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Autore: Sabaku No Konan Inuzuka    23/12/2016    1 recensioni
{ Storia Interattiva/ad OC | Avventura, Sentimentale | Un po' tutti | Het, Slash, Femslash | post-Gea | molto probabilmente Angst | sospensione di giudizio sull'inserimento dell'avvertimento Violenza | Iscrizioni chiuse}
Dal testo:
"La giornata era iniziata come ogni altra al Campo Mezzosangue. Erano nel pieno dell’estate sotto il sole cocente di Luglio, il cielo di un intenso e brillante blu non aveva neanche una nuvola vacante. Il Campo era nel fiore delle sue attività pomeridiane e tra figli di Apollo al poligono, figli di Ares in arena e figli di Efesto alle fucine, nulla poteva risultare più tranquillo se non un sonoro bisticcio tra fidanzati."
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Ade, Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Sofia, che mi ha betato il capitolo
sprecando tempo prezioso.
A chi mi segue ancora e a Google Maps,
per essere stato utile e snervante come un essere umano.
Grazie davvero, Sodio.







Arthur

 

Arthur non si sapeva spiegare bene come fossero finiti in una fossa. Semplicemente era entrata un’ape – una grande circa un palmo della sua mano – e tutti si erano agitati. Nell’ansia qualcuno, Arthur sospettava Amethyst, era caduto addosso ad Allistor, il quale aveva perso il controllo della vettura e… beh, il resto si sa. Partendo dal fatto relativo che l’inizio di quell’impresa era stato uno dei peggiori e più ridicoli, il figlio di Ecate francamente non si aspettava molto. Sperava in una vittoria stentata, ma l’ansia c’era comunque. Eccezion fatta per Amethyst, Rey e Felicity, nessuno sembrava davvero in vena di parlare. Non che fosse una novità per alcuni: Allistor, già di per sé ostinatamente silenzioso, era impegnato a guidare; Ted stava lì, zitto, a sorbirsi le ansia di un John; Ruby, al suo fianco, si era inaspettatamente addormentato, cosa alquanto insolita per lui in un posto così concentrato, e così avevano fatto Celestia e Katarzyna. Quest’ultima era crollata subito dopo aver chiamato la squadra di soccorso di tremila anni fa circa per tirarli fuori da quella situazione più che imbarazzante. Spencer, seduta davanti, accanto ad Allistor, guardava pensierosa la strada scorrere sotto i suoi occhi in religioso silenzio, e poi c’era Micheal, che cercava di dormire ma non stava avendo molto successo, dato che continuava ad agitarsi nel sedile e litigare con la cintura. Arthur tirò leggermente la suddetta cintura, attirando l’attenzione di Micheal, il quale aprì di scatto i suoi occhi destabilizzanti.

<< Avete litigato? >> chiese il figlio di Ecate, ironico e a voce non troppo alta per non disturbare gli altri.

Micheal adocchiò con fastidio la cintura. << Diciamo di sì. Non voglio vedere mai più una cintura per il resto della mia vita, mi limita >>

<< Oh, e scommetto che tu sei uno spirito libero > ridacchiò l’altro.

<< Beh, io sì, a confronto di altre persone >> Fece un cenno della testa verso Allistor e Spencer.

<< Già, hanno decisamente una scopa infilata su per il culo… >>

<< Anche il tuo fidanzato. >>

Un angolo della bocca di Arthur si sollevò automaticamente. << Non è il mio fidanzato, ma sì, ce l’ha anche lui >>

Micheal lo fissò con un’espressione tra lo scettico e l’esitante per qualche secondo, poi scosse la testa sconfitto, mettendosi seduto a gambe incrociate sul sedile.

<< Cosa? >> insistette Arthur, vedendo la sua reazione. Non aveva mai davvero capito che tipo fosse Micheal, non era una compagnia rose e fiori, certo, ma non era neanche così malaccio come a volte dava l’impressione di essere.

<< Parli di spiriti liberi, quando poi ti prostri praticamente ai suoi piedi >> mormorò stizzito e divertito, indicando Ruby con un cenno della testa.

Arthur si accigliò. << Scusa? Guarda che non mi prostro ai suoi piedi! >>

<< Non ancora. Ti piace, è evidente. E quando ti piace qualcuno mandi a puttane una parte della tua libertà, non sei più uno spirito libero, scommetto che daresti anche la vita per lui, e non solo lui. Tu sei troppo amichevole, non vivi per te, ma per gli altri. Non sei libero quando ti fai limitare da loro. >>

<< Vuoi dire che tu non daresti mai un po’ di pane a un uomo che non mangia da giorni se ti strisciasse davanti? Vuoi dire che tu non salveresti nessuno se ne avessi la possibilità? >>

Arthur era mortalmente serio, tanto che persino Micheal perse la sua aria rilassata per guardarlo piacevolmente sorpreso.

<< Non ho detto questo >> spiegò infatti. << solo che se dovessero star per uccidere un mio compagno, non direi mai cose come “prendi me”, perché io voglio vivere. >>

<< Io invece lo farei, con chiunque se lo meriti >> ribatté il figlio di Ecate, gli occhi che scintillavano d’onore e orgoglio. << E lo farei perché è questo che mi fa stare bene. A me piace aiutare la gente tanto quanto mi piace vivere, e sono libero proprio perché posso farlo, proprio perché ho qualcosa da offrire ed è mia scelta offrirlo. Il piacere è libertà, dicono. Io mi sento libero perché posso farlo, magari è rinchiuso solo chi non lo fa per paura. Poi tu puoi pensarla come vuoi, ognuno vede la libertà diversamente. >>

Micheal annuì, scettico. Era un discorso stranamente profondo per uno come il rosso. << Come dici tu, Jennings. >>

Passarono diversi minuti di silenzio carico di tensione, prima che Arthur cedette ai suoi istinti e diede voce al suo pensiero costante.

<< Come troveremo Persefone? >>

Micheal si accigliò: << Non ne ho idea. Avrete un radar forse… >>

Arthur arricciò il naso. << Neanche a dire che è come se avessimo un figlio di Demetra o Ade qui con noi… >> borbottò, afflitto.

Micheal non rispose, semplicemente continuò a litigare con la cintura fissando la strada. Il figlio di Ecate non impiegò molto a capire che per lui la conversazione era finita. Sperò solo che non se la fosse davvero presa, dopotutto a lui ciò che aveva detto sembrava più che giusto. Dov’è che aveva sbagliato? Se non essere egoista era un reato, allora lui avrebbe dovuto essere condannato a morte, o anche fatto martire per ciò che faceva con John, Ruby, Ted e Micheal. No, davvero, non poteva trovarsi degli amici simpatici? Aveva qualche istinto sadico in sé che lo portava a prediligere persone acide e seriose?

<< Jennings, è il periodo più lungo in cui non ho sentito la tua voce oggi >> Lo punzecchiò Amethyst. << sicuro di essere ancora vivo? >>

<< L’ultima volta che ho controllato lo ero >> rispose lui, accennando ad un sorrisetto, << poi non lo so se la situazione è cambiata >>

<< Se lo è, vedi di resuscitare, e in fretta. Questo mortorio non lo reggo, ecco perché volevo stare io al volante! >> E qui alzò volutamente la voce per far in modo che anche Allistor la sentisse.

Il figlio di Nemesi sbuffò. << Per l’ultima volta: non ho intenzione di accendere la radio >>

<< Ma perché no? >>

<< Perché basti tu come sottofondo irritante. E poi siamo praticamente arrivati >>

Tra una cosa e l’altra, Arthur non si era accorto del cambio di paesaggio dalla strada ai grandi grattacieli newyorkesi. Non si era neanche reso conto che fosse passato così tanto tempo dall’inizio del viaggio, forse quel sonnellino di prima gli aveva rubato più ore di quanto credesse. O forse era stato il ribaltamento del camion. Beh, poco importa: Finalmente si entrava in azione! Non sopportava più di dover star seduto su uno stupido sedile. Ma ovviamente Spencer dovette spegnere la sua euforia.

<< E una volta lì che facciamo? >>

Appunto.

Era come chiedere da che parte cominciare a cercare e, come già detto, Arthur non ne aveva idea. Sperava che qualche idea brillante venisse proprio a lei. Si voltò verso Ted guardandolo speranzoso, il ragazzo in questione inarcò un sopracciglio come a chiedergli cosa volesse. Evidentemente, l’espressione del figlio di Ecate doveva valere più di mille parole, perché Ted roteò gli occhi proprio come faceva quando parlava.

<< Io non ne ho idea. >>

<< Neanche una piccola piccola? >> mormorò Arthur speranzoso.

<< Ti ho già detto di no >> Lo freddò lui. << però troveremo un modo. >>

<< Ovvero? >> sbottò John. << E se trovate quello sbagliato? E se- >>

<< John non cominciare >> ringhiò Micheal.

<< In ogni caso io non credo che ci lascino senza indicazioni >> intervenne Felicity. << Sicuramente troveremo qualcosa >>

<< Spero vivamente che tu abbia ragione >> sospirò Arthur, il labbro stretto tra i denti e le dita che tamburellavano sul ginocchio.

In poco tempo erano già arrivati, tuttavia il traffico newyorkese li rallentò notevolmente. Per Arthur la parte più difficile fu svegliare Ruby e Celestia, per Allistor invece fu affrontare il traffico senza far sbiancare le nocche sul volante. Dopo quasi sedici minuti bloccati lì, ad un certo punto il figlio di Nemesi sbottò: sterzò violentemente con il volante parcheggiando in un divieto di sosta a caso lì vicino, spense la macchina e uscì senza dire niente a nessuno, il volto scuro e scontroso. Tutti rimasero in religioso silenzio davanti a quella relazione, fino a che Amethyst non lo seguì aprendo il portellone e tessendo lodi alla sindrome premestruale maschile.

Arthur non si fece troppi problemi a seguirla subito dopo, e così fecero gli altri. Non era la prima volta che veniva a New York, ci era già stato quando era arrivato dall’Inghilterra, ormai tre anni fa. Ma se all’epoca era stato accolto da una grandezza devastante, vetrine luccicanti, edifici vertiginosi mai visti e un miscuglio ambiguo di smog e vari odori, adesso invece a dargli il benvenuto c’erano solo un barbone di passaggio, escrementi di cane e una cacofonia di clacson assordante che sapeva rivolta a loro. La manovra poco prudente di Allistor non era passata inosservata, ma dopotutto la multa finiva intestata ad Argo o Chirone, quindi non era un grosso problema. Il punto però rimaneva che, se all’epoca era stato incantato dalla Grande Mela, adesso le cose erano ben diverse. Certo, era ancora stupenda, una città che cercava di confondersi con il cielo, i passanti impegnati, i negozi e tutto… Solo che adesso ne vedeva anche i lati negativi. Una metropoli di quelle dimensioni e con così tanti abitanti era difficile da tenere pulita, crescere in quell’ambiente risultava alquanto stressante. E poi le pubblicità, non c’era nulla che Arthur odiasse di più e, a giudicare dalle facce di Rey e Ruby, neanche loro dovevano apprezzare.

<< Bella New York, eh? >> fece loro Arthur, ironico.

Ruby prese a camminare al seguito di Allistor, lanciando un’ultima disgustata occhiata verso l’escremento di cane. << Sì, splendida. >>

<< E a te non piace? >> chiese poi, rivolto a Rey.

Rey lo guardò, e non sembrava schifato, bensì spaesato. << Sembra… da una parte bellissima. Dall’altra l’accoglienza non è poi così bella >>

<< Non ci sei mai stato? >>

<< No… In realtà io neanche sono nato qui. Vengo dall’Italia, e quando io e mia madre ci siamo trasferiti qui negli USA siamo andati da parenti al sud. Non abbiamo preso in considerazione New York neanche per sbaglio >> ammise.

Arthur annuì. << Deve essere destabilizzante >>

Rey annuì, ma poi Arthur si rese conto che non era l’unico a non aver mai visto la Grande Mela. Sapeva che Amethyst era di Washington, perciò non si stupì molto di vederla mentre si guardava attorno con curiosità; Felicity invece si guardava intorno spaesata, un po’ come Rey, e Arthur doveva aspettarselo: la figlia di Dioniso aveva un accento marcato del sud, cosa che aveva notato subito pur essendo inglese. Dopotutto cambiavano alcuni termini ed inflessioni dal nord al sud degli USA. A detta di Ted e Ruby era una parlata del Texas, che si trovava per l’appunto in estremo sud; non riusciva ad identificare gli accenti di John, Katarzyna e Celestia, ma i loro sguardi erano pari a quelli di Rey e Felicity e non ci voleva certo un genio per capire che neanche loro conoscevano New York. E infine, nonostante cercassero di stare in testa al gruppo e di guidarli per arrivare davanti all’Empire State Building, era comunque chiaro che neanche Allistor e Spencer erano mai stati lì. Mentre lei fissava e studiava ogni singolo cartello stradale concentrata, Allistor esitava ogni due per tre ed aveva un accento scozzese così palese che gli veniva quasi da ridere.

Da parte sua, Arthur li ignorava e si limitava a seguire Ted e Micheal, gli unici che sembravano avere una vaga idea di dove dirigersi. Sapeva che Ted era di New York, ma non sapeva lo fosse anche Micheal. Quel pensiero lo portò a realizzare in pochi secondi quello a cui fin ora non aveva pensato: lui, proveniente da una piccola città inglese agli estremi margini del Regno Unito, si stava per avventurare in una caccia alla dea negli States, senza sapere un bel niente, né della dea, né degli States.

<< Shawn, Ted >> chiamò.

I due sopracitati si voltarono, e assunsero la stessa espressione seccata che decisamente non aumentò la voglia di partire di Arthur. << Ve la cavate in geografia? >>

Ruby lo guardò come se fosse un po’ scemo. << Ho viaggiato da Carefree a Long Island in autobus, treni e taxi. Non sono un cartografo, ma qualcosa sugli USA credo di saperla. >>

<< Io sì >> Liquidò Ted. << ma ti pare il momento di pensare alla geografia ora? >>

<< Potrebbe perdersi, che ne sai >> ribatté John che, se non altro, sembrava essersi calmato.

<< Caso mai sei tu che rischi di perderti… >> borbottò Ted.

Non avevano parcheggiato molto lontano, e infatti non ci misero troppo a giungere davanti all’Empire State Building. Ora, in estrema sincerità non si aspettava aerei pronti al decollo o un autista privato, anche se non gli sarebbe dispiaciuto, ma almeno qualcuno che desse loro qualche aiuto. Davanti all’edificio non c’era nessuno.

<< Splendido >> esordì Micheal. << ovviamente non c’è nessuno. Ma certo. >>

<< Perché non fai uno squillo al tuo paparino? >> Consigliò Allistor, guardando la cima dell’edificio.

<< Mi spiace, ho perso il numero >> replicò acido Micheal, aggiustandosi gli occhiali.

<< Quante storie fate >> Amethyst sospirò e, afferrando Felicity e Rey per il braccio si precipitò dentro a passo spedito.

Arthur, ansioso com’era di seguirla, fece la stessa cosa con Ruby ma all’entrata, invece di un normale discorso con la receptionist, si ritrovò di fronte alla concitata spiegazione di una ragazza dai capelli castani vestita con una giacca argentata e pantaloni mimetici che molto mimetici non erano, dato che anche questi erano argentati. Dai capelli ornati e intrecciati, Arthur non impiegò molto a capire che si trattava di Cacciatrice di Artemide ma…

<< Che ci fa una Cacciatrice di Artemide qui? >> chiese Ruby, dando voce ai suoi pensieri.

La Cacciatrice dovette averlo sentito, perché lo folgorò con un’occhiataccia lasciando perdere la sua non-molto-amichevole chiacchierata con Amethyst.

<< Sono qui per conto della mia Signora >> disse, sguardo fiero, testa alta.

<< Sì, grazie, questo era ovvio >> osservò Ruby.

Micheal arrivò accanto al figlio di Efesto proprio in quel momento, con John alle calcagna. << E la tua Signora sa qualcosa su quello che dobbiamo fare? >> aggiunse.

<< Non schernite >> avvertì lei.

<< Non abbiamo tempo per questo >> sbottò Spencer, ed Arthur sobbalzò, perché non si era reso conto che lei, Allistor e Ted erano entrati. << Cosa vuole fare Artemide? >>

<< E soprattutto >> aggiunse Arthur. << tu chi sei? >>

Non sapeva cosa avesse fatto di male, ma lo sguardo fulminante che ricevette in risposta gli fece pentire di averlo fatto. Qualunque cosa fosse.

<< Irene Silverwood >> rispose. << e mi è stata assegnata una missione dalla divina Artemide stessa. Porto un messaggio per voi: là dove il nostro peggior nemico stava. E’ lì che dovete andare. >>

<< Fantastico! >> sbottò Micheal. << un altro enigma! E’ così difficile dirci le cose chiaramente, una volta ogni tanto? >>

<< Non è un enigma, idiota >> Lo fermò Allistor. << è anche fin troppo chiaro in verità. E dovremmo arrivare in Grecia solo per Artemide? >>

Irene sembrava indignata. << Non parlare così di Artemide. E ad ogni modo, non è certo Gea il nemico più potente degli déi. >>

<< E allora chi, Urano? >> sospirò Spencer. << Mi fare fosse stato fatto a pezzi, quello lì >>

La Cacciatrice roteò gli occhi. << Non lui >>

<< E allora chi? >> domandò Felicity.

L’espressione di Irene si addolcì un po’, ma rimase grave mentre mormorava il nome che Arthur non avrebbe mai voluto sentire: << Tifone. >>

Poco ci mancò che a furia di stringere John spezzasse il braccio di Micheal.











 

Allistor


Allistor avrebbe preferito cento volte essere preso a pugni piuttosto che ricevere quella notizia. Come se Edipo, Persefone e Demetra non fossero già abbastanza, adesso dovevano pensare pure a Tifone. E come si combatteva un nemico di quel calibro? Come combattere non Tifone ma un tifone? Si era perso la parte in cui I Sette avevano passato a loro il testimone. Per fortuna c’era Ted per esprimere a parole quello che lui voleva fare con la spada.

<< Tifone? >> ripeté. << Spero tu stia scherzando. Siamo una massa di idioti e persecutori di Nutella andati a male, come puoi pretendere che ci liberiamo di Tifone? >>

<< Ma… Tifone non era finito nel Tartaro? >> chiese Felicity, confusa.

Irene sorrise a Felicity, intenerita. Evidentemente provava per la figlia di Dioniso una naturale simpatia. Ma ad Allistor non importava: finché aveva donne con lui, le Cacciatrici non erano un problema.

<< E infatti hai ragione >> disse lei. << Tifone non è ancora risorto. Ma evidentemente qualcuno usa la sua vecchia prigione, Mont S. Helen, per tenerci qualcosa, forse Persefone, e Artemide al momento è impossibilitata ad andarci. >>

Conosceva quella ragazza da due minuti e già aveva voglia di prenderla a schiaffi. Non c’era una frase che avesse reso chiara fin ora, tra lei e gli déi c’era ben poca differenza. Ma c’era altro ad aver messo la pulce nell’orecchio al figlio di Nemesi.

<< Hai detto che hai una missione >> iniziò. << di che si tratta? Ha a che vedere con noi? >>

<< Non con voi >> fece la Cacciatrice. << ma con lei >>

E qui indicò Katarzyna, la quale indietreggiò, presa alla sprovvista. E Allistor avrebbe voluto sbattere la testa al muro. Katarzyna, anche se era figlia di uno dei Tre Pezzi Grossi, era forse il membro più utile della squadra, e parlava anche poco, non era irritante. Davvero volevano portare via la loro migliore risorsa? Nossignore, non senza una ragione convincente.

<< E perché dovrebbe? >> chiese, avanzando un passo minaccioso verso di lei.

Spencer lo fulminò, Allistor la ignorò. Amethyst, invece, comincio a fare il tifo. Inutile dire che tifava per Irene.

<< A te non devo nessuna spiegazione. >>

Allistor avrebbe pure risposto, se Spencer non lo avesse fermato alzando un braccio e, riflettendoci, aveva senso. Per quanto Spencer non fosse esattamente la quinta essenza della simpatia, era una donna.

<< Quello che il mio amico intendeva dire >> iniziò a spiegare la figlia di Ares, con tono misurato, << è che Katarzyna è un membro utile alla squadra. Ha dei poteri che potrebbero aiutarci moltissimo. >>

<< Proprio perché è utile ho bisogno che venga con me >> ribatté Irene. << la mia missione è segreta, non posso dirvela, ma sappiate solo che è inerente alla vostra. >>

<< Inerente? >> ripeté Micheal, scettico. << E credi che ci basti “inerente” ? >>

<< Ripeto: a voi non devo nulla, è a lei che spetta decidere. >>

E allora tutti si volarono verso la figlia di Ade, la quale, sentendosi al centro dell’attenzione, deglutì e si guardò attorno. Sinceramente, Allistor aveva dato per scontato che Katarzyna fosse d’accordo con loro. Solo in quel momento si era reso conto del suo religioso silenzio nella situazione che la riguardava a pieno titolo.

<< Io… >> Esitò, e questo fu abbastanza per Allistor. Lei aveva già deciso.

Fortunatamente, anche Celestia lo capì, perché posò delicatamente una mano sul braccio di Katarzyna: << Devi fare quello che senti di dover fare >> mormorò.

<< O anche quello che è logico >> borbottò Ted, sarcastico. << a te la scelta, insomma >>

<< Aspetta, aspetta: fermi tutti! >> Amethyst fermò le mani a mezz’aria, nonostante non si stesse muovendo nessuno. Allistor roteò gli occhi istintivamente, mentre lei puntò il dito contro la figlia di Ade: << Tu voi andare con lei >> E qui indicò Irene. << senza sapere nulla su chi è o cosa dovresti fare? >>

<< Sintesi migliore non poteva starci. Grazie per esserci, Amy >> sorrise Arthur, che fu ricompensato con un inchino teatrale da parte della figlia di Eros.

<< Fammi indovinare >> provò Ruby. << Te l’ha detto la voce portata dal vento >>

Katarzyna sembrò quasi offesa per un attimo, ma non si perse d’animo. << Io… no. Solo… è una sensazione. Ma devo parlare con Irene in privato, datemi solo un attimo… >>

Ma certo, tutto il tempo che vuoi.

Prima il van che si ribaltava, l’esistenza di Amethyst, il traffico, l’esistenza di Amethyst, poi una Cacciatrice mestruata, l’esistenza di Amethyst, e come colpo di grazia, Katarzyna voleva tempo. Cosa di cui erano già a corto. Ovviamente, perché no? Senza contare che la sua prima visita a New York era stata orrenda. Tutti la descrivevano come stupenda, eppure Allistor di stupendo non ci aveva visto un bel niente. Le pubblicità erano talmente onnipresenti che ormai non riusciva più a scrollarsi dalla testa la canzone di sottofondo alla pubblicità della Coca Cola. Gli edifici li sovrastavano ovunque andassero, era quasi soffocante, per non parlare del fatto che era un oltraggio alla natura. Se c’era una cosa a cui il figlio di Nemesi teneva, quella era proprio la natura, e quella città aveva fatto piazza pulita. Central Park a confronto di ciò che c’era stato era una barzelletta, ed era un miracolo ci fossero serre ancora vive. I suoi polmoni soffrivano, lo smog era talmente denso che faceva fatica a respirare, l’odore delle fogne era sconcertante, i suoi timpani rimbombavano del suono dei clacson. Era un vero attentato all’ecosistema, e questo non faceva che metterlo di cattivo umore. Il fatto, poi, che ormai Katarzyna era fuori da ben cinque minuti con Irene, e che Rey, John più Arthur nel mentre cercavano in ogni modo di convincere quella cocciuta segretaria di essere semidei greci, non aiutavano di certo. Avrebbe voluto bestemmiare in sette lingue diverse, peccato ne conoscesse solo due. E sapete qual era la parte peggiore di tutto questo? Ovviamente, l’esistenza di Amethyst.

<< Chi va al Mount S. Helen? >> La domanda di Spencer gli arrivò all’improvviso praticamente in un orecchio.

Se non fosse stato irritato, si sarebbe pure spaventato. Ma siccome lo era, si limitò a guardarla come se avesse chiesto la cosa più stupida del mondo. << Jennings, Smith e Shawn. Pensavo fosse ovvio. >>

Lei inarcò un sopracciglio: << Sei sicuro? >>

<< La profezia, per una volta da quando i Pezzi Grossi hanno fatto il patto, è chiara: a loro Persefone, a voi Demetra e a noi Edipo. Non c’è molto da contestare. >>

<< Era compresa anche la McGallin, eppure adesso prende e parte. >>

<< E’ una profezia, Parrish. In un modo o nell’altro e indipendentemente da come la mettete, finirà in una e una sola maniera, e sarà quella prevista. >>

Spencer non rispose, si limitò a sospirare e a distogliere lo sguardo, riflessiva. Allistor non ci aveva impiegato molto a capire che probabilmente lui era l’unico che la figlia di Ares ritenesse all’altezza di prendere le redini della situazione, ma francamente poco gli importava. Spencer era molto selettiva, e se ciò significava che avrebbe dovuto sentirsi onorato… beh, non era così. Si alzò dal pavimento lucido su cui era seduto, pareva alquanto strano che non ci fosse nessuno, ma dopotutto non erano neanche le sette. Forse avrebbe dovuto aspettarselo.

Finalmente Katarzyna e Irene li degnarono del loro ritorno, e l’espressione della figlia di Ade, fin ora incerta, adesso era risoluta e decisa. Come aveva sospettato, Katarzyna aveva già fatto la sua scelta.

<< Vediamo se lo so! >> esclamò Micheal, scattando subito in piedi e indicandole: << Parti >>

Lei annuì. << Sento che è giusto così, mi ha spiegato come stanno le cose e ho questa sensazione, questo presentimento… >>

<< Ovviamente >> Ruby roteò gli occhi. << allora buona fortuna, Medium, tanto nella Bibbia i santi vincono sempre, giusto? >>

L’unica davvero ben disposta verso di lei sembrava Celestia. La figlia di Eos infatti, dopo i primi secondi di esitazione, si avvicinò a passo moderato alla figlia di Ade. Era, ovviamente, preoccupata di lasciar andare via la sua amica con una sconosciuta. Dopotutto erano ancora nel bel mezzo di una missione sucida, ed erano tutti semidei. Artemide o meno, Allistor dubitava che quelle due avrebbero avuto le guardie del corpo, e i limiti di lupi bianchi erano facilmente superabili.

<< Buona fortuna >> esordì la più piccola, sorridendole; poi le donò una dracma d’oro, e con essa un fermaglio color arcobaleno. << Il fermaglio è il mio porta fortuna, ti aiuterà. E’ un regalo di mio padre, non me ne sono mai separata ed è andata bene. Spero che con te valga la stessa cosa. E per quel che riguarda la dracma… beh, chiamami ogni tanto, okay? E vedi di tornare viva, altrimenti me la prendo. E sai come sono quando me la prendo. Ma a parte tutto… Io sono con te, sempre. Lo sai. >>

Katarzyna per un istante la guardò stupita e poi, contro ogni suo principio da sono-dark-e-non-ho-voglia-di-vivere abbracciò di slancio la figlia di Eos. << Grazie… >> mormorò. << significa molto per me. Mi mancherai. >>

Allistor roteò gli occhi, non ci poteva essere scena più melensa di quella. Neanche dovessero partire per la guerra. Non ci voleva molto a capire che quello della McGallin era stato un momento di vulnerabilità improvviso, ma adesso non era un po’ troppo? O, almeno a lui, pareva comunque esagerato. Poi se Katarzyna era solita a questi slanci di affetto allora buon per lei. Ma avrebbe preferito evitassero davanti a lui.

Inaspettatamente, il momentaneo silenzio fu riempito dallo squittio di Amethyst, che riempì la sala. << Lo vede?! Lo vede che avevo ragione?! C’è sempre stato. Quello è lì per noi, e sono certa che c’è da un bel pezzo, non possiamo certo perdere tempo a chiacchierare! Abbiamo un mondo da salvare, noi. Non come lei che neanche sa ricevere un pacco per gli déi! >>

Ora, Allistor non aveva idea di cosa stesse parlando, ma di certo sapeva che non aveva intenzione di sentire la voce della figlia di Eros per un secondo di più. Si voltò per andare a prendere il famoso pacco, solo per scoprire che lo stava aprendo Rey. Non era neanche un pacco, era una scatola, di medie dimensioni. Si avvicinò proprio nel momento in cui veniva aperta, coprendo la visuale di John per sbirciarne il contenuto: c’erano quattro biglietti aerei, due cartine, contanti mortali, nettare, ambrosia, qualche attrezzatura medica e…

<< Una spiga di grano? >> domandò accigliata Felicity, prendendola in mano. << E che ci dovremmo fare, con una spiga di grano? >>

<< Magari una bussola? >> propose John, sbucando al fianco di Allistor.

<< Non ne ho idea >> La voce di Spencer era piatta, evidentemente non era contenta dell’aiutino degli déi. << ma deve avere una funzione. >>

<< Dici? >> fece sarcastica Amethyst. << Ma grazie, non ci sarei mai arrivata da sola! Fortuna che abbiamo l’unica con un cervello qui tra noi! >>

<< Non è adesso il momento >> Intervenne Ted, poi afferrò i biglietti e li lesse: << Sono per Lone Pine, il volo parte alle otto e dieci >> Li porse a Rey, lì accanto. << credo che questi siano per voi. >>

<< Lone Pine è vicino al Mount Whitney, ai confini della California >> disse Ruby. << quindi direi che possiamo escludere l’Alaska, almeno per il momento. >>

<< E noi che ci combiniamo con una spiga di grano? >> ripeté Felicity.

<< Questo sta a voi >> esclamò Micheal pratico, rubando i biglietti dalle mani del figlio di Efesto. << noi intanto abbiamo già la nostra strada. >>

<< A meno che non moriamo durante il viaggio… magari l’aereo precipita, o c’è un attentato e… >> mormorò John.

<< Non possiamo morire >> rispose Allistor. << abbiamo il figlio del boss, qui >> E indicò Micheal con il pollice.

Il figlio di Zeus fece cenno a un saluto militare distrattamente, mentre studiava i biglietti come se cercasse di scoprire la fregatura. << Sì. Volo sicuro garantito e, in caso vada male, io so volare. >>

<< Ma io no! >> piagnucolò il figlio di Afrodite.

Allistor solo in quel momento realizzò che John sarebbe venuto con loro. John Greenwood. E Rey. E Micheal. Quest’ultimo, forse perché figlio di Zeus, gli stava più antipatico, ma sapeva che era certamente un soggetto migliore rispetto agli altri due: insomma, uno era un figlio di Efesto che non sapeva come controllare due fiammelle, e l’altro… beh, era John. E la parte peggiore era che Ted, l’unico che avrebbe voluto con fervore, non sarebbe venuto, e quindi il figlio di Afrodite era completamente vulnerabile ed esposto. Era come viaggiare con una Barbie di cristallo parlante e lamentosa. Già prometteva molto, ma molto male.

<< E noi come ci dovremmo arrivare a Mount. S. Helen? Con polvere di fata e pensieri felici? >> sospirò Ted.

<< E’ un’idea >> propose Arthur, venendo ignorato.

<< Almeno tu lo sai dove devi arrivare >> borbottò Spencer, aprendo una cartina. Vedendola però, aggrottò la fronte e la consegnò a Ted. << credo che questa sia vostra. Ovviamente a noi niente che una spiga di grano, rimanendo in tema di giustizia divina. >>

Ad Allistor, sinceramente, non pareva logica questa suddivisione di sessi. Perché le ragazze da un lato e i ragazzi da un altro? Perché le ragazze facevano numero e i ragazzi erano divisi in due gruppi? A che pro? E, soprattutto, perché le cose sembravano così stupidamente facili? Mentre I Sette avevano scoperto i luoghi in cui fermarsi a poco a poco, loro avevano le mete già cristalline. Era troppo facile, sebbene definire “facile” l’avventurarsi sul Mount Whitney non fosse la cosa migliore. Tuttavia, per un semidio, sì, le cose erano decisamente troppo facili. Quasi si aspettava una trappola da un momento all’altro.

Dopotutto le uniche a dover fare una ricerca erano le ragazze. A Ted, Arthur e Ruby sarebbe bastato dare un’occhiata alla tabella dell’autobus, o dei treni o ancora degli aerei; anche se nelle condizioni in cui si trovava Ted, per via del suo genitore divino, forse era meglio rimanere con i piedi per terra. Tutto questo non gli piaceva neanche un po’, e non sembrava essere l’unico a pensarla così. Che le cose gli piacessero o no, però, non aveva importanza. Dovevano risolvere questa cosa, e dovevano farlo subito. Adesso che erano in forma era il momento migliore.

<< Che ore sono? >>

<< Le sette e un quarto >> rispose Celestia.

Si voltò verso Micheal, che sembrava conoscere bene New York. << Qual è l’aeroporto più vicino? >>

<< JFK. >>

<< Quanto ci vuole da qui? >>

<< Uhm… approssimativamente? Direi una mezz’ora. Forse. Non saprei, sono stato all’aeroporto solo una volta, e non avevo l’orologio. >>

<< E se prendiamo l’autobus? >> propose Rey.

Micheal scosse la testa. << Con il traffico che c’è a New York ci metteremmo solo più tempo. >>

<< Vi conviene la metro, la linea E >> aggiunse Ted. << solo che dovrete fare un po’ di soste. Ci metterete in tutto almeno una ventina di minuti in totale, forse più. Dipende dal ritardo. Arrivate a Jamaica Station, poi dovete prendere l’AirTrain, il resto ve la vedete da soli >>

Allistor annuì, arraffò un po’ di roba dalla scatola infilandola dentro uno zaino, e Rey, Micheal più un’esitante John lo imitavano. Spencer però non sembrava contenta.

<< Volete partire adesso? Ma noi- >>

<< Voi avete un ruolo, noi un altro. >> La freddò lui.

<< Ma- >>

A rispondere, stavolta, fu Micheal: << Senti, le metro qui fanno quasi sempre ritardo e non possiamo perdere il volo. Tra le altre cose, siete persone intelligenti. Sono certo che ci arriverete, non servono certo dodici teste per fare una semplice addizione, giusto? >>

E Allistor fu piuttosto stupito nel vedere la sua decisione in quel discorso alquanto inaspettato. Fece cenno di saluto agli altri.

<< Dobbiamo tenerci in contatto >> disse.

<< Sì papà! >> Lo prese in giro Amethyst. << ora sparisci! Ti terremo informato! >>

Lui roteò gli occhi e seguì Micheal fuori dall’edificio. Fu così che tutto ebbe inizio.


















 
Angolo Autrice
Ehilà! Eccomi qui. I'm back. So di esservi mancata u.u
Scusate il ritardo ma, sapete. fa chrame (?).
No sul serio, mi spiace.. sto facendo il possibile.
E vi giuro che mi impegnerò di più u.u
Ah e, ancora, scusatemi davvero, con il cuore in mano,
se non ho risposto alle recensioni, ma non ho il tempo materiale c_c
Specie di lavorare con i computer.
Ma sappiate che le ho lette tutte e non posso che ringraziarvi.
Spero solo che non abbandoniate.
Ora, parliamo del capitolo:
non è granché, lo so. Anzi, fa schifo. Ma almeno c'è ^^"
Avevo promesso azione e niente, ma le cose si sono rallentate.
Posso però dirvi con certezza che non sarà una storia lunghissima.
Dubito che andrà oltre, uhm. I trenta, forse? Ma è  comunque approssimativo.
Siamo partiti: Allistor, Micheal , Rey e John stanno già andando,
Ted, Arthur e Ruby devono solo organizzarsi e le ragazze... beh, non hanno che da capire.
Ho descritto gli impatti con New York per rendere un'idea maggiore degli OC,
ah e, per quel che riguarda i tempi, sono andanta in modo molto approssiamtivo.
Non sono mai stata a New York, ma ho internet!
E Google Maps, che è uno stronzo, è diventato il mio nuovo collaboratore.
Quindi siamo in due a scrivere!
Adesso vi lascio, spero che recensiate, cercherò di rispondere!
Al prossimo capitolo con Amethyst e *********.
Scusate, ma sarà una sorpresina :3
Adieu



Baci
Konan
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