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Autore: Midnight Writer    30/12/2016    1 recensioni
La favola di due cuori che si cercano, tessendo la trama della storia del loro amore e della loro umanità.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Otabek Altin, Yuri Plisetsky
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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(Otabek's P.O.V)
C'era una volta, nel lontano regno di Kori, un umano dalle umili origini di nome Otabek Altin.
Era alto e forte, con dei lineamenti spigolosi, capelli nerissimi e occhi color della fuliggine in mezzo alla quale si trovava più che spesso. 
Era figlio di fabbri: la sua famiglia svolgeva quel mestiere ormai da così tante generazioni che sarebbe stato impossibile contarle, ma in tutta la stirpe regnava la povertà. 
Viveva al confine tra la regione degli umani e la regione delle fate, senza però saperlo.
Fingeva sempre di lasciarsi scivolare addosso la monotonia della sua vita, mentre si sentiva come battuto tra incudine e martello similmente agli oggetti che forgiava sin da quando, ancora piccolo, suo padre aveva iniziato a farlo lavorare con lui.
La noia però da sempre è madre dei sogni più sfrenati, e Otabek, pragmatico com'era, non era mai stato tipo da sognare e basta; così, mentre architettava la sua fuga, tra un lavoro e l'altro e curandosi che suo padre non lo scoprisse, iniziò a forgiarsi un'armatura e una spada. 
Come fa un figlio di fabbri in miseria ad essere un segreto spadaccino? Semplice: ogni arma della quale veniva richiesta la realizzazione, aveva da essere collaudata, e con la vecchiaia incombente del padre, questo compito ormai da anni spettava ad Otabek. 
Così molto spesso si trovava a ingegnarsi per maneggiare la spada da autodidatta inventando mosse e cercando di imitare coloro che vedeva fuori, e col tempo e la dedizione quella di Otabek divenne bravura pura. 
Analizzando anche le difficoltà che incontrava con ogni singola arma, poi, perfezionava ogni giorno la sua, finché non divenne perfetta per lui. 
Non ci volle molto prima che anche la sua armatura fosse completa, e in quel momento subentrò quel nocivo e distruttivo tarlo, quella catena di piombo, quella gabbia ferrea che viene per comodità denominata dubbio. 
Cosa sarebbe successo se, per una volta, avesse deciso da solo della sua vita, se per una volta avesse imparato a sognare, se per una volta fosse uscito da quella topaia in cui gli toccava abitare, se per una volta si fosse deciso a vivere?
Cosa sarebbe successo se si fosse deciso ad ascoltare la melodia tentatrice dei sogni, che quasi come le sirene ad Odisseo lo attiravano a sé; a fare il cacciatore di farfalle o di aquiloni o di vita; ad accendere come un fuoco quei suoi occhi di carbonella mai incendiata? 
I dubbi, però, non facevano proprio per lui, quindi si decise a sellare il cavallo, velocemente, come fomentato da un fuoco sotto pelle. 
E poi? 
Corse, lontano, con la musica degli zoccoli che battevano sulla terra battuta, sull'erba delle radure; col sogno di una vita tutta sua finalmente a portata di mano.

(Yuri's P.O.V)
C'era una volta, nel lontano regno di Kori, una fata dalle origini oscure di nome Yuri Plisetsky.
Di corporatura minuta, dai capelli color del grano a caschetto e degli occhi d'acquamarina.
Nessuno, a parte lui stesso, sapeva da dove venisse, né da dove derivasse il suo strano eppure complementare dominio del ghiaccio e del fuoco. 
Tra tutte le domande che assillavano il cervello di Yuri, una certezza forte svettava: lui odiava essere una fata. 
Delle sue ali evanescenti non faceva alcun uso, e il suo dominio veniva utilizzato solo per creare armi di ghiaccio; delle quali però non v'era alcuna necessità.
Le fate vivevano in una regione tutta loro, dove l'abbondanza di ogni bene faceva da sovrana, eppure Yuri detestava questa sua casa solitaria, quindi molto spesso oltrepassava il confine e si recava nei territori umani per osservarli con malinconia e quasi invidia, come se rimpiangesse la loro condizione di inferiorità: se solo avesse potuto strapparsi quelle dannate ali avrebbe gettato via la sua indesiderata vita da fata.
Da anni ormai aveva trovato un passatempo che preferiva a qualsiasi altro: al confine viveva un ragazzo povero, che quasi ogni giorno si esercitava con questa o quella spada; e Yuri adorava nascondersi tra i cespugli ed osservarlo: avrebbe potuto passare giornate intere ad ammirarlo così, da lontano, senza mai provare a parlarci... 
Tanto non l'avrebbe capito comunque.
Non era nemmeno certo del suo nome, ma era abbastanza convinto che si chiamasse "Beka", dato che accorreva sempre quando qualcuno urlava quel lemma. 
Tutto cambiò quando, nel giorno in cui le prime foglie avevano iniziato a colorare il terreno di toni ocra e rossi, non trovò nessuno ad esercitarsi con nessuna spada.
   
 
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