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Autore: Siria Lilian Black    25/12/2016    4 recensioni
A pochi giorni dalla Luna Piena, Remus Lupin ricorda l'ultimo Natale trascorso a Hogwarts. Il ricordo è ancora fresco, così come le voci dei tre amici che il tempo gli ha strappato via.
Ambientata a Hogwarts nel 1993 e, indietro nel tempo, nel Natale del 1977.
Fanfiction partecipante al contest “Cosa c’è sotto l’albero?” indetto da Nirvana_04 sul forum di Efp.
Genere: Commedia, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
- Questa storia fa parte della serie 'Marauders, those who died young but were meant to last'
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Palle di Neve
Pacchetto: "Palle di neve"
Avvertimento: Missing Moment Coppia: "Sirius James" {Non necessariamente intesa come coppia nel senso romantico del termine} Citazione: "Noi siamo quello che facciamo costantemente, l'eccellenza quindi non è un atto ma un'abitudine." Oggetto: Foresta Proibita.





Sabato 25 Dicembre 1993


Con lo sguardo fisso sul vetro appannato della finestra del suo ufficio, il Professor Lupin osservava la neve cadere soffice dal cielo coperto di nuvole.
Erano passate da poco le dodici e il pranzo di Natale sarebbe iniziato a breve, ma con la luna piena alle porte, Remus non se l'era sentita di affrontare i tre piani di scale che lo separavano dalla Sala Grande per pranzare assieme agli studenti rimasti e ai suoi colleghi. Avrebbe consumato un pasto frugale nel silenzio del suo ufficio. Il suo stomaco, dopotutto, non sarebbe stato in grado di accogliere cibi più ricercati di una manciata di semplici tramezzini al prosciutto. Ad innaffiare il tutto quella che era diventata la sua compagna di vita: La Pozione Antilupo lo attendeva fumante al centro della sua scrivania, circondata da piatti argentati ricolmi di mini tramezzini.
Remus si lasciò sfuggire un sorriso all'idea che gli elfi domestici, respondabili delle cucine di Hogwarts, credessero che egli potesse mandar giù una quantità così esorbitante di pane e companatico. Scosse il capo, trattenendo una risata.

Era Natale.
Un altro Natale arrivato dopo quell'orribile notte di dodici anni prima. Un altro Natale giunto a ricordargli cosa aveva perso.
Mandò giù la pozione in un sorso soltanto, facendo una smorfia in risposta all'orrendo sapore di quell'intruglio. Sostituì il calice dorato con un tramezzino e si lasciò scivolare sulla sua adorata poltrona.
Era un Natale solitario, pensò osservando con un sorriso ciò che lo circondava. Solitario, sì, ma se non altro era riuscito a tornare in un luogo che per lungo tempo aveva potuto chiamare casa.
Il ricordo di una giornata simile a quella gli attraversò la mente e il lieve sorriso si trasformo in una smorfia divertita, eco di quel ricordo lontano.
«In fondo...» Mormorò, osservando ancora la neve. «... avevi torto, James, come al solito.» Concluse passandosi una mano tra i suoi compostissimi capelli castani.

... Andiamo Remus, non vorrai sprecare una così ghiotta occasione! Dopotutto, questo sarà il tuo ultimo Natale a Hogwarts...

⁙⁙⁙⁙⁙⁙⁙⁙⁙⁙⁙⁙⁙⁙

Domenica 25 dicembre 1977


Neve.
Neve fredda. Neve ghiacciata. Neve che si scioglie lungo il profilo del volto e scivola giù lungo il collo.
Neve.
Neve d'inverno. Neve a sorpresa. Neve che sarebbe dovuta rimanere sull'erba, non sul suo volto diventato improvvisamente paonazzo.
Il sopracciglio destro di Remus John Lupin si arcuò raggiungendo livelli mai raggiunti prima. Rabbrividì, fulminando con lo sguardo i tre individui piegati di fronte a lui. Si passò una mano sul volto cacciando via quella poca acqua che ancora vi permaneva e aprì la bocca, ripetendosi per l'ennesima volta che con i suoi migliori amici doveva essere paziente. Molto, molto paziente.

«Posso sapere per quale ignobile ragione mi avete trascinato nel mezzo della foresta? Vi ho forse dato l'idea di desiderare un bagno ghiacciato, quest'oggi?» Domandò respirando a pieni polmoni per limitarsi a un sottile tono ironico.

James riuscì a riemergere dalle risate che avevano scosso lui e i suoi compagni. La sorpresa si era impressa sul volto di Remus in un brevissimo momento esilarante. Aveva spalancato gli occhi, anziché serrarli, e la stessa cosa aveva fatto con le labbra. Era riuscito a mangiare la neve anziché evitarla e James non aveva mai visto Peter ridere in modo così sguaiato da molto molto tempo. Erano scoppiati a ridere tutti e tre come dei ragazzini. Lui e Sirius avevano avuto l'idea perfetta. Quel suo ultimo Natale a scuola sarebbe stato memorabile, almeno fino al tramonto.

«Oh, andiamo Moony! Saremo anche all'ultimo anno, ma un po' di spirito natalizio non fa male a nessuno...»

«E nemmeno un po' di neve in faccia, giusto?» Concluse Peter, cercando di riflesso lo sguardo di James, il quale alzò le spalle, avvicinandosi a Remus.

«Andiamo, fratello. Sappiamo tutti e quattro cosa succederà tra qualche ora e si dia il caso che questo sia il tuo ultimo anno a Hogwarts. Su Sirius e Peter avrei qualche dubbio, ma io e te? La promozione è assicurata! Andiamo Remus, non vorrai sprecare una così ghiotta occasione! Dopotutto, questo sarà il tuo ultimo Natale a Hogwarts!»

Sirius gli diede una possente pacca sulla spalla, spostando il compagno di qualche metro, per trovarsi faccia a faccia con Remus.

«Grazie James, fiducioso come sempre...» Mormorò con un velo di malcelata ironia. «Ma, simpatico o meno, Prongs ha ragione. Questo sarà il nostro ultimo Natale a Hogwarts e in quanto tale, dobbiamo godercelo fino in fondo, perciò... PETER!» Urlò dando il via al loro terrificante piano.

Peter tirò fuori la bacchetta con un timido accenno di ghigno e con un tocco, sollevò un'altissima onda di neve. Remus osservò con terrore la direzione che quel cumulo di neve umida e bagnata aveva preso e fece appena in tempo a esclamare un no, prima di vederselo depositato sulla testa.
Tremante e orribilmente inzuppato, guardò gli amici, nuovamente piegati dalle risate e disse:

«È così, quindi? Va bene. Se è la guerra che desiderate, sarà quella che otterrete.» Tirandosi su le maniche ed estraendo la bacchetta.

«È così che si fa, Remus!»

James fu l'ultimo a parlare, quel pomeriggio. Passarono le ore seguenti a ricoprirsi la faccia di neve, come studenti del primo anno. Provarono a dimenticare il resto del mondo per qualche ora. Prefetti, Caposcuola, futuri membri dell'Ordine della Fenice, genitori, insegnanti, sarebbero potuti diventare qualunque cosa dopo quell'ultimo Natale, ma per quella manciata di tempo provarono a dimenticare il passato e il possibile futuro.
Remus dimenticò ciò che sarebbe inevitabilmente accaduto di lì a qualche ora e si divertì come non ricordava di aver mai fatto, se non durante i primi anni di scuola. Le minacce esterne vennero spazzate via dal piano perfetto dei Marauders e al loro posto non ci fu spazio per altro se non per ciò che i quattro ragazzi si erano promossi alla fine del loro primo anno ad Hogwarts. Qualunque cosa fosse successa avrebbero dedicato ogni giorno della loro vita l'un l'altro e, qualora uno di loro avesse perso fiducia in loro o avesse perso la vita, avrebbero vissuto anche per lui. Così fecero James, Sirius e Peter quel pomeriggio. Ancora una volta si caricarono sulle spalle una parte del peso che Remus era costretto a portare ogni giorno e riuscirono a fargli dimenticare la sua condizione anche se per un giorno soltanto ancora.
Silente era stato chiaro, secondo le sue previsioni le nuvole si sarebbero ritirate dopo le sei e per quell'ora Remus si sarebbe dovuto trovare all'interno della Stamberga Strillante. I quattro Marauders sapevano perfettamente che se il ragazzo non si fosse trovato all'imboccatura del tunnel per le sei in punto, il Preside della scuola l'avrebbe mandato a cercare e il loro amico avrebbe passato una montagna di guai. Così, quando sentirono i cinque rintocchi dell'orologio del castello, si lasciarono cadere a terra di schiena, ridendo esausti.

«Ho pensato volessi uccidermi sul serio, amico. Ringrazio il cielo che quella fosse solamente neve.» Esclamò James in un soffio, la testa a un millimetro da quella di Sirius.

«L'idea era quella, fratello. Ma Remus non ha fatto che impedirmelo tutta la sera.» Replicò lui, calciando con la punta dello stivale la scarpa di Remus.

«Guarda un po' te se mi tocca salvaguardare l'incolumità di un essere cornuto e di una palla di pelo pulciosa, Peter... Mi sa che avremmo fatto meglio a farli ammazzare a vicenda.» Sospirò il ragazzo dai capelli castano dorato tirandosi su per guardare in faccia l'amico seduto accanto a sé.

«Lasceremo che si ammazzino dopo l'esame di fine anno, ok?» Commentò con ironia, l'ultimo del Marauders, facendo scoppiare a ridere l'intera compagnia.

«Eddai, Wormtail! Se proprio dobbiamo lasciarci le penne, almeno cerchiamo di saltarci gli esami!»

«Sempre il solito sfaticato, Padfoot... Una cosa è certa, quest'anno i miei appunti te li scordi.» Concluse Remus, incrociando le braccia sul petto.

«Tranquillo, secondo quanto si vocifera tra una classe e l'altra, tra poco avremo accesso agli appunti di una delle migliori del nostro anno, vero Prongs?» Domandò Sirius, lanciando uno sguardo ammiccante all'amico chiamato in causa.

«Sì,a furia di blaterare James ce l'ha fatta. Lily Evans ha finalmente acconsentito a uscire con lui! Ma forse è solo perché si avvicina il Natale ed è risaputo che sono tutti più buoni... Cioè, voglio dire... lasciate stare.» Concluse Peter, arrossendo fino alla punta delle orecchie.

«È sicuramente per quello, Peter. Cerchiamo di essere sinceri, almeno per una volta. Quella povera ragazza ha deciso di uscire con te solamente perché l'hai sfinita, James. Niente di più. Almeno, una volta uscita con te, potrai lasciarla in pace.» Replicò Remus, osservando con un alto grado di divertimento e soddisfazione il volto estasiato dell'amico.

«Era quello il piano, amico. È sempre stato quello e poi figurati se sparirò dalla circolazione dopo essere uscito con lei. Sbaglio o l'ho affermato con sicurezza quando ero solo un marmocchio? Lily sarà mia e non c'è verso che mi arrenda prima di averla sposata.»

Remus osservò il volto determinato dell'amico e sorrise. Lo sapeva, l'aveva sempre saputo che James non si sarebbe mai arreso. Era iniziato come un gioco, l'avevano capito tutti. Inizialmente era solamente un gioco, era inconcepibile per uno come James lasciare che una ragazza rifiutasse la sua amicizia prima e la sua mano in seguito. Era diventato un gioco pericoloso quando si era trattato di strappare la ragazza che si era scoperto desiderare alle attenzioni del suo peggior nemico. Ed era mutato in un gioco estenuante quando James si era reso conto di non riuscire più a sostenere l'assenza della ragazza dai capelli rossi. Sirius si era limitato a osservarlo in principio, non capendo fino in fondo la sua ostinazione. In seguito l'aveva incoraggiato, quando aveva compreso il valore di lei agli occhi dell'amico. Peter aveva cercato di fare il possibile per convincere Lily a dare una chance a quello che riteneva il suo migliore amico e lui, Remus si era tenuto in disparte. Conosceva Lily, era stata la prima a capire, a comprenderlo. La prima ad offrirgli una mano quando ne aveva avuto bisogno. Era allo stesso livello dei Marauders per lui e aveva sempre saputo ciò che lei pensava di uno dei suoi migliori amici. Aveva osservato lei crescere e i suoi amici cambiare e maturare. Non avrebbe mai pensato che Lily potesse confessargli di essere interessata a lui, a James, quello scavezzacollo che aveva sempre detto di detestare amichevolmente.
Aveva taciuto con gli altri, per evitare che le sue parole potessero causare conseguenze spiacevoli, ma non era stato l'unico ad accorgersi del cambiamento di James. Sirius era stato il primo a prenderlo in giro, lamentandosi di quanto fosse diventato noioso da quando aveva deciso di mettere la testa a posto. Peter si era limitato a osservare il suo cambiamento e a cercare di imitarlo, come aveva sempre fatto. E Remus... Remus aveva sorriso, nascosto all'ombra di ciò che Lily gli aveva rivelato. Sapere che sarebbero usciti assieme l'aveva reso felice. James meritava di avere al suo fianco una ragazza come Lily ed era piuttosto felice del fatto che ella si fosse accorta di quante cose il suo migliore amico celasse dietro i suoi atteggiamenti da spaccone rubacuori.

«Se lo dici tu...» Rispose, lasciandosi cadere nuovamente sul manto nevoso.

Si erano asciugati i vestiti con un incantesimo e avevano acceso un fuoco portatile di medie dimensioni. Rimasero in silenzio per qualche minuto, consci che l'ora della temporanea separazione si stava avvicinando. E sarebbero rimasti in silenzio, l'uno accanto all'altro fino alle sei meno dieci, se solo Peter non fosse saltato in piedi urlando a pieni polmoni.

«DEFICIENTE!»

Remus, Sirius e James, si misero a sedere con uno scatto, scambiandosi un'occhiata, osservando poi con preoccupazione l'amico.

«Mi ero dimenticato che questo sarà il nostro ultimo anno... avevo deciso di regalarvi qualcosa di speciale per Natale, ma me ne sono dimenticato!»

«Per la barba di Merlino, Peter... Mi hai fatto prendere un colpo. Pensavo fosse qualcosa di serio! Ti sei già dimenticato che i tuoi regali li abbiamo aperti e che ci sono pure piaciuti?» Domandò Sirius con un enorme punto di domanda sul volto.

«Non sono stupido, James... quelli erano gli altri regali... Cavoli!» Peter si lasciò cadere per terra e iniziò a scuotere la testa, dandosi del deficiente.

«Pete, non è un problema, davvero... Non c'è un modo per porvi rimedio?» Domandò Remus, vedendo che l'amico era inconsolabile.

Pete si guardò attorno, colto da un'illuminazione. «Certo che sì!» Esclamò con un sorriso mettendosi in piedi di slancio. «Giratevi dall'altra parte. Non guardate.»

I tre ragazzi si scambiarono un'occhiata, alzando tutti e tre un sopracciglio. Si voltarono, per assecondare l'amico. Peter, alle loro spalle, estrasse la bacchetta e, puntandola contro un pezzo di tronco di abete, ne ricavò quattro quadrati delle dimensioni del suo palmo della mano.

C'era una cosa soltanto che Peter aveva sempre saputo fare meglio dei suoi tre amici. Non c'era niente al mondo che egli non sapesse disegnare. Che si trattasse di una matita, una piuma o una bacchetta, riusciva sempre a tirar fuori delle piccole opere d'arte. Così fece quel giorno. Sulla superficie del legno apparvero un cervo, un lupo mannaro, una topo e un cane, circondati dal profilo di una luna piena.

Dietro di esso incise una frase e, una volta finiti li avvolse in fogli di carta argentata che era riuscito ad appellare dalla torre di Grifondoro.

«Ecco fatto.» Esclamò soddisfatto, aspettando che gli amici si voltassero prima di consegnare ad ognuno di loro uno dei pacchetti. Il quarto lo tenne per sé e lo nascose in tasca ancora impacchettato.

James, Sirius e Remus rimasero a bocca aperta quando videro il contenuto degli involucri.

«Diamine Peter, è fantastico.» Esclamarono all'unisono, scambiandosi un'occhiata.

La frase recitava: “Noi siamo quello che facciamo costantemente, l'eccellenza quindi non è un atto ma un abitudine.” E Remus la trovò piuttosto azzeccata, visto ciò che erano riusciti a compiere nel corso del loro percorso di studi. Tre di loro erano animagus, cosa più che assurda per degli studenti della loro età, e lui era riuscito a portare a termine sette anni di scuola, nonostante la sua condizione.

«Sarà meglio andare adesso.»

Sirius interruppe il flusso di pensieri di Remus e, uno affianco all'altro, lasciarono la foresta, nascondendosi sotto il mantello di James, ormai divenuto troppo piccolo per tutti e quattro. Remus li lasciò al confine della foresta, per dirigersi verso la sua personale prigione, con la certezza di ritrovare i suoi amici a qualche ora di distanza.

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25 dicembre 1993


Aveva provato in ogni modo a preservare la lucentezza di quel legno, ma la sua era stata una missione impossibile. Quella medaglietta in legno portava sulla superficie i segni del tempo, così come Remus li portava sul volto. Erano passati dodici anni da quel giorno, ma le sensazioni che aveva provato accanto a loro erano ancora lì, sepolte nel profondo del suo cuore. Sarebbe stato un Natale solitario, quello, se non avesse avuto quei ricordi sepolti così in profondità da riscaldare ancora il suo cuore, nonostante la morte, nonostante il tradimento. Rimpiangeva quei momenti, ma non era sul rimpianto che ci si doveva soffermare a Natale, bensì sul resto.
Si rigirò quel quadratino di legno tra le dita sorridendo come aveva fatto allora. James si era sbagliato, tutti e quattro si erano sbagliati. Quello non sarebbe stato il suo ultimo anno a Hogwarts, bensì il loro.


Avevo creduto di non riuscire a concludere la storia prima della chiusura del contest, ma (mi spiace per voi) alla fine ci sono riuscita. Spero vi sia piaciuto leggere e, per chi vorrà lasciare un segno del proprio passaggio, vi ringrazio infinitamente per aver recensito o inserito le storie in uno qualunque degli elenchi forniti dal sito.
Spero stiate passando delle festività degne di essere chiamate tali e per chi crede o ama festeggiare il 25 Dicembre...
BUON NATALE A TUTTI VOI!


   
 
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