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Autore: Asia Dreamcatcher    24/12/2016    4 recensioni
«Vogliamo andare?» disse lui offrendole cavallerescamente il braccio. Sembrava essere tornato negli anni Quaranta.
«Sì – disse l'agente 13 posando il braccio sulla piega del gomito – andiamo a casa».
Oneshot natalizia legata alla mia serie “Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti”.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, James 'Bucky' Barnes, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti'
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ffnatalizia Salve a tutti voi gentile pubblico di EFP e BUONA VIGILIA!
Spero che questa oneshot romantica e senza troppe pretese possa arricchire il vostro Natale, prima di lasciarvi alla lettura faccio una piccola precisisazione: questa storia è ambientata tra la fine de "La Danza della Stanza Rossa" e l'inizio di "Dark Eagle".
Buona Lettura!
(ci si vede a fondo pagina)


http://i1190.photobucket.com/albums/z458/Jasmine9121/titolo_zpswbnvtiw4.jpg



Ricordo che i miei Natali più belli gli ho passati a Londra. Zia Peggy mi portava sempre in questa stanza del tè a Cadmen e poi passavamo l'intero pomeriggio fra i vari mercati a comprare i regali... rise malinconica... E quando veniva sera, prima di tornare a casa per preparare la cena attraversavamo Kensington Gardens e ci soffermavano a mangiare questi piccoli scones* difronte la statua di Peter Pan...”


Jace alzò appena lo sguardo dai suoi libri di letteratura e fissò di sottecchi Sam, Sharon, Bucky e Tony discutere con il direttore e la sua squadra su quale strategia fosse meglio seguire per contrastare l'Hydra. Steve e Natasha erano in Vermont e Clint si era congedato da loro, per qualche settimana, ma con la promessa che sarebbe tornato.

Ascoltò a malapena i loro discorsi, concentrandosi invece sul fatto che mancava davvero poco a Natale. Non che l'atmosfera fosse delle migliori per festeggiare, anzi. Sembrava un pensiero così fuori luogo, visto che un'oscura organizzazione cattiva gravava su di loro, peggio di una spada di Damocle.

L'Avengers Tower in quel periodo era puro caos: gente veniva e andava, Sharon continuava a fare spola tra New York e Washington cercando notizie fra i suoi ex colleghi della CIA; Bucky spendeva anima e corpo andando in missione con Sam o con lo S.H.I.E.L.D., malgrado i scarsi risultati.

«Tutto okay?» celiò la voce soave di Alexandra, seduta accanto a lui, distogliendo gli occhi dal suo libro.

«Sì, pensavo...» borbottò Jace stringendosi nelle spalle;

«Al fatto che saremo gli unici due ragazzi a non festeggiare il Natale quest'anno?» buttò lì lei con un sorrisino sghembo;

«Tu ne avresti voglia?» domandò il biondino diviso fra il curioso e lo sarcastico, ben sapendo che quello sarebbe stato il suo primo Natale senza sua madre.

Alexandra puntò il suo sguardo cristallino su Jace, il labbro inferiore tremò appena e lui quasi si pentì delle sue parole tanto avventate.

«Io... Credo che lo vorrebbe. Era importante per lei...» sussurrò con un sorriso bello ma malinconico, che illuminò il suo viso grazioso di una sfumatura più matura, quasi severa; «Tu l'hai più festeggiato da quando i tuoi-»

«No, diciamo che la vita per strada non mi hai mai permesso di festeggiare con leggerezza e poi, per tanto è stato qualcosa che ho rifiutato, troppo arrabbiato col mondo... l'anno scorso invece, io e Bucky eravamo a Praga e beh sembrava così deciso a festeggiarlo, o quanto meno ci ha provato... - si grattò la guancia con espressione buffa – diciamo che ho apprezzato sforzo» i due si ritrovarono a ridere spensierati, con un sentimento di rinnovata complicità a scaldargli il cuore.

«No, è stato un bel gesto, mi ha fatto capire che malgrado tutto è un bel momento per ricordare chi amiamo ed essere grati di poter provare questo sentimento...» affermò serenamente, col sorriso intriso di genuina umanità. Alexandra lo fissò ammirata.

Qualche istante dopo il Soldato d'Inverno si lasciò cadere accanto a loro, con espressione corrucciata. Silenziosi i due giovani si sporsero verso l'uomo seguendo la linea del suo sguardo, fissa su Sharon, che discuteva tranquilla con i Fitzsimmons.

James sospirò, Jace e Alex con lui, più per solidarietà che per reale bisogno.

«Vuoi dirci qual è la tua pena o tiriamo ad indovinare?» frecciò Jace levando un sopracciglio a metà fra il perplesso e l'esasperato;

«Potrebbe essere un buon diversivo!» rincarò la dose l'amica scambiandosi un'occhiata divertita e complice.

«Ne avete per molto voi due?» berciò immusonito Bucky scoccando ai due un'occhiataccia che gli lasciò indifferenti.

«Vedi tu Buc! Io e Sasha possiamo andare avanti tuuutto il giorno!».

James si ritrovò a sospirare ancora una volta, sapeva che quei due, malgrado l'aspetto angelico, se lo volevano potevano diventare due pesti diaboliche.

D'altronde lui si sentiva piuttosto in imbarazzo a confessare quello che la sua mente caotica stava pensando, ormai come un disco rotto.

«Sharon» mormorò quasi con vergogna; i due ragazzini gridarono un sonoro “eh!?” sporgendosi verso il supersoldato, che aveva parlato talmente piano da risultare incomprensibile.

James sbuffò, si grattò la nuca, scompigliandosi malamente i folti capelli;

«Sharon» ripeté con più vigore, ora che l'oggetto dei suoi patimenti aveva lasciato la stanza.

Alex a Jace si scambiarono uno sguardo perplesso;

«A costo di risultare ripetitivo... EH?!»

«E' Natale tra pochi giorni...» rispose invece Bucky senza, apparentemente, alcun nesso logico.

Il quindicenne sgranò gli occhioni, dubitando seriamente della sua già precaria sanità mentale, Alexandra invece ridacchiò avendo intuito le criptiche affermazioni del Soldato d'Inverno. Benedetto intuito femminile.

«Ah ho capito! Vuoi fare qualcosa di carino a Sharon per Natale!» spiegò candidamente la giovane.

Bucky nascose il viso fra le mani, sbuffando per celare l'imbarazzo, e la difficoltà che percepiva fastidiosamente addosso.

A Jace, capito finalmente tutto, si dipinse un sorriso luminoso sulle labbra, forse c'era ancora una speranza.

«Hai già pensato qualcosa?» gli chiese allegro, non volendo girare il dito nella piaga ulteriormente. Era così grato che Bucky avesse trovato Sharon, forse lui non se ne rendeva nemmeno conto, ma il suo sguardo si accendeva ogni volta che lo posava dolcemente su di lei.

James si limitò a negare col capo e sospirò affranto, era da almeno una settimana che quell'idea gli rodeva la mente... Non era stato un periodo facile per nessuno e lui quasi non respirava di giorno: le missioni, le riunioni, i piani lo rendevano ansioso e vigile, gli unici attimi di pace erano quelli che condivideva con Sharon di notte; i gemiti di piacere che gli strappava ricucivano la sua anima logorata, le parole sussurrate che si infrangevano sulle sue labbra erano la sua ancora di salvezza dall'oblio della mente, i suoi tocchi delicati ma passionali lenivano la fatica del suo corpo.

Ora, tutto ciò che desiderava era fare qualcosa per lei, regalarle attimi di vera vita come lei li donava a lui.

«No... Io- Vorrei solo... - corrugò la fronte – Vorrei...»; Jace e Alex lo osservarono stringere le labbra, combattere contro la parte più rigida e fredda di sé, quel lato su cui il Soldato d'Inverno della Red Room aveva ancora una presa ferrea «...Farla felice» esalò infine, come se quelle parole gli fossero costate un notevole sforzo, la battaglia era stata vinta.

I due giovani si guardarono con un sorriso dolcemente triste e pieno di comprensione.

«Ti aiutiamo noi Bucky» celiò accorata la dolce Alexandra, gli occhioni argentei vibranti. James sorrise appena, mentre la sua mente registrava come tenerezza, il sentimento che gli aveva appena stretto il cuore.

«Davvero?» domandò a metà fra il divertito e il curioso, Jace sorrise sghembo e incrociò le braccia al petto;

«E va bene, sembri proprio un caso disperato! Chiamaci pure “gli aiutanti non-ufficiali di Babbo Natale».

«Lo sapete vero che Babbo Natale non esiste!?» chiarì James che non aveva afferrato l'ironia dell'affermazione; ogni tanto gli capitava ancora. I due ragazzi levarono gli occhi in alto, la loro sincronia metteva i brividi.

«Bucky!».

«Okay... okay... mea culpa! Allora, idee?» brontolò l'uomo mettendo nuovamente il broncio.

Jace e Alex ci pensarono un po' su, finché il biondino non trovò la soluzione;

«Londra!» disse eccitato, mentre l'amica e Bucky lo fissarono poco rassicurati.

«Ma sì! Dai Bucky, Sharon quand'era piccola passava i suoi natali a Londra con Peggy! Ricordi, dai l'ha raccontato più di una volta!?».

«Moccioso, sei un genio!» asserì James alzandosi in piedi gli occhi che ardevano pericolosamente. Alexandra fissò, con un sopracciglio alzato, i due esseri di sesso maschile che esaltati si scambiavano il “cinque” e tossicchiò elegantemente per riportarli all'ordine.

«E come pensavate esattamente di portarla a Londra? Anche se Stark ti desse il suo jet non credo che Sharon gradirebbe questa gita fuori porta con tutti i casini in cui siamo invischiati, fra l'altro siamo senza Natasha, Steve e Clint... Senza contare che l'Hydra potrebbe individuarvi e attaccarvi e tanti saluti al romantico Natale» sciorinò lei affabile, mordendosi, poi, le labbra color lavanda nel vedere Jace e Bucky afflosciarsi come lanterne prive di un fuoco alimentatore.

«Hai ragione!» esalò James schiaffandosi le mani sul volto e stropicciandoselo.

Jace sospirò frustrato, poi però la sua mente machiavellica formulò un'altra idea, a sua detta, geniale.

«Okay, e se invece di portare Sharon a Londra, portassimo Londra da lei!?»;

«E come di grazia?» sospirò sarcastico l'uomo mentre Alex si illuminò cominciando a capire cosa intendesse fare il biondino.

«Potrebbe funzionare! - disse accendendosi – ci servirebbe un proiettore...»

«Guarda di chi siamo ospiti» le rispose Jace con un sorriso, felice che lei approvasse.

«Ragazzi ma che-?» tentò di intromettersi James che lui, anima candida, non ci era ancora arrivato; ma i due giovani erano già partiti per la loro strada.

«Pensavo che...»

«Uh so come potremmo fare!»

«Ragazzi-»

«E poi dovremmo chiedere...»

«Sì si ho capito!»

«RAGAZZI!»

Jace e Alex si voltarono di colpo verso Bucky che li guardava allucinato come fossero due alieni spuntati fuori da chissà dove.

«Ehm scusa... Troppo veloci?» disse Jace con un sorrisetto di scuse;

«Decisamente» berciò Bucky.

«Okay, io e Alex abbiamo un piano, ci pensiamo noi a sistemare tutto! Servirà un diversivo per tenere Sharon lontana dal suo appartamento fino a sera però...»

«Chiederò a Maria... riuscirà a convincerla senza problemi» propose James, ben sapendo che se c'era una persona che non falliva mai era l'agente Hill.

«Buona idea! Ascolta Buc c'è una cosa che potresti fare...»

«Tutto quello che vuoi Jace...» non esisteva nulla che non avrebbe fatto per Sharon.


*


Bucky fece un lieve respiro, sistemò meglio il guanto che gli copriva la mano metallica e diede un'ultima occhiata al mazzo di candidi fiori che aveva comprato poco prima, sapeva che le piacevano. Sperava che quella fosse una giornata buona...

Bussò piano prima di entrare;

«Ciao Peggy...».


*


Sharon Carter strinse gli occhi frustrata, inspirò profondamente chiudendo, con un gesto secco, lo schermo del computer ormai sopraffatta da dati, video e strategie. Provò una grande voglia di piangere, si sentiva così stanca e delusa, era la sera della Vigilia di Natale e lei se ne era accorta solo due giorni prima. Rabbrividì infreddolita, non vedeva Jace da giorni e lo stesso valeva per James... si erano scambiati solo due parole veloci e solo esclusivamente per discutere dei piani dell'Hydra. L'aveva sentito distante, sovrappensiero e il suo cuore, le era sembrato, si fosse ritirato nel petto per la paura. Percepiva il suo petto pesante come se un macigno la stesse tirando lentamente a fondo, trascinandola nel ghiaccio che sentiva sulla pelle che soffriva, come lei, la mancanza di un contatto, la mancanza di segni sul suo corpo lasciati dall'irruenza passionale di James, del calore che emanava solo quando era con lei.

A stento si era trattenuta dal chiamare Natasha, preda di dubbi feroci che di giorno la graffiavano senza pietà e che le ultime notti, passate in una silenziosa solitudine, l'avevano divorata famelici. Ma non poteva, anche la russa meritava una tregua, meritava di abbandonarsi fra le braccia del suo capitano e dimenticare il mondo, almeno per un po'.

Tirò su con il naso, scrollando le spalle per riprendersi un briciolo di controllo. Spense tutto, ma prima di uscire dall'Avengers Tower – in cui si era seppellita sotto richiesta di Maria che aveva voluto la sua esperienza per analizzare alcuni dati – afferrò un piccolo sacchetto di carta che all'interno custodiva un semplice pacchetto di carta azzurra. Sharon se lo strinse al petto confortata mentre si dirigeva all'esterno.

Affondo il volto nell'eskimo osservando meravigliata la neve che silenziosa e soffice scendeva avvolgendo ogni cosa.

«Va da qualche parte signorina?» domandò la voce affabile di James Barnes alle sue spalle. Un grande ombrello giallo le coprì il capo. Il cuore di Sharon si strinse dolcemente e lei voltò la testa trovando il sorriso sghembo del suo soldato ad accoglierla.

«James...» sospirò sollevata, tese il collo leggermente all'indietro per cercare un contatto con le sue labbra. Il Soldato d'Inverno accolse indulgente la sua richiesta e si chinò a baciarla voluttuosamente. In compenso Sharon gli regalò

un sorriso da bambina soddisfatta.

«Vogliamo andare?» disse lui offrendole cavallerescamente il braccio. Sembrava essere tornato negli anni Quaranta.

«Sì – disse l'agente 13 posando il braccio sulla piega del gomito – andiamo a casa».


James trattenne impercettibilmente il respiro mentre Sharon girava la chiave nella toppa. Ingoiò a vuoto nel tentativo di rimettere a posto il proprio cuore gonfio di tensione, che gli era di colpo balzato in gola. Sperava davvero che gli piacesse.

Gli occhi scuri dell'agente 13 si riempirono di meraviglia e incredulità, le labbra rosee si schiusero leggermente in un'espressione di puro stupore nell'entrare nel suo appartamento e ritrovarsi catapultata a Londra.

Non si stava sbagliando, era proprio Londra quella proiettata sulle pareti della stanza. L'immagine della capitale inglese pulsante di vita e innevata si rifletteva sui muri. Entrò con passo tremante, si portò le mani alla bocca per trattenere un risolino incredulo.

Era la sua Londra. Sua e di zia Peggy.

«O mio dio...» mormorò senza nemmeno rendersene conto;

«Ti piace?» domandò James alle sue spalle, che non si era perso nemmeno un'espressione che le era comparsa sul volto. Sharon si voltò verso di lui, gli occhi cioccolato lucidissimi.

«Sei stato tu?»;

Bucky le sorrise accarezzandole i capelli color miele e negò col capo «Non è tutta farina del mio sacco lo ammetto. Jace e Alex hanno fatto tutto il lavoro» spiegò.

A quel punto la ragazza non ce la fece più, argentee lacrime iniziarono a solcarle la pelle di pesca, scosse il capo tremando come una foglia.

«Io credevo- credevo...» tirò su col naso, rialzò lo sguardo sull'uomo che amava come non aveva mai amato nessun altro; «Grazie» disse gettandogli le braccia al collo.

Bucky ricambiò l'abbraccio un po' impreparato alla sua reazione, il cuore che ormai batteva ad un ritmo tutto suo.

«Per te questo e altro...» bisbigliò imbarazzato all'orecchio della giovane che si strinse ancora di più al petto del soldato.

«Vieni dai, la sorpresa non è finita...» le disse afferrandola per mano come se fosse una bambina e conducendola verso un basso tavolino attorniato da grandi cuscini imbottiti.

Sharon era sopraffatta dalle emozioni, non riusciva a fermare le lacrime e non sapeva cosa dire, lasciò quindi che fosse James a occuparsi di lei. Si accomodò sui cuscini e guardò quel piccolo tavolo su cui vi erano poste due tazze per il tè e un piccolo vassoio colmo di piccoli dolcetti di pasta frolla ripieni.

«Non ci credo... Questi sono gli scones! James ma come-?»

«Segreto. - le sussurrò all'orecchio – tè?»

«Molto volentieri, Sergente Barnes» rispose afferrando un dolcetto e assaporando deliziata la pasta frolla e la marmellata invaderle il palato.

James le diede un lieve bacio fra i capelli e lei si appoggiò completamente con la schiena al suo petto. Il calore che provava in quel momento era talmente rovente e avvolgente che era sicura di poter illuminare la volta celeste. Dopo interminabili mesi si sentiva finalmente al sicuro, i problemi ora apparivano lontani, quasi inconsistenti... era una tregua labile ma avrebbe vissuto quel momento fino all'ultimo istante che le sarebbe stato concesso.

Non appena sentì il profumo del tè che il supersoldato aveva così doviziosamente preparato, venne trasportata indietro nel tempo. Chiuse gli occhi mentre il caldo liquido le scivolava lungo la gola, impregnando il palato di un delicato gusto fruttato; mai in tutta la vita aveva provato una sensazione di rassicurante benessere come quella che stava provando lì, fra le braccia forti del temibile Soldato d'Inverno, bevendo quello che era il tè della sua tenera infanzia.

«Sei stato da zia Peggy?» domandò con voce tremante che si rompeva in strani punti. Bucky le sfiorò gentile, con l'indice di metallo, la guancia deliziosamente arrossata e annuì.

«E si è ricordata?»

«Di te? Sempre...» la rassicurò.

Il cuore del Soldato perse un battito nell'ammirare il sorriso caldo e felice che le incendiò il viso. Era come un raggio di sole che benevolo riscaldava anche lui, povero uomo di ghiaccio. Ecco cos'era Sharon per lui: il sole. Avvolgente e luminoso.

L'agente 13 si stava godendo la sua personalissima Vigilia di Natale, osservando di tanto in tanto le immagini magnifiche di Londra muoversi sulle pareti del suo appartamento, quando iniziò a nevicare. Ma non sulla città, dove la neve si era già addensata soffice sulle strade, no, stava nevicando nel suo appartamento.

La ragazza levò incredula, per l'ennesima volta in quella sera per lei così magica, gli occhi al soffitto dove, non si era accorta, era appesa un'enorme sfera che dischiusa lentamente stava facendo volteggiare per la stanza piccoli e leggeri batuffoli bianchi. Cominciò a ridere felice e divertita; Bucky si perse a osservarla, rendendosi conto che avrebbe voluto farlo per il resto della sua esistenza.

«James tu sei pazzo! Dovrò fare un regalo enorme a Jace e Alex per ringraziarli» disse togliendosi delicatamente alcune lacrime dagli occhi lucidi di divertimento; alzò il capo e lo baciò con dolcezza, James però trattenne il suo viso contro il suo, avvolgendolo con la mano. Sharon osservò affascinata delle fiamme azzurro agitarsi impetuose dietro il ghiaccio degli occhi del supersoldato;

«Non so se il mio regalo basterà per ringraziarti di tutto quello che hai fatto per me...».

Bucky sbatté le ciglia, ora era il suo turno di restare sorpreso;

«M- mi hai fatto un regalo?».

Sharon annuì, divertita nel vederlo frastornato, lo sguardo simile a quello di un bambino smarrito. Con attenzione sfilò il pacchetto dal suo sacchetto e glielo porse, il cuore che batteva frenetico.

James rimase per qualche istante a fissare il pacchetto fra le sue mani in religioso silenzio. Solo per quel gesto semplicissimo percepiva i suoi sentimenti agitarsi confusi e esaltati nel petto. Ingoiò a vuoto e con gesti decisi liberò dall'involucro il suo regalo.

Erano delle semplici cornici scure, in legno pregiato ma ciò che era davvero prezioso era quello che contenevano. Foto sue, di quando una volta era solo il Sergente James Buchanan Barnes, insieme agli Howling Commandos e Peggy, una foto di lui e Steve eleganti nelle loro divise militari e in un'altra, contenuta in una cornice più piccola, lui e Steve quando avevano appena sedici anni e Steve non aveva ancora nulla del leggendario Captain America se non l'animo. Le ultime due foto diedero il colpo di grazia al suo povero cuore che non sapeva più come arginare l'emozione: nella prima erano ritratti lui e Jace ed era stata proprio Sharon a scattarla, la seconda ritraeva sempre lui insieme alle persone che erano diventate davvero importanti per lui. Ne accarezzò la superficie trasparente con dita tremanti: c'era Sam che rideva con Alexandra abbracciata a Natasha, la quale sorrideva pacata nella loro direzione avvolta dal forte braccio di Steve che pareva non avere occhi che per lei, Jace e Sharon infine che afferravano divertiti un reticente se stesso per farlo entrare nell'obbiettivo.

«Buon Natale James» disse con semplicità la ragazza.

«Sharon c-come-?» chiese con voce resa roca e vibrante dall'emozione;

«Non sei l'unico che è stato a trovare zia Peggy. Volevo che tu avessi finalmente dei ricordi, che possedessi qualcosa di tuo, che nessuno ti avrebbe tolto» spiegò con un bellissimo sorriso candido.

Se avesse potuto James si sarebbe messo a piangere, poteva quasi sentire quelle lacrime commosse spingere per uscire ma l'emozione era talmente tanta che non vi riuscì. Non sapeva nemmeno dare un nome a ciò che stava provando in quel momento... Sharon era riuscita a vedere nel suo cuore e a scorgere ciò che più bramava... Non c'era traccia del Soldato d'Inverno della Red Room in quelle foto, solo bei ricordi uniti da un unico filo rosso che legava presente e passato. Persone che aveva amato e che amava erano lì nero su bianco a sorridergli.

Levò nuovamente il suo sguardo su Sharon, che lo guardava di rimando in attesa, lei non gli aveva semplicemente donato un regalo di Natale, lei era il Natale, gli aveva donato e continuava a donargli così tanto che nemmeno se ne rendeva conto.

«Ehm... James? Ho fatto bene? T-ti piace-?» domandò un po' scoraggiata dal suo mutismo imperscrutabile.

«Se mi piace?» disse lui ritrovando un po' di baldanza, le regalò un bellissimo sorriso sghembo «Lascia che ti mostri quanto mi piace...» disse malizioso avventandosi sulle sue labbra.



...you are more than the choices that you've made

you are more than the sum of your past mistakes”

~ “You are more”, Tenth Avenue North


*


Alexandra e Jace stavano tornando all'Avengers Tower con un sorriso sornione a dipingergli le labbra e l'espressione appagata come quella di chi si è appena abbuffato di qualcosa di più del banale cibo.

«Dici che la sorpresa le è piaciuta?»

«Sasha, fidati siamo stati dei geni. Impossibile fallire!» la rassicurò il biondino allegro, tendendo il viso all'insù per assaporare la fredda neve, ma lui aveva caldo, percepiva il suo corpo emanare fin troppo calore. Era stato uno dei Natali più soddisfacenti, poco male che lui non avrebbe festeggiato... Sharon e Bucky avevano avuto ciò che meritavano.

I due giovani entrarono nell'ascensore dell'edificio salutando allegri JARVIS. Una volta giunti al piano in cui era situato l'enorme e confortevole salotto entrambi ebbero la loro personale sorpresa: l'intera sala era stata addobbata di rosso e bianco, sembrava che il Natale stesso fosse esploso all'Avengers Tower; al centro svettava un enorme albero finemente decorato ed entrambi riconobbero il tocco elegante di Pepper.

Tony in persona insieme a Pepper, Niko, Sam, Maria e Coulson con la sua squadra al completo stavano tranquillamente seduti ad aspettarli.

«Non ci credo!» trillò Alexandra fiondandosi fra le braccia del padre che ridacchiava divertito.

Jace osservò uno ad uno tutti i presenti, il suo cuore si fece improvvisamente calmo e iniziò a battere ad un ritmo sicuro e pacifico. Chiuse gli occhi posandosi una mano sul petto e un pensiero volò ai suoi genitori, sorrise...

Grazie”.



Il vero messaggio del Natale è che noi tutti non siamo mai soli.”

~ Taylor Caldwell


*


«Maledizione!»

«Natasha cosa stai facendo?».

Steve Rogers si appoggiò allo stipite dell'arco e incrociò le braccia, osservando con cipiglio divertito e intenerito la propria compagna destreggiarsi con l'impasto dei biscotti. Chissà come le era venuto in mente.

«Rogers! Togliti quel sorrisetto ebete dalla faccia! Questi dannati biscotti non vogliono venire!» sbuffò inviperita.

Il capitano dovette farsi violenza psicologica per non scoppiare a ridere altrimenti sapeva benissimo avrebbe subito violenza fisica dalla sua dolce metà. Scosse il capo con un sorriso e si diresse da lei.

Natasha aveva i capelli legati in arruffata coda alta, il lungo maglione bianco imbrattato di impasto che, nella foga, le era schizzato addosso. Steve la trovò adorabile, la afferrò per i fianchi e le baciò dolcemente la fronte.

«Dai passamelo» disse mettendosi al suo fianco;

«Che fai?» domandò lei perplessa, ma il sorriso dipinto sulle labbra del suo compagno le fece stringere il cuore.

«Gli facciamo insieme...».

Natasha gli passò parte dell'impasto falsamente infastidita, non appena lui si voltò lei sorrise. Semplicemente felice.


I biscotti erano finalmente in forno e Natasha stava alla finestra guardando persa i folti alberi del Vermont che celavano quella piccola oasi di pace dal resto del mondo. Era completamente cosparsa di farina, ovunque, e lo stesso valeva per Steve, visto che a metà dell'opera era partita una guerra a colpi di impasto crudo, risultato? I biscotti erano molto meno di quelli che avrebbero dovuto essere. Ma a nessuno dei due importava, era stato un pomeriggio di amore e relax.

La bella spia sentì le braccia toniche del suo capitano avvolgerle la vita, il viso sprofondare fra i suoi capelli e lo sentì respirare a pieni polmoni il suo odore, mentre l'aria si riempiva del profumo di biscotti speziati.

«Buon Natale Natasha» le sussurrò dolcemente; la russa chiuse gli occhi commossa.

«Aspetta...» disse lei a bassa voce, lo percepiva nell'aria, stava per succedere...
Steve la osservò stranito, ma lei in compenso sorrise facendogli l'occhiolino.

E proprio come aveva previsto candida neve iniziò a fioccare all'esterno della casa, Natasha ridacchiò fiera di sé, si allungò verso il proprio amato e lo travolse in lungo bacio pieno di gratitudine e amore.

«Buon Natale Steve».


When you came to wake up me and to wish me

merry Christmas in love

Christmas in love”

~ “Christmas in love” Renee Olstead



The End

____________________Asia's Corner
* = sono piccoli dolcetti che solitamente si accompagnano al té, e fanno parte della tradizione gastronomica scozzese.

Eccoci qui! Bene, spero che questa oneshot vi sia davvero piaciuta! Al contrario della prima "Night Before Christmas" in questa ho inserito più di una ship, mi pareva giusto quest'anno lasciare un po' di più spazio a Bucky e Sharon, ma mi dispiaceva non darvi nemmeno un assaggio di Romanogers, quindi eccovi accontentati almeno in parte ^^

Prima di lasciarvi andare ad abbuffare volevo comunicarvi la data del prossimo aggiornamento di "Dark Eagle", che sarà SABATO 07 GENNAIO!

Bene detto questo, auguro a tutti voi miei carissimi lettori...

http://i1190.photobucket.com/albums/z458/Jasmine9121/BuonN%20efp_zps7kq8wwdt.jpg

Un abbraccio, 
Asia




   
 
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