Siamo una coppia, o no?
Questa frase rimbombava nella testa di mickey...
Cazzo ne so se siamo una coppia, forse lo siamo...
Ma io non sono una femminuccia del cazzo, e poi che cazzo di domanda è.
Ci vediamo ogni giorno, scopiamo ogni giorno, litighiamo e ci prendiamo a pugni ogni giorno.
Cazzo si che siamo una coppia, e Ian deve saperlo. Non posso permettermi di perderlo ancora deve sapere ciò che provo.
Inizio a correre, e in due minuti sono a casa sua.
- Ian apri!!! -
Busso cosi forte che quasi mi spacco le nocche della mano.
- Mickey, cosa succede?-
Lo bacio ho bisogno di lui, non me ne frega niente se siamo fuori casa sua e potrebbe vederci chiunque, non mi importa per niente!
- Ehi, tutto ok? Guarda che può vederci qualcuno. -
- Non mi interessa, si siamo una cazzo di coppia, ok? Fanculo Gallagher mi hai fatto diventare una cazzo di femminuccia! -
- Finalmente ci sei riuscito eh. -
Lo guardo storto, si meriterebbe un pugno dritto in faccia, su quel visino che tanto amo. 
- Beh allora mi merito un appuntamento? -
- Cosa? Mickey Milkovich vuole un appuntamento? -
- Si cazzone, voglio un appuntamento. -
- Va bene, allora baciami ancora e poi vattene, ci vediamo stasera. -
Lo bacio lentamente, sento la sua erezione vicino alla mia coscia, ha voglia di me. 
Tanta voglia quanta ne ho io di lui. Mi stacco prima di prendere e portarlo in camera sua, gli sorrido.
- A stasera. -
Di rimando mi sorride.
Vado a casa e sono eccitato come non mai, mi faccio la doccia e mi tocco pensando a lui, ho bisogno di scaricare l'adrenalina prima di vederlo, sono agitato.
Mi preparo mi metto addirittura la camicia sopra i jeans. Mai fatto in tutta la mia vita e mi sento orribile, spero pero che Ian apprezzi. 
Tempo fa mi aveva regalato un profumo, non l'ho mai messo perché a Ian piace il mio odore della pelle, ma stavolta è un occasione speciale ed è giusto che io lo metta.
Sono pronto in anticipo e decido di andare già a casa sua.
Arrivato li davanti iniziano a tremarmi le mani, cazzo che femminuccia.
Cosa mi hai fatto Ian Gallagher??!
- Mickey, Ian è su di sopra si sta finendo di preparare. -
Fiona mi sorride, l'ha fatto pochissime volte, so di stargli sul cazzo ma non mi importa, gli sorrido anche io.
- Andrà tutto bene, siete entrambi agitati. -
- Cazzo, non sono mai andato ad un appuntamento. -
- Beh, nemmeno Ian. -
Mi sorride di nuovo, probabilmente è contenta che finalmente ho ammesso di essere cio che sono. 
Gay.
Cazzo, devo affrontare mio padre, Ian si merita di vivere un amore libero, non cosi, è vero gli ho detto che ciò che io e lui abbiamo mi rende libero. Ma non voglio avere paura a girare per Chicago e trovarmi mio padre davanti con una pistola, voglio girare libero, mano per mano , con Ian.
Appena lo vedo scendere mi viene da ridere, non perche sia brutto, ma perche abbiamo avuto la stessa idea. Camicia sui jeans. 
- Sei pronto Rosso? -
- Non ne sono sicuro Mick. -
Gli sorrido e tendo la mano, le sue dita si intrecciano alle mie. 
- Buona serata ragazzi. -
Entrambi sorridiamo, e usciamo nel freddo inverno del South Side.
Andiamo a mangiare in un ristorante italiano, e ci scambiamo anche qualche bacio a tavola. 
- Ian dopo passiamo un attimo all'Alibi. -
- Vuoi ubriacarti? -
- No, voglio parlare con mio padre. -
- Di cosa? -
- Di noi cazzone. Basta nasconderci. -
- Beh, stasera non ci stiamo nascondendo. -
- Stasera no, ma non voglio nascondermi mai più. -
Mi sorride e mi bacia, sa di pasta e vino.
Ed è fantastico. 
Finito di mangiare ci dirigiamo all'Alibi e inizio ad aver paura, so che mio padre sarà li e so cosa succederà.
Questa camicia bianca diventerà rossa per colpa di tanto sangue.
Entriamo dentro al bar e vedo subito mio padre seduto al tavolo con due prostitute russe, mi metto al centro del bar e chiedo di fare silenzio. 
- Ascoltate, volevo solo farvi sapere che sono un fottuto gay!! Un gran bel culattone! - 
Il bar rimase in silenzio qualche secondo, aspettando la reazione di Terry che non tardò ad arrivare. Rovesciò il tavolo e mi venne addosso, tirandomi pugni in faccia e nella pancia, cercavo anche io di darglieli ma erano piu quelli che prendevo, cosi vidi Ian prendere mio padre dal collo e togliermelo di dosso.
- Era una vita che volevo farlo. -
E gli da un pugno secco sul naso, ad un certo punto arriva la polizia e ci divide, mio padre che era agli arresti domiciliari lo riportano dentro mentre io e Ian ce la caviamo con una sgridata.
Felici della nostra libertà tornammo a casa, decisi a non nasconderci mai più.