What
does she want?
So let’s toast to the good night
just let go, and free your mind
let the beat, be your lifetime
make you feel like the first time
(First time, JB)
Alcune cose sono inevitabili, banalmente
evidenti pur restando essenziali. Sappiamo che accadranno. Possiamo illuderci
che il corso delle cose possa cambiare, ma non lo fa. E’ non è una questione di
destino, quello c’entra ben poco. Se lanci una palla, rotolerà. Se dai un
pugno, resterà il segno. Se tuona, pioverà. Per questo Chris non da pace
all’orlo della gonna, in un misto di ansia, terrore e aspettativa. Sa, e lo
sapeva già quando si è guardata l’ultima volta allo specchio, prima di uscire,
che Nick la bacerà. Inutile girarci attorno. E’ un appuntamento. Lo sa perché
Nick non ha bisogno di chiederle di uscire per vederla e se ha messo su tutto questo
teatrino della canzone allora è proprio una cosa seria. E lei ha accettato. Si
è stupita di se stessa, si è pentita almeno sette volte e almeno dieci si è
sentita sollevata. Felice. Perché questa tensione non la sopporta, questo filo
sottile cosi teso e trasparente tra di loro, che rende le cose così precarie e
poco definite. O dentro o fuori,
pensa.
Nick tossicchia e lei sbatte le palpebre,
tornando al presente, rapita dai suoi pensieri e dal nervosismo latente che le
è preso quando ha iniziato a guardare le labbra di Nick mentre le raccontava
delle vacanze a casa dei nonni. Christina arrossisce, si passa una mano sulla
fronte e raddrizza le spalle.
“Scusa, mi sono distratta. Dicevi?”. Vorrei morire di vergogna.
Nick stira la bocca in un accenno di
sorriso e scuote la testa. “Non importa. Facciamo due passi?”
“Si” ammette con troppa enfasi. L’aria è
pesante nel locale e ha bisogno di una distrazione.
Si offre di pagare la sua metà, ma Nick è
categorico, non le lascia margine di replica.
“La prossima volta pago io” borbotta
uscendo dal pub, con gli occhi fissi sui bottoni della giacca leggera. Nick
assume un’espressione scettica, “contaci” sembra dire. Poi sorride piano, al
buio. “La prossima volta” ripete e lei capisce di essersi rovinata con le sue
stessa mani.
Passeggiano lungo tutto l’isolato,
chiacchierando. La risata di lei è forte ma musicale, contagiosa. Quella di
Nick bassa, virile. Dopo circa un’ora ad entrambi gira un po’ la testa. Chris
controlla l’orologio e Nick lo prende come un messaggio eloquente.
“Dove hai parcheggiato?”
Chris arrossisce. “Mi ha dato un passaggio
Cam, tra un po’ dovrebbe tornare a…”
“Ti accompagno” la interrompe.
“Non ti preoccupare, davvero…”
“Sei di strada”. Nick ammicca e si volta
con le mani in tasca, superandola. Si avvicina alla sua auto con un’espressione
soddisfatta che lei non può vedere e Chris, dal canto suo, sente le ginocchia
tremare.
Le stesse ginocchia che Nick sfiora
inavvertitamente scalando le marce, con le nocche fredde. Chris cerca di non
sussultare e lui di non indugiare troppo, cercando di assumere un atteggiamento
rilassato. Le difficoltà sono palesi già dal primo silenzio imbarazzato, Chris
alza appena il volume della radio e canticchia She will be loved.
Quando Nick accosta, nel viale di casa, non sa esattamente che ore sono. L’auto
smette di fare le fusa, il motore si spegne e si addormenta; il buio è una
costante, intervallato da pochi lampioni accesi. Slaccia la cintura e fa per
scendere ma i borbottii disperati di Chris lo portano indietro.
Un pezzetto di tessuto del vestito si è
intrappolato nel gancio accanto al sediolino. Si sporge verso di lei e Chris
alza la testa quando le mani di Nick si sostituiscono alle sue nel litigio con
la stoffa. Lui tira leggermente e la gonna scopre un centimetro in più della
sua gamba. Tutto il corpo di Nick emana calore e Chris lo avverte pur senza
sfiorarlo.
Il click del meccanismo li riporta indentro
contro i rispettivi sedili, rapidi come molle. Poi Nick la accompagna fino al
cancelletto, le mani lungo i fianchi.
“Allora, buonanotte”. Tituba, ma prova a mascherarlo.
Chris lo guarda e deglutisce. Ha smesso di
lottare contro la realtà dei fatti mezzora fa e vuole baciarlo. Vuole che lui
la baci. Che annulli quei centimetri di distanza e la stringa conto il suo
corpo solido. I polpastrelli iniziano a pizzicarle per la voglia di posarsi sui
muscoli accennati degli avambracci. Sotto il suo sguardo intenso, Nick muove
una gamba in avanti, come stregato dal richiamo dei suoi occhi blu. Poi dondola
e sposta il peso su quel piede, mascherando un impulso irrazionale per non
spaventarla. Sospira e fa un passo indietro.
Chris abbassa lo sguardo. “Buonanotte,
Nick”. Si incammina con le guance in fiamme, impaziente e determinata a sparire
il prima possibile.
Si appoggia al pomello per non cadere, respira forte e stinge i pugni per la
frustrazione.
“Jonas” sussurra e si volta, marciando
verso Nick. Lui ha mosso solo qualche passo. Quando gli è di fronte esita un
secondo, poi lo afferra per un braccio e si fa più vicina, la bocca sulla sua.
Nick, nonostante la sorpresa, chiude gli occhi e le stringe delicatamente i fianchi.
E’ mansueto, paziente, la bacia come se avesse tutto il tempo del mondo, la
tiene salda, con decisione, vuole essere egoista e tenerla tutta per sé. I baci
di lei sono agitati, vulnerabili, forti, come se il desiderio malcelato nei
mesi precedenti irrompesse tutto insieme. Lo bacia con avidità, con trasporto,
con le mani nei suoi capelli e detta il ritmo, a cui Nick non puoi far altro
che stare dietro, decisamente volentieri. Fino a restare senza fiato.
Quando riapre gli occhi ha lo sguardo
smarrito e ha paura di vedere lo stesso sul volto di Chris. Lei, invece, ha gli
occhi appannati dal desiderio. Sente il suo fiato su un angolo della bocca e
una mano le scivola dalla nuca al petto, senza perdere il contatto. Lui allunga
una mano e le scosta i capelli, scorrendo le dita sul suo profilo.
Chris impiega qualche secondo a riprendere
lucidità e con un cipiglio corrucciato dice “questa è una buonanotte, Jonas”.
Poi si allontana, sorridendo leggermente maliziosa, camminando a ritroso fino
alla porta. Il sorriso che Nick le rivolge illumina tutto il viale immerso
nell’ombra.
L’autostrada è quasi invisibile nel buio,
il fascio di luce dei fari è l’unica guida del suo incedere rapido. Joe ruota
il polso e da gas, ancora. Il casco nero, il giubbotto di pelle e il jeans
scuro, è un tutt’uno con la moto. Gli occhi fissi sulla strada, prova a
concentrarsi sulle indicazioni, la linea della carreggiata, le uscite, ma senza
traffico è più facile distrarsi. Pensa alla California, alla casa di pietra
bianca con la jacuzzi, i party, la troupe. Linda.
E’ un’immagine vivida e luminosa, piena di energia, come lei.
Da quello che è riuscito a carpire dalle
conversazioni tra lei e suo fratello – perché lui no, il coraggio di
affacciarsi in webcam per un saluto non lo trova – sta bene, lavora, le piace,
si diverte, conosce gente. Ragazzi.
Un rimescolio fastidioso, il capriccio di un bambino davanti ad un giocattolo
che non usava più, tra le mani di un altro bimbo. Un desiderio cieco di riappropriarsene,
a tutti i costi. La promessa silenziosa di prendersene cura, di stare più
attento, di metterlo sulla mensola nel posto migliore. Scuote la testa, ribalta
i pensieri, ma è sempre li. In un cantuccio, una vocina stupida che gli sussurra
qualcosa che non riesce a capire.