foglio ufficiale, firmato e controfirmato.

Smoker lo prese in mano e scorse rapidamente le righe.

« Kizaru ritira la promozione e il trasferimento. » riassumeva Momousagi. « Dice che un talento come quello di Tashigi è sprecato, in questo reparto, ma alla fine ha ceduto. »

Smoker alzò lo sguardo dal foglio. « Ti devo un favore. »

Momousagi scoppiò a ridere. « Piangerai, quando passerò a riscuotere! Adesso muoviti, va’ a dirlo alla tua sottoposta, prima che salga sulla mia nave! »

 

~

 

Momousagi e il nostromo Nebbia si affacciarono alla porta che conduceva sul ponte, dove videro da lontano Smoker che raggiungeva Tashigi.

« Come ha fatto a convincere Kizaru? » le chiese l’uomo.

Momousagi lo guardò, pensando se rivelare o meno le sue carte. Poi disse: « Si ricorda i bambini di Punk Hazard, quelli che poi sono tornati alle loro famiglie? Due di loro erano i figli di gente piuttosto importante, per il Governo Mondiale. Li ho contattati, e ho detto che la Marina voleva separare per sempre quelli che, per i bambini, sono stati un po’ padre e madre durante il loro salvataggio… diciamo che ho un po’ infiocchettato questa cosa, e i genitori hanno immediatamente telefonato ai piani alti per far sì che Smoker e Tashigi rimanessero uniti. Tutto qui. » sorrise, mentre Nebbia sperava che non avesse letteralmente sputtanato il suo superiore con quella storia, vera o falsa che fosse.

« Lei ha operato un vero miracolo di Natale, Viceammiraglio Gion! » piangeva Rover, sopraggiunto dietro a Momousagi e Nebbia. « Guardi come sono carini!! » e si soffiò il naso con gran fragore.

Guardavano Smoker e Tashigi che se ne stavano in piedi, stretti stretti in un abbraccio geloso. Non ascoltavano i fischi dei marinai né i loro sospiri, e Gion, Rover e Nebbia si ritirarono sotto coperta perché aveva lentamente cominciato a fioccare.

 

 

 

 

 

Dietro le quinte...

Ciao! Grazie a tutti per aver letto fin qui! Stavolta niente morti ammazzati, solo tanto fluff e tanto Smoker. Spero che la storia vi sia piaciuta, e che il clima natalizio si sia sentito! Per scriverla e per capire come si passa il Natale su una nave militare ho visto un bellissimo video girato sulla nave Comandante Foscari della Marina Militare italiana (visibile qui)... è molto carino, e mi ha aiutata a scrivere dello scanzonato G-5 in aria di feste! 

Il Viceammiraglio Gion, detta Momousagi (coniglio rosa) è un personaggio semicanonico di One Piece... fu inventata dai fan, mi pare, ma Oda la "adottò", comparve in una SBS e ha fatto un'apparizione lampo anche nel film Gold. Era in lizza per diventare Ammiraglio dopo i due anni di timeskip, poi è stato scelto Fujitora. Mi dispiace tanto, ma spero che Oda decida di sfruttarla, prima o poi! 

Rover, Spinnet, Nebbia e tutti i sottoposti di Smoker invece sono originali. 

Il titolo del capitolo invece è un verso di una canzone di Francesco De Gregori, "Natale", e lo stesso verso viene ripreso da Tashigi durante uno dei colloqui con Smoker.

Grazie a tutti per aver letto, potete lasciare una recensione se volete, sarei davvero felice di sapere se la OS vi è piaciuta o se, più in generale, state leggendo con piacere questa raccolta natalizia!

BUON NATALE A TUTTI I LETTORI! 

Yellow Canadair

  
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