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Autore: _Fabula    25/12/2016    1 recensioni
Sarebbe bello far sbocciare qualcosa sotto un albero di ciliegio. Sotto un cielo dalle sfumature color sogno. Una promessa eterna, per sempre. Un nuovo amore, per sempre. Ma non oggi. Non adesso.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Da sole. In un giardino silenzioso dove l’atmosfera sembra incantata la sera, dove gli alberi di ciliegio carichi di fiori rilasciano petali smossi dal vento. Avrei tanto voluto che questo posto diventasse oltre un semplice rifugio segreto, dove un amore sarebbe presto sbocciato, con solo il crepuscolo a guardarci. Ma qualcosa mi dice che di tutto questo rimarranno solo foglie secche. 
-Ti amo, Christine- la mia voce è così bassa che il cinguettio di un passerotto è un ululato di un lupo. Ma a te le parole entrano tutte, una dopo l’altra. Sì, è così. Io che credevo la nostra una semplice amicizia, mi sbagliavo. Ma forse me ne ero già accorta. Forse lo sapevo già che sotto quelle ghirlande di rose e lavanda da te ricamate, con quelle dita così affusolate, e io che le indossavo con così tanto entusiasmo e calore, c’era qualcosa in più. Forse lo sapevo già che sotto quelli abbracci che io ti davo, e quelle melodie che ti sussurravo all’orecchio quando tutto sembrava caderti addosso, c’era qualcosa in più. Forse lo sapevo già che sotto quella mia mano che tanto amava pitturare te, in mezzo a morbidi cuscini o sdraiata in un campo di fiori, c’era qualcosa in più.
Ma io non l’avevo mai ammesso.
-….cosa?- sei meravigliata, ma il tuo viso connota un espressione di tristezza, la tua voce è tremante.
-…non ce la…faccio più a fingere…..che..vada..tutto….bene..- cerco di bloccare le lacrime che iniziano ad appannarmi la vista, non riesco più a guardarti in faccia -non….riesco più a considerarti un’amica…- sono veramente una debole, le gambe cominciano a tremarmi.
Tu non dici niente. La tua bocca vuole dire qualcosa ma non ci riesce. E intanto il mio corpo cede e le ginocchia finiscono tra l’erba e i petali, mentre le mie mani coprono a sento il mio viso, non voglio che tu mi veda piangere. Non ho pianto quando mi hai presentato il tuo ragazzo, il tuo uomo, il tuo amore, e non voglio piangere neanche adesso, ma non ci riesco.
Cerco di coprire i singhiozzi, le lacrime, e non sento i tuoi passi che si avvicinano a me. Non ti sento chinarti, lentamente, quasi per non svegliarmi.
Sento due dita toccarmi il mento, le stesse dita che mi costringono ad alzare lo sguardo. Non ho il coraggio di aprire gli occhi, dopo lo stato in cui mi hai vista.
-Guardami- la tua voce è decisa, o almeno così vuole sembrare.
Non me la sento ancora di guardarti.
-Guardami, Gabrielle!- sembri sul punto di piangere, sembri tremare. Amo quando dici il mio nome, una scossa calda attraversa la mia schiena, e allora apro gli occhi, quasi con cautela, per paura di vedere la realtà e di affrontarla.
Riesco a vedere ogni dettaglio del tuo viso di porcellana: vedo le tue guance di un colorito roseo, i capelli biondo cenere ricaderti sulle spalle, il tuo respiro è lento e incerto, le tue labbra schiuse in un espressione di paura, i tuoi occhi color cielo dalle sfumature dorate mi guardano seri. Quanto amavo quelle gemme brillanti che mi scrutavano mentre dipingevo o mentre ti parlavo. La tua mano mi asciuga le lacrime, il tocco è gentile, mentre con l’altra mi scosti i capelli castani dalla fronte. Ricordo ogni tua singola carezza mentre fingevo di dormire , sdraiate sotto un albero.
-Adoro ogni tuo signolo gesto…ogni parte di te…ti ho sempre amata fin dal primo giorno ma solo ora me ne rendo conto..- finalmente riprendo il dono della parola. Devo dirlo, non m’importa come finirà.
-..e non posso fingere che tutto questo sia solo un sentimento di affetto per un’amica…ti amo.- l’ho detto.
-Ti amo perché voglio donarti ancora tanti bei momenti, voglio farti sorridere, voglio vederti felice, voglio ancora le tue carezze e fare ancora ritratti su di te, ma voglio farlo perché non riesco a pensare a nient’altro che a te, perché ogni volta che ti vedo mi sembra di rinascere anche quando piove.- era ora, dopo tanto tempo di sentimenti messi a riposo come quei fiori di ciliegio.
-Ti amo- abbasso di nuovo lo sguardo, preoccupata della tua reazione.
Il tuo sguardo si perde nelle mie parole, la tua bocca si fa tremante, e una lacrima scorre.
Posi la tua fronte sulla mia, le mani che ancora mi tengono il viso.
-Non posso- mi sussurri appena, carica di tristezza, e finalmente anche tu rimani spoglia e inerme e gocce umide e salate scorrono ininterrottamente sulle tue guance.
Rialzò lo sguardo, cerco di non rimettermi a piangere.
-Ho un ragazzo- mentre parli hai la voce rotta, quasi un cristallo che si sgretola in tanti pezzi.
- Non..non credo di provare ciò che provi tu….non posso- finisci la frase con un lamento.
Il silenzio. Io lo sapevo già che sarebbe finita così, ma ho voluto crederci fino all’ultimo. Sono una stupida. Una stupida innamorata di un angelo, che mai potrà toccare. L’odore di te, della tua pelle, non la potrò mai sentire come una casa, dove perdermi e confortarmi. Mai. E’ finita. E’ un addio.
Improvvisamente qualcosa di morbido si posa sulle mie labbra, scuotendomi dai miei pensieri insieme ai petali smossi dal vento. Spalanco gli occhi e non mi sembra reale. Ancora prima di accorgermi di non star sognando sento dentro di me una cascata di stelle e il battito del cuore riecheggia come musica, il respiro è un ricordo lontano.
Ti stacchi da me, ansimando, e mi guardi con intensità e confusione, perché l’hai fatto??? Non riesco a capire ma la mia testa si rifiuta di ragionare
Mi sono sempre chiesta che sapore avessero le tue labbra, così rosee e perfette. E ora che lo so ne voglio ancora.
Riunisco le nostre bocche con decisione. Voglio riprovare quell’emozione che mi ha fatto vedere il mio paradiso ateo, che mi ha portata in alto, anche se non mi sono mossa di un centimetro.
Con lentezza inizio ad accarezzare i lineamenti del tuo viso, cercando di non affondare troppo in quel velluto così morbido. Devo controllarmi.
Tu non indietreggi e inizi a rispondere al mio contatto, affondando le mani nei miei capelli. Non riesco a formulare niente di logico, il tuo respiro si fonde con il mio e i battiti di ognuna compongono uno sciame di farfalle. Sono intrappolata in questo vortice di emozioni e non mi voglio svegliare per nulla al mondo, non voglio riaprire gli occhi e trovarmi nel letto, di ritorno dal mondo dei sogni. Non voglio. Ma non ho scelta.
Con tutta la ragione che mi è rimasta nella mente, mi separo da te. Non ricordo di aver mai fatto uno sforzo così grande, neanche quando cadevo e mi rialzavo. Forse perché tu eri con me.
-Che significa??- provo a tornare a terra a fatica. Non voglio prese in giro. Non è con me che dovresti essere ora. Non dovrei essere io la ragione delle tue labbra umide.
Sei ancora scossa, nei tuoi occhi si legge la consapevolezza di aver attraversato un cancello senza permesso, eppure non hai rimpianti. Non decidi di scappare prima che i grandi ti scoprano e ti sgridino. Non hai paura. Ma sei scossa.
Ho dipinto di tutto e di più su quelle bianche tele, te compresa, in ogni tua espressione e in ogni tuo movimento, facendo attenzione a non toccare mai l’anima, con la mia mano ferma e cauta ad ogni passata di colore. Ma mai credo che riuscirò a ritrarre ciò che ho provato con un tuo bacio. E’ così dolce, passionale, indescrivibile, che mi sentirei presuntuosa a pensare di poter mettere tutto questo in un riquadro.
Ma perché? Perché hai osato toccarmi, cosciente che la tua via non è questa?
Ti riavvicini a me con passo leggero. Non hai pesi, ma qualcosa ti tiene ancora legata. Cos’altro mi devi nascondere?
Fai toccare le nostre fronti un’altra volta, ma adesso non riesco più a staccare gli occhi da te. Voglio delle risposte, ma desidero anche le tue labbra, di nuovo, sento il corpo sciogliersi per quanto calda mi stia percependo, ma devo rimanere razionale. Non devo riaddormentarmi.
-Mi ami ancora?- il tuo respiro è regolare. La mia risposta sembra essere per te qualcosa di vitale.
-Sì- Ricordati cos’è che vuoi sapere, Gabrielle.
-E mi continuerai ad amare?- vuoi essere rassicurata su qualcosa. Se sapessi quanto sarò disposta a volerti…..
-Sì- la mia voce è sempre più decisa.
-Non penso di desiderarti come qualcosa in più- sei realistica, fa male ma è la verità.
-Ma se sarai disposta ad aspettarmi, forse mi potrò innamorare di te, non so come andranno le cose, ma se conserverai la speranza, forse sarai ripagata- hai ripreso la massima serietà, e mi guardi per infondermi coraggio. Lo sai che posso farcela.
-Devi solo aspettare- riassapori la mia bocca, accarezzandomi le guance con i polpastrelli. A quanto pare si riprende a sognare. Ma non importa, perché ho sentito quello che volevo sentire. Posso riprendere a volare senza guardare in basso.
-Lo farò- rispondo al bacio posando le mani sulle tue spalle. Voglio rimanere così per sempre.
-Aspettami- continui a cercare le mie labbra, intente a cercare le tue, e tra un respiro e l’altro ripeti questa frase per imprimermela nella mente e nel corpo.
-Aspettami-
Potrebbero passare anni. Potrebbero esserci ostacoli. Potrei rimanere sola. Potresti non ricambiarmi alla fine. Di una cosa sono ben sicura. Ti aspetterò. Ti aspetterò guardando il tramonto, nel nostro giardino, tra le ghirlande di fiori. Ti aspetterò guardando il mare e assistendo al volo dei gabbiani. Ti aspetterò nella mia stanza, nel mio letto. Ti aspetterò nei miei quadri. Ti aspetterò osservandoti allegra. Ti aspetterò. Fino a che sarà possibile.
………………………………………………………..
Anch’io ti amo, Gabrielle. Ma la mia famiglia ha delle aspettative. Ho paura di quello che potrebbe succedere. Ma un giorno verrò da te. Non oggi.
   
 
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