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Autore: Morgana_82    26/12/2016    4 recensioni
*AGGIORNAMENTO 24-04-2022*
Dopo lunghi anni (quasi 10 da quando l'ho pubblicato), torno a rimaneggiare questo mio piccolo racconto. Lo revisionerò e, spero, migliorerò.
Ho creato una nuova storia (con lo stesso titolo), in cui pubblicherò i capitoli revisionati.
Chiudo dunque questa storia. Grazie a tutti per aver seguito e commentato
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Frigga, Loki, Odino, Thor
Note: AU, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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La prima frustata cade sulle spalle, le strisce di cuoio sibilano come serpi nell’aria e si schiantano sulla pelle diafana. Striature rosse e tumefatte si sollevano nei punti colpiti. Loki serra i denti attorno al cilindro di legno e sente aumentare la salivazione nella bocca, ma riesce a non emettere alcun suono. La seconda staffilata cade qualche millimetro più sotto, perfettamente parallela alla prima ma senza sovrapporvisi. La mano di Odino è esperta, ferma, continua a far piovere colpi sulla schiena di Loki, in silenzio, implacabile, senza concedere un momento di pausa. L’unico rumore nella stanza è il sibilo della sferza.
Loki sussulta a ogni colpo, il respiro affannoso, il corpo tremante. Sente la fronte imperlata di sudore freddo e la schiena in fiamme. Le nocche bianche serrate attorno alle gambe della panca.
Alla decima sferzata, che cala sulla parte bassa della schiena, il giovane non può fare a meno emettere un flebile lamento. Gli occhi serrati gli si bagnano di lacrime.
Il braccio di Odino si alza e si abbassa con cadenza ritmica, suscitando sibili sferzanti dal cuoio delle cinghie. L’occhio del Padre è fermo e impassibile mentre amministra il giusto castigo. Solo un esame attento e ravvicinato potrebbe cogliere la tristezza e il dolore che si cela in quello sguardo di ghiaccio. Odino ha un occhio solo ed è l’occhio di un padre, un padre che ama suo figlio e non vorrebbe vederlo soffrire.
Le ultime sferzate infiammano di rosso le natiche bianche e la parte alta delle cosce del ragazzo, strappando a Loki un grido soffocato. Odino lascia cadere l’ultimo colpo e si arresta, respirando profondamente.
Loki trema disteso sulla panca, gli occhi serrati e il respiro corto, ha i capelli zuppi di sudore, come se avesse corso per chilometri a perdifiato. Al Padre si stringe il cuore, ma la giustizia non è tenera con chi infrange le leggi di Asgard. Senza dire nulla, arrotola la sferza attorno al pugno e si dirige vero la porta. Quando è sull’uscio si arresta e, senza voltarsi, dice: - è mio desiderio che tu comini ad allenarti con il resto dei ragazzi della corte. Sarei molto contrariato se tu contravvenissi a questo desiderio. Mi sono spiegato? - senza aspettare una risposta, Odino lascia la stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Loki resta disteso sulla panca, nudo e tremante, la pelle che sembra doversi staccare da un momento all’altro dalla schiena. E forse lo desidererebbe, dato il dolore che gli provoca. Dopo un lasso di tempo che non riesce a quantificare, si sente finalmente in grado di lasciar andare la presa sulle gambe della panca, le dita delle mani gli dolgono, per lo sforzo di tenerle serrate, poggia i palmi all’altezza delle spalle e, lentamente, fa scivolare un piede per terra, seguito dall’altro. Le ginocchia toccano il freddo marmo del pavimento, fa leva sul palmo della mano sinistra e si solleva cautamente. Sente la schiena umida di siero, lì dove la pelle si è lacerata sotto i colpi della sferza. Brucia. Per la barba dei giganti, se brucia! Ancora i pantaloni mezzi calati, avanza fino al letto, reggendoli con una mano. Il materasso di piume lo accoglie caldo e morbido, Loki si sdraia emettendo piccoli sibili e sussulti, ogni volta che la pelle si tende e tira in qualche punto in cui si è aperta.
Finalmente si sdraia e rilassa i muscoli indolenziti. Resta qualche attimo ad ascoltare il battito del proprio cuore, dopo di che, scoppia a piangere.
 
È così che Frigga lo trova: addormentato, col volto rigato di lacrime e la schiena rigata dai segni della frusta. La Madre si avvicina, cautamente, per non svegliarlo, e osserva suo figlio, maledicendo Odino, eppure, non può far nulla per cambiare ciò che è stato, solo cercare di lenire il dolore futuro.
Frigga chiama le ancelle e ordina loro di portare acqua tiepida, unguenti e bende di lino fresco. Loki si agita nel sonno, e Frigga gli pone una mano sulla fronte: scotta.
Sembra così piccolo e fragile, ora, così minuto e inerme, come il giorno in cui Odino glielo pose tra le braccia. Un piccolo fagotto strillante.
A qualche vita difficile di abbiamo destinato, piccolo mio? Spero che tu sia forte abbastanza per poter sopportare, un giorno, di scoprire la verità sul tuo retaggio”.
Le ancelle accorrono, portando acqua e medicamenti, li depongono ai piedi della loro regina, Frigga le congeda e, rimasta sola, si adagia sul letto, accanto a suo figlio - dormi bambino mio, ci sono io, adesso. Dormi e non pensare a nulla, fino a domani -.
Loki mormora qualcosa nel sonno, che Frigga non riesce a discernere, ma subito avverte con la coda dell’occhio un movimento, sulla parete. Si volta di scatto e si accorge che le figure degli affreschi sono in subbuglio. Serpeggiano e si aggrovigliano in un caos ribollente e insanguinato. Sola tra tutte le figure, una volpe rossa si fa strada nel dipinto, ha le zanne lorde di sangue e guarda Frigga dritta negli occhi. Un oscuro presentimento pervade l’animo della Madre degli Dei e il suo sguardo torna al figlio addormentato. “Che il fato abbia pietà di tutti noi”.
  
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