Anime & Manga > I cinque samurai
Ricorda la storia  |      
Autore: Korin no Ronin    24/12/2016    0 recensioni
Naaza è di nuovo calato nel suo ruolo di guaritore, ma, nonostante sia impegnato a tenere d'occhio Shutendoji, non perde l'occasione per togliersi la soddisfazione di lanciare qualche parola velenosa, e ben calibrata, anche in direzione di Rajura. Il signore delle illusioni, tuttavia, non è disposto ad abbandonare il suo approccio alla vita ( sintetizzato alla perfezione in : Chi vuole esser lieto, sia:di doman non c’è certezza. Lorenzo De Medici); alla fine non sono stati maltrattai troppo, via^^
***
Naaza studiò con attenzione il suo compagno, poi tornò a guardare il basso.
- Tu, piuttosto, comincia a moderarti col bere, altrimenti il padrone potrebbe avere due problemi invece di uno. -
Rajura gli gettò un'occhiata velenosa.
- So quando è il momento di fermarmi.-
- Le orecchie mi hanno detto il contrario più di una volta, ultimamente. -
***
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Anubis, Dais, Sekhmet
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Del doman non v'è certezza

Parte 1/1

Serie: Yoroiden Samurai Troopers

Personaggi: Naaza, Shutendoji, Rajura

Rating: giallo

 

*****

 

Rajura posò l'ochoko con un movimento fluido, quindi tornò ad appoggiarsi all'intelaiatura della finestra. Il cielo stava mutando colore in modo quasi impercettibile; la differenza tra il cielo dello Youjakai e quello del mondo umano era abissale. Non era la prima volta che rifletteva su quella differenza, da che Shuten lo aveva fatto notare durante una delle loro bizzarre conversazioni. Ultimamente, però, aveva l'impressione che quel particolare avesse il potere di infastidirlo. Sospirò appena. Ultimamente molte cose riuscivano a disturbarlo, fatti o, situazioni, a cui, in precedenza, non aveva nemmeno prestato attenzione. C'erano stati momenti in cui si era trovato a pensare che le notti di ira del suo padrone avevano almeno il vantaggio di svuotargli la mente dal brusio dei suoi pensieri. Cominciava davvero a temere che il piccolo insolente con cui si intratteneva fosse riuscito a influenzarlo in qualche modo, con quel suo eterno arrovellarsi su tutto. O forse si trattava semplicemente di un periodo di malumore; del resto, lui e gli altri, avevano tutti i motivi per sentirsi nervosi. Mugugnò appena e, infine, si stese sul tatami con la speranza che il sonno avrebbe potuto donargli, finalmente, un po' di silenzio.

 

*****

 

Il mattino seguente, il Demone delle Illusioni si concesse il piacere di raggiungere gli altri camminando sui tetti delle mura interne. Lo faceva spesso, per cogliere alla sprovvista i soldati e per godersi il senso di superiorità che gli dava quella posizione elevata. Avvertì da lontano il rumore familiare di terra smossa e metallo che accompagnava l'addestramento del Generale degli Orchi. Pensò che sarebbe stato divertente andarlo a stuzzicare un po', benché non fosse certo che l'altro avrebbe ancora abboccato. Negli ultimi tempi la mente del ragazzino fulvo sembrava persa chissà dove, troppo lontana perfino per prendere in considerazione le provocazioni degli altri. Aveva calcato la mano più di una volta, però il risultato non era stato quello sperato e non aveva potuto impegnarsi in nessun scambio di battute taglienti. Faticava ad ammetterlo, ma avrebbe preferito che Shuten tornasse ad essere lesto di mano e di lingua, piuttosto che trovarlo, meditabondo, seduto alla finestra della veranda. Rajura aveva scoperto di detestare i cambiamenti, soprattutto quelli di cui non riusciva a comprendere la natura. Dopo aver scrutato a lungo l'operato dei soldati si decise a raggiungere il suo compagno, deciso a tirargli fuori un po' del suo vecchio furore. Si fermò quando, in lontananza, scorse Naaza che, acquattato sullo spiovente di un tetto, osservava con viva attenzione il Generale degli Orchi. Era un avvenimento troppo insolito perché lo ignorasse, così il demone raggiunse il suo compagno in perfetto silenzio.
Naaza non si mosse quando lo vide inginocchiarsi al suo fianco.
- Che vuoi? - sibilò, invece.
- Stai spiando Shuten, non pretendere che faccia finta di niente. -
L'altro demone gli gettò un'occhiata, con le labbra piegate appena in un sorrisetto raggelante. Sapeva che il suo compagno stava alludendo a una possibilità di tradimento, ma la sua conoscenza di altri fatti gli aveva suggerito delle parole ben più terribili della sua espressione. Avrebbe deciso con comodo se sarebbe valsa la pena di utilizzare quel genere di arma.
- Il ragazzino ha qualcosa che non va, perciò lo tengo d'occhio. -
- Che significa “qualcosa che non va”? -
- Cose che tu non capiresti comunque. -
Il Demone delle Illusioni brontolò appena, ma non si mosse. Sapeva fin troppo bene che qualcosa in Shutendoji sembrava essersi incrinato, tuttavia era altrettanto certo che Naaza non potesse essere al corrente delle parole pericolose che lui aveva udito. Nello spiazzo sotto di loro il peso della catena mancò il bersaglio ed entrambi poterono udire nitidamente il moto di frustrazione del generale.
Rajura pensò che fosse una buona occasione per tastare il terreno.
- Sembra che testarossa sia fuori forma. - commentò, dopo una risatina di scherno.
- Se tu non fossi tanto ottuso, avresti già capito che è proprio questo il problema. Non ha perso niente della sua sfacciataggine, né della sua forza, per quanto ne so, ma il corpo non risponde alla sua volontà come dovrebbe. -
Rajura spostò di nuovo lo sguardo in basso, ignorando deliberatamente la provocazione dell'altro. Aveva avuto l'impressione che Shuten a tratti faticasse a mantenere il perfetto controllo dei suoi movimenti, e, solo con se stesso, poteva ammettere di averlo intuito più nella veranda sul lago che non negli scontri che facevano tra loro; e ora sapeva anche perché aveva avvertito su di lui un inconsueto odore di erbe.
- Come dovresti ricordare, ho altri doverti, oltre a quello di combattere per il padrone. Taci una volta per tutte, adesso. Non ho tempo per badare a te. -
- Dobbiamo combattere insieme, credo di avere anche il diritto di accertarmi se posso contare su di lui o meno. -
Naaza gli gettò un'occhiata irritata.
- Come se te ne importasse per davvero. - sibilò.
- La guerra è guerra, un soldato non può permettersi di avere le spalle scoperte. Devo sapere se lui è un anello debole. -
L'altro generale sbuffò, quindi tornò a concentrarsi sul suo compagno.
- Tu non sei proprio in grado di ascoltare: ti ho appena detto che non lo è. Se possibile è ancora più rabbioso di prima, ma tutta quell'ira non sembra avere intenzione di fare i danni che ha fatto finora.-
- Ah sì? -
- Non servono le tue illusioni per vederlo. Quanto è passato dall'ultima volta che vi siete accapigliati seriamente? -
Rajura lo guardò perplesso.
- Seriamente? -
- Vi comportate entrambi come bambini stupidi, starvi a guardare è parecchio divertente. -
Il Generale del Veleno, d'un tratto, si sporse in avanti, teso. Era certo di aver visto di nuovo un tremito nel braccio del ragazzo. Pochi istanti dopo Shuten chinò il capo, stringendosi il polso destro. Naaza si morse il labbro inferiore. Le sue conoscenze non erano servite a migliorare la situazione; tutto ciò che poteva concludere era che la questione non fosse riconducibile ad un danno fisico. Accanto a lui, il suo compagno sembrava sorpreso, tuttavia non poteva esser certo che non stesse fingendo.
- Non si fermerebbe solo per un po' di dolore. - constatò Rajura - Hai idea di cosa gli sta succedendo? -
- No. -
Naaza studiò con attenzione il suo compagno, poi tornò a guardare il basso.
- Tu, piuttosto, comincia a moderarti col bere, altrimenti il padrone potrebbe avere due problemi invece di uno. -
Rajura gli gettò un'occhiata velenosa.
- So quando è il momento di fermarmi.-
- Le orecchie mi hanno detto il contrario più di una volta, ultimamente. -
Il generale dai capelli chiari emise un suono di stizza, ma, al contempo, si trovò a chiedersi se non avesse udito altro, oltre alle canzoni da taverna che si ritrovava a biascicare quando esagerava per davvero.
- Non mi sembra che la mia voce ti dia davvero tanto fastidio. -
Naaza parò il colpo senza difficoltà, si era aspettato quel genere di attacco; vederlo agitarsi tanto era davvero spassoso.
- Ci sono occasioni in cui non abbiamo scelta, qualunque sia la loro causa. - sollevò un angolo della bocca - Però è vero; il tuo corpo è piacevole, non ho motivo di negarlo. -
Rajura sentì morire sulle labbra le parole che aveva già preparato; si rese conto di dover avere un'espressione stupida, ma non riusciva proprio a capacitarsi delle parole che aveva appena udito. L'altro, per contro, ridacchiò; per qualche istante il suono della sua voce perse la nota stridula che la caratterizzava, diventando più simile a quella che si udiva quando esercitava il suo ruolo di guaritore.
- Sei perfino più ragazzino di lui. - constatò, poi, con finta indifferenza.
Il suo pari sbuffò stizzito.
- Non è da cosa di tutti i giorni sentire certe affermazioni uscire dalla tua bocca. -
- Di solito non ho motivo di farlo, visto che posso non avervi tra i piedi in continuazione. -
Rajura decise di non provare a ribattere; aveva l'impressione che qualunque parola lo avrebbe portato in una posizione di svantaggio. Era facile dimenticare che, dietro lo sguardo solitamente allucinato del loro compagno, si nascondeva un'intelligenza brillante.
Naaza sollevò appena una angolo della bocca.
- Senti che roba, il nostro Shuten, nei bassifondi, potrebbe competere con chiunque. -
Il Generale delle Illusioni tornò ad abbassare lo sguardo. Non aveva udito nulla, tuttavia, non nutriva alcun dubbio sull'acutezza dei sensi del suo compagno. Nello spiazzo sottostante Shutendoji richiamò la catena un'ultima volta e, infine, abbandonò lo sterrato, allontanandosi in fretta, tradendo, con il passo affrettato, una considerevole dose di rabbia.
- In queste condizioni non potrà affrontare una battaglia. - commento Rajura, qualche istante dopo.
- No. Ma il padrone saprà cosa fare. Il sommo Arago possiede abilità che superano di gran lunga le mie. -
Nemmeno il tempo di sbattere le palpebre e il Generale del Veleno era già scomparso.
Rajura espirò con appena più forza del solito, mordendosi appena il labbro inferiore. Sapere che Naaza avrebbe fatto rapporto al loro signore gli aveva lasciato una brutta sensazione.

 

*****

 

Seduto composto, con i muscoli irrigiditi dalla tensione, Shuten non si azzardò nemmeno a toccare l'ochoko che gli veniva porto. Rajura continuava a ignorare bellamente ogni regola di buona educazione; a volte la sua ostinazione gli era parsa irritante, o ridicola, a seconda delle occasioni, però ora, con la mente affollata da altri pensieri, quasi non vi prestò attenzione.
- Che hai, testarossa? Vuoi forse farti monaco? - lo incalzò l'altro
Shutendoji sollevò appena le spalle.
- Non sono dell'umore giusto. -
- E quando mai lo saresti stato? Tu non hai idea di come si beva seriamente. -
Il Generale degli Orchi sbuffò appena, poi tese la mano come se gli stesse facendo un favore. Le sue dita si strinsero sicure attorno alla ceramica.
- Magari non ho voluto mostrarlo a te. - commentò.
- Non sperare che ci creda. -
Il ragazzo fulvo si inumidì appena le labbra.
- Perché non riferisci a nessuno quello che dico? -
Rajura scrollò le spalle.
- Sei divertente. Anche se ti spingi troppo oltre per i miei gusti, alla fine non hai mai fatto nulla per cui mi debba preoccupare. Lo sai benissimo: se solo immaginassi un tuo tradimento non ti lascerei vivere un istante di più. -
Il demone delle Illusioni si sedette in modo un po' più composto e si concesse un sorso generoso di sakè.
- Certo, mi chiedo come siamo arrivati a questo punto, e la cosa mi sembra più bizzarra ogni giorno che passa, ma alla fine non è nulla che possa arrecare danno al padrone, perciò ho smesso di farmi domande. -
Shuten rise sommessamente, mentre portava di nuovo l'ochoko alla bocca. Il suo pari non era superficiale come dava a vedere: non avrebbe passato nemmeno un minuto ad ascoltarlo, altrimenti.
- Hai ancora necessità di stare a rimuginare su tutto quello che ti succede intorno? -
Il ragazzo gli lanciò un'occhiata tagliente, gelandogli il sorriso ammiccante che aveva sul viso. Era difficile non considerarlo un idiota quando voleva dare di sé quell'immagine.
- Non siamo in una delle case di piacere che frequenti, ti ho già detto di non permetterti di parlarmi a quel modo. -
- Non sono io quello che rincorre ombre e perde il suo spirito. Se non hai quello, come devo considerarti? -
- Come qualcuno che ti farà pentire di ogni parola, dovresti saperlo, a meno che tu non sia completamente stupido; però, su questo, a quanto sembra, non posso avere certezze. -
L'altro demone ghignò in modo sfacciato.
- Ma guarda, finalmente il veleno ti è tornato sulla lingua. Se avessi saputo che sarebbe bastato così poco lo avrei fatto prima. -
Shuten ringhiò un insulto decisamente poco signorile, trattenendo l'eterno desiderio di stringergli le mani attorno al collo.
Rajura dal canto suo gli riempì le orecchie con una risata sguaiata, quindi tese la mano per riempirgli l'ochoko ormai vuoto.
- Te l'ho già ripetuto mille volte: fatti una bella bevuta e goditi la vita che abbiamo, domani potremmo anche essere morti, per un motivo o per un altro; non guastiamoci questi momenti. -
Il Generale degli Orchi non tentò nemmeno di ribattere; l'irritazione che aveva provato gli aveva inaspettatamente risollevato l'umore, ed era una sensazione che non voleva rischiare di perdere. Non appena allontanò il bordo della tazza dal viso, però, Rajura gli afferrò il polso. Gli sfilò il contenitore dalle dita e quindi, senza fretta, le tirò verso di sé per portarsele sulla nuca.
- Mi hai insultato, cosa ti fa credere che non ti rifiuterò? -
Rajura gli gettò un'occhiata che la diceva lunga su quanto lo conoscesse,
- Mai con il vento, e nemmeno in questa stanza. Non fingere che non conosca le tue debolezze. Tu, del resto, conosci altrettanto bene le mie. E' il solo motivo che ci impedisce di tradirci a vicenda. -
Il demone dai capelli chiari si avvicinò, e gli fece scivolare le mani sulle schiena.
- E' un ricatto vicendevole, ma sta bene che lo sia. Non possiamo tradire ciò che siamo. - gli sussurrò, prima di poggiargli le labbra sulla linea morbida della mandibola.
Shuten inclinò appena la testa, mentre portava la mano sinistra a stringersi sul braccio dell'altro. Rajura poteva essere il migliore ingannatore dello Youjakai, ma lui aveva imparato che, in realtà, quel prendere tempo, sfiorandogli appena il collo e il mento, era solo un modo per cacciare l'incertezza, o il turbamento. E proprio quella era la ragione per cui in quel momento lo trovava così piacevole: la certezza di sentirsi, almeno per quella volta, più saldo del compagno, solleticava il suo orgoglio come non accadeva da tempo. Sogghignò, mentre faceva scivolare le mani sulla vita dell'altro.
In fondo era la pura verità: un demone non avrebbe mai potuto rinnegare la propria natura.

 

 

 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > I cinque samurai / Vai alla pagina dell'autore: Korin no Ronin