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Autore: Nazuhi    28/12/2016    1 recensioni
Sequel di "Tutte le mie prime volte" (ripostata su gentile richiesta di una lettrice, che ringrazio di cuore)
****
Yomi è riuscita, non con poche difficoltà, a superare il suo primo anno all'Accademia del Duellante. Il ricordo del suo primo anno e la scomparsa dei suoi amici, però, continuano a tormentarla. Si sente inutile e vorrebbe scoprire cosa è realmente successo agli studenti d'élite, ma le indagini si risolvono tutte in un buco nell'acqua e la ragazza inizia ad esserne ossesionata, al punto da allontanarsi sempre più dai pochi amici rimasti. Tuttavia l'arrivo del fratello e il suo burrascoso ingresso in Accademia la aiuteranno a ritrovare la sua strada e ad allontanare i fantasmi che continuano a perseguitarla. Non tutto però è rosa e fiori; nell'ombra si nascondono dei nemici impensabili, pronti a tutto pur di portare alla luce segreti antichie dimenticati dai più, e che minacceranno la felicità degli studenti e dei due fratelli Yuki.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri personaggi, Jaden/Judai Yuki, Nuovo personaggio, Zane Truesdale/Ryo Marufuji
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10- Un'antica scoperta


Era già dicembre e la vita all'Accademia scorreva tranquilla come sempre. Ormai erano trascorsi tre mesi da quando Judai era arrivato all'isola, ma a Yomi sembrava che fosse passata solo qualche settimana. Da quando il fratellino aveva fatto la sua rumorosa apparizione le giornate della ragazza si erano trasformate del tutto e, dopo mesi passati a tormentarsi per la scomparsa dei due amici, aveva finalmente trovato un po' di pace. Per certi versi non ci credeva nemmeno lei, ma la presenza di Judai era stata sufficiente per riportare la gioia e l'allegria nella sua vita e in quella di altre persone. Era stato grazie a Judai se Hayato era tornato finalmente a lezione, ed era sempre stato grazie al fratellino se i rapporti tra Sho e Ryo si erano distesi un po'. Ed era sempre grazie alla caparbietà e all'innocenza di Judai se anche Manjoume aveva smesso di atteggiarsi a divinità scesa in terra. Quest'ultimo soprattutto aveva passato dei brutti momenti all'Accademia del Nord e ne era tornato parecchio cambiato, sebbene lui continuasse a negare ogni cosa. Se non fosse stato per i tre fratelli Ojama – gli strani spiriti di Duel Monster che si era portato dietro – lei non sarebbe mai venuta a conoscenza di tutta la storia. I tre gliel'avevano raccontata qualche giorno dopo che il ragazzo era ritornato all'Accademia, pregandola di non rivelarla a nessuno e lei li aveva accontentati. Dopo quella chiacchierata, però, aveva capito cosa fosse successo al ricco figlio di papà e aveva iniziato a provare pietà nei suoi confronti. Alla fine aveva capito che non era come voleva apparire agli altri, e stranamente aveva finito con il prenderlo in simpatia; forse si stava addirittura affezionando a quel tipo altezzoso e spocchioso.
Quella mattina, la ragazza si era precipitata al dormitorio rosso al sorgere del sole, per svegliare il fratello e i due amici. Aveva appena ricevuto una lettera importante e voleva condividerla con loro prima che con chiunque altro.
«Cosa diavolo ci fai qui, a quest'ora?» le chiese Judai, sbadigliando sonoramente. Si era seduto sulla sponda del letto da soli pochi minuti e non sembrava che avesse voglia di ascoltarla; probabilmente nella sua testa c'era spazio solo per le lenzuola del letto.
«Ho una notizia da darvi» ripeté lei, un po' meno emozionata della prima volta. Non le piaceva ripetere le cose troppe volte. «Quindi ascoltatemi bene.»
«Qualsiasi cosa fosse non poteva aspettare?»
«No» sbottò stizzita Yomi. «Sei proprio antipatico, lo sai?»
«Lo sai che ho sempre sonno, perché sei venuta così presto?»
«Non vuoi sapere la buona notizia? Guarda che riguarda tua sorella» disse Yomi. «Anzi, in realtà sarebbero due, ma una non posso dirtela per il momento. Dovrai aspettare questa sera.»
«Veramente vorrei dormire...»
La ragazza lo fulminò con lo sguardo, poi lo afferrò per uno orecchio, tirandolo. Il ragazzo iniziò a gemere dal dolore e a pregarla di lasciarlo andare.
«Ti ascolto, ti ascolto, ti ascolto» strillò. Yomi lo lasciò andare, fissandolo torva. «Ok, d'accordo, dimmi tutto.»
«Il dottore ha detto che sono completamente guarita» esclamò lei, mostrando al fratello, a Sho e a Hayato la lettera che la professoressa Ayukawa le aveva appena consegnato. Sulla cima del foglio c'era il simbolo di una nota clinica di Domino City e subito sotto il logo della Kaiba Corp. «Dice anche che d'ora in poi non dovrò fare alcun controllo. Sono guarita. Del tutto!»
Sho e Hayato si scambiarono qualche sguardo perplesso.
«Perché? Eri malata?» chiese il ragazzo dagli occhiali, scendendo dal letto e osservando da più da vicino la lettera che la ragazza teneva tra le mani.
«Non proprio» rispose lei, «ero solo stata pugnalata al fianco.»
«Solo?! Come fai a parlarne come se fosse una cosa da nulla?!»
«Sho, non c'è bisogno di farne una tragedia. Ho solo rischiato di morire, ma ora sto bene.»
Il ragazzino la guardò sconcertato, poi si lasciò andare ad un profondo sospiro.
«Mio fratello almeno lo sa?»
«Se ti riferisci alla ferita, sì. Se ti riferisci alla lettera, non gliel'ho ancora detto; sono venuta prima qui.»
«Non dovrebbe saperlo prima di noi?» si intromise Hayato, sporgendosi dal suo letto. «E' il tuo ragazzo e ultimamente sembrate essere parecchio in sintonia. Non dovresti rovinare tutto come fai di solito.»
Yomi aggrottò le sopracciglia, offesa dalle insinuazioni dell'amico cicciottello. «Non è mica colpa mia se ogni tanto litighiamo. La colpa è anche sua e della sua testa dura» borbottò. «No, va bene così, credimi. Glielo dirò, ma prima volevo dirlo a mio fratello.» Spostò di nuovo lo sguardo su Judai, il quale continuava a sbadigliare grattandosi la pancia. «Allora? Nulla di dire?»
«Tornerai a duellare?»
«Quello potevo già farlo prima, anche se non abbiamo mai capito il motivo.»
«Intendo come facevi un tempo» puntualizzò lui, stropicciandosi gli occhi. «Prima duellavi praticamente sempre, ma fino ad adesso dovevi trattenerti per evitare ricadute, dico bene? Se adesso il medico dice che sei guarita del tutto, significa che potrò vederti duellare di nuovo come facevi un tempo.»
«Bè, sì. Devo riprendere il ritmo, ma non credo ci saranno dei problemi. Venire qui è stata la scelta migliore che potessi fare.»
«E pensare che non volevi neanche metterci piede» commentò il fratello minore, ridendo tra sé e sé.
«Lo sai che detesto obbedire a quel bastardo di Kaiba...»
«Hai conosciuto il leggendario Kaiba?!» strillò Sho, scattando di nuovo in piedi. «Perché non me l'hai mai detto?»
Yomi fece spallucce, distogliendo lo sguardo dall'amico. «E' un tipo odioso e manipolatore, non vale la pena conoscerlo.»
«Ma è il rivale di Yugi Muto!»
«Sì, ma Yugi è cento volte più simpatico.»
«Non dirmi che hai conosciuto pure lui?!»
«Dai, Sho, non fare quella faccia» si intromise Judai, dando una sonora pacca sulla schiena dell'amico. «Pure io l'ho conosciuto. Mi ha dato “Kuriboh Alato”, ricordi?»
«Sì, ricordo che me l'avevi già accennato» commentò l'altro, lanciando ai due fratelli occhiatacce. Poi sospirò e si rimise a sedere sul bordo del letto. «Certo che voi due siete proprio fortunati!»
«Io forse, ma mia sorella non lo è così tanto. Pensa che questo, al momento, è l'unico posto dove può duellare senza fare del male alle persone.»
«E perché?» chiese Sho, guardando prima l'amico, poi la ragazza. Entrambi scossero la testa, aggiungendo che nessuno lo sapeva.
«La mia è una situazione strana» disse Yomi, dopo qualche secondo di silenzio. «Andava tutto bene finché non ho partecipato ad un torneo regionale. Durante quell'evento i miei avversari sono stati ricoverati tutti in ospedale, senza alcun motivo apparente. Erano semplicemente svenuti alla fine del duello. Secondo Crawford, il presidente della Industrial Illusion, io mi nutrivo dell'energia dei miei avversari senza rendermene conto. Per questo fui costretta a smettere di duellare. Le cose, poi, peggiorarono e per vari motivi, tra cui l'aggressione che ho subito, sono stata mandata qui, dove ho scoperto di poter duellare senza problemi. Nessuno ha mai capito il motivo, ma forse oggi verrà svelato l'arcano mistero.»
«Oggi?» chiesero i tre ragazzi, quasi in coro.
«Esatto! Ma non posso dirvi nulla di più. Incrociate le dita e sperate per me!»
Salutò i tre ragazzi e senza dire altro si fiondò fuori dalla stanza, senza lasciare loro il tempo di farle qualche altra domanda. Fosse stato per lei avrebbe detto tutto al fratello e ai due amici, ma il cancelliere era stato categorico: nessuno doveva essere a conoscenza di quell'incontro, nemmeno le persone di cui si fidava più di tutte. Nemmeno Ryo. Sospirò, scuotendo la testa. Non le piaceva nascondere qualcosa al fidanzato, ma non aveva altra scelta. Era la cosa migliore per evitare un'isteria di massa e gli stessi problemi che si erano presentati l'anno precedente. In fondo, le persone che stavano giungendo all'isola erano tutto fuorché dei perfetti sconosciuti. “Spero solo che abbiano delle buone notizie” pensò, mentre attraversava di corsa il vialetto che conduceva al dormitorio Obelisk. Doveva ancora mostrare la lettera del medico a Ryo e poi correre all'ufficio di Samejima, per incontrare i due uomini.
Le ritornò alla mente la conversazione che aveva avuto poco prima con il cancelliere. La professoressa Ayukawa l'aveva buttata di sotto dal letto che il sole doveva essere sorto da solo qualche ora. Dalle imposte ancora socchiuse della sua stanza penetrava un tenue raggio roseo che illuminava malamente il letto e l'armadio a parete. La donna le aveva detto di prepararsi il prima possibile con il solito sorriso cordiale dipinto sulle labbra, poi era uscita, richiudendo la porta dietro di sé: Il primo pensiero di Yomi fu di chiedersi in quale guaio si fosse appena cacciata, ma il sorriso dolce e gentile della professoressa aveva fatto evaporare tutti i suoi dubbi. Il motivo per cui l'aveva svegliata doveva essere ben diverso, altrimenti non le avrebbe sorriso in quel modo. Si era già arrabbiata con lei, l'anno precedente, e Yomi ormai sapeva bene quale espressione aspettarsi. Sospirò e si vestì il più velocemente possibile, poi scese al piano di sotto. Qui, mentre mangiava la sua solita brioche ripiena di cioccolata, la professoressa l'aveva messa al corrente della situazione e le aveva consegnato le due lettere che le erano state inviate. Una era del medico che l'aveva presa in cura dopo l'incidente, in cui in sostanza le diceva che era guarita; l'altra era di Seto Kaiba in persona, nella quale le comunicava che sarebbe giunto sull'isola in tarda mattinata.
«Il cancelliere Samejima vuole parlarti riguardo a quella seconda lettera, il prima possibile» le aveva detto, sorridendole. «Sembra che ci siano buone notizie!»
«Riguardo a cosa?»
«Riguardo al motivo per cui non puoi duellare. Seto Kaiba ha continuato con le ricerche e insieme al signor Crawford sembra che abbia trovato qualcosa. Forse la soluzione non è più così lontana!»
«Lei dice?»
«Dovresti avere più fiducia...»
«Non è quello, è solo che dopo quello che mi è successo ho smesso di fidarmi di Kaiba. Il più delle volte riesce solo a deludermi.»
«Non lo hai molto in simpatia, vero?»
Yomi aveva scosso la testa. «Lo trovo arrogante e testardo. E non ho mai digerito il fatto che mi abbia spedita qui contro la mia volontà.»
«Ma alla fine gli sei grata per averti iscritta. Dico bene?»
«Non proprio, ma gli sono grata per non avermela data vinta» aveva replicato la ragazza, accennando un mezzo sorriso. «Ma non lo perdonerò mai.»
La professoressa Ayukawa aveva riso di gusto ed anche Yomi si era lasciata andare ad una risata. Poi, insieme, erano uscite dal dormitorio dirette verso l'edificio principale.
Una volta qui, il cancelliere le aveva detto più o meno le stesse cose che le aveva riferito Ayukawa, pregandola di non dire nulla al nessuno, almeno finché i due uomini non fossero partiti di nuovo.
«Arriveranno tra una mezz'oretta circa, quando gli studenti saranno ancora a letto, perciò cerca di non fare ritardo» si era raccomandato l'uomo, alla fine.
«Lei sa di cosa vogliono parlare?» gli aveva chiesto la ragazza, ignorandolo. «Riguarda la mia condizione, ma cosa di preciso?»
«Il signor Kaiba mi ha detto solo che hanno svelato il mistero, ma vogliono parlarne direttamente con te. Non so altro, ma dai suoi discorsi posso assicurarti che il merito sia del signor Crawford. Nell'ultimo anno ha viaggiato molto per alcuni scavi e forse ha trovato qualcosa di interessante.»
«Negli scavi?»
«Chissà, il gioco di Duel Monster è molto antico, come tu ben sai, e forse anche i tuoi poteri lo sono. Non saprei che dirti, il signor Kaiba è stato parecchio vago e non ho ancora avuto il piacere di parlare direttamente con Crawford.»
«Bè, l'unica cosa che m'interessa al momento è capire come poter tornare a duellare. Il prossimo anno sarà l'ultimo qui, in Accademia, e dopo vorrei diventare una professionista, perciò se esiste una soluzione definitiva vorrei conoscerla.»
«Lo saprai presto» l'aveva rassicurata l'uomo, sorridendole. Yomi aveva ricambiato ed era uscita dalla stanza. Voleva mostrare la lettera del medico al fratello e al fidanzato, prima che arrivassero i due uomini, ed era proprio nel dormitorio rosso che si era diretta.


Con questi pensieri in testa, uscì dal dormitorio blu e si diresse di nuovo verso l'edificio principale. La conversazione con Ryo era stata molto breve – forse troppo – ma, al momento, non aveva nulla da dirgli. Gli aveva mostrato la lettera e gli aveva detto per filo e per segno ciò che le aveva scritto il medico, rassicurandolo sulle sue condizioni. Il ragazzo sembrava quasi felice di sentirlo, e per un breve attimo Yomi ebbe la sensazione che stesse addirittura sorridendo. Era difficile da dirlo anche per lei, però, perché l'espressione perennemente impassibile dell'Obelisk le impediva di capirlo fino in fondo, ma quella volta era abbastanza certa che fosse sollevato dal saperla del tutto guarita.
Varcò l'ingresso dell'edifico principale e si diresse nell'ufficio del cancelliere, esattamente come aveva fatto mezz'ora prima. Una volta di fronte alla porta, si fermò per prendere fiato e calmare i nervi a fior di pelle, ed entrò.
Non ebbe neanche il tempo di salutare i presenti che due braccia muscolose la circondarono, abbracciandola.
«Yomi! Ne è passato di tempo!» esclamò una voce maschile, la stessa a cui appartenevano le due braccia che la stavano quasi stritolando.
«Mokuba... Lasciami...» mormorò lei, cercando di divincolarsi. Non amava particolarmente essere abbracciata dal fratello minore di Kaiba, soprattutto in modo così caloroso.
«Ah, giusto, dimenticavo che stai con quel tipo» commentò l'altro, lasciandosi sfuggire un ghigno divertito e allontanandosi dalla ragazza. Yomi arrossì leggermente e lo fulminò con lo sguardo.
«Non credevo che saresti venuto anche tu...»
«Non potevo perdere l'occasione di vederti.» Mokuba le lanciò l'ennesimo ghigno divertito e si allontanò verso i divanetti dell'ufficio, sui quali era seduto il fratello maggiore e il presidente della Industrial Illusion.
«Giovane Yomi, è un po' che non ci vediamo» la salutò Crawford, accompagnando la frase con un gesto della mano. «Oggi siamo venuti con delle buone notizie!»
«Il cancelliere me l'ha accennato poco fa» replicò la ragazza, inchinandosi ai due in segno di saluto. «Ma non mi ha detto cosa avete scoperto.»
Crawford si lasciò sfuggire una risata cristallina, poi le fece cenno di avvicinarsi e sedersi di fronte a loro. «La storia è un po' lunga, è meglio se ti siedi.»
«Avete buone notizie, dico bene? Potrò duellare anche fuori da quest'isola, vero?»
«Siediti, così possiamo parlarne con più tranquillità» disse Crawford. Yomi annuì in silenzio e prese posto di fianco al cancelliere. Di fronte ai due c'erano Crawford e Seto Kaiba, mentre dietro al fratello c'era Mokuba, in piedi appoggiato al piano della scrivania. Tra i due divanetti in pelle nera c'era un tavolino da fumo in vetro, con sopra un vaso pacchiano di ceramica bianca e azzurra e due grossi fiori colorati di plastica.
«Allora?» chiese Yomi, dopo vari minuti di silenzio in cui aveva guardato, a turno, i tre uomini di fronte a lei. Crawford annuì, poi si schiarì la voce e iniziò il lungo discorso.
«La storia è un po' complicata e per raccontarla dovrò andare un po' indietro nel tempo» disse. «Risale tutto a circa un annetto fa, forse qualcosa meno, durante uno dei miei soliti scavi. Se ben ricordi, quando ci siamo lasciati l'anno scorso, avevamo deciso di tenerci in contatto per qualsiasi cosa. Io non avrei potuto fare molto, se non assoldare qualche esperto per cercare di venire a capo del problema. Un anno fa sembrava che quel dispositivo su cui lavorava la Kaiba Corp fosse l'unica cosa che potesse permetterti di duellare, ma qualsiasi cosa facessimo non sembrava voler funzionare. Per un po' lasciai tutto nelle mani del giovane Kaiba e tornai ai miei scavi. E' stato durante uno di quelli, prima che il cancelliere mi contattasse per dirmi che avevate scoperto che potevi duellare senza problemi su quest'isola, che ho trovato un oggetto molto strano.»
«Un oggetto?» chiese la ragazza, confusa.
«Un artefatto antico, per la precisione.» Crawford si voltò verso Mokuba e le fece un cenno con la testa. Il giovane annuì e si allontanò, dirigendosi verso l'altro angolo dell'enorme stanza. «Mi trovavo qui in Giappone, su un'isola disabitata in mezzo all'oceano, e stavamo scavando in un antico sito che sembrava risalire a ben prima che i primi giapponesi mettessero piede nel Paese.»
«Stai dicendo che risale agli Ainu?»
«Oh, ma che ragazza ben informata che sei!» esclamò l'altro, sorpreso. «Esattamente, a giudicare dai vasi e altri oggetti di argilla che abbiamo trovato sembrava proprio un sito Ainu. L'unica cosa che non quadra è un singolo oggetto, quello che più di tutti mi ha colpito e che ho portato qui appositamente per te.»
Mokuba era appena ritornato con in mano una pesante valigia, grande quasi quanto il tavolino su cui l'aveva posata. Il presidente della Industrial Illusion si avvicinò e la aprì, mostrando il contentuo al cancelliere e alla ragazza. Avvolta da morbidi panni di raso bianco c'era una vecchia spada giapponese dalla lama ricurva e arrugginita vicino all'impugnatura. Era completa di elsa, impugnatura e fodero di legno, e se non fosse stato per gli evidenti segni del tempo sulla lama, la ragazza avrebbe creduto che fosse stata forgiata da poco.
«Questo è ciò di cui vi parlavo» disse l'uomo dai capelli bianchi, indicandola con un dito. «L'unico tassello che non quadrava.»
«Questa spada?» chiese Yomi, sollevando interdetta il sopracciglio. «Perché mai?»
«Per vari motivi, il primo tra tutti è che stando alla datazione sembra risalire all'epoca in cui l'uomo ancora costruiva strumenti di selce in mezzo alla natura selvaggia. Il carbonio 14 dice che questa spada ha oltre quattordici mila anni e a quell'epoca è assai improbabile che ci fosse un insediamento umano su quell'isolotto.»
«Gli Ainu non potrebbero averla trovata da qualche parte?»
«Alquanto improbabile, ma è possibile. Questo, però, non cambia il fatto che nessuno può averla forgiata. Non avevano le conoscenze per farlo.»
«Quindi è una OOPart» commentò Yomi, chinandosi sulla spada. Non s'intendeva molto di katana, ma quella aveva una linea che le piaceva molto.
«Una cosa?» fece Mokuba, strabuzzando gli occhi. Seto si lasciò sfuggire un grugnito di disapprovazione, ma non disse nulla.
«Out of Place Artifact» spiegò lei, «in sostanza un oggetto che si trova fuori posto o che risale ad un periodo in cui non sarebbe potuto essere costruito.»
«Esattamente» annuì Crawford, «e tutt'ora non abbiamo capito cosa sia, a chi sia appartenuto e perché si trovasse in quell'isola. Ma non è questo, quello che c'interessa.» Yomi sollevò lo sguardo sull'uomo, facendogli segno di proseguire. «Quando ritrovai questa spada non capii nemmeno cosa potessi avere davanti. Mi limitai a inviarlo ai laboratori per l'analisi e finii persino on il dimenticarmi della sua esistenza. Poi i miei dipendenti mi inviarono i risultati e fu solo in quel momento che iniziai a credere di aver scoperto qualcosa di interessante. Così iniziai a fare ricerche su ricerche, visitai altri siti sparsi in tutto il mondo, e cercai di venire a capo di quella strana storia. Non scoprii molto, eccetto un'antica leggenda tramandata da alcune tribù di Ainu a nord dell'isola giapponese di Hokkaido. Mi raccontarono di un'antica regina, ammantata di nero e armata di una spada lucente come l'argento, in grado di fermare giganteschi mostri e scongiurare la fine del mondo. La trovai una storia interessante e anche molto familiare, perciò non appena tornai dal viaggio mi misi al computer e cercai tra tutti i resoconti dei miei viaggi qualcosa di simile. Fu una ricerca lunga e infruttuosa, e arrivai persino al punto di arrendermi e lasciar perdere. Leggende e miti simili a quello che mi avevano raccontato gli Ainu esistevano in tutte le culture di questo mondo e con tutti gli scavi che avevo seguito non era facile stabilire quali fossero simili per caso e quali perché effettivamente legate. Nel frattempo venni a conoscenza del fatto che tu avessi scoperto di poter duellare senza problemi, qui sull'isola, e fu questa notizia a farmi accendere la lampadina. Ebbi un vero e proprio colpo di genio e mi misi subito all'opera per verificare la mia teoria.»
«Che sarebbe?»
«Quest'isola è questa la chiave di tutto. Insieme al segreto che nasconde» concluse Crawford, sorridendo fiero.
«Quale segreto?» insistette la ragazza, voltandosi verso il cancelliere.
«La leggenda della regina che si oppone a giganteschi mostri è molto simile ad un'iscrizione che ho scoperto in un antico scavo su quest'isola, ormai oltre dieci anni fa. Ignoro ancora il collegamento tra quest'isola e gli Ainu, ma forse neanche esiste, tuttavia le similitudini ci sono e sono molto forti. La regina di cui parla la leggenda è raffigurata sempre vestita di nero e armata di spada, esattamente come è rappresentata nei bassorilievi che ho rinvenuto qui. Per quanto riguarda i mostri che dicono sia in grado di fermare, le somiglianze diventano sempre più forti. Gli Ainu parlano di tre mostri, uno dalle fattezze di drago in grado di controllare le fiamme del sottosuolo, uno in grado di provocare enormi tempeste di fulmini e tuoni; il terzo, invece, era in grado di richiamare le anime dei morti dall'oltretomba e usarli come esercito personale. Questi tre mostri sono gli annunciatori della fine del mondo, della distruzione e della sua rinascita. E queste tre figure sono identiche a quelle che rinvenni qui sull'isola. Sono le tre Bestie Sacre, le tre carte più potenti che abbia mai creato e che sono conservate in una caverna sotto l'Accademia.»
«Proteggere quelle tre carte è l'unico motivo per cui è stata fondata questa scuola» fece Seto, all'improvviso. Era rimasto in silenzio per tutto il tempo, sbuffando solo di tanto in tanto come se fosse scocciato da tutti quei discorsi.
«Hai davvero creato delle carte potenzialmente letali?» chiese Yomi, sollevando il sopracciglio con disappunto. Crwford si passò una mano tra i lunghi capelli bianchi e distolse lo sguardo, leggermente in imbarazzo. Lo sguardo corrucciato della studentessa lo metteva a disagio.
«Meglio sotto forma di carte che ancora nei bassorilievi, credimi» disse, dopo un po'. «Se fossero rimasti imprigionati nella pietra delle tavole dove le ho trovate avrebbero causato molti più danni.»
«L'Accademia, tra l'altro, è nata con il solo scopo di proteggere quelle carte e impedire che vengano utilizzate. Se venisse liberato il potere di quelle carte, la fine del mondo potrebbe essere molto più vicina di quello che pensiamo» proseguì Seto. Si alzò in piedi e si avvicinò alla finestra che dava sull'ingresso dell'edificio, diede una rapida occhiata di sotto e ritornò sui suoi passi. «Nessuno sano di mente attaccherebbe apertamente una scuola che pullula di duellanti. E' il posto più sicuro del mondo.»
«Aspettate, fatemi capire bene» lo interruppe la ragazza, «Avete trovato questa spada su un'isola sperduta e credete che sia la stessa di cui parlano le leggende degli Ainu su questa fantomatica regina, giusto?» Crawford e Seto annuirono all'unisono. «E credete che sia la spada che la leggenda siano collegati a queste tre carte pericolose che avete trovato qui, dieci anni fa?»
«Non lo crediamo, ne siamo certi» puntualizzò Seto, con il solito tono che non ammetteva repliche. Quando Crawford mi ha contattato raccontandomi ciò a cui era giunto, ho iniziato a fare ricerche su i materiali che avevamo raccolto dalle tre tavolette e su ciò che mi aveva inviato e che era stato raccolto dalla spada. Ho effettuato delle analisi comparative e risulta che siano composte dalla stessa sostanza sconosciuta.»
«Metallo?» chiese Yomi.
«No, qualcosa di intrinseco. Non è facile da spiegare, ma è come se la spada avesse la stessa anima delle tre Bestie Sacre. Entrano in risonanza tra loro. E, giusto per essere chiari, non credo che un oggetto possa avere un'anima.»
«Dopo quello a cui hai assistito non dovresti essere così scettico» lo riprese Crawford, accompagnando la frase con una risatina sommessa. «Ma comunque è qui che arriviamo alla parte interessante di tutta la storia. La spada e le tre Bestie Sacre sono in risonanza tra loro, come se la loro anima fosse simile. Il motivo per cui la spada emetta quest'energia non ci è dato saperlo, ma considerando ciò che ci avete comunicato voi mesi fa, la nostra conclusione è che anche la tua anima – o i tuoi strani poteri – siano in sintonia con le tre Bestie Sacre.»
Non appena terminò di pronunciare quelle parole, un silenzio di tomba scese nella stanza. Nessuno dei presenti si arrischiava a interromperlo e dare voce ai propri pensieri. Si limitavano a scambiarsi qualche sguardo fugace, in attesa che qualcun altro decidesse di fare la prima mossa.
«Quindi state dicendo che posso duellare solo perché queste tre carte, questi tre mostri, esistono?» chiese Yomi, dando finalmente voce ai suoi pensieri. La sua voce era roca, quasi sussurrata, ma nel silenzio della stanza sembrava un grido disperato.
«E' quello che pensiamo...»
«Quindi non ho alcuna possibilità di duellare al di fuori di quest'isola...»
«Non lo sappiamo» la interruppe Seto. «Dobbiamo ancora verificare la nostra teoria. Ed è per questo che abbiamo portato con noi la spada. Male che vada ti daremo il permesso di tenerla con te.»
«Il test lo faremo nei sotterranei dell'isola, dove sono custodite le tre carte» aggiunse Crawford, sorridendo alla ragazza come a volerla tranquillizzare. «Il cancelliere, invece, si occuperà dell'altra faccenda.»
«Quale faccenda?»
Crawford e Samejima si scambiarono un'occhiata, poi il cancelliere sospirò, portandosi una mano sulla testa.
«Non so se è un caso o meno, ma ieri notte ho ricevuto comunicazioni preoccupanti. Sembra che un gruppo di duellanti stiano cercando le tre carte delle Bestie Sacre e dobbiamo prendere provvedimenti per proteggerle. Per liberarle dalla prigione in cui si trovano servono sette chiavi e queste sette chiavi posso essere vinte solo in duello, perciò devo scegliere sette duellanti a cui affidarle. E devo farlo il prima possibile.»
«Ma questo non ci interessa al momento» si intromise di nuovo Crawford, prendendo Yomi per un braccio e avviandosi verso la porta, «ora dobbiamo solo concentrarci sul risolvere il nostro problema e venire a capo del mistero. Perciò, giovane Yomi, sei requisita per il resto del giorno. Fratelli Kaiba, venite anche voi!»
Seto e Mokuba si scambiarono uno sguardo eloquente e si incamminarono dietro ai due, il maggiore con la solita aria di chi non vorrebbe avere a che fare con eventi strani e fuori dall'ordinario ma che, suo malgrado, si ritrova sempre coinvolto, il minore con la pesante valigia contenente l'artefatto appresso e un sorriso forzato dipinto sul volto.
Non appena Samejima fu di nuovo solo, si avvicinò ad un cassetto nascosto della scrivania ed estrasse una scatola di legno quadrata e laccata di nero e oro. La aprì con una piccola chiave e ne osservò a lungo il contenuto, poi sospirò e la richiuse. Lanciò l'ennesimo sguardo alla finestra e si lasciò sfuggire un sospiro. La situazione aveva preso una strana piega e lui non era più sicuro di star facendo la cosa giusta; era certo che alla fine di quella faccenda gli avrebbero revocato la presidenza dell'Accademia. “Sono proprio un pessimo preside” pensò, mentre dubbi e incertezze si agitavano nel profondo del suo cuore. “Prima l'incidente con la classe di élite, adesso questi cavalieri delle ombre... La tranquillità, in questa scuola, ormai è solo un'utopia.”

***

Nda: Come avevo già accennato, da questo capitolo inizierò ad utilizzare i nomi giapponesi. Di seguito riporto brevemente chi è chi, per comodità di chi potrebbe non saperlo.

Judai: Jaden

Sho: Syrus

Ryo: Zane

Hayato: Chumley

Ayukawa: Fontaine

Samejima: Sheppard

Crawford: Pegasus

Manjoume: Chazz

  
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