notes
leggero accenno di victor/yurio. breve flashfic (pre GPF). ad uno sporadico ritorno nei fandom.

 

i hate u, i love u

Ogni graffio sul ghiaccio è per Victor. Ogni singolo passo, ogni singolo respiro affannoso mentre atterra un triplo Lutz, ogni goccia di sudore, ogni goccia di sangue che cade dai piedi martoriati dagli stivaletti, ogni tensione dei muscoli è per Victor. Brucia dentro come fuoco freddo, gli infiamma i polmoni e la gola, e a volte pensa che potrebbe morire mentre si accascia sul rink, le mani che tremano e le gambe che pulsano di sforzo. Non sente neanche più la musica, mentre si allena, ma solo la sensazione dei suoi occhi addosso, il fantasma delle sue mani aggraziate sui propri fianchi a correggere una posa sbagliata, la sua voce ferma ma dolce come miele – amara come fiele – che lo corregge.
Conosce a memoria ogni movimento, le braccia che tagliano l’aria, il rumore secco delle lame che percorrono il ghiaccio ancora, e ancora, e ancora, come unghie sulla schiena. E le gocce di sudore lungo il viso hanno sapore di lacrime, se prova ad assaggiarle. Non è neanche più impegno, ma puro e semplice sforzo, uno sforzo divino, uno sforzo titanico, a spingerlo in alto mentre volteggia sulla pista, i vestiti che aderiscono al corpo come una seconda pelle che sarà difficile strappare via una volta uscito da quel cerchio infernale che è palco e gogna e non sa quasi più come combatterla, questa sensazione di sporco addosso, di desiderio e rabbia.
Ogni volta che l’acqua della doccia lava via quelle sensazioni è come lavare via sangue, e vorrebbe grattare via la pelle, grattare via ogni pensiero e ricordo e non è possibile, lo sa benissimo, perché è così dolce, intossicante, bagnarsi nel mare della disperazione.
La gara non è altro che un banco di prova per dimostrare a Victor che si sbaglia.
Che si è sempre sbagliato.
Che Yuri Plisetsky è una tigre bianca, e la vittoria gli scorre nelle vene come fosse sangue, e l’abbandono gli brucia dentro come lava.