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Autore: valehina    24/05/2009    7 recensioni
Mi chiamo Hyuga Hinata, e sono indiana.
Ho 16 anni, e appartengo alla casta dei brahami. Mio padre è il sommo sacerdote, l'uomo più importante di Calcutta dopo il kshatrya, il sommo Jiraiya.
Naruto è un paria. Un intoccabile. Un infimo. Un fuori casta. Un rifiuto di Dio.
Naruto è il paria amato dalla figlia del sommo sacerdote.
Una storia d'amore che supera anche le barriere delle caste.[NaruHina]
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Neji Hyuuga
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ami tomake bhalobashi, Naruto-kun



Ami tomake bhalobashi, Naruto-kun

La casta è un sistema di stratificazione gerarchica della società. 

Il termine deriva dal XVI secolo, dal portoghese lignaggio, razza e si riferiva al sistema complesso sviluppato in India con l’induismo. 

Le caste influiscono anche sulla suddivisione dl lavoro, diversificando quindi lo stato sociale di ogni cultura. Le caste sono molto relazionate alla religione, che si trasformò in uno strumento di controllo sociale, tuttora potente in India. 

Ogni casta ha il proprio dharma, ossia una serie di doveri da compiere. Si tratta perlopiù di preghiere, di servizio nei confronti della comunità, di dominio delle proprie passioni. Secondo le dottrine induiste, la casta nella quale un individuo nasce è il risultato delle sue azioni in una vita precedente. In questa visione le ineguaglianze fra gli uomini sono quindi motivate da azioni passate, ed hanno del resto un valore provvisorio, valgono cioè fino alla morte dell'individuo e alla sua successiva reincarnazione. Secondo il Bhagavad-Gita, l'obbedienza alle regole della propria casta permette di accedere a una condizione migliore nella successiva incarnazione.

Le principali caste sono quattro: kshatriya (il re e i guerrieri), brahmani (sacerdoti), vaishya (agricoltori e mercanti) e shudra (servi). 

Nel Rig Veda, è indicato che tutte le caste derivano dal Purusa, il Dio primordiale: i brahmani dalla bocca, gli kshatrya dalle braccia, i vaishya dalle cosce e gli shudra dai piedi.

Al di fuori delle dette classi vi sono i Paria. Essi sono i fuori casta, cioè gli infimi tra gli infimi per un indiano; sono altrimenti detti gli intoccabili in quanto chi li sfiora anche solo accidentalmente deve immediatamente andare a purificarsi; fanno lavori umili quali lo spazzino o il lava bagni.

All'interno dell'induismo vari personaggi vi si opposero nel corso dei secoli: dai mistici del movimento bhakti a molti brahmani, che furono per questo perseguitati e uccisi, fino a Gandhi, che rinominò gli intoccabili harijan, 'popolo di Dio'.

Dopo l'indipendenza, la nuova Costituzione indiana ha accolto i principi di un sistema laico ed egualitario e sono state promulgate leggi e iniziative per favorire l'integrazione degli intoccabili. Ciononostante, gli intoccabili continuano a vivere in condizioni di miseria, e molte antiche usanze sono ancora radicate.

[da Wikipedia]



Mi chiamo Hyuga Hinata, e sono indiana.
Ho 16 anni, e appartengo alla casta dei brahami. Mio padre è il sommo sacerdote, l'uomo più importante di Calcutta dopo il kshatrya, il sommo Jiraiya.
Forse non lo sapete, ma nel mio paese è molto difficile essere donna. Secondo il Padma Purana, ovvero il nostro antichissimo codice familiare, la donna ha come unico obiettivo l'ubbidienza.
Verso il padre, il fratello, il marito, il suocero...persino il figlio.
In assenza del marito, la donna non può permettersi nemmeno di sfiorare con lo sguardo un altro uomo, anzi. Quando l'uomo non c'è, la moglie non può uscire di casa, non può lavarsi i denti, non può pettinarsi, non può dormire su un letto, non può mangiare se non una volta al giorno, non può cambiarsi d'abito.
La donna, quando manca il marito, deve in sostanza trasformarsi in un mostro, in modo che nessuno uomo possa rivolgerle pensieri positivi.
Ma non è questa la cosa peggiore. Il peggio arriva quando il marito viene a mancare.
Allora la vedova è costretta a una scelta tremenda.
O la vedovanza eterna, che comporta la rasatura dei capelli, l'abbigliamento sempre luttuoso e l'esclusione da ogni forma di divertimento, o il sati.
Il sacrificio volontario sul rogo del marito.

Io, poichè appartengo alla casta nobiliare dei sacerdoti, sarei obbligata, nel caso mio marito mancasse, al sati.
Ma so che questo non accadrà. Perchè io sono una devavasi.
Una schiava di Dio.
Dopo il parto, mia madre è morta. Pensando di aver fatto infuriare Dio con la mia nascita, mio padre Hiashi ha cercato di farsi perdonare consacrandomi a lui. E ci è riuscito, perchè poi è nata Hanabi, la mia sorellastra, dalla sua seconda moglie,
Nonostante la mia vita sia molto simile a quella delle suore di clausura in Occidente, posso ritenermi fortunata: a me tocca solo curarmi del tempio.
Molte mie compagne non hanno avuto questa fortuna: oltre a occuparsi del tempio, si preoccupano anche di ricevere le offerte a Dio dai clienti.
Dopo aver dato il loro corpo. In cambio di pochi sporchi danari.
Una volta, TenTen-chan, una mia amica devavasi mi ha detto perchè io non sono destinata alla prostituzione.
-Come sei fortunata, Hinata-chan...anche io vorrei avere i tuoi occhi...

I miei occhi sono bianchi. Completamente bianchi.
Come quelli di tutta la mia famiglia.
La leggenda del clan Hyuga narra che i miei antenati resero così tanti servigi a Dio, che Egli li ricompensò con questi occhi. Disse loro che il bianco simboleggiava la purezza e la bontà, e che con quel segno distintivo nessuno avrebbe osato farci del male.
Noi eravamo benedetti in eterno.
Almeno, finchè i nostri occhi non avrebbero acquisito i colori tradizionali.
Ma questo non è ancora successo. Dio protegge e veglia la famiglia Hyuga ancora oggi.

Tuttavia, io non posso essere grata a Dio per questo.
Anzi, se me lo trovassi davanti, mi butterei ai suoi piedi e lo pregherei di regalarmi degli occhi normali.
Io non voglio essere superiore agli altri.
E invece lo sono.
Io non voglio che la gente, quando giro con mio padre (da sola non posso) lungo le vie di Calcutta, si inchini davanti a me.
E invece lo fa.
Io non voglio che il mio destino sia diverso da quello delle servitrici della mia casa, o delle artigiane che vengono a portare i loro vasi al tempio.
E invece lo è.
Avrei voluto nascere in una famiglia di vaishya...oppure anche di shudra. Non mi importerebbe.
Anzi, sarebbe un bene. In questo modo potrei essere libera di vivere la mia vita, o perlomeno, potrei avere più possibilità di vedere realizzato il mio sogno.

Io vorrei sposarmi.
Se lo dicessi a mio padre, mi accontenterebbe, e mi darebbe in sposa, nonostante io sia una sacerdotessa, a mio cugino.
Ma io non voglio questo. Io vorrei sposarmi con l'uomo che amo.
Ma so già che è impossibile. E tutto ciò dovrà rimanere rinchiuso nel mio cuore. In eterno.

Io amo Uzumaki Naruto.
Tutta la mia famiglia sa chi è. É sempre stato sotto i nostri occhi. Anche sotto i miei, quando ritorno a casa per far visita a mio padre.
L'ho visto per la prima volta proprio davanti alla mia casa. E da lì non si è più mosso.

Naruto è un paria. Un intoccabile. Un infimo. Un fuori casta. Un rifiuto di Dio.
Naruto è il paria amato dalla figlia del sommo sacerdote.

Ciò è per tutti inconcepibile.  Impensabile. Disumano.
Ma non per me.
Non per chi guarda con gli occhi dell'amore.

Un giorno riuscirò a coronare il mio sogno.
Un giorno le cose cambieranno, e questa stupida casta verrà abbattuta per sempre.
Un giorno i paria diventeranno finalmente harijan per tutti. Per me lo sono già.

Un giorno sarò felice.









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salve a tutti!
ebbene sì, dopo aver tentato una fiction demenziale e una mista, provo a buttarmi su un argomento serio.

Tutta questa storia mi è venuta durante un'ora noiosissima di geografia: si parlava dell'India, e mi ha colpito molto il paragrafo che trattava delle caste.
Non che non le conoscessi già, ma in quel momento ho capito quanto fossero opprimenti.
E così è nata questa storia.

Non ho idea di come proseguirla...ma se vi è piaciuta, provvederò a continuare.
Altrimenti la finirò qui.^^

Un ringraziamento a tutti quelli che leggeranno e commenteranno, e anche a tutti quelli che leggeranno e basta. ^^

Vale

   
 
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