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Autore: naisia    25/12/2016    3 recensioni
La mia storia per questo Natale.
La pubblico in ritardissimo ma comunque prima della mezzanotte, perchè procrastinare non è un verbo: E' uno stile di vita.
Ah, si giusto, la trama.
Sherlock odia il Natale.
John Watson gli farà cambiare idea.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La mia storia per Natale. Forse da qualche parte nel mondo avranno già usato lo spunto altri, ma su Efp non ho trovato nulla del genere.
Ispirata alla favola del Dr Seuss.
Puntina piccola piccola di Mystrade e surprise-lock finale.


 

The Grinchlock o How I've met your father in a Christmas Night.

 



G:  C'era una volta nel mondo dei Chi, un piccolo villaggio chiamato Who-ville.

S:  Il mondo dei Chi? Ma sei serio Lestrade?

J:  Sherlock è la viglia di Natale: sta zitto! Continua pure Greg

G:  Oh, ok. Che stavo dicendo? a sì...
      In questo villaggio gli abitanti avevano molte feste, ma la più importante in assoluto era il Natale...

S:  Mi chiedo che razza di persone fossero se per loro una festa basata sull'ipocrisia e il più sfrenato consumismo fosse un perido tanto lieto.

J:  Sherlock mi sembrava che avessimo un accordo.

H:  Ha ragione, Sherlock caro. Almeno per la vigilia di Natale...

S:  So perfettamente cosa ho promesso signora Hudson, ma quell'accordo non prevedeva che la sua storia fosse così stupida!

G:  Forse sarebbe meglio lasciar perdere.

J:  Oh no Greg, non gliela dò vinta anche questa volta, vai avanti.

My: Sentito fratellino? Pare che il buon dottore stavolta sia davvero determinato.

S:  Sta zitto Mycroft.

G:  Tutti nella lieta cittadina di Who-ville amavano la festa; così ogni anno, facevano di tutto perchè quello fosse il più bel Natale di sempre.
      Ogni casa era illuminata da mille lucine colorate e per il pranzo l'intero paesino si radunava in piazza a degustare l'arrosto di tacchino, che veniva tagliato da  
      chi, fra i cittadini, quell'anno si era dimostrato il più meritevole.
      In quel periodo dell'anno solo risate canti e voci piene di allegria si levavano da Who-ville perchè...

S:  Oh ma andiamo! E' così irrealistico!

Mo: Sherlock è un racconto per bambini. Non deve essere realistico, deve essere divertente.

Mentre Molly provava a spiegare quell'elementare concetto evidentemente estraneo al detective, Lestrade chiuse il libro del dr Seuss con un profondo sospiro.
Dal canto suo John si massaggiava l'attaccatura del naso mantenendo una pazienza che avrebbe fatto invidia al Dalai-Lama.
Se San John non fosse stato già presente sul calendario probabilmente dal Vaticano gli sarebbe dovuta arrivare una richiesta di permesso per beatificarlo prima di capodanno.
Era anche vero però che nessuno aveva ancora preso a testate Sherlock il merito era da attribuire pure all'inossidabile spirito natalizio di quasi tutti i presenti.
D'altronde la prospettiva di trascorrere la Vigilia con il minore degli Holmes non era cosa per cuori poco saldi o animi pavidi.
John scoccò l'ennesima occhiataccia al consulente investigativo che esibiva un'aria offesa come se Seuss gli avesse fatto un torto personale a scrivere quel cumolo di baggianate.
L'ex militare si battè le palme delle mani sui jeans consumati. Aveva preso la sua decisione.

J:  D'accordo Sherlock facciamo a modo tuo, come sempre" disse e prese a raccontare.

J:  C'era una volta una grandissima città caotica e piovosa.
     Tutti gli abitanti di quella città amavano il Natale. Alcuni fingevano di sentirsi stressati o irritati da quel periodo, altri in effetti lo erano davvero, ma in fondo al 
     cuore tutti adoravano il 25 di dicembre.
     In quella data speciale i parenti e gli amici si ritrovavano tutti insieme, i problemi della vita di tutti i giorni si accantonavano almeno per quella data.
     Persino i criminali più incalliti si prendevano una pausa per la santa notte.
     Ma temo di aver commesso un errore prima, quando ho detto che tutti, chi più chi meno, amavano il Natale.
     Vi era infatti un abitante della piovosa e fredda città che non amava, anzi disprezzava, anzi detestava con tutte le sue forze il 25 dicembre.
     Il suo nome era Grinchlock."
    
A quel punto nel salotto di Baker strett regnava il silenzio più assoluto.
Greg sembrava sul punto di scoppiare a ridere, la signora Hudson aveva iniziato a spostare a caso le palline dell'albero di Natale, Molly si stava mordicchiando il labbro inferiore palesemente divertita e Mycroft controllava insistentemente l'orologio da taschino cercando di mantenere la sua facciata da Iceman.
Sherlock era visibilmente impallidito e stava esibendo la ua migliore espressione da Drama Queen mortalmente offesa.

S:  John, non oserai...

J:  Non ci provare nemmeno a protestare. Te la sei cercata e ora te la mangi" il dottore si volse verso il detective ispettore di Scotland Yard "prego Greg, vuoi  
     continuare tu?"

Dopo un istante di smarrimento Lestrade si riebbe e riprese a narrare.

G:  Bhè, allora...il Grinchlock assomigliava a tutti gli altri abitanti della piovosa città nell'aspetto, nelle vesti e perfino nella voce.
      Ma lui non era come tutti gli altri.
      Oh no, lui era nato con il cervello di dimensioni doppie rispetto a tutti loro, ma con il cuore che era grande solo la metà.
      Tutto ciò di cui gli importava era acciuffare i criminali, risolvere enigmi e tenere occupata la sua prodigiosa e inquieta mente.
      Era un grande uomo, ma non un uomo buono.
      Un giorno, mentre la vigilia di Natale si avvicinava notò con grande disappunto che i crimini e i criminali andavano via via scemando.
      Ma come? si domandava. Com'è possibile che con tante cene e cenoni, regali e regalini nessuno ne approfitti per assassinare il vicino? O il cognato? O l'ex
      marito? Neppure un minuscolo furto?"
    
A quel punto Lestrade temporeggiava, sembrava a corto di idee.
Del tutto inaspettatamente Mycroft prese parola.

My:  Tuttavia, nonostante le premesse di prima, penso che, come dimostrerà a questo punto la storia, le capacità intellettive del Grinchlock fosserlo di gran lunga
       sopravvalutate.

S:  Almeno lui se lo avesse desiderato sarebbe riuscito a passare attraverso la cappa di un camino, a differenza di babbo Mycroft" ringhiò il consulente
investigativo, ma il maggiore degli Holmes proseguì imperterrito.

My:  Così pensò che se voleva evitare che per quel Natale e per tutti quelli futuri le persone decidessero di lasciar perdere i crimini allora ciò che doveva fare era
       rovinare il Natale a tutti.
       Iniziò allora a rimuginare su come potesse fare.
       Le intenzioni c'erano tutte, ma come poteva un uomo solo, per quanto brillante, demolire lo spirito festivo a dieci milioni di persone?
       In quel momento si ricordò che quell'anno nella piazza più grande della città sarebbe sorto l'abero di Natale più bello, grande e decorato di sempre, in   
       occasione del sessantesimo anno di governo della loro gloriosa sovrana.
       Così decise che l'avrebbe fatto saltare in aria simulando un attacco terroristico.

G:  Myc ti prego piantala di pensare al lavoro. Bloody hell è Natale!

My:  Perdonami Gregory caro, tentavo solo di dare un tocco di realismo alla storia.

Con grande sorpresa di tutti fu Molly a afferrare le fila della storia e a proseguire.

Mo: Forse è meglio se continuo io.
       Grinchlock mise allora in atto il suo piano: preparò l'esplosivo e lo piazzò alla base del tronco, collegandolo ad un cellulare che avrebbe fatto da detonatore.
       Tutto era pronto, ma Grinchlock intendeva godersi il più possibile il suo successo. Così, avvolto dal suo lungo cappotto color grigio scuro rimase per molto
       tempo a fissare l'albero di Natale.
       Incurante del gelo e della neve, che fitta aveva preso a cadere, lasciava che il suo sguardo perso vagasse lungo la figura illuminata da migliaia di luci del
       gigantesco abete, mentre rifletteva sugli scenari a cui avrebbe assistito il mattino seguente.
       Nessuna risata, nessun grido di gioia, nulla di ciò a cui era stato costretto ad assistere gli anni precedenti sarebbe accaduto.
       Adulti e bambini si sarebbero svegliati con la voce dei quotidiani nelle orecchie che invitava tutti a rimanere chiusi in casa per colpa dell'attacco; e la festa
       sarebbe stata rovinata a tutti.
       Magari se fosse stato fortunato ci sarebbe scappato anche un bell'omicidio.
       Intorno a lui non vi era anima viva.
       Tutti, ma proprio tutti, anche gli Irregolari che di solito pagava per ottenere informazioni, se ne stavano rintanati da qualche parte a godersi la vigilia di Natale,
       lontani dal freddo della notte del 24 febbraio.
       O quasi tutti.

Lo sguardo di Molly cadde sul dottore in un tacito invito.
John capì immediatamente dove quella strana storia li avrebbe portati, e decise ne sarebbe stato lui il nocchiero.

J:  C'era qualcuno che, incurante del gelo e della nevicata che si faceva sempre più intensa, fissava con occhi scintillanti il magnifico abete che aveva davanti.
    Non era un uomo appariscente.
    Era un ex-medico militare, da poco congedato dall'esercito per colpa di una ferita alla spalla, ma nonostante questo se ne restava lì ritto in piedi a fissare
    l'albero luminoso di Trafalgar Square.
    Il suo nome era John Watson.
    A differenza del Grinchlock lui adorava il Natale, e faceva in modo ch ogni anno potesse essere in qualche modo speciale.
    Quell'anno però purtroppo si era ritrovato a festeggiarlo da solo, senza nessuno con cui condividere la gioiosa ricorrenza.
    Questo aveva un poco offuscato la sua felicità, però aveva deciso comunque di onorare la festa passando un po' di tempo davanti ad un albero di Natale.
    Per questo si trovava lì. Perchè nel suo misero appartamento nella pensione per reduci non c'era lo spazio per mettercelo e in ogni caso non se ne sarebbe
    potuto permettere uno.
    E fu proprio in virtù di questo fervente spirito festivo che John decise di avvicinarsi all'altro unico essere umano nella piazza oltre a lui.
    "Buon Natale" disse con un sorriso, mentre, infreddolito, ficcava le mani ancora più in tasca.
    
S:  E si strofinava il naso che con il clima rigido era diventato color bordeaux come al solito.

J:  Il mio naso non diventa rosso con il freddo!

Mo: ...

H:  Ha-hem...

J:  Oh andiamo Greg almeno tu!

G:  ... ecco vedi John, in realtà...

J:  Va bene, lasciamo perdere...traditori.
    Comunque, quando il Grinchlock si sentì augurare un buon Natale assunse quell'aria da lesa maestà che usava sempre in quelle occasioni e fissò con aria  
    indignata l'empio che aveva osato tanto.
    "Ma che avete tutti voi idioti con questa stupida frase? Perchè questo dovrebbe essere un Buon Natale? E poi cos'è? Un' esortazione, una constatazione un
    augurio, cosa?!?" chiese mentre raggiungeva l'apice del suo fastidio.
    Il dottore inizialmente rimase abbastanza interdetto da quella filippica contro la festa che tanto adorava.
    Poi però sorrise comprensivo e scrollò le spalle. Probabilmente quell'uomo si era ritrovato solo come lui a festeggiare la vigilia, per questo era così di
    malumore.
    "In realtà penso che si tratti solo di una frase che si dice così, per tradizione" disse coinciliante.
    "Le tradizioni sono stupide, servono soltanto a dare un palliativo senso si sicurezza alla gente pavida e retrograda. Le formule di saluto e di cortesia sono
    stupide, perchè si dovrebbe essere cortesi con gente che si detesta solo perchè altri hanno deciso così? E' una limitazione della libertà.
    Le cene con i parenti sono stupide. Che senso ha rinchiudersi per ore in una stanza in compagnia di gente che si deve sopportare solo in virtù di casuali
    legami di sangue?
    I regali sono stupidi. Qual'è il loro senso? Dimostrare il proprio affetto ad una persona o più probabilmente alimentare la propria autostima vedendo azzeccato 
    il dono giusto? Francamente lo trovo profondamente egoista e narcisistico.
    Ogni cosa in questa festa è assolutamente stupida!" esplose infine Grinchlock.
    John battè un secondo le palpebre, sorpreso da tanta veemenza e non disse nulla, tornando a guardare l'albero splendente.
    Il Grinchlock si aspettava che a quel punto l'uomo si sarebbe allontanato con una scusa qualsiasi e lo avrebbe lasciato finalmente solo.
    Dopotutto era quello che facevano tutti.
    Sempre.
    "Bhè, da questo punto di vista immagino che lei abbia ragione." mormorò il dottore abbassando il capo, mentre l'altro emetteva un verso di soddisfazione per
    aver trovato qualcuno che la pensava come lui.
    "Però" aggiunse "però, anche se è tutto ben poco intelligente come ha sottolineato lei, di Natale le persone sono felici."
    Grinchlock sogghignò "La felicità. La felicità è sopravvalutata. Come ogni emozione d'altronde. Piccole crepe che rendono difficoltoso scorgere con chiarezza la
    verità che si cela al di là del vetro."
    "A volte la felicità...o meglio, la prospettiva della felicità... può essere l'unica cosa che conta. L'unica che può consentire di andare avanti." disse a bassa voce, lo
    sguardo perso in un qualche ricordo infelice.
    Si riscosse pochi istanti più tardi "Oh, bhè immagino di averla annoiata anche troppo. E poi qui inizia a far davvero freddo" disse lanciando un'ultima occhiata
    all'albero illuminato.
    Iniziò ad allontanarsi sotto la neve ma poi si volse un ultima volta.
    "Comunque il mio nome è John Watson. E le auguro comunque un buon Natale signor..." "Non credo che sia rilevante che lei sappia chi sono visto che non ci
    rivedremo mai più probabilmente" rispose Grinchlock.
    Il dottore apparve un po' deluso ma alla fine si limitò ad incurvare un altro po' le spalle ed andarsene.
    Qualcosa in quell'atteggiamento provocò un intenso senso di disagio al consulente investigativo.
    "Mi rifiuto di farle gli auguri" sbottò ad alta voce il Grinchlock, preso da un chissà quale impulso "ma questo non mi impedisce di farle gli auguri di buona notte
    John".
    L'ex militare apparve un poco sorpreso sulle prime, ma alla fine sorrise "Buona notte anche a lei allora" disse con un ultimo cenno del capo prima di sparire
    nella neve.
    Il Grinchlock rimase a fissare a lungo il punto in cui era sparito quel piccolo uomo biondo, ma poi si impose di tornare a fissare il gigantesco abete.
    Quella doveva essere la notte del suo trionfo, la notte in cui finalmente quella colossale idiozia del Natale sarebbe finita una volta per tutte.
    Dondolò sulle gambe chilometriche un paio di volte.
    Si strofinò le mani come per scaldarle anche se erano coperte da un paio di eleganti guanti di pelle.
    Voltò la testa prima a destra e poi a sinistra con fare nervoso.
    "Dannazione!" sbottò prima di sfilarsi il cellulare dalla giacca.
    Aprì la rubrica e il suo dito si fermò sospeso sopra la superficie liscia del vetro.
    In cima alla lista, sotto il nome "Christmas present" c'era il nuomero del telefonino che una volta chiamato avrebbe fatto saltare in aria quello stupido albero.
    Due nomi più sotto c'era il numero di quell'incompetente di Dimmock, che copriva il turno alla centrale di Scotland Yard quella notte.
    Alla fine prese la sua decisione e toccò il numero.
    "Pronto chi..." "Non è importante che lei sappia con chi parla detective ispettore Dimmock. Deve di mandare una squadra di artificieri a Trafalgar Square. C'è
    una bomba pronta ad esplodere alla base dell'albero di Natale" "Una bomba, ma che..." "E dica loro di fare in fretta. Potrebbe saltare tutto in aria da un
    momento all'altro".
    Si ficcò il telefono in tasca con un gesto brusco e iniziò a correre nella direzione in cui quel reduce militare era scomparso poco prima.
    "John!" chiamò "John Watson!" ma nessuno gli rispose, se non un canto natalizio che si udiva a malapena in lontananza.
    Non c'era più nessuno intorno a lui.
    Grinchlock iniziò a pensare di essersi immaginato quello strano e basso reduce di guerra.
    Ma proprio in quel momento dall'oscurità emerse un confuso John Watson, che mentre si appoggiava al bastone si lasciò andare ad un interrogativo
    sopracciglio inarcato.
    L'uomo che odiava il Natale boccheggiò un istante, per la prima volta in vita sua incerto su che cosa dire.
    "La...la sua...è una zoppia psicosomatica." borbottò alla fine indicando la gamba offesa a cui evitava di appoggiarsi.
    "E lei come fa a...lasciamo perdere. Mi ha chiamato solo per questo? Ho già una teraupeuta per questo." disse divertito.
    "La sua teraupeuta è un incompetente. E sì l'ho chiamata per questo. Dovevo per forza dirglielo a voce visto che non ho il suo numero di telefono. D'altronde
    John Watson è un nome piuttosto banale, e presumibilmente avrei perso un bel po' di tempo a cercarla in tutte le pensioni per reduci di Londra".
    "Ma come diavolo..." "Lei ha la tipica postura del militare, e la sua condizione evidenzia che è in congedo forzato, ma è tornato da poco a Londra o sarebbe a
    festeggiare da qualche amico o parente, un collega se non altro, ma non ha ancora trovato un lavoro.
    Il che ci porta alla sua misera quota di invalidità e alla pensione per reduci per reduci." le parole gli rotolarono in fretta fuori dalla bocca prima che potesse
    chiedersi perchè stava deducendo l'aintera vita dell'uomo che aveva di fronte.
    John Watson aprì la bocca un paio di volte senza che alcun suono ne uscisse, prima di schiarirsi la gola ed esalare un fantastico.
    In quel momento forse per la prima volta in vita sua l'uomo dal lungo cappotto e gli occhi color ghiaccio sentì qualcosa di inaspettato allargarglisi all'altessa del
    petto.
    E in quella notte della vigilia di Natale, proprio mentre in lontananza il Big Bang suonava la mezzanotte, l'essere noto come Grinchlock smise di esistere.
    "Bene, quindi...ecco. Lei ha appena snocciolato la mia attuale situazione lavorativa e sociale... ma io non so neppure il suo nome" disse divertito il medico.
    Il consulente investigativo sorrise mentre quella cosa nuova che aveva nel petto accellerava i battiti.
    "Sherlock Holmes... mi chiamo Sherlock Holmes".
    
Nel salotto del 221B di Baker Street calò il silenzio, spezzato solo di tanto in tanto dai singhiozzi discreti della signora Hudson.
John si guardò intorno, si era tanto immerso nel racconto che a malapena si era accorto di quello che avveniva intorno a lui.
A parte una Martha Hudson che singhiozzava come una ragazzina la prima volta che vedeva Titanic, le reazioni al suo racconto non erano state abbastanza eterogenee.
A parte Mycroft che esibiva un'espressione di disgusto palesemente fasulla, Greg lo fissava con un sorrisone complice e Molly si mordicchiava un labbro abbastanza commossa.
L'attenzione del medico fu però attirata da due paia di iridi azzurro ghiaccio che lo fissavano con diverse espressioni, ma intensità uguale.
Il primo paio lo fissava con un'adorazione e una dolcezza che sarebbero state visibili a chilometri di distanza. Ma Sherlock Holmes era ormai diventato un maestro di sguardi crittografati che rivolgeva puntualmente solo a lui e che solo lui poteva tradurre attraverso quella maschera di apparente indifferenza che era il resto del viso.
Il secondo paio era soddisfatto ma anche abbastanza perplesso.
Suo figlio William sarebbe stato la perfetta imitazione in miniatura di Sherlock, se non fosse stato per quello sguardo.
"Quindi...è così che tu e papà vi siete conosciuti? La storia che zio Lestrade voleva leggermi prima sembrava un po' diversa." chiese dubbioso.
Sherlock si volse a fissare il figlio "Oh no, tuo padre è sempre stato un pessimo narratore, checchè ne dicano i lettori del suo blog".
John alzò gli occhi al cielo "Grazie Sherlock" sbottò leggermente offeso, nonostante forse se lo sarebbe dovuto aspettare dall'uomo che aveva sposato.
"In realtà è stato molto più... romantico" disse calcando la parola, come a sottolineare quanto gli fosse costato dirla.
John lo fissò sorpreso per un paio di secondi.
"Grazie Sherlock" mormorò dolcemente.
"Non ti ci abituare John" disse il consulente investigativo con un sorrisetto impertinente.
"E' solo perchè è Natale."
   
 
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